Guida ai 70 film cult da vedere assolutamente

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Prima di passare alla lista di film cult da vedere cerchiamo di capire meglio qual’è il significato esatto di film cult. Film cult è un concetto molto flessibile, astratto, che viene applicato a numerosi tipi di opere cinematografiche ma che si può facilmente manipolare per fini commerciali. Guardando le pubblicità dei nuovi film sembra che tutti siano dei film cult. Compaiono scritte trionfali sui trailer: quello o quel critico l’ha definito un capolavoro. Quella rivista ha detto che è un nuovo film di culto da vedere.

Film cult, significato?

Cosa significa film cult? Si tratta è un’opera che a prescindere dal suo successo commerciale e di critica al tempo della sua uscita ha resistito nel tempo per diventare oggetto di culto di un gruppo di fedelissimi fan, fino a diventare emblema di una sottocultura, di una moda o di uno stile di vita.

Accade talvolta che un gruppo di persone si identifica completamente con i contenuti, le immagini e le storie di un film cult. Indossa i vestiti indossati dai personaggi del film, usa i loro oggetti, vuole vivere come loro, arrivando a sfiorare a volte il fanatismo.

I cult movie mainstream

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Un film mainstream può essere un cult? Nel suo significato più commerciale di cult movie, Star Wars, per esempio, è da considerarsi sicuramente uno di essi. Generazioni di nerd, ragazzini e adulti rimasti un po’ bambini da sempre collezionano e adorano i gadget del film.

Guerre Stellari è più un film di tendenza, una moda creata con grande risorse commerciali, piuttosto che un film cult. Ma è facile trovare specialmente nelle riviste americane qualcuno che dice esattamente il contrario.

Molti produttori cinematografici contesterebbero l’affermazione dicendo che un film cult non può essere pianificato a tavolino. Che altrimenti i grossi studi vorrebbero che ogni film che distribuiscono diventi un film cult di successo. C’è differenza tra un film cult e un film che crea una moda.

I film cult di successo

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Un film horror indipendente come Paranormal Activity, realizzato da un gruppo di giovani filmmakers a zero budget che incassa 250 milioni di dollari, e un fenomeno cult? Dal mio punto di vista no. Una delle caratteristiche principali di un film cult deve essere quella di durare nel tempo, molto a lungo, e stabilire un legame speciale, molto speciale e profondo con chi lo guarda.

Il significato cult non è da confondere con un imprevisto successo di un film indipendente, di una straordinaria popolarità virale o underground. Non è solo un horror che folle di gente faceva la fila per vedere alle proiezioni di mezzanotte. Un film cult è una connessione profonda: trasforma i suoi contenuti, che sono icone di un certo periodo storico, di un movimento, di una sottocultura, di un sentimento generazionale, in contenuti senza tempo.

Film cult maledetti?

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Ci sono centinaia di film maledetti che vengono definiti cult solo perché il loro contenuto è fuori dalla norma, come certi horror eccezionalmente violenti, ma non stabiliscono una connessione duratura e profonda con i loro fan. Anche se hanno fornito un eccezionale intrattenimento non arrivano fino alla loro interiorità, e dopo un poco di tempo evaporano.

Film cult: insuccessi poi riscoperti

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Ci sono poi film cult che hanno avuto un drammatico insuccesso al botteghino e sono stati poi riscoperti molti anni dopo. Oppure opere prime o seconde di registi in quel momento sconosciuti che poi sono diventati molto famosi. Un film cult deve essere necessariamente “maledetto”. No.

Si possono definire sicuramente film cult perché questi registi sono appunto oggetto di culto per i loro fan, e i loro primi film lo sono ancora di più dei film successivi che hanno avuto successo. Quasi fossero riservati ad un ristretto circolo di illuminati, veri adoratori del maestro.

Ad esempio due maestri come David Lynch e Brian De Palma hanno realizzato all’inizio della loro carriera dei film a basso costo che sono diventati dei cult: Eraserhead e il Fantasma del palcoscenico. Questi film rappresentano qualcosa in più dei successivi.

È come conoscere i grandi registi durante la loro gioventù, un incontro tra studenti universitari, avere con loro un rapporto semplice e amichevole. Oppure in alcuni casi può significare conoscere il loro lato oscuro o il periodo della loro carriera creativa in cui avevano ancora uno stile grezzo e ingenuo. Film meno riusciti e meno conosciuti ma che i fan adorano per dimostrare che la loro adorazione è superiore a quella di tutti gli altri fan del maestro.

Insomma abbiamo capito che nei film cult esiste un rapporto tra discepolo e maestro di carattere quasi religioso. In questi film il maestro-regista trasmette qualcosa di unico al discepolo, il discepolo ne fa tesoro. Il maestro è stato in grado di cristallizzare nel proprio film il suo fan, il gruppo per cui egli sente un senso di appartenenza, forse un intero periodo storico.

Perché sa che quel qualcosa non è riservato a tutti. È qualcosa che non tutti possono comprendere fino in fondo. Il significato quindi che attribuisco io alla definizione film cult non può essere applicato a Guerre Stellari o ad Indiana Jones.

Il significato di film cult è sinonimo di capolavoro del cinema?

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Mentre un cult movie è un termine generale che può riferisci ad ogni tipo di film, anche commerciale, soprattutto negli Stati Uniti, i cinefili, e più in generale gli europei, preferiscono il termine film cult. Un film cult per gli amanti del cinema, i cinefili, gli aspiranti filmmaker e gli addetti ai lavori, invece, può essere ancora qualcosa di diverso: forse è semplicemente un film che è rimasto nella storia del cinema perché è un capolavoro.

Forse in pochi se ne erano accorti al tempo della sua uscita nelle sale cinematografiche. Forse il suo linguaggio innovativo che lo ha reso un capolavoro lo ha fatto scambiare per un film mediocre. E’ una cosa ricorrente nella storia del cinema. Pubblico e critica non esitano a stroncare film diversi, innovativi, non allineati con le preferenze dominanti.

Potremmo dire, quindi, che la grande ambiguità di interpretazione del termine cult movie è dovuta a questo: è l’amore e la fede a creare film di culto.

Se un uomo ama viaggiare con la sua Harley Davidson il suo cult movie sarà Easy Rider. Per lo studioso di cinema neorealista il cult movie sarà Roma città aperta di Rossellini. Se ami le storie degli artisti manipolati dal potere allora sarà il Fantasma del palcoscenico di Brian De Palma.

Non esiste una definizione oggettiva di cult movie perché ognuno ha il proprio film cult, che tocca le corde più intime della sua anima. Se proprio fossi costretto a dare un significato di cult movie definitivo direi questo: un film cult è un film che tocca profondamente le corde dell’ anima di molte persone, e nello stesso tempo segna un momento storico e la storia del cinema.

In questo modo la cerchia dei cult movie si riduce drasticamente. Un film può toccare la nostra anima. Ma quanti nello stesso tempo hanno segnato un momento storico, un movimento, una generazione, e sono stati anche riconosciuti i capolavori cinematografici? Pochi. Molto pochi.

Donnie Darko, ad esempio, è un cult movie? Si, perché in esso, anche se non si fa un riferimento preciso ad un momento storico o ad una sottocultura, si riconosce un preciso target di persone: gli adolescenti, e gli adulti rimasti adolescenti, che vivono le stesse sensazioni tormentate, oscure, inesplicabili trattate nel film. Un cult movie riesce a creare un misterioso legame emotivo e spirituale con un certo target di persone che lo guardano.

Un cult movie spesso rappresenta una sottocultura. Che non è il paradosso della sottocultura che diventa mainstream, come la Beat Generation. È una sottocultura piccola, ristretta, che ha segnato solo un breve periodo, ma che in quel film è diventata senza tempo.

Possiamo definire i popolari capolavori della storia del cinema dei cult movie? Alcuni si, altri no, perché mancano di questa caratteristica: influenzare un gruppo limitato di persone appartenenti ad una sottocultura, uno stile di vita, una moda, un’epoca. Facendo sì che quello stile quella moda quella cultura si trovi a vivere per sempre nel film, senza tempo.

Ma cos’è davvero un cult movie?

E allora cult cosa significa? La caratteristica del cult movie quindi è trascendere il tempo per diventare icona di un determinato fenomeno, per il quale un gruppo di persone sente un legame speciale, un vero e proprio culto. Quel fenomeno e quel legame hanno infinite variabili e questo spiega l’ambiguità del termine cult movie.

I film cult da vedere

Una selezione di film cult da vedere che hanno segnato la storia del cinema, o che per qualche motivo rappresentano opere di culto. Opere dimenticate per anni che sono state poi ritrovate, fallimenti d’incasso al botteghino poi riscoperti e diventati fenomeni di costume. Opere prime e film minori di grandi registi che sono diventati film di culto dopo che i loro autori sono diventati famosi. Film seminali e di avanguardia che hanno segnato la storia del cinema.

Questa non è la solita classifica che mescola film, dal blockbuster al film d’autore, che trovate sui siti web generalisti che si occupano di cinema. Non è il solito grande cesto da cui pescare qualcosa a caso, scritta tanto per riempire una pagina. Molti probabilmente non sanno cosa è esattamente un film cult, ma ora lo sai. Questa è una lista di veri film cult che ogni vero cinefilo dovrebbe conoscere.

Film cult anni 10

Intolerance (1916)

Film cult per la grandiosità del progetto e per essere uno dei primi kolossal che ha cambiato la storia del cinema, incontro di grande spettacolo e sperimentazioni visive. David Griffith, per dimostrare che le accuse contro di lui di razzismo dovute al suo film precedente Nascita di una nazione erano infondate, gira un kolossal sull’intolleranza.

Intolerance, dramma storico del 1916, racconta quattro storie diverse in un arco di 2500 anni. La guerra nell’antica Babilonia, il tradimento e La crocifissione nella storia biblica, l’intolleranza nel rinascimento francese, i conflitti e crimini all’inizio del 900 nel continente americano. L’umanità sembra destinata e non trovare accordo, a restare in perenne conflitto. Almeno fin quando non arriverà un cambiamento interiore globale.

Guarda Intolerance

Film cult anni 20

Il gabinetto del dottor Caligari (1920)


“Il gabinetto del dottor Caligari” è un film muto tedesco del 1920, diretto da Robert Wiene e considerato uno dei capolavori del cinema espressionista. È una pietra miliare nel genere del cinema horror e del cinema d’avanguardia, e ha influenzato numerosi registi successivi.

La trama del film ruota attorno al personaggio del dottor Caligari, un ipnotizzatore misterioso che arriva in una piccola città con il suo spettacolo di sonnambulismo. Caligari utilizza uno dei suoi sonnambuli, Cesare, per compiere una serie di omicidi. La storia è presentata come un flashback narrato da Francis, uno degli abitanti della città, che racconta le vicende terribili che si sono svolte nel suo passato.

Ciò che rende “Il gabinetto del dottor Caligari” così innovativo è il suo stile visivo. Il film presenta scenografie straordinarie, caratterizzate da linee contorte e angoli acuti, che creano un’atmosfera di distorsione e alienazione. Questo stile espressionista mirava a rappresentare lo stato mentale dei personaggi e a evocare sensazioni di angoscia e paura nel pubblico.

La narrazione del film è altrettanto sorprendente. Il pubblico viene portato in un mondo onirico e sconvolgente, in cui la linea di separazione tra realtà e fantasia diventa sempre più sfumata. L’identità del dottor Caligari e la sua relazione con Cesare rimangono ambigue fino alla conclusione del film, che presenta una svolta inaspettata.

“Il gabinetto del dottor Caligari” ha avuto un impatto significativo sulla cinematografia. Ha introdotto tecniche narrative innovative, come l’uso del flashback e la narrazione non affidabile, che hanno influenzato generazioni di registi successivi. Il suo stile visivo distintivo ha ispirato numerosi film noir e produzioni cinematografiche di genere.

Inoltre, il film affronta temi profondi e complessi, come la follia, l’autorità e l’alienazione sociale. La figura del dottor Caligari rappresenta un’autorità dispotica che controlla le menti dei suoi soggetti e l’intera comunità. Questo tema è diventato un motivo ricorrente nel cinema successivo, come nella figura del dittatore o del manipolatore.

Il Monello (1921)

Charlie Chaplin, il primo regista indipendente della storia del cinema ad avere un successo mondiale. Scrive, dirige e produce interpreta da solo il personaggio di Charlot in innumerevoli film. Uno dei primi e dei più celebri è Il monello, film di culto per milioni di persone. Il monello è uno di quei film che ti ricordi per tutta la vita.

Una povera donna abbandona il suo figlio piccolo in un’auto sperando che lo trovi qualcuno che possa sostentarlo e dargli benessere. Lo trova invece il vagabondo Charlot, più povero di lei. Ma l’uomo non si tirerà indietro.

Storia commovente, malinconica, con una critica sociale feroce, tipica di Chaplin. Un capolavoro della storia del cinema da vedere e rivedere infinite volte. La modernità del linguaggio, confrontato con i cliché di molti film degli anni 2000, è sconcertante. 

Guarda il monello

Nosferatu (1922)

Nosferatu (1922) è un film tedesco di genere horror diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, basato sul romanzo Dracula di Bram Stoker. Il film è stato prodotto dalla Prana Film e ha come protagonisti Max Schreck, Greta Schröder e Gustav von Wangenheim.

La storia si svolge nel 1838 e racconta le vicende di Thomas Hutter, un agente immobiliare tedesco che viene mandato in Transilvania per trattare con il conte Orlok, un misterioso proprietario terriero. Hutter non sa che il conte è in realtà un vampiro e che la sua visita porterà la peste a Vienna.

Nosferatu è uno dei film più importanti del genere horror ed è considerato un classico del cinema espressionista tedesco. Il film è noto per la sua atmosfera inquietante e per la sua regia visionaria, che ha contribuito a definire il genere horror moderno.

Il film è stato un successo di pubblico e critica e ha influenzato molti altri film horror che sono stati realizzati in seguito. Nosferatu è stato restaurato e distribuito in DVD e Blu-ray e continua ad essere apprezzato da un pubblico di culto.

È stato uno dei primi film a esplorare il tema del vampirismo in modo realistico e spaventoso. La regia visionaria di Murnau ha contribuito a creare un’atmosfera inquietante e sospesa che ha reso il film un classico del cinema espressionista tedesco. Le interpretazioni di Max Schreck e Greta Schröder sono memorabili e hanno contribuito a rendere il film un cult. Nosferatu è stato un successo di pubblico e critica e ha influenzato molti altri film horror che sono stati realizzati in seguito.

Nosferatu è un film che ha avuto un profondo impatto sulla cultura popolare. Il personaggio di Nosferatu è uno dei più iconici del genere horror e ha ispirato innumerevoli film, libri e videogiochi. Il film è anche un esempio importante della storia del cinema e della sua capacità di evocare emozioni forti e suscitare paura e angoscia nello spettatore.

I dieci comandamenti (1923)

I dieci comandamenti (1923) è un film muto del regista Cecil B. DeMille. Il film è una trasposizione cinematografica della storia biblica della fuga degli ebrei dall’Egitto e della consegna dei dieci comandamenti da parte di Dio a Mosè.

Il film è stato un grande successo commerciale, con un incasso di oltre 4 milioni di dollari, e ha contribuito a stabilire DeMille come uno dei più importanti registi del cinema muto. Il film è stato anche un successo critico, ed è stato elogiato per le sue scene epiche e per la sua interpretazione della storia biblica.

Film di culto del cinema kolossal ai suoi inizi è un’opera imponente del cinema classico muto. I dieci comandamenti, diretto e prodotto da Cecil B. De Mille, è un cult movie degli albori del cinema hollywoodiano che ogni appassionato o studioso di cinema dovrebbe vedere almeno una volta nella vita. È un kolossal di proporzioni enormi.

De Mille spese 1,4 milioni di dollari, costruendo una città egizia nei pressi di Guadalupe, in California. Statue colossali, piramidi, templi rappresentarono per la prima volta nella storia del cinema una meraviglia da visitare come i moderni parchi tematici. Per evitare che altri registi usassero le scenografie alla fine della produzione del film Cecil De Mille fece distruggere la maggior parte delle costruzioni. Alcune però sopravvissero e furono ritrovate sepolte anni dopo. 

Guarda i dieci comandamenti

L’ultima risata (1924)

Film drammatico e commovente di F.W. Murnau, girato dal regista tedesco nel 1924. E la storia di Jannings, il portiere dell’Atlantic hotel di Berlino, per il quale il suo ruolo e la sua uniforme sono tutto. Ma il suo capo lo ritiene troppo vecchio per ricevere i clienti, lo rimpiazza con un portiere più giovane e lo mette a pulire i bagni.

Jannings, totalmente dipendente da quel lavoro, sprofonda nella disperazione e cerca di nascondere il suo licenziamento alla famiglia e agli amici. La sera si ubriaca fantasticando ancora di essere il portiere del prestigioso hotel e di avere addosso la sua amata uniforme. La moglie inizia a insospettirsi per il suo comportamento.

Capolavoro assoluto di Murnau, in equilibrio tra espressionismo e kammespiel. La cinepresa vola, danza con il protagonista in questo film cult imperdibile.

Guarda l’ultima risata 

Le mani dell’altro (1924)

“Le mani dell’altro” è un film del 1924 diretto da Robert Wiene, basato sul romanzo francese “Les Mains d’Orlac” di Maurice Renard. È un notevole esempio del cinema espressionista tedesco, un movimento artistico che si è sviluppato negli anni ’20 e ’30 del Novecento.

Il film racconta la storia di Paul Orlac, un famoso pianista che perde le sue mani in un incidente ferroviario. Disperato, cerca aiuto da un famoso chirurgo che decide di trapiantargli le mani di un assassino giustiziato. Dopo l’intervento, Orlac inizia a sperimentare strane sensazioni e a essere tormentato dai pensieri di crimini violenti. Si convince che le mani del criminale abbiano portato con sé la sua maledizione.

Con il passare del tempo, Orlac comincia a sospettare di sé stesso e a temere di poter commettere atti di violenza. La sua paura è alimentata da sua moglie, Yvonne, che nutre sospetti sulla sua innocenza. La trama si sviluppa in un crescendo di tensione e suspense, in cui Orlac cerca disperatamente di scoprire la verità sulla provenienza delle sue mani e sulla sua stessa natura.

“Le mani dell’altro” è noto per le sue atmosfere cupe, le scenografie suggestive e l’uso di tecniche espressioniste come l’illuminazione contrastante e le angolazioni insolite delle riprese. Il film affronta temi come l’identità, la dualità dell’essere umano e il conflitto interiore. La performance di Conrad Veidt nel ruolo di Orlac è particolarmente memorabile, con la sua espressività che cattura perfettamente la disperazione e l’insicurezza del personaggio.

“Le mani dell’altro” rimane una pietra miliare del cinema espressionista tedesco e continua ad essere considerato un classico del genere thriller psicologico. La sua storia inquietante e le sue immagini suggestive hanno affascinato il pubblico per generazioni, dimostrando il potere del cinema nel raccontare storie che affondano nelle profondità dell’animo umano.

GUARDA LE MANI DELL’ALTRO

La corazzata Potemkin (1925)

Film cult fondamentale nella storia del cinema, La corazzata Potemkin di Sergej Eisenstein, girato in Russia nel 1925, è un film drammatico di guerra che racconta la rivolta dei cittadini di Odessa contro il regime zarista.

La Polizia dello zar reprime la rivolta con la violenza. Scene cult famose in tutto il mondo come quella della madre disperata che tenta di salvare il bimbo nella carrozzina che precipita dalla scalinata. Il film fu commissionato per fini propagandistici dall’ufficio statale per il cinema in Unione Sovietica. Eisenstein lo trasforma in un film sperimentale ed innovativo applicando la sua teoria del montaggio, che cambio per sempre lo sviluppo della cinematografia in tutto il mondo.

Racconto emblematico sul fallimento di tutte le rivoluzioni e di tutti i regimi. Con la violenza e con il conflitto l’umanità torna sempre al punto di partenza. Il montaggio è travolgente, il ritmo è vertiginoso, le scene di massa sono quadri in movimento. Se non hai visto questo film di culto perché pensi che sia roba vecchia da studi universitari (magari pensando a Fantozzi) allora sei fuori strada: si tratta di uno spettacolo grandioso, di una vera opera d’arte.

Guarda La corazzata Potemkin

Una pagina di follia (1926)

“Una pagina di follia” è un film horror giapponese del 1926 diretto da Teinosuke Kinugasa. È considerato uno dei film più importanti del cinema giapponese muto.

Il film è basato su un romanzo di Yasunari Kawabata. La storia racconta di un marinaio, Omi, che trova lavoro come bidello in un manicomio per liberare la moglie, Toriko, che aveva tentato di suicidarsi dopo aver annegato il figlio.

Omi è un uomo semplice e compassionevole che si affeziona rapidamente ai pazienti del manicomio. Impara a conoscere le loro storie e le loro sofferenze, e inizia a vedere il mondo attraverso i loro occhi.

Toriko è una donna fragile e tormentata che è ancora sconvolta dalla morte del figlio. Omi la aiuta a guarire e a ritrovare la speranza.

Il film è un’opera potente e visionaria che esplora i temi della follia, della colpa e della redenzione. Kinugasa utilizza tecniche innovative come l’uso del montaggio alternato e della fotografia espressionista per creare un’atmosfera inquietante e claustrofobica.

“Una pagina di follia” è un film che ha avuto un profondo impatto sul cinema giapponese e internazionale. È stato elogiato per la sua bellezza visiva, la sua storia coinvolgente e la sua esplorazione dei temi della follia e della colpa.

“Una pagina di follia” è un film che ha ancora molto da dire oggi. È un film potente e visionario che esplora i temi della follia, della colpa e della redenzione in modo profondo e coinvolgente.

Inoltre, il film è considerato uno dei primi esempi di cinema d’avanguardia. Kinugasa utilizza tecniche innovative come l’uso del montaggio alternato e della fotografia espressionista per creare un’atmosfera inquietante e claustrofobica.

“Metropolis” è un film muto tedesco del 1927, diretto da Fritz Lang. È considerato uno dei capolavori del cinema e un film di culto nella storia del cinema di fantascienza. Il film è celebre per le sue straordinarie scenografie, la sua visione futuristica e le tematiche sociali affrontate.

La trama di “Metropolis” si svolge in una società futuristica divisa in due classi sociali distinte: gli operai, che lavorano in condizioni oppressive nelle profondità sotterranee della città, e la classe dirigente che vive in una lussuosa città sopra la superficie. Joh Fredersen, il capo della città, scopre una ribellione in atto tra gli operai e si imbatte in Maria, una giovane donna che li guida. Intrigato da Maria e dal desiderio di mettere fine alla rivolta, Fredersen utilizza un androide chiamato “Maschinenmensch” per manipolare gli eventi.

Ciò che rende “Metropolis” un film rivoluzionario è il suo design di produzione innovativo e visionario. Le scenografie sono sorprendenti, con imponenti grattacieli, architetture futuristiche e macchinari meccanici, il tutto arricchito da effetti speciali all’avanguardia per l’epoca. Il film rappresenta un mondo urbano complesso e dettagliato, con un’estetica che ha influenzato molti film successivi.

Tuttavia, “Metropolis” non è solo uno spettacolo visivo. Affronta temi sociali e politici rilevanti, come la disuguaglianza sociale, la lotta di classe e il conflitto tra il capitale e il lavoro. Il film esplora la necessità di una mediazione tra i poteri dell’élite industriale e il bene comune della società. La figura di Maria, che rappresenta la compassione e l’umanità, contrasta con la freddezza e l’avidità dei dirigenti.

Il film presenta anche una riflessione sulle implicazioni etiche dell’innovazione tecnologica. L’androide Maschinenmensch solleva domande sulla natura dell’identità umana e sulle conseguenze di una tecnologia non controllata. Questi temi sono stati affrontati in modo visionario da Lang e hanno trovato eco in molte opere di fantascienza successive.

L’uomo con la macchina da presa (1929)

L’uomo con la macchina da presa (1929) è un film documentario sovietico diretto da Dziga Vertov. Il film è un’esplorazione della vita quotidiana nella Russia sovietica, e utilizza tecniche innovative di montaggio per creare un’esperienza visiva coinvolgente e stimolante.

Il film è composto da una serie di sequenze che documentano la vita in città, in campagna e in fabbrica. Le sequenze sono montate in modo fluido e creativo, e utilizzano tecniche come il montaggio parallelo, il montaggio a contrasto e il montaggio incrociato per creare un effetto di movimento e dinamismo.

Chiunque ami il cinema deve vedere il film di culto di Dziga Vertov L’uomo con la macchina da presa, girato nel 1929. Capolavoro ispirato dalle teorie sul cinema della realtà e del Kinoglaz è una sinfonia di una città, un esperimento dalle radici futuriste.

Il film diventa sia un documentario oggettivo di quello che il cineoperatore filma, sia un falso documentario sulla sua attività di filmare. Il suo frenetico lavoro diviene un crescente flusso di montaggio. Il cineoperatore diventa una specie di funambolo folle, un coraggioso avventuriero capace di piazzare la macchina da presa nei luoghi più impensabili.

Puro ritmo visivo, il film L’uomo con la macchina da presa è talmente ispirato e moderno da essere ancora oggi materia infinita di discussione e di nuove idee.

Guarda l’uomo con la macchina da presa

Film cult anni 30

M – Il mostro di Düsseldorf (1931)

M – Il mostro di Düsseldorf (1931) è un film tedesco del regista Fritz Lang. Il film è considerato uno dei classici del cinema noir, e ha influenzato numerosi altri film del genere.

La storia segue la vicenda di Hans Beckert, un uomo che uccide un gruppo di bambine. La polizia è sotto pressione dall’opinione pubblica, e si impegna a fondo nella ricerca del mostro.

Il film è noto per la sua regia, che è caratterizzata da una fotografia cupa e suggestiva, e per la sua rappresentazione realistica del tema della violenza.

Film cult profetico, che racconta con incredibile intuizione la Germania subito prima dell’arrivo del nazismo. Regia di Fritz Lang in Germania, nel 1931. L’Atmosfera malsana e la rabbia della gente sembra una sostanza invisibile che permea ovunque la città di Dusseldorf.

Il film si ispira agli efferati crimini commessi in Germania negli anni venti da Fritz Haarmann e Peter Kürten, ma racconta altro. Racconta l’anima della società tedesca profondamente corrotta e posseduta dal male.

La scena finale del processo privato da parte delle associazioni criminali al mostro è una delle più belle della storia del cinema. Una scena che attraverso volti, espressioni, dialoghi e ritmo, diventa il ritratto stesso del male, del lato oscuro dell’essere umano. 

Il sangue di un poeta (1932)

Il sangue di un poeta (1932) è un film surreale francese diretto da Jean Cocteau. Il film è il primo capitolo della trilogia orfica di Cocteau, che esplora temi come la creazione artistica, l’amore e la morte.

La storia segue un poeta (Enrique Rivero) che cerca di sbarazzarsi di una bocca che gli è rimasta impressa sul palmo di una mano. La bocca è un simbolo della sua creatività e della sua pulsione artistica, ma è anche una fonte di ossessione e di tormento.

Il poeta inizia un viaggio attraverso il suo subconscio, alla ricerca di una soluzione al suo problema. Lungo la strada, incontra una serie di personaggi enigmatici, tra cui una statua parlante, un gruppo di bambini e un angelo nero.

Opera prima della filmografia del grande poeta e regista Jean Cocteau. Filmografia che si concluderà con un film che è l’epilogo del primo, il testamento di Orfeo. Film cult assoluto, discesa nell’inconscio profondo nella parte più autentica di se stesso, tra poesia pensiero e visione. Una delizia per i cinefili che amano anche la pittura e la poesia.

Un film nato nel periodo d’oro del movimento surrealista. Cocteau si discosta dal surrealismo per creare un suo stile personale, non ben identificabile. Potremmo definirlo, come quasi tutta la filmografia di Cocteau, poesia che diventa cinema. Finanziato dal Visconte di Noailles, mecenate dei surrealisti, che pensava che Jean Cocteau gli consegnasse un cartone animato e che ripudiò il film.

Guarda Il sangue di un poeta

Film cult anni 40

La strada scarlatta (1945)

La strada scarlatta (1945) è un film noir diretto da Fritz Lang, con Edward G. Robinson, Joan Bennett e Dan Duryea. Il film è basato sul romanzo La Chienne (1929) di Georges de La Fouchardière, già portato sullo schermo da Jean Renoir nel 1931.

La storia segue la vicenda di Christopher Cross (Robinson), un timido e mite impiegato di banca che viene sedotto dalla bella e affascinante Kitty March (Bennett). Kitty è una donna di facili costumi che lo porta alla rovina, portandolo a commettere un crimine per lei.

Il film è un classico del genere noir, e presenta tutti gli elementi tipici del genere: una trama ricca di suspense, personaggi ambigui e una fotografia cupa e suggestiva.

Thriller di culto di Fritz Lang del 1945, girato a Hollywood. Lang riprende i temi ed il protagonista del film La donna del Ritratto, lo straordinario attore Edward G. Robinson, per raccontare di nuovo la storia di un uomo che perde se stesso e precipita nel suo inferno interiore a causa del legame morboso con una donna che lo manipola e lo sfrutta per avere i suoi soldi.

Guarda La strada scarlatta

Detour (1945)


“Detour” è un film noir del 1945 diretto da Edgar G. Ulmer. È considerato uno dei classici del genere e ha acquisito uno status di culto nel corso degli anni. Il film è noto per il suo budget molto ridotto e per essere stato girato in soli sei giorni, ma nonostante queste limitazioni, è riuscito a creare un’atmosfera cupa e tesa che ha colpito il pubblico.

La trama di “Detour” segue le vicende di Al Roberts, un pianista di New York che cerca di raggiungere Hollywood per raggiungere la sua fidanzata. Lungo la strada, Al fa l’autostop e viene raccolto da un uomo di nome Charles Haskell Jr. Tuttavia, quando Haskell muore improvvisamente durante il viaggio, Al assume la sua identità per evitare sospetti. Le cose si complicano quando incontra una misteriosa donna di nome Vera, che sembra sapere dei segreti di Al e lo coinvolge in una spirale di pericolo e inganni.

“Detour” si distingue per la sua narrazione non lineare e per la voce narrante del protagonista, che racconta la sua storia in flashback. Il film esplora temi come il destino, la colpa e la paranoia, offrendo uno sguardo oscuro e pessimistico sulla condizione umana. La regia di Ulmer, nonostante le limitazioni di produzione, riesce a creare un’atmosfera claustrofobica e opprimente, utilizzando luci e ombre per enfatizzare il senso di angoscia.

“Detour” è diventato un film di culto per i fan del genere noir e viene spesso citato come esempio di come un film con risorse limitate possa ancora avere un impatto significativo. La sua storia avvincente e il suo stile distintivo lo hanno reso un punto di riferimento nel cinema noir e una pietra miliare nella storia del cinema indipendente.

Guarda Detour

La casa rossa (1947)

“La casa rossa” è un film noir psicologico del 1947 diretto da Delmer Daves. Il film è basato sul romanzo del 1943 “The Red House” di George Agnew Chamberlain. La trama ruota attorno a una casa isolata situata nella campagna, conosciuta come “La casa rossa”, che nasconde molti segreti oscuri.

Il film segue la storia di Pete Morgan (interpretato da Edward G. Robinson), un uomo che vive in una fattoria con la sua sorella adottiva Ellen (interpretata da Allene Roberts). La loro vita tranquilla viene sconvolta quando due ragazzi del posto, Nath (interpretato da Lon McCallister) e Tibby (interpretato da Julie London), decidono di esplorare “La casa rossa” e scoprire i segreti che si nascondono dietro le sue pareti.

“La casa rossa” è noto per la sua atmosfera inquietante e per le sue tematiche oscure. Il film esplora temi come il segreto, la colpa, l’ossessione e la violenza repressa. È considerato un esempio classico del genere film noir, con la sua trama intricata e il suo stile visivamente suggestivo.

La performance di Edward G. Robinson è particolarmente acclamata, offrendo una convincente interpretazione di un uomo tormentato dai suoi segreti e dal suo passato. La regia di Delmer Daves e la fotografia di Bert Glennon contribuiscono a creare un’atmosfera tesa e claustrofobica.

GUARDA LA CASA ROSSA

Jim lo sfregiato (1948)

“Jim lo sfregiato” è un film noir del 1948 diretto da Steve Sekely. Il film è basato sul romanzo “Hollow Triumph” di Murray Forbes ed è noto per la sua atmosfera cupa e il suo protagonista ambiguo.

Il film segue la storia di John Muller, interpretato da Paul Henreid, un criminale che viene rilasciato dal carcere dopo una condanna per rapina. Determinato a realizzare un colpo perfetto, Muller escogita un piano per rapinare un casinò, ma le cose vanno storte e lui è costretto a fuggire dalla polizia.

Durante la sua fuga, Muller scopre un dottore che assomiglia in modo impressionante a lui, il dottor Bartok. L’idea gli viene in mente di sfruttare questa somiglianza per fuggire alle ricerche della polizia. Decide di assassinare il dottore e di assumere la sua identità, creando così una doppia vita.

Tuttavia, Muller scopre presto che entrare nella vita del dottor Bartok è più complicato di quanto pensasse. Incontra la segretaria del dottore, interpretata da Joan Bennett, di cui si innamora. Muller deve anche affrontare i problemi del dottore che ha lasciato dietro di sé, inclusi debiti con pericolosi gangster.

“Jim lo sfregiato” è noto per la sua trama intricata e il suo protagonista complesso. Paul Henreid offre una performance intensa interpretando sia John Muller che il dottor Bartok, creando una distinzione tra i due personaggi attraverso sottili cambi di atteggiamento e gesti.

Il film è lodato per la sua fotografia in bianco e nero, che crea un’atmosfera cupa e sinistra. Le riprese in scuro chiaroscuro aggiungono un senso di tensione e mistero alla storia. La regia di Steve Sekely riesce a mantenere una costante atmosfera di suspense e a catturare l’essenza del genere noir.

“Jim lo sfregiato” è considerato un classico del genere noir degli anni ’40 e offre una visione affascinante e torbida del mondo dei criminali e dell’identità sfuggente. È un film che affronta temi come l’ossessione, l’autoinganno e la punizione morale.

Le forze del male (1948)

“Le forze del male” è un film noir statunitense del 1948, diretto da Abraham Polonsky. È considerato un cult movie e un’importante opera cinematografica dell’epoca.

Il film racconta la storia di Joe Morse (interpretato da John Garfield), un avvocato spietato e ambizioso che si imbatte in un intricato piano per controllare le scommesse illegali sulla lotteria numerica a New York. Joe è coinvolto in un’affare criminale con suo fratello Leo (interpretato da Thomas Gomez), un boss del crimine che gestisce un’organizzazione di scommesse illegali. Mentre Joe cerca di ottenere il massimo profitto dallo sfruttamento del sistema, si trova a confrontarsi con le sue ambizioni personali e la corruzione che lo circonda.

“Le forze del male” è noto per il suo stile visivo distintivo e la sua narrazione cruda. Il regista Polonsky, che ha anche scritto la sceneggiatura, offre una critica acuta del capitalismo e dell’avidità attraverso il contesto del mondo del gioco d’azzardo illegale. Il film affronta temi come la morale, l’integrità e la lotta tra il bene e il male.

“Le forze del male” è stato apprezzato dalla critica per le sue interpretazioni intense e per la sua capacità di catturare l’atmosfera cupa e corrotta dell’epoca. Nonostante il suo scarso successo commerciale iniziale, il film è diventato col tempo un cult movie e viene spesso citato come uno dei migliori esempi del genere noir.

Film cult anni 50

Ultimatum alla terra (1951)

“Ultimatum alla Terra” (The Day the Earth Stood Still) è un film di fantascienza del 1951 diretto da Robert Wise. È considerato uno dei classici del genere e ha avuto un notevole impatto sulla cultura popolare. Il film affronta temi come la guerra nucleare, la tolleranza e l’importanza della pace.

La trama di “Ultimatum alla Terra” ruota attorno all’arrivo sulla Terra di un extraterrestre pacifico di nome Klaatu, interpretato da Michael Rennie. Klaatu arriva con una potente e misteriosa astronave spaziale, accompagnato da un robot gigante chiamato Gort. La sua missione è quella di avvertire l’umanità degli effetti distruttivi delle armi nucleari e di incoraggiare la pace mondiale.

Tuttavia, dopo essere stato ferito e catturato dagli esseri umani, Klaatu si trova a dover dimostrare la sua missione pacifica e a cercare di convincere i leader mondiali a cambiare la loro mentalità bellicosa. Attraverso il suo incontro con Helen Benson, interpretata da Patricia Neal, e suo figlio Bobby, Klaatu cerca di trasmettere un messaggio di speranza e di cambiamento alla razza umana.

“Ultimatum alla Terra” è noto per il suo tono serio e riflessivo, che si distingue da molti altri film di fantascienza dell’epoca. Il film affronta direttamente le tensioni della Guerra Fredda e l’escalation nucleare che caratterizzava quel periodo storico. La storia di Klaatu rappresenta una sorta di avvertimento contro l’uso irresponsabile della tecnologia e l’auto-distruzione dell’umanità.

Paura e desiderio (1952)

Paura e desiderio (1952) è il primo film di Stanley Kubrick, ed è un film di guerra sperimentale che esplora temi come la natura della guerra, il potere della visione e l’illusione della realtà.

Il film è ambientato in una guerra immaginaria tra due stati senza nome. Quattro soldati di una delle due fazioni vengono abbattuti dietro le linee nemiche e devono trovare un modo per tornare a casa.

Durante la loro missione, i soldati devono affrontare una serie di pericoli, tra cui la guerra stessa, la natura selvaggia e i loro stessi dubbi interiori.

E’ un film cult per il fatto di essere l’opera prima, rinnegata per anni, dal grande genio del cinema Stanley Kubrick. Stanley Kubrick mette insieme un piccolo budget tra amici e parenti e realizza un film indipendente di cui cura anche la fotografia e il montaggio, con un piccolo cast di attori. È la prima bozza del tema della guerra che diventerà una delle ossessioni del regista e lo porterà a firmare altri capolavori come Full Metal Jacket.

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I bambini di Hiroshima (1952)

I bambini di Hiroshima (Hiroshima no ko) è un film giapponese del 1952 diretto da Kaneto Shindō. Il film è basato su una serie di testimonianze scritte dai bambini e dai giovani sopravvissuti alla bomba atomica, raccolte dal professore universitario Arata Osada.

La storia segue la giovane insegnante Takako Ishikawa, che torna a Hiroshima quattro anni dopo lo scoppio della bomba. La città è ancora in rovina e le persone lottano per ricostruire le loro vite. Takako incontra una serie di bambini sopravvissuti alla bomba, ognuno con la sua storia da raccontare.

Il film è un ritratto realistico delle conseguenze della bomba atomica sui bambini. Mostra i loro soprusi fisici e psicologici, nonché la loro lotta per trovare un senso alla loro vita.

Film di culto poco conosciuto in Occidente partecipò al Festival di Cannes del 1953. Dolorosa testimonianza del dopoguerra e delle conseguenze della bomba atomica su Hiroshima, è una descrizione cruda e realistica della situazione del luogo in quell’epoca.

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La belva dell’autostrada (1953)

“The Hitch-Hiker” è un film noir del 1953 diretto da Ida Lupino, noto per essere uno dei primi film noir diretti da una donna. La trama ruota attorno a due amici, Gilbert Bowen e Roy Collins, che decidono di intraprendere un viaggio in auto attraverso il Messico. Purtroppo, durante il loro viaggio, prendono a bordo un autostoppista apparentemente innocuo di nome Emmett Myers. Tuttavia, ben presto si scopre che Myers è un pericoloso fuggitivo e assassino ricercato dalla legge.

Il film si basa su una storia vera, quella del serial killer Billy Cook, che terrorizzò gli Stati Uniti negli anni ’50. Nel film, Myers prende il controllo dell’auto di Bowen e Collins e li costringe ad aiutarlo nella sua fuga. I due amici si trovano intrappolati e diventano ostaggi di Myers, che li tiene sotto la minaccia di una pistola per tutto il viaggio.

Ciò che rende “The Hitch-Hiker” particolarmente degno di nota è il modo in cui Ida Lupino affronta temi legati alla mascolinità tossica e al pericolo costante che le donne affrontano nella società. Lupino, una delle poche registe donne del suo tempo, era rinomata per la sua sensibilità verso le questioni sociali e la rappresentazione realistica dei personaggi femminili.

Il film è noto per la sua atmosfera oscura e claustrofobica. Lupino utilizza abilmente luci ed ombre per creare una tensione costante, lasciando il pubblico incerto sul destino dei protagonisti. L’interpretazione di William Talman nel ruolo di Emmett Myers è particolarmente memorabile, ritraendo un assassino spietato e senza scrupoli.

“The Hitch-Hiker” è considerato un classico del genere noir e ha ricevuto recensioni positive sia dalla critica che dal pubblico. È un film che esplora le profondità oscure della psiche umana e la lotta tra vittima e carnefice. La regia di Ida Lupino, insieme alla solida sceneggiatura e alle interpretazioni, ha contribuito a rendere questo film una pietra miliare nel cinema noir.

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Il mostro della laguna nera (1954)


“Il mostro della laguna nera” (Creature from the Black Lagoon) è un film cult horror fantascientifico del 1954, diretto da Jack Arnold. È uno dei classici del genere mostro e ha contribuito a definire l’iconografia del mostro marino nel cinema.

La trama del film si svolge in un remoto angolo dell’Amazzonia, dove un gruppo di scienziati scopre le prove dell’esistenza di una creatura preistorica, una sorta di ibrido tra un uomo e un pesce, noto come il mostro della laguna nera. La creatura si innamora di una delle ricercatrici, interpretata da Julie Adams, e inizia a seguirla e a minacciare il gruppo.

“Il mostro della laguna nera” è noto per la sua atmosfera di suspense e per l’uso abile delle sequenze sottomarine, che creano un senso di minaccia e tensione. Il design della creatura è stato realizzato in modo impressionante, con un aspetto ibrido tra umano e animale, che ancora oggi è iconico nel genere dei mostri cinematografici.

Il film ha beneficiato dell’uso innovativo delle riprese in 3D, che lo ha reso un’esperienza visiva coinvolgente per il pubblico dell’epoca. Le sequenze sottomarine e gli attacchi del mostro sono state particolarmente spettacolari in questa modalità di proiezione. Anche se oggi viene generalmente proiettato in 2D, il film ha lasciato un’impronta duratura grazie alla sua regia abile e all’effetto visivo coinvolgente.

“Il mostro della laguna nera” ha ispirato numerosi film successivi che coinvolgono creature marine o mostri simili. È diventato un classico del genere mostro e ha generato diverse sequenze e spin-off. La creatura della laguna nera è diventata un’icona della cultura popolare, rappresentata in vari media e rimane uno dei mostri cinematografici più riconoscibili.

Il Lamento sul sentiero (1955)

Il lamento sul sentiero (Pather Panchali) è un film autobiografico che racconta la crescita di Apu, un ragazzino in un villaggio del Bengala. Satyajit Ray ha riunito una troupe non professionista per fare il film. Il cast era composto da attori amatoriali.

Dopo gli sforzi infruttuosi per trovare un produttore per finanziare il lavoro, Ray iniziò a girare alla fine del 1952 con i suoi risparmi. Ray ha realizzato Pather Panchali in due anni e mezzo, un periodo insolitamente lungo, basato su quando lui o il suo manager di produzione Anil Chowdhury potevano avere budget aggiuntivi.

Ha rifiutato i finanziamenti da enti e produttori che volevano modificare la sceneggiatura. Ha anche trascurato le indicazioni del governo federale indiano per inserire un lieto fine, tuttavia ha ottenuto finanziamenti che gli hanno permesso di finire il film.

Ray ha mostrato il film al regista americano John Huston, che è rimasto nelle zone di caccia dell’India per The Man Who Would Be King. Huston ha informato Monroe Wheeler al New York Museum of Modern Art (MoMA) che un grande talento era all’orizzonte.

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Rapporto confidenziale (1955)

“Rapporto confidenziale” è un film del 1955 scritto, diretto e interpretato da Orson Welles, uno dei registi più influenti nella storia del cinema. Conosciuto anche come “Confidential Report”, il film è un thriller noir che ruota attorno alla figura enigmatica di Gregory Arkadin, un miliardario con un passato misterioso.

La trama di “Rapporto confidenziale” segue le avventure di Guy Van Stratten, un investigatore privato interpretato da Robert Arden, che viene ingaggiato da un enigmatico uomo di nome Jakob Zouk per scoprire il passato di Arkadin. La storia si sviluppa attraverso una serie di flashback e testimonianze di personaggi che hanno avuto a che fare con Arkadin, ognuno dei quali svela un frammento del suo passato oscuro.

Il film è famoso per il suo stile visivo caratteristico, con l’uso di luci suggestive e ombre, tipiche del cinema noir. Orson Welles, nelle vesti di regista, crea un’atmosfera di suspense e tensione mentre il protagonista cerca di scoprire la verità dietro Arkadin. La trama intricata e le interpretazioni di alto livello contribuiscono a rendere “Mr. Arkadin” un film coinvolgente e affascinante.

Tuttavia, è importante notare che “Rapporto confidenziale” ha subito diverse modifiche e montaggi nel corso degli anni. Welles consegnò inizialmente una versione del film al produttore Louis Dolivet nel 1955, ma il film fu successivamente rielaborato e rimontato senza il coinvolgimento diretto di Welles. Di conseguenza, circolano diverse versioni del film, ognuna delle quali presenta lievi variazioni nella trama e nella struttura narrativa.

I diabolici (1955)

“Diabolique” è un famoso film francese del 1955, diretto da Henri-Georges Clouzot. Conosciuto anche con il titolo internazionale “Les Diaboliques”, il film è considerato un classico del cinema thriller e ha avuto un notevole impatto sulla cinematografia successiva.

La trama del film ruota attorno a due donne, la moglie e l’amante di un oppressivo direttore di una scuola. Le due donne, interpretate rispettivamente da Véra Clouzot e Simone Signoret, uniscono le forze per pianificare l’omicidio del direttore. Dopo averlo drogato e annegato nella vasca da bagno, gettano il suo corpo in una piscina vuota. Tuttavia, quando ritornano per rimuovere il corpo, scoprono che è scomparso. La tensione sale quando si verificano una serie di eventi inquietanti e minacciosi che mettono in dubbio la loro sanità mentale.

“Diabolique” è noto per il suo stile visivo impeccabile e per la sua trama intricata, che tiene lo spettatore sulle spine fino all’ultima scena. Clouzot utilizza abilmente gli elementi del suspense e del mistero per creare un’atmosfera di angoscia e paura. Il film è famoso anche per la sua scena finale sorprendente, che offre uno dei più grandi colpi di scena nella storia del cinema.

Il successo di “Diabolique” ha contribuito a consacrare Henri-Georges Clouzot come uno dei maestri del cinema thriller. Il film ha influenzato numerosi registi successivi, tra cui Alfred Hitchcock, che ha ammirato la capacità di Clouzot di creare tensione e sorprendere il pubblico.

Dementia (1955)

“Dementia” è un film horror indipendente americano del 1955 diretto da John Parker e interpretato da Sally Todd. Il film è un mix di film noir, horror e sci-fi, e ha un tono molto sperimentale.

La storia segue una donna di nome Joan (Todd) che si risveglia in un hotel senza ricordare come ci sia finita. Inizia un incubo notturno in giro per la città, incontrando strane persone e situazioni.

“Dementia” è un film molto particolare e unico. È un film sperimentale che non segue le convenzioni del genere horror. Il film è pieno di immagini inquietanti e atmosfere claustrofobiche. La performance di Sally Todd è intensa e coinvolgente.

“Dementia” è un film che ha avuto un’influenza significativa sul genere horror. Il film è stato elogiato per la sua originalità e la sua visione unica. “Dementia” è un film che è ancora oggi apprezzato dai fan del genere horror.

Se siete fan del genere horror, vi consiglio di vedere “Dementia”. È un film unico e sperimentale che vi lascerà senza fiato.

Guarda Dementia in streaming

L’invasione degli Ultracorpi (1956)


“L’invasione degli Ultracorpi” (Invasion of the Body Snatchers) è un film di fantascienza del 1956 diretto da Don Siegel. È basato sul romanzo del 1954 “The Body Snatchers” di Jack Finney ed è diventato un classico del genere e uno dei film di invasione aliena più influenti della storia del cinema.

La trama del film si svolge in una piccola città dove gli abitanti iniziano a comportarsi in modo strano e privo di emozioni. Ben presto si scopre che delle misteriose piante aliene stanno crescendo nei campi circostanti e stanno sostituendo gli esseri umani con copie perfette, prive di emozioni e identità individuali. Queste copie, note come “pod people”, cercano di convertire tutta l’umanità in creature senza sentimenti.

“L’invasione degli Ultracorpi” affronta temi come la perdita dell’identità individuale, la conformità sociale e la paura dell’invasione straniera. Il film è stato interpretato come una metafora per la crescente paranoia e il conformismo che caratterizzavano la società dell’epoca, soprattutto durante il periodo del maccartismo.

Uno degli elementi distintivi del film è la sua atmosfera di tensione e paranoia crescente. La regia di Siegel e la colonna sonora evocativa contribuiscono a creare un senso di inquietudine costante. Il film affronta il tema della doppiezza e dell’alienazione, con il protagonista interpretato da Kevin McCarthy che cerca di convincere gli altri della minaccia incombente.

L’infernale Quinlan (1958)

“Touch of Evil” è un film noir del 1958 diretto da Orson Welles. Il film è considerato uno dei capolavori del genere e un’icona del cinema noir.

La trama di “Touch of Evil” si svolge nella città di confine di Los Robles, al confine tra Stati Uniti e Messico. Il film inizia con un lungo piano sequenza di apertura che è diventato famoso nella storia del cinema. Questa sequenza inizia con una bomba che viene piazzata in un’auto, seguita da un’esplosione. Da lì, la storia si sviluppa intrecciando una serie di personaggi complessi e corrotti.

Il protagonista del film è il capitano Hank Quinlan, interpretato da Orson Welles stesso, un detective di polizia violento e corrotto. Quando un’onorevole cittadino messicano viene ucciso lungo il confine, Quinlan e il suo partner, interpretato da Charlton Heston, sono incaricati delle indagini. Mentre indagano sul caso, emergono progressivamente i segreti e le connessioni dei vari personaggi, compresi i rapporti di Quinlan con la droga e la corruzione.

“Touch of Evil” affronta temi complessi come la corruzione, la giustizia, la moralità e il razzismo. Il film è noto per la sua trama intricata e i personaggi sfaccettati, che mettono in discussione la linea sottile tra il bene e il male. La performance di Orson Welles come il cinico e disturbato capitano Quinlan è considerata una delle sue migliori interpretazioni.

Il film è anche noto per la sua visione visiva audace e innovativa. Welles utilizza tecniche di ripresa insolite, angoli di ripresa distorti e un gioco di luci e ombre per creare un’atmosfera inquietante e claustrofobica. La colonna sonora di “Touch of Evil” contribuisce inoltre a creare una tensione costante e ad aumentare l’atmosfera cupa del film.

Fluido mortale (1958)

“Fluido mortale” (The Blob) è un film cult horror fantascientifico del 1958, diretto da Irvin S. Yeaworth Jr. È diventato un classico del genere e ha avuto un notevole impatto sulla cultura popolare.

La trama del film segue le vicende di una piccola cittadina che viene invasa da una creatura aliena gelatinosa che si nutre di carne umana e cresce ogni volta che si alimenta. La creatura, chiamata “The Blob” (La Macchia), inizia a terrorizzare gli abitanti e a diffondersi velocemente. Un gruppo di giovani protagonisti, interpretati da Steve McQueen e Aneta Corsaut, cerca di fermare la minaccia e avvertire gli altri della sua presenza.

“Fluido mortale” ha un’impronta classica del cinema degli anni ’50, con la rappresentazione dell’invasione aliena come metafora delle paure dell’epoca, come la paura del comunismo e della minaccia nucleare. Il film è stato influenzato dai successi di “Invasion of the Body Snatchers” (1956) e “The Quatermass Xperiment” (1955), che trattavano tematiche simili.

Una delle caratteristiche distintive del film è la rappresentazione visiva della creatura, la quale appare come una massa gelatinosa di colore rosso, che ingloba le sue vittime e continua a crescere. Questo elemento visivo ha reso “Fluido mortale” memorabile e iconico nel genere horror.

Il film ha anche beneficiato delle performance di Steve McQueen e del suo carisma sullo schermo. La sua interpretazione ha contribuito a rendere il film più coinvolgente per il pubblico e ha contribuito alla sua popolarità.

Film cult anni 60

L’uomo che visse nel futuro (1960)

“L’uomo che visse nel futuro” (1960) è un adattamento cinematografico del romanzo di H.G. Wells ed è considerato uno dei film cult di fantascienza più iconici degli anni ’60. Il film è stato diretto da George Pal, un regista noto per le sue opere di fantascienza, e ha ottenuto un ampio successo di critica e di pubblico.

La trama del film ruota attorno a un inventore vittoriano di nome George, interpretato da Rod Taylor, che crea una macchina del tempo. Attraverso questa macchina, George è in grado di viaggiare avanti e indietro nel tempo. Decide di sfruttare la sua invenzione per esplorare il futuro dell’umanità.

Il film affronta temi come la divisione di classe, la natura dell’umanità e l’uso distorto della tecnologia. Esplora anche la fragilità della società umana e il pericolo dell’ignoranza e dell’egoismo. Il regista George Pal è riuscito a creare un’atmosfera suggestiva e futuristica, rendendo il film un’esperienza visivamente affascinante.

“L’uomo che visse nel futuro” è ammirato per la sua sceneggiatura solida, gli effetti speciali innovativi per l’epoca e le interpretazioni convincenti. Il film ha contribuito a stabilire gli standard per i successivi film sui viaggi nel tempo e ha influenzato molti altri lavori di fantascienza.

Il testamento di Orfeo (1960)

“Il testamento di Orfeo” è un film del 1960 diretto da Jean Cocteau. È l’ultimo film del regista e rappresenta una sorta di autobiografia cinematografica e poetica che esplora i temi dell’arte, della morte e della trasformazione.

Il film si sviluppa come un viaggio onirico attraverso la mente e l’immaginazione di Cocteau, mescolando elementi di realtà e fantasia. La trama è frammentata e non lineare, spostandosi tra diversi episodi che rappresentano diversi momenti della vita di Cocteau e delle sue riflessioni sull’arte e sulla creatività.

“Il testamento di Orfeo” è un omaggio al mito di Orfeo, il poeta e musicista della mitologia greca che scende nell’Ade per cercare la sua amata Euridice. Il film riflette sul ruolo dell’artista nella società e sulla relazione tra arte e morte.

Cocteau utilizza una varietà di tecniche cinematografiche innovative, inclusi effetti speciali e trucchi visivi, per creare un’esperienza visiva surreale e poetica. La sua estetica distintiva, che combina elementi del surrealismo e del simbolismo, è evidente in tutto il film.

“Il testamento di Orfeo” rappresenta anche una celebrazione del cinema come mezzo artistico. Cocteau mescola immagini e riferimenti a film e artisti del passato, creando un collage visivo che riflette la sua visione dell’arte e del suo rapporto con la storia del cinema.

Nonostante il film sia stato inizialmente frainteso dalla critica e non abbia ottenuto un grande successo commerciale al momento della sua uscita, è stato rivalutato nel corso degli anni come un lavoro innovativo e sperimentale. Oggi è considerato un film d’avanguardia e una pietra miliare del cinema d’autore.

Guarda Il testamento di Orfeo

Il villaggio dei dannati (1960)

“Il villaggio dei dannati” (titolo originale: “Village of the Damned”) è un film di fantascienza/horror del 1960 diretto da Wolf Rilla. Il film è basato sul romanzo “The Midwich Cuckoos” di John Wyndham. È considerato un classico del genere e ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare.

La trama del film si svolge in un tranquillo villaggio inglese chiamato Midwich. Un giorno, tutti gli abitanti del villaggio perdono conoscenza per diverse ore. Dopo questo strano evento, scoprono che molte donne del villaggio sono rimaste incinte. Ancora più strano è il fatto che i bambini nati da queste gravidanze hanno occhi ipnotici e poteri telepatici. Questi bambini mostrano un’intelligenza superiore rispetto alla media e sembrano essere uniti da un unico scopo sinistro.

“Il villaggio dei dannati” esplora temi come la paura dell’ignoto, la minaccia dell’alterità e la natura umana. Il film mette in discussione l’idea di controllo e lotta per il potere, esaminando come gli esseri umani reagiscono di fronte a una minaccia straordinaria e inspiegabile. È anche una riflessione sulla paura dell’alieno e sull’evoluzione dell’umanità.

Il film è noto per la sua atmosfera cupa e inquietante, sostenuta dalla recitazione convincente e da una regia efficace. Ha influenzato numerosi film successivi sul tema dei bambini malvagi o dotati di poteri sovrannaturali.

La maschera del demonio (1960)

La maschera del demonio (1960) è un film gotico italiano diretto da Mario Bava. Il film racconta la storia di Asa Vajda, una strega del XVII secolo che viene bruciata sul rogo, ma che giura vendetta sui suoi persecutori. Dopo secoli, Asa torna in vita e inizia a uccidere i discendenti dei suoi nemici.

Il film è considerato uno dei classici del genere horror italiano. Bava utilizza effetti speciali innovativi per creare un’atmosfera di terrore e suspense. Il film è anche noto per le sue scene di violenza e gore.

La maschera del demonio è stato un successo commerciale e ha contribuito a consolidare la fama di Bava come uno dei maestri dell’horror italiano. Il film è stato anche un’importante influenza su altri film del genere, tra cui L’esorcista (1973) e Il silenzio degli innocenti (1991).

Ecco alcuni dei motivi per cui La maschera del demonio è considerato un classico del genere horror:

  • La storia è semplice ma efficace. La trama è facile da seguire, ma è anche piena di suspense e colpi di scena.
  • I personaggi sono ben sviluppati. Asa Vajda è un’antagonista memorabile, e i suoi nemici sono tutti ben caratterizzati.
  • Gli effetti speciali sono innovativi e credibili. Bava utilizza effetti speciali artigianali per creare un’atmosfera di terrore e suspense.
  • Le scene di violenza e gore sono realistiche e disturbanti. Bava non ha paura di mostrare il lato oscuro della natura umana.

La maschera del demonio è un film horror classico che ha contribuito a definire il genere. Il film è ancora oggi apprezzato da fan e critici di tutto il mondo.

L’angelo sterminatore (1962)

Uno dei film cult più belli del grande regista surrealista Luis Bunuel, girato nel 1962. Mentre i camerieri e la servitù terrorizzati da qualcosa di sconosciuto si danno alla fuga, i ricchi Borghesi invitati ad una cena nella villa del Señor Edmundo Nóbile e di sua moglie Lucia rimangono inspiegabilmente imprigionati dentro la casa.

Una delle riflessioni più alte sulle barriere ed i confini della mente, sull’appartenenza al conformismo di una classe sociale. Le implicazioni sociali filosofiche e religiose sono molteplici e la messa in scena del film è sublime. La facciata ipocrita dei borghesi, prigionieri del proprio ego, si sgretola, rivelando gli aspetti più selvaggi e gli istinti di sopraffazione.

Scene cult come quelle della mano minacciosa che si anima e viene pugnalata sono state riprese in film horror come il sequel de La casa di San Raimi. Capolavoro cult imperdibile. 

Guarda L’angelo sterminatore

Carnival of Soul (1962)

Carnival of soul, film cult dimenticato e poi riscoperto di Herk Harvey, girato negli Stati Uniti nel 1962. E’ un viaggio allucinato e spettrale di una donna, Mary, unica sopravvissuta di un incidente automobilistico.

All’inizio del film l’automobile che trasporta Mary ed altri suoi quattro amici attraversa un ponte e finisce nel fiume. Ad uscire dalle acque melmose è solo lei, gli altri sono tutti morti. Da quel momento in poi inizia il viaggio di Mary verso Salt Lake City per un nuovo lavoro in una chiesa, dove viene assunta come suonatrice di organo. Ma un losco figuro dall’aspetto inquietante incomincia a perseguitarla ovunque.

Film di atmosfere irreali e misteriose, un horror d’autore che non è assolutamente solo un film di genere. E’ anche un discorso complesso sulle dimensioni invisibili dell’esistenza e sull’aldilà. Film cult che ha ispirato la creatività di registi come George Romero e David Lynch. L’uomo misterioso, infatti, è molto simile a quello che appare in Strade perdute.

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Il cervello che non voleva morire (1962)

Il cervello che non voleva morì è un film horror fantascientifico americano del 1962 diretto da Joseph Green e interpretato da Jason Evers, Virginia Leith e Antony Carbone. Il film racconta la storia di un pazzo scienziato che mantiene in vita la testa mozzata della sua fidanzata in un barattolo e cerca di trovare un nuovo corpo per essa.

Il film è stato una produzione a basso budget, ma è diventato un cult negli anni. È noto per la sua trama bizzarra, il suo umorismo campy e gli effetti speciali raccapriccianti. Il cervello che non voleva morire è stato elogiato dalla critica per la sua originalità e il suo senso dell’umorismo.

La trama del film è semplice ma efficace. Il dottor Bill Cortner (Evers) è uno scienziato brillante ma instabile che sta lavorando su un nuovo metodo di trapianto di cervello. Quando la sua fidanzata Jan (Leith) viene decapitata in un incidente stradale, il dottor Cortner decide di mantenere in vita la sua testa in un barattolo. Quindi si mette alla ricerca di un nuovo corpo per la sua testa.

Gli effetti speciali del film sono rozzi per gli standard odierni, ma all’epoca erano rivoluzionari. La testa mozzata di Jan è incredibilmente realistica e le scene della sua testa trapiantata in diversi corpi sono davvero inquietanti.

Il cervello che non voleva morire non è un grande film, ma è molto divertente. È un film campy, raccapricciante e esilarante che sicuramente divertirà i fan del cinema di sfruttamento.

Ecco alcuni dei motivi per cui Il cervello che non morì è considerato un cult:

  • La trama bizzarra del film è sia originale che divertente.
  • L’umorismo campy del film è spesso esilarante.
  • Gli effetti speciali raccapriccianti del film sono davvero inquietanti.
  • Il film ha una fedele schiera di fan che apprezzano il suo unico mix di horror e umorismo.

Il cervello che non voleva morire è un cult che sicuramente divertirà i fan del cinema di sfruttamento. Se stai cercando un film horror strano, divertente e raccapricciante, allora dovresti assolutamente guardarlo.

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Terrore alla tredicesima ora (1963)

Film cult perché è il primo film del grande regista Francis Ford Coppola. Anche se non è un film perfetto contiene lo stile del regista italo-americano che sarà sviluppato nei suoi capolavori successivi. Roger Corman era alla ricerca di un progetto cinematografico commerciale ispirato dal grande successo di Psycho. Ingaggia il giovanissimo Francis Ford Coppola per girare questo horror a basso costo, imponendogli di inserire nella storia efferati delitti e atmosfera gotica.

La famiglia Haloran si riunisce nel castello della famiglia per commemorare la prematura scomparsa della piccola Kathleen, morta per annegamento anni prima. Incominciano ad accadere fatti misteriosi. Il fantasma della bambina morta si manifesta, un killer armato d’ascia si aggira sul luogo e miete vittime. 

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Simon del deserto (1963)

Mediometraggio di Luis Bunuel, girato in Messico nel 1963. Film cult imprescindibile sul tema della spiritualità e del materialismo, il conflitto che il motore della storia dell’umanità. Ma si tratta anche di un film molto divertente, pieno di graffiante ironia.

Luis Bunuel ci mostra un santone che vive le stessa esperienze di Gesù, ma che alla fine si fa corrompere dalla vita moderna e dalle mode occidentali. Simon, è un santone con barba lunga che vive di privazioni, dorme su una colonna di pietra in pieno deserto, resta quasi in totale digiuno. La gente lo venera come un messia. Compie miracoli, non si fa corrompere dai piaceri della carne. Resiste alle tentazioni di Satana che lo tenta più volte sotto le sembianze di una bella donna.

Scena Cult: la donna-Satana arriva dentro una bara scivolando giù da un pendio, la bara si apre e lei esce. Si tratta di un film grottesco, divertente, a tratti esilarante. In lingua originale la erre moscia e lo strano modo di parlare di Simon lo rendono un personaggio buffo e grottesco, elemento che si è perso nel doppiaggio nelle altre lingue. 

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I tre volti della paura (1963)

I tre volti della paura (Black Sabbath) è un film antologico italiano del 1963 diretto da Mario Bava. Il film è composto da tre episodi:

  • “La maschera del demonio” (La maschera del demonio) racconta la storia di una donna che viene posseduta da un demonio dopo aver indossato una maschera magica.
  • “La frusta e il corpo” (La frusta e il corpo) racconta la storia di un uomo che viene perseguitato da un fantasma dopo aver ucciso la sua amante.
  • “Il telefono” (Il telefono) racconta la storia di una donna che viene terrorizzata da un uomo che la chiama al telefono e la minaccia di ucciderla.

Il film è stato un successo commerciale e ha contribuito a consolidare la fama di Mario Bava come uno dei maestri dell’horror italiano. I tre volti della paura è ancora oggi uno dei film horror più apprezzati di tutti i tempi.

Ecco alcuni dei motivi per cui I tre volti della paura è considerato un classico del genere horror:

  • La storia è semplice ma efficace. La trama è facile da seguire, ma è anche piena di suspense e colpi di scena.
  • I personaggi sono ben sviluppati. I protagonisti degli episodi sono tutti ben caratterizzati.
  • La regia di Mario Bava è eccelsa. Bava utilizza effetti speciali innovativi per creare un’atmosfera di terrore e suspense.
  • Le scene di violenza e gore sono realistiche e disturbanti. Bava non ha paura di mostrare il lato oscuro della natura umana.

I tre volti della paura è un film horror classico che ha contribuito a definire il genere. Il film è ancora oggi apprezzato da fan e critici di tutto il mondo.

L’ultimo uomo sulla terra (1964)

Uscito 4 anni prima del film La notte dei morti viventi di George A. Romero, L’ultimo uomo sulla terra non ha avuto alcun successo. Eppure fu proprio il regista Ubaldo Ragona ed i suoi sceneggiatori a realizzare il primo zombie movie della storia. In realtà qui gli zombie sono chiamati vampiri, ma sono gli stessi mostri che vedremo in centinaia di film successivi. Diventato con il tempo un film cult, proprio perché inosservato all’epoca della sua uscita nelle sale e rivalutato successivamente, è un adattamento dell’omonimo libro di Richard Matheson.

L’umanità si sta estinguendo a causa di un virus che trasforma gli esseri umani in zombie e fa resuscitare i morti. Robert Morgan (Vincent Price) è uno scienziato, unico sopravvissuto alla pandemia globale. Ha dovuto sopportare anche la morte della moglie e la figlia, trasformate anche loro in zombie assassini affamati di carne umana.

Film girato con intenzioni commerciali che stranamente si trasforma in qualcos’altro. Vincent Price protagonista di tante pellicole horror e b-movie, riesce a dare il meglio di sé in questo personaggio tragico. La semplicità del linguaggio di un regista non geniale rende questo film di più di un semplice horror. 

Guarda L’ultimo uomo sulla terra

Repulsion (1965) 

“Repulsion” è un film psicologico del 1965 diretto da Roman Polanski. È considerato un film di culto del regista e un’importante opera del cinema psicologico e dell’orrore.

Il film segue la storia di Carol Ledoux, interpretata da Catherine Deneuve, una giovane donna che lavora come manicure a Londra. Carol è una persona introversa e soffre di disturbi mentali e sessuali. Quando sua sorella Helen parte per una vacanza, Carol rimane sola nell’appartamento che condivide con lei, e la sua psiche inizia a deteriorarsi.

Polanski utilizza abilmente il linguaggio cinematografico per creare un’atmosfera claustrofobica e inquietante. La fotografia in bianco e nero accentua la sensazione di alienazione e isolamento del personaggio principale. Gli ambienti dell’appartamento diventano un incubo visivo, con pareti che si crepano, oggetti che si muovono e ragnatele che si formano. La colonna sonora minimalista e gli effetti sonori contribuiscono ulteriormente a creare una tensione palpabile.

La performance di Catherine Deneuve è notevole. Riesce a trasmettere la fragilità e l’angoscia interiore di Carol in modo straordinario, rendendo il suo personaggio affascinante e inquietante allo stesso tempo. Il film affronta temi come la solitudine, la sessualità repressa, la paura del contatto umano e la disintegrazione della psiche.

“Repulsion” è stato acclamato dalla critica per la sua narrazione sperimentale e disturbante. È considerato uno dei migliori film di Polanski e ha influenzato molti registi successivi nel genere del cinema psicologico e dell’orrore. Il film offre una potente rappresentazione dell’instabilità mentale e dei suoi effetti distruttivi sulla psiche umana, rimanendo un’opera cinematografica di grande impatto ancora oggi.

La notte dei morti viventi (1968)


“La notte dei morti viventi” è un film horror del 1968 diretto da George A. Romero. È considerato un classico del genere e uno dei film indipendenti più influenti nella storia del cinema dell’orrore.

La trama del film segue un gruppo di persone che si ritrovano intrappolate in una fattoria isolata mentre una piaga di morti viventi si diffonde in tutto il paese. I sopravvissuti cercano di barricarsi nella casa e resistere all’assalto dei non morti, mentre le tensioni salgono tra di loro e le speranze di salvataggio sembrano sempre più remote.

“La notte dei morti viventi” ha introdotto molte delle convenzioni del genere degli zombie, come i morti viventi che si alimentano di carne umana e la trasmissione dell’infezione attraverso i morsi. Il film è noto anche per la sua rappresentazione realistica e cruda della violenza, che era considerata molto audace per l’epoca.

Oltre al suo impatto nel genere dell’horror, “La notte dei morti viventi” ha una forte sottotrama sociale e politica. È stato interpretato come una critica alla società americana dell’epoca, con riferimenti al razzismo, alla guerra del Vietnam e al conflitto generazionale.

Il film è stato realizzato con un budget molto limitato e ha un’estetica low-budget che contribuisce al suo realismo e alla sua atmosfera angosciante. Le performance degli attori non professionisti e l’uso di location reali aumentano l’effetto di realismo del film.

“La notte dei morti viventi” è diventato un successo di critica e ha guadagnato un seguito di culto nel corso degli anni. È considerato un punto di riferimento per il genere degli zombie e ha influenzato molti registi e sceneggiatori successivi.

Guarda La notte dei morti viventi

2001 Odissea nello spazio (1968)

“2001: Odissea nello spazio” (titolo originale: “2001: A Space Odyssey”) è un film di fantascienza del 1968 diretto da Stanley Kubrick. Considerato uno dei capolavori del cinema, il film è basato sul racconto breve di Arthur C. Clarke intitolato “La sentinella” ed è stato sviluppato in collaborazione con Clarke stesso.

La trama di “2001: Odissea nello spazio” è un viaggio astrale attraverso il tempo e lo spazio. Il film si sviluppa in quattro atti principali, ognuno dei quali presenta un diverso punto temporale e ambientazione.

L’apertura del film mostra l’alba dell’umanità, in cui un gruppo di ominidi primitivi scopre un monolito nero che appare misteriosamente sulla Terra. Questo monolito sembra avere un’influenza sull’evoluzione umana, stimolando l’intelligenza e aprendo la strada a una nuova fase di sviluppo.

Il secondo atto è ambientato nel 2001 e segue una spedizione umana verso Giove a bordo della navicella spaziale Discovery One. A bordo si trova l’IA HAL 9000, un supercomputer con intelligenza artificiale. Tuttavia, HAL inizia a mostrare comportamenti anomali e mette in pericolo l’equipaggio. L’astronauta Dave Bowman rimane l’unico superstite e scopre un altro monolito sulla luna di Giove.

Il terzo atto, chiamato “Jupiter e oltre l’infinito”, è un’esperienza visiva e psichedelica che esplora concetti di spazio e tempo, oltrepassando i confini della comprensione umana. Bowman si immerge in un viaggio cosmico surreale e si trasforma in una forma di vita superiore.

“2001: Odissea nello spazio” è un film di culto celebre per le sue immagini iconiche, la colonna sonora straordinaria (inclusa la famosa musica “Also sprach Zarathustra” di Richard Strauss) e il suo stile visivo rivoluzionario. Il film ha introdotto una nuova era nella cinematografia di fantascienza, mostrando un’accuratezza scientifica senza precedenti e un approccio riflessivo all’esplorazione dell’universo.

Il film esplora temi profondi come l’evoluzione umana, l’intelligenza artificiale, la presenza di vita extraterrestre e la natura dell’universo stesso. Kubrick ha realizzato una narrazione enigmatica e aperta a interpretazioni multiple, lasciando spazio a diverse interpretazioni filosofiche e metafisiche.

Film cult anni 70

L’uccello dalle piume di cristallo (1970)

L’uccello dalle piume di cristallo (The Bird with the Crystal Plumage) è un film giallo italiano del 1970 diretto da Dario Argento. Il film è il primo della cosiddetta Trilogia degli Animali di Argento, che comprende anche Profondo rosso (1975) e Il gatto a nove code (1971).

Il film racconta la storia di Sam Dalmaso, un americano in vacanza a Roma che viene coinvolto in una serie di omicidi di giovani donne. Dalmaso inizia ad indagare e scopre che gli omicidi sono opera di un serial killer che si ispira al romanzo Il corvo di Edgar Allan Poe. Il film è famoso per le sue scene di suspense e per l’uso creativo della musica.

Ecco alcuni dei motivi per cui L’uccello dalle piume di cristallo è considerato un classico del genere giallo:

  • La trama è semplice ma efficace. La storia è facile da seguire, ma è anche piena di suspense e colpi di scena.
  • I personaggi sono ben sviluppati. Sam Dalmaso è un protagonista carismatico e il killer è un personaggio inquietante e misterioso.
  • La regia di Dario Argento è eccelsa. Argento utilizza la fotografia, la scenografia e la musica per creare un’atmosfera di suspense e terrore.
  • Le scene di suspense sono davvero coinvolgenti e le scene di omicidio sono realistiche e disturbanti.

Notte silenziosa, notte di sangue (1972)

“Silent Night, Bloody Night” è un film horror del 1972 diretto da Theodore Gershuny. È considerato un classico del genere slasher e ha guadagnato un seguito di culto nel corso degli anni.

La trama del film ruota attorno a una vecchia casa in una piccola città, che un tempo fungeva da manicomio. Dopo la morte del proprietario, la casa viene ereditata dal nipote, che decide di venderla. Tuttavia, una serie di omicidi brutali e misteriosi iniziano a verificarsi nella zona, legati al passato oscuro della casa.

“Silent Night, Bloody Night” è noto per la sua atmosfera tetra e inquietante, che contribuisce a creare una sensazione di suspense e paura. Il film mescola elementi di mistero, horror psicologico e thriller, creando un’atmosfera cupa e disturbante.

Nonostante il budget limitato e una distribuzione iniziale limitata, il film ha accumulato una base di fan nel corso degli anni grazie alla sua trama intrigante e alla sua atmosfera inquietante. È spesso considerato un precursore del genere slasher e ha influenzato successivi film horror.

Mentre “Silent Night, Bloody Night” potrebbe non essere così conosciuto come altri film dell’epoca, il suo status di cult movie è aumentato grazie alla sua reputazione come un classico del genere horror indipendente. È un film che affascina gli amanti del genere per la sua atmosfera e per la sua storia unica.

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Mean Streets (1973) 

“Mean Streets” è un film del 1973 diretto da Martin Scorsese, che ha ricevuto grande attenzione e riconoscimento come uno dei primi successi del regista.

Il film è ambientato nel quartiere Little Italy a New York City e segue la vita di un giovane italo-americano di nome Charlie, interpretato da Harvey Keitel. Charlie è coinvolto nel mondo criminale locale e lavora per suo zio mafioso. Tuttavia, cerca anche di bilanciare la sua vita tra le responsabilità familiari, la sua fede cattolica e l’amicizia con il suo eccentrico amico Johnny Boy, interpretato da Robert De Niro.

“Mean Streets” esplora temi come l’identità, la colpa, la redenzione e il conflitto tra il bene e il male. Il film è noto per il suo stile narrativo crudo e realistico, che ha contribuito a definire lo stile distintivo di Scorsese come regista. È stato ampiamente elogiato per le sue performance autentiche e il suo ritratto autentico della vita dei quartieri di New York.

Il film ha segnato anche l’inizio della collaborazione tra Scorsese e De Niro, che sarebbe diventata una delle più celebri del cinema. “Mean Streets” ha stabilito Scorsese come un regista da tenere d’occhio e ha aperto la strada a molti dei suoi futuri successi.

Con la sua violenza cruda, la sua rappresentazione realistica del mondo criminale e le sue tematiche complesse, “Mean Streets” è diventato un film di culto e un punto di riferimento nel genere del cinema gangster. Ha contribuito a stabilire Martin Scorsese come uno dei più grandi registi del suo tempo e ha lasciato un’impronta duratura nel panorama cinematografico.

Il fantasma del palcoscenico (1974)

“Il fantasma del palcoscenico” è un film del 1974 diretto da Brian De Palma. È un musical horror che mescola elementi del romanzo di Gaston Leroux “Il fantasma dell’Opera” con la cultura rock e pop dell’epoca.

Il film racconta la storia di Winslow Leach, interpretato da William Finley, un giovane compositore talentuoso che vede il suo lavoro rubato da Swan, interpretato da Paul Williams, un produttore discografico senza scrupoli. Dopo essere stato ingiustamente imprigionato, Winslow subisce un incidente che lo lascia sfigurato. Tuttavia, trova rifugio nel palazzo del Paradise, un luogo di spettacoli gestito da Swan.

“Il fantasma del palcoscenico” è noto per la sua colonna sonora originale, scritta e interpretata da Paul Williams, che ha ricevuto ampio riconoscimento. Il film combina vari generi musicali, come rock, pop e glam rock, creando una colonna sonora accattivante e memorabile.

Il regista Brian De Palma mescola abilmente elementi di satira, comicità, horror e melodramma, offrendo una visione grottesca e surreale dell’industria musicale. Il film è ricco di riferimenti e parodie di celebri personaggi e artisti musicali dell’epoca.

Nonostante non abbia ottenuto un grande successo al botteghino al momento della sua uscita, “The Phantom of the Paradise” è diventato un film di culto nel corso degli anni, apprezzato per la sua originalità e la sua fusione unica di stili. È considerato un punto di riferimento nella filmografia di Brian De Palma e una pietra miliare nel genere dei musical horror.

L’uomo che cadde sulla Terra (1976)

“L’uomo che cadde sulla Terra” (titolo originale: “The Man Who Fell to Earth”) è un film cult di fantascienza del 1976 diretto da Nicolas Roeg. Il film è basato sull’omonimo romanzo di Walter Tevis.

La trama segue un alieno di nome Thomas Jerome Newton, interpretato da David Bowie, che arriva sulla Terra proveniente dal suo pianeta natale, che è minacciato dalla siccità. Newton assume l’identità di un uomo d’affari e cerca di utilizzare la sua avanzata tecnologia per sviluppare un’impresa che possa fornire la conoscenza e la tecnologia necessarie per salvare il suo pianeta.

Il film esplora temi come l’alienazione, l’ossessione, l’avidità e l’isolamento. Mette in discussione la natura dell’umanità e la sua relazione con l’altro e critica la società consumistica e capitalista. “L’uomo che cadde sulla Terra” è un ritratto crudo e spesso malinconico della solitudine e dell’estraneità di un alieno bloccato in un mondo che non può comprendere appieno.

David Bowie offre una performance memorabile nel ruolo di Thomas Jerome Newton, portando la sua aura unica e magnetica al personaggio. La regia di Nicolas Roeg si distingue per il suo stile visivamente audace, combinando sequenze narrative non lineari, immagini simboliche e un montaggio non convenzionale.

“L’uomo che cadde sulla Terra” è diventato un cult movie e ha guadagnato un seguito di appassionati nel corso degli anni. È considerato un film che si allontana dagli stereotipi convenzionali della fantascienza, offrendo una riflessione più intima e filosofica sulle esperienze umane e sulla condizione umana.

Carrie, lo sguardo di Satana (1976)


Carrie è un film horror americano del 1976 diretto da Brian De Palma e basato sul romanzo omonimo di Stephen King. Il film racconta la storia di Carrie White, una ragazza timida e impacciata che viene tormentata dai suoi compagni di scuola e dalla madre, una fanatica religiosa. Quando Carrie scopre di possedere poteri telecinetici, decide di vendicarsi di tutti coloro che le hanno fatto del male.

Il film è stato un successo commerciale e ha contribuito a lanciare la carriera di Sissy Spacek come attrice di culto. Carrie è considerato uno dei migliori film horror di tutti i tempi ed è stato inserito nella National Film Registry dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel 2015.

Ecco alcuni dei motivi per cui Carrie è considerato un classico del genere horror:

  • La storia è semplice ma efficace. La trama è facile da seguire, ma è anche piena di suspense e colpi di scena.
  • I personaggi sono ben sviluppati. Carrie è un personaggio tragico e complesso, e i suoi persecutori sono tutti ben caratterizzati.
  • La regia di Brian De Palma è eccelsa. De Palma utilizza la fotografia, la scenografia e la musica per creare un’atmosfera di terrore e suspense.
  • Le scene di telecinesi sono davvero coinvolgenti e le scene di violenza sono realistiche e disturbanti.

Eraserhead (1977)

“Eraserhead” è un film del 1977 scritto e diretto da David Lynch. È il primo lungometraggio di Lynch e rappresenta una delle sue opere più iconiche e influenti.

Il film è un’esperienza surreale e disturbante, caratterizzata da una trama ambigua e da un’atmosfera claustrofobica. La storia segue Henry Spencer, interpretato da Jack Nance, un uomo solitario e alienato che vive in un ambiente industriale degradato. La sua vita viene sconvolta dalla nascita di un figlio deformato, che lo spinge verso uno stato di paranoia e allucinazioni.

“Eraserhead” è noto per la sua estetica in bianco e nero, che crea un’atmosfera oscura e onirica. Il film presenta un uso distintivo della fotografia e della colonna sonora, creando un’esperienza sensoriale unica.

La trama di “Eraserhead” è aperta a molte interpretazioni e può essere considerata come una riflessione sulle paure e le ansie della vita moderna, sull’alienazione e sulla disgregazione della famiglia. Il film affronta anche temi come la sessualità, l’isolamento e l’angoscia esistenziale.

Nonostante sia stato un progetto indipendente e con un budget molto limitato, “Eraserhead” ha guadagnato un seguito di culto nel corso degli anni e ha ottenuto l’apprezzamento della critica per la sua originalità e la sua visione unica. Il film ha influenzato numerosi registi e ha stabilito lo stile distintivo di Lynch come narratore surreale.

“Eraserhead” è diventato un punto di riferimento nel cinema d’avanguardia e ha gettato le basi per la carriera di successo di David Lynch, che sarebbe diventato uno dei registi più noti e acclamati del suo tempo.

L’amore fugge (1978)

Uno dei film della saga di Antoine Doinel, girato in Francia nel 1978. Francois Truffaut, il regista dell’amore, racconta i tormenti sentimentali di Antoine e Christine, che decidono di divorziare per incapacità di comunicare. Tentano di rimanere buoni amici ma Antoine inizia una nuova relazione con un’altra donna, un’amica di Christine, facendo ingelosire l’ex moglie.

Film cult entrato nell’immaginario delle commedie sentimentali, con il tono malinconico e raffinato che appartiene solo a Francois Truffaut. Se ami questo regista è un film che non puoi perdere. Lo stile è fluido, dinamico, leggero, denso di sentimenti e di atmosfere. I personaggi sono tratteggiati con straordinaria umanità.

Emerge il conflitto del rispetto della libertà altrui con le passioni. L’amore può diventare anche droga e dipendenza, come aveva affermato il regista 12 anni prima con un altro suo film, La mia droga si chiama Julie. D’altronde anche l’amore fugge è un film autobiografico, come quasi tutta l’opera di Truffaut.

Guarda l’amore fugge

Film cult anni 80

The Elephant Man (1980)

Non solo tra i migliori film cult degli anni ’80, ma anche, secondo critici e storici della settima arte, tra i migliori capolavori del cinema.

Frederick Treves, un chirurgo del London Hospital, scopre John Merrick in uno spettacolo nell’East End di Londra, dove è gestito da Mr. Bytes, un feroce direttore di circo, un estirpatore di denaro. La sua testa viene mantenuta incappucciata, e il suo “proprietario”, che lo vede come disabile intellettualmente, viene pagato da Treves per portarlo alla struttura sanitaria per una valutazione.

Treves mostra Merrick ai suoi colleghi e mette in risalto la sua testa imponente, che gli impone di dormire con la testa sulle ginocchia, perché se dovesse sdraiarsi, sicuramente asfissierebbe. Al ritorno di Merrick, viene punito così duramente da Bytes che deve chiamare Treves per assistenza medica. Treves lo riporta alla struttura sanitaria.

Il film diretto di David Lynch crea una notevole sintesi nel trattare il suo argomento, oltre ad avere eccezionali interpretazioni di John Hurt e Anthony Hopkins. Hurt è davvero fantastico. Non può essere semplice recitare sotto una maschera così pesante… la confezione è bellissima, in particolare la fotografia in bianco e nero di Freddie Francis.

Bad Timing (1980)

Uno dei film cult deli anni ’80 meno ricordati e conosciuti. Nella Vienna della Guerra Fredda, Milena Flaherty, una giovane donna americana sui 20 anni, viene portata di fretta al pronto soccorso dopo aver assunto un’overdose in un tentativo di suicidio.

Con lei c’è Alex Linden, uno psicoanalista americano che rimane in città come docente universitario. Mentre i medici e le infermiere lottano per salvare la vita di Milena, un detective, Netusil, inizia ad indagare l’evento. Con flashback frammentati, la narrazione mostra la storia di Alex e la storia d’amore di Milena.

Nicolas Roeg è un regista di carisma unico, ed ha la capacità di affascinare oltre che catturare l’attenzione. In altre mani tutto questo potrebbe essere solo inganno e intrattenimento, ma attraverso queste componenti frammentate Roeg e il suo autore Yale Udoff sviluppano una storia potente.

Un lupo mannaro americano a Londra (1981)

Uno dei grandi film cult degli anni ’80. 2 backpackers americani di New York City, David Kessler e Jack Goodman, stanno attraversando le brughiere dello Yorkshire. Al calare della sera, entrano in una locanda chiamato Slaughtered Lamb. Jack vede simboli strani a cinque punte sul muro, ma quando chiede ai frequentatori della locanda essi diventano aggressivi.

Entrambi decidono di andare via, ed i frequentatori del pub consigliano loro di tenersi sulla strada, non andare nella brughiera e fare attenzione alla luna piena. David e Jack si allontanano dalla strada nella brughiera e vengono assaliti da una creatura feroce.

Divertente e terrificante allo stesso tempo, la commedia horror di John Landis incrocia le categorie mentre presenta gli straordinari effetti del trucco di Rick Baker. Atmosfere romantiche e crepuscolari, scene della trasformazione in lupo indimenticabili. Un mix speciale di film horror e parodia, commedia e dramma esistenziale.

1997 Fuga da New York (1981)

“Fuga da New York” è un film distopico del 1981 diretto da John Carpenter. È un’action-thriller ambientato in un futuro distopico in cui Manhattan è diventata una prigione di massima sicurezza isolata dal resto del mondo.

Il protagonista del film è Snake Plissken, interpretato da Kurt Russell, un ex soldato e criminale di guerra condannato a scontare una pena in una prigione di massima sicurezza. Quando l’aereo del presidente degli Stati Uniti viene dirottato e precipita dentro la prigione di Manhattan, Snake viene reclutato per una missione di salvataggio.

“Fuga da New York” è noto per la sua atmosfera cupa e la sua rappresentazione distopica di Manhattan. Il film offre una visione post-apocalittica di una società corrotta e disgregata, in cui la violenza è all’ordine del giorno e la legge è diventata inefficace. La trama è avvincente e piena di azione, con Snake Plissken che si ritrova coinvolto in sparatorie, inseguimenti e scontri mortali.

“Fuga da New York” è diventato un film di culto nel corso degli anni, apprezzato per la sua atmosfera oscura, la colonna sonora di John Carpenter e la caratterizzazione indimenticabile di Snake Plissken. Ha ispirato diversi sequel e ha contribuito a consolidare il genere dei film di fuga e sopravvivenza nel cinema.

La cosa (1982)

Il cult horror assoluto degli ’80. In Antartide, un elicottero insegue uno slittino fino a un laboratorio di ricerca americano. Gli scienziati assistono al fatto che il viaggiatore fa esplodere involontariamente l’elicottero e se stesso. Il pilota spara al cane e insulta anche gli americani in norvegese, ma non riescono a riconoscerlo.

Viene ucciso a colpi di arma da fuoco per legittima difesa dal comandante della stazione Garry. Il pilota di elicotteri americano, R.J. MacReady e il dottor Copper partono per esaminare la base norvegese. Tra le rovine carbonizzate e i cadaveri ghiacciati, scoprono i resti bruciati di un umanoide deforme che trasferiscono alla stazione americana.

Kurt Russell è il ragazzo poster del cinema degli anni ’80 dei film di culto. La cosa è uno dei film di John Carpenter più amati, ma non è iniziato così. Fu subito criticato, ma in seguito finì per essere rappresentativo degli anni ’80 dopo essere stato lanciato su home video e TV.

Videodrome (1983)

Max Renn è il presidente di CIVIC-TV, una televisione di Toronto specializzato in programmi sensazionalistici, trasmette Videodrome, uno spettacolo senza trama trasmesso dalla Malesia che illustra vittime anonime gravemente ferite e uccise. Pensando che questo sia il futuro della tv, Max ordina l’uso senza licenza dello spettacolo.

Nicki Brand, una conduttrice radiofonica sadomasochista, è eccitata da un episodio di Videodrome, e molto probabilmente farà un’audizione per il programma quando scopre che viene trasmesso da Pittsburgh. Max si mette in contatto con Masha, una pornografa softcore, e le chiede di aiutarlo a capire la verità su Videodrome.

La cantante dei Blondie Debbie Harry ha recitato in questo film di David Cronenberg. Famoso per i film horror sul corpo, Cronenberg ha avuto successo nell’ottenere assistenza da importanti produzioni di Hollywood nella realizzazione di Videodrome. Il film ha ottenuto un seguito enorme spingendo le restrizioni della censura a un nuovo livello. Lo del regista è sovversivo e grottesco. Le difficoltà non hanno impedito a Videodrome di classificarsi nella hall of fame di culto.

Omicidio a luci rosse (1984)

“Omicidio a luci rosse” è un film del 1984 diretto da Brian De Palma. È un thriller psicologico che combina elementi di giallo, horror e dramma erotico.

Il film segue la storia di Jake Scully, interpretato da Craig Wasson, un attore di Hollywood che viene lasciato dalla sua fidanzata e si ritrova senza un posto dove vivere. Un amico gli offre la possibilità di prendere in affitto un appartamento, dove Jake scopre un buco nel muro che gli permette di spiare la vicina di casa, una donna misteriosa interpretata da Melanie Griffith, che si esibisce in spettacoli erotici privati.

“Omicidio a luci rosse” è noto per le sue scene di omicidi viscerali e sessualmente cariche, che sono diventate marchi di fabbrica del regista. De Palma adotta un approccio visivamente audace, con lunghi piani sequenza, inquadrature suggestive e una colonna sonora avvincente per creare un’atmosfera inquietante e disturbante.

Il film è stato accolto in modo misto dalla critica al momento della sua uscita, ma nel corso degli anni è diventato un cult movie e ha guadagnato un seguito di appassionati. È considerato uno dei lavori più caratteristici di Brian De Palma, che esplora temi come la voyeuristica, la sessualità, la perversione e l’ossessione.

After Hours (1985)

“After Hours” è un film cult del 1985 diretto da Martin Scorsese. È una commedia nera che segue le disavventure di un uomo ordinario che si ritrova coinvolto in una notte folle e caotica a New York City.

Il protagonista del film è Paul Hackett, interpretato da Griffin Dunne, un impiegato d’ufficio che decide di uscire e vivere una serata diversa dal solito. Dopo aver incontrato una donna attraente di nome Marcy, interpretata da Rosanna Arquette, Paul la segue nel quartiere di SoHo.

Tuttavia, le cose prendono una piega inaspettata quando Paul perde la sua mappa del metrò e si ritrova bloccato nel centro di New York City, affrontando una serie di eventi bizzarri e surreali. Lungo il percorso, Paul si scontra con una varietà di personaggi eccentrici, tra cui artisti stravaganti, spietati criminali, una banda di vigilantes e un pericoloso gelataio.

Diversamente dai tipici film di Scorsese, “After Hours” si distingue per il suo tono umoristico e per la sua rappresentazione satirica della vita urbana. Il film esplora temi come l’isolamento, la paranoia, la frustrazione e la paura dell’ignoto, mettendo in evidenza l’assurdità e la follia della società contemporanea.

“After Hours” è stato acclamato dalla critica per la sua sceneggiatura intelligente e il ritmo frenetico, oltre alle interpretazioni brillanti del cast. Nonostante non abbia ottenuto un grande successo commerciale al momento della sua uscita, il film è diventato un cult movie nel corso degli anni ed è considerato uno dei lavori più peculiari e sottovalutati di Scorsese.

Highlander (1986)

Nel 1985, Connor MacLeod si trova di fronte a un vecchio nemico, Iman Fasil, nel parcheggio del Madison Square Garden. Dopo una battaglia con la spada, MacLeod decapita Fasil e una enorme energia, denominato Quickening, colpisce il luogo circostante, distruggendo diversi veicoli. Dopo che Connor ha nascosto la sua katana nel soffitto del garage, gli agenti della polizia di New York lo trattengono per omicidio ma in seguito lo rilasciano per mancanza di prove.

Una star franco-americana che interpreta uno scozzese (Christopher Lambert) e anche uno scozzese che interpreta uno spagnolo immortale (Sean Connery) – cosa potrebbe esserci di meglio? La difesa della vita eterna sia nella Scozia del XVI secolo che nella New York degli anni ’80 ha davvero colpito il cuore del pubblico.

Una colonna sonora memorabile dei Queen, il film di Russell Mulcahy è pieno di leggendari combattimenti con la spada e di uno spaventoso cattivo in The Kurgan interpretato dalla prolifica star Clancy Brown.

Essi vivono (1988)

Essi vivono (1988) è un film di fantascienza e horror diretto da John Carpenter. Il film è interpretato da Roddy Piper, Keith David e Meg Foster.

Il film è ambientato in un futuro distopico in cui gli extraterrestri hanno invaso la Terra e stanno controllando la mente degli umani attraverso messaggi subliminali trasmessi dalla televisione e dai cartelloni pubblicitari. Un operaio disoccupato di nome Nada scopre la verità quando trova un paio di occhiali neri che gli permettono di vedere il mondo attraverso gli occhi degli alieni. Nada intraprende quindi una lotta per liberare l’umanità dal controllo alieno.

Il film è stato un successo al botteghino, ma ha ricevuto recensioni contrastanti dalla critica. Alcuni critici hanno elogiato il film per il suo messaggio sociale, mentre altri lo hanno criticato per la sua trama e la sua recitazione.

Essi vivono è un film che esplora temi come il controllo sociale, la propaganda e la disuguaglianza. Il film suggerisce che gli alieni stanno usando la propaganda per controllare l’umanità e renderla una società docile e consumistica. Nada rappresenta l’individuo che si ribella al controllo e cerca di liberare l’umanità.

Il film è stato interpretato come una critica alla società americana degli anni ’80, che era dominata dal consumismo e dalla cultura pop. Il film può essere visto anche come una critica al sistema capitalista, che è accusato di sfruttare gli esseri umani.

Tetsuo: The Iron Man (1989)

Tetsuo: The Iron Man è un film horror fantascientifico cyberpunk giapponese del 1989 diretto da Shinya Tsukamoto. Il film è interpretato da Tomorowo Taguchi nei panni di Tetsuo Shima, un impiegato d’ufficio che viene esposto a una misteriosa sostanza metallica che inizia a trasformare il suo corpo in una creatura metallica.

Il film è un’esplorazione visivamente sbalorditiva e inquietante dei temi dell’alienazione, della violenza e della natura dell’identità. Tetsuo: The Iron Man è un cult classico che è stato elogiato dalla critica e dai fan.

Ecco alcuni dei motivi per cui Tetsuo: The Iron Man è considerato un classico del genere cyberpunk:

  • Lo stile visivo del film è unico e inquietante. Tsukamoto utilizza una combinazione di fotografia in bianco e nero, animazione in stop-motion ed effetti speciali per creare un mondo sia alienante che da incubo.
  • I temi del film sono cupi e inquietanti. Tetsuo: The Iron Man esplora temi di alienazione, violenza e natura dell’identità in un modo che è sia impegnativo che stimolante.
  • Le interpretazioni sono intense e memorabili. Tomorowo Taguchi dà una performance da tour de force nei panni di Tetsuo, e il cast di supporto è anche eccellente.

Tetsuo: The Iron Man è un film impegnativo e inquietante, ma è anche un’opera d’arte visivamente sbalorditiva e stimolante. Il film è un must per gli appassionati di cinema cyberpunk.

Twin Peaks: fuoco cammina con me (1992) 

“Twin Peaks: Fire Walk with Me” è un film prequel al celebre e influente serial televisivo “Twin Peaks”, creato da David Lynch e Mark Frost. Il film è stato scritto da Lynch e serve come una sorta di introduzione agli eventi che si verificano prima dell’inizio della serie televisiva.

Il film segue la storia di Laura Palmer, interpretata da Sheryl Lee, la giovane ragazza la cui morte è al centro dell’indagine nella serie televisiva. “Fire Walk with Me” si concentra sulle ultime settimane di vita di Laura e svela dettagli sulla sua vita turbolenta e i segreti oscuri che la circondano.

Il film esplora temi di abuso sessuale, violenza, corruzione e il dualismo tra bene e male, caratteristici del mondo strano e misterioso di Twin Peaks. Mentre la serie televisiva si concentrava principalmente sulla risoluzione del mistero della morte di Laura, il film approfondisce la sua psicologia e offre una visione più cruda e disturbante degli eventi.

“Twin Peaks: Fire Walk with Me” è stato accolto con reazioni contrastanti al momento della sua uscita, poiché si discostava notevolmente dalla tonalità più leggera e surreale della serie televisiva. Tuttavia, nel corso degli anni, il film è stato rivalutato e ha guadagnato un seguito di culto grazie alla sua potenza emotiva, alla performance di Sheryl Lee e alla regia di Lynch, che crea un’atmosfera inquietante e surreale.

Pi greco – il teorema del delirio (1998)

“Pi” è un cult movie del 1998 diretto da Darren Aronofsky. È un thriller psicologico con elementi di fantascienza e si concentra sulle tematiche dell’ossessione, della matematica e della ricerca del significato della vita.

La trama del film segue un giovane genio matematico di nome Max Cohen, interpretato da Sean Gullette, che vive una vita isolata e tormentata a causa della sua ossessione per i numeri e le formule matematiche. Max crede che esista un modello numerico universale che possa spiegare tutti gli aspetti della vita, compresi i fenomeni naturali e i movimenti finanziari.

“Pi” è un film notevole per il suo stile visivo distintivo, utilizzando una fotografia in bianco e nero, un montaggio frenetico e una colonna sonora suggestiva per creare un’atmosfera intensa e claustrofobica. Il film esplora anche temi filosofici e metafisici come la ricerca della verità, la natura dell’ossessione e la lotta dell’individuo contro il potere e il controllo.

“Pi” è stato acclamato dalla critica per la sua originalità e il suo approccio unico alla narrazione. Ha vinto numerosi premi ed è diventato un film di culto nel corso degli anni, riconosciuto per la sua visione provocatoria e le sue riflessioni sulla complessità dell’universo e della mente umana.

La casa del diavolo (2005)

La casa del diavolo (The Devil’s Rejects) è un film horror americano del 2005 scritto e diretto da Rob Zombie. È il sequel di La Casa dei 1000 Corpi (House of 1000 Corpses) del 2003.

Il film racconta la storia della famiglia Firefly, composta da Otis Driftwood, Baby Firefly, Capitan Spaulding e Rufus Firefly. La famiglia è ricercata dalla polizia per una serie di omicidi e si rifugia in una piccola città del Texas. La famiglia viene però circondata dalla polizia e costretta a combattere per la sua sopravvivenza.

La casa del diavolo è un film violento e gore, ma è anche un film molto divertente. La famiglia Firefly è un gruppo di personaggi carismatici e i loro crimini sono resi in modo esagerato e grottesco. Il film è pieno di suspense e colpi di scena, e l’azione è adrenalinica.

La casa del diavolo è un film che è stato apprezzato da fan e critici di tutto il mondo. È un film che fa ridere, piangere e pensare.

Una vita migliore (2007) 

“Una vita migliore” è un film thriller-noir di Fabio Del Greco realizzato in Italia nel 2007. A Roma, Andrea Casadei è un giovane detective specializzato in sorveglianza. Si incontra frequentemente con il suo amico Gigi, un artista di strada frustrato e ossessionato dal raggiungimento del successo a qualsiasi costo. Entrambi condividono la passione per la sorveglianza.

Profondamente turbato dal mistero della scomparsa di Ciccio Simpatia, un altro artista di strada amico di entrambi, Andrea decide di abbandonare gli incarichi commissionati per cercare una vita migliore e riflettere sulla propria esistenza e quella degli altri. Durante il suo percorso, incontra l’attrice Marina e, attraverso l’uso di un microfono nascosto, si introduce gradualmente nella sua vita, rivelando i segreti più impensabili.

Fabio Del Greco interpreta il suo ruolo con un’incarnazione totale del personaggio. L’attrice Chiara Pavoni offre una convincente interpretazione del personaggio enigmatico e misterioso di Marina, una donna che ha chiuso il suo cuore e smesso di credere nell’amore.

Il film tocca un tema cruciale del nostro mondo: la mancanza di amore. I valori promossi dai media sono contrari all’amore, suggerendo che sia inesistente o che sia meglio evitarlo. Successo, bellezza esteriore e potere sono invece considerati valori fondamentali. La figura misteriosa e tormentata di Marina riflette una Roma cupa e priva di anima.

“Una vita migliore” di Fabio Del Greco potrebbe essere definito un noir esistenzialista. Tuttavia, il regista non utilizza i tipici codici del noir per creare una copia da distribuire nel mercato cinematografico. Invece, realizza un’opera completamente personale, immergendosi in questa esperienza con uno stile di osservazione quasi da cronaca. Il film si presenta come una cronaca del presente, che conferma e rafforza l’evidenza della complessità metropolitana dei film noir degli anni ’40.

Distribuito inizialmente in poche sale cinematografiche il film è diventato un fenomeno di culto attraverso l’home video e le piattaforme di streaming, riscuotendo un notevole successo specialmente negli Stati Uniti, con un pubblico affascinato dai film underground in bianco e nero che riprendono i codici del film noir classico.

Upstream Color (2013)

“Upstream Color” è un film del 2013 scritto, diretto e prodotto da Shane Carruth, che è anche l’attore protagonista del film. Il film è un esempio di cinema sperimentale e si inserisce nel genere del thriller psicologico e della fantascienza.

La trama di “Upstream Color” è complessa e avvolta nel mistero. Segue la storia di Kris, interpretata da Amy Seimetz, una donna che viene vittima di un intrico di manipolazione mentale e biologica da parte di una misteriosa entità. Viene sottoposta a un processo che coinvolge un parassita simbionte che le ruba l’identità, la memoria e la volontà.

In seguito al suo recupero, Kris incontra un uomo di nome Jeff, interpretato da Shane Carruth, che ha passato un’esperienza simile. Insieme, tentano di ricostruire le loro vite e scoprire la verità dietro gli eventi che li hanno coinvolti.

“Upstream Color” è un film altamente visuale, che utilizza immagini suggestive e una narrazione non lineare per creare un’atmosfera onirica e suggestiva. Esplora temi complessi come l’identità, la connessione umana, la memoria e il libero arbitrio.

Il film è stato elogiato per la sua originalità e la sua audacia stilistica. La sua trama intricata e la sua struttura narrativa complessa richiedono una certa attenzione e interpretazione da parte dello spettatore. È un film che si presta a diverse interpretazioni e stimola il dibattito tra gli appassionati di cinema.

“Upstream Color” diventato un cult movie considerato uno dei film più impegnativi e astratti degli ultimi anni. Ha ottenuto riconoscimenti in vari festival cinematografici ed è stato elogiato per la sua visione unica e la sua capacità di creare un’esperienza cinematografica coinvolgente e provocatoria.

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