Fritz Lang lo aveva intuito: il cinema è un’arte complessa che ha delle potenzialità inespresse enormi. In solo un secolo di vita quello che l’uomo è stato capace di farne è stato ridurlo a fenomeno commerciale da baraccone. Un animale da circo rinchiuso nella gabbia da far uscire solo quando deve divertire il pubblico pagante.
Fritz Lang, come altri registi fondamentali della storia del cinema, ha cercato di combattere questa tendenza e di svelare la grandezza del mezzo cinematografico. Anche, e forse ancora di più, da dentro Hollywood, che quel circo lo aveva inventato. Ed è stato uno dei principali ispiratori di tutti i grandi maestri che il cinema avrebbe avuto negli anni successivi.
Da non perdere l’omaggio che gli ha voluto fare Jean Luc Godard, convinto che Fritz Lang fosse “il cinema”, affidandogli il ruolo di se stesso nel mitico film “Il disprezzo”. Un personaggio-icona che rappresenta tutto il cinema classico da cui è nata la modernità.
I primi anni
Nasce a Vienna il 5 dicembre 1890, il padre era un architetto, la madre aveva discendenze ebree. Il fratello si chiamava… ironia della sorte… Adolf. Il padre cerca di farlo diventare architetto ma Fritz non è entusiasmato dallo stile di vita del padre, si interessa di pittura e si trasferisce all’Accademia di Arti Grafiche. Legge anche molti libri e si interessa di letteratura.
Nel 1912 inizia a viaggiare incessantemente, vivendo soprattutto a Parigi, dove dipinge anche per le strade e viene a conoscenza del cinema. Era proprio quello che cercava: animare i suoi quadri, dare il movimento alle sue creazioni pittoriche.
Fritz Lang in guerra
Richiamato sotto le file dell’esercito austro-ungarico durante la prima guerra mondiale, Fritz Lang combatte in prima linea e viene ferito più volte. Insignito di medaglie al valore e non più ritenuto idoneo a combattere, nel 1918 approfitta del ricovero in ospedale per scrivere la sceneggiatura di Matrimonio al club degli eccentrici e altre. Ma quando andrà a vedere il film al cinema non troverà neanche il suo nome nei titoli di coda e il film non gli piacerà affatto. Forse è proprio quell’episodio che gli farà decidere di riscattarsi e diventare un regista cinematografico, per creare lui stesso il linguaggio visivo dei film che aveva in mente. Nel frattempo recita anche in teatro per guadagnare qualcosa in un periodo difficile per tutti.
I primi film
A Berlino si realizzano molti film e finalmente riesce ad ottenere l’incarico per realizzare il suo primo film da regista, Halbblut, che si trovò a girare in mezzo ad episodi di rivolta armata spartachista.
Segue poi nel 1919 un secondo film, Der Herr der Liebe. Entrambe i film sono andati perduti. Sono arrivati a noi, invece, i film successivi: I ragni (il lago d’oro), Harakiri e la seconda parte de I ragni: La nave dei diamanti.
I ragni sono un successo, ma Lang è deluso dalla produzione che gli ha impedito di realizzare due film a cui era molto affezionato: Il sepolcro indiano e Il gabinetto del dottor Caligari che fu invece affidato all’ultimo momento a Robert Wiene. Così va in cerca di un’altra casa di produzione che gli consente di crescere di più.
Melies e la maggior parte degli altri pionieri del cinematografo erano già finiti a vendere le bibite nei chioschi delle stazioni quando Fritz Lang iniziò ad avere successo con i suoi film.
Il suo primo successo si chiamava Destino (1921), una ballata macabra ispirata dalle fiabe popolari tedesche. Due innamorati incontrano la morte nelle vicinanze di un cimitero dove le anime dei defunti riprendono vita. Grande successo di critica e di pubblico, riconosciuto come un capolavoro espressionista, pieno di inquadrature e luci innovative, diede a Lang la fama di regista di grande talento.
Ad esso seguì il grande successo de I Nibelunghi (1924) una saga sulla storia del popolo tedesco divisa in due parti: La morte di Sigfrido e La vendetta di Crimilde. Racconto mitico con la grandiosità visiva e architettonica tipica del regista di Metropolis, girato con un budget enorme.
Ultimo film muto del regista è invece Una donna sulla Luna (1929), sicuramente influenzato dal cortometraggio di Meliès, è un viaggio di un gruppo di persone alla scoperta del suolo lunare che diventa un apologo sull’avidità e la brama di ricchezza.
Fritz Lang convocato da Goebbels
Regista famoso in Germania Fritz Lang, durante l’ascesa del nazismo, viene convocato nel 1933 dal ministro della propaganda Goebbels e pensa di essere spacciato. E’ da poco uscito il suo film Il testamento del dottor Mabuse e il regista ha messo in bocca al protagonista Mabuse, uno pazzo psicopatico che vuole dominare il mondo con i suoi poteri di ipnotizzatote, slogan di odio pronunciate dallo stesso Hitler.
Il dottor Mabuse è un film del 1922 che rappresentò uno degli apici dell’espressionismo tedesco. Il protagonista è un medico pazzo che si arricchisce falsificando denaro o condizionando con i suoi poteri il mercato azionario. E sembra proprio una metafora della Germania durante la Repubblica di Weimar, così come Mabuse sembra Hitler.
Ricevere un invito a comparire al Ministero della propaganda da Goebbels in persona poteva terrorizzare qualunque uomo nella Germania di quell’epoca. Significava andare a colloquio con il male in persona. Poteva significare una condanna a morte.
Fritz Lang nell’ufficio del ministro
Un ufficio spoglio e austero che poteva essere quello di un impiegato qualunque, Lang, mentre Goebbels gli parla con gentilezza e ammirazione nei suoi confronti, guarda l’orologio fuori dalla finestra, suda freddo, le gambe gli tremano. Teme che la sua paura lo tradisca. Non vede l’ora di essere fuori da quel ufficio ed andare in banca a prelevare tutti i suoi risparmi per scappare dalla Germania.
Mentre Lang teme di non farcela e di essere spacciato Goebbels gli incomincia a parlare della sua ammirazione e quella di Hitler verso il suo lavoro e li propone diventare Il supervisore del cinema nazionalsocialista. Non cita nemmeno le frasi insinuanti del dottor Mabuse. Gli offre invece la carica più importante in assoluto per un regista nella Germania nazista: avrebbe deciso lui i film che si devono fare e quelli che non si dovevano fare. Hitler non aveva visto in lui un nemico ma una grande personalità da convertire ai valori del nazionalsocialismo e arruolare nel suo partito.
Lang dissimula la sua paura, finge di essere tranquillo, ma continua a grondare sudore. Accetta l’incarico e saluta il ministro dirigendosi precipitosamente verso la banca per ritirare i suoi risparmi. Ma la trova già chiusa. Ormai tutto è chiaro dalla sua mente: il suo futuro in Germania non esiste più. È in grave pericolo. La proposta del ministro significava un bivio definitivo: o stai con noi, o sei finito.
La sera stessa il regista prende tutti i risparmi che aveva in casa e abbandona la Germania per raggiungere Parigi.
Esperienze di vita e cinema
Fino a quel momento Lang aveva girato film in cui si rispecchiavano le sue drammatiche esperienze nel periodo della Prima Guerra Mondiale. Piccoli lavori saltuari per sopravvivere, a volte spia per conto della polizia dei servizi segreti, a combattere in trincea nella prima guerra mondiale. Ferito più volte ebbe modo di scrivere diverse sceneggiature durante le convalescenze, e arrivò al grande successo in Germania e in Europa con la saga dei Nibelunghi. Grazie al successo di quel film poté realizzare il kolossal che lo ha consacrato nella storia del cinema, Metropolis.
Metropolis
L’idea del film divenne quando fece un viaggio a New York e capì qual’ era il futuro urbanistico e sociale dell’Occidente. La città distopica di Metropolis, sottoposta a rigide regole sociali, è ispirata a New York. Una città dove gli uomini si trasformano in macchine e le macchine diventano umane. Il tema dell’automa che prende il potere sugli uomini molti anni prima di 2001 Odissea nello spazio.
Uno dei colossal più grandiosi dell’epoca che stranamente riesce a impressionare ancora oggi più dei grandi blockbusters contemporanei. Perché le immagini di Metropolis hanno qualcosa di grandioso che va oltre il budget, i costumi, le comparse e gli effetti speciali. E’ la grandiosità della visione di Lang e del suo genio figurativo che incarna le nostre paure di un futuro agghiacciante. Un futuro che, in parte, si è poi realizzato. Una sinfonia visiva spettacolare dove nei sotterranei il mondo proletario soffre e perde la sua umanità mentre ai piani alti continuano le feste da ballo e i divertimenti.
Insuccesso catastrofico, con un’interpretazione ambigua della rivolta della classe operaia, che sembra essere in balia di se stessa senza una guida, Metropolis non fu ben recepito dal pubblico nè dalla critica dell’epoca. Per ovviare all’insuccesso commerciale furono fatte svariate versioni di diversa durata. Ma ci vollero decenni affinché la gente comprendesse la grandezza di questo film.
M – Il mostro di Düsseldorf (1931)
M, il mostro di Dusseldorf, è il primo film sonoro di Fritz Lang ed è quello che ha avuto la possibilità di girare con maggiore libertà. Forse il film dove la sua visione, i suoi personaggi, i suoi temi preferiti si affermano con maggiore autenticità.
Si tratta di una caccia all’uomo frenetica e spietata, in una città tedesca sulla quale domina un’atmosfera malefica e malata, senza umanità. Nonostante il protagonista sia un assassino di bambini esso non appare più cattivo delle organizzazioni malavitose e della polizia che gli danno la caccia.
L’assassino in realtà si rivelerà una persona banale, come tante altre. Molto più terrificante di lui sembra il tribunale che lo giudica nella straordinaria scena finale, un tribunale kafkiano filmato con inquadrature espressioniste impressionanti, dove una folla è pronta al linciaggio del mostro interpretato da Peter Lorre, che implora perdono in uno straziante monologo finale: la colpa non è sua, dice, ma di una diabolica possessione che lo induce a compiere i delitti.
Fritz Lang a Hollywood
Il regista si trasferisce negli Stati Uniti, a Hollywood, nel 1934 e diventa cittadino statunitense nel 1939.
Inizia a lavorare per lo studio MGM realizzando molti film di successo, con una relativa autonomia artistica prevista nei contratti.
Film a tema sociale sono Fury (1936), You only live (1937) e once e You and me (1938). Storie di personaggi ai margini che non riescono più ad integrarsi nella società. Poi gira due western: Il vendicatore di Jess il bandito (1940) e Fred il ribelle (1941). Seguono film legati al contesto politico, come Duello mortale, Anche i boia muoiono, Il prigioniero del terrore, Maschere e pugnali.
Fritz Lang e il Noir
Negli anni quaranta diventa il maestro precursore del genere noir: The Woman In The Window, La donna del ritratto, La strada scarlatta, Secret beyond the Door, Dietro la porta chiusa, e House by the River, Bassa marea, del 1950.
Il decennio successivo continua a girare melodrammi, film di suspense e film noir: Clash By Night, La confessione della signora Doyle (1952) Human Desire, La bestia umana (1954), The Blue Gardenia, Gardenia blu e The Big Heat, Il grande caldo (1953), While The City Sleeps, Quando la città dorme e Beyond a Reasonable Doubt, L’alibi era perfetto, del 1956. Tutti film che raccontano il mondo mass media che stanno acquisendo sempre più importanza nella società moderna.
Di nuovo in Europa
Lang sente nostalgia delle sue radici e decide di tornare in Germania alla fine degli anni cinquanta e lì realizza due film di avventura ambientati in India, La tigre di Eschnapur (1958) e Il sepolcro indiano (1960), che ottengono un buon successo di pubblico.
L’ultimo film è Die tausend Augen des Dr. Mabuse, Il diabolico dottor Mabuse (1960), una specie di film-testamento con cui si confronta in chiave contemporanea con il mitico personaggio del dottor Mabuse creato molti anni prima. La sua visione distopica di una dittatura totalitaria abbandona la violenza e la sopraffazione dell’epoca nazista ed incontra la visione di “sorveglianza tecnologica” di Orwell.
Per sedici lunghi anni non realizza più nulla, finché muore il 2 agosto 1976 nella sua casa di Beverly Hills.
In tutti i suoi film ricorrono i temi del Destino, i suoi personaggi sono sempre in lotta contro il fato. I suoi film, anche i più commerciali e di intrattenimento, sono incubi impregnati di funesti presagi e di violenza, di angoscia, di morte. Ha dichiarato più volte che sono personaggi che trovava nel suo lato oscuro più profondo, con cui riusciva a stabilire uno straordinario rapporto di empatia.