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Orson Welles

Indice dei contenuti

Orson Welles e gli inizi con il teatro

Orson Welles è tra i registi più famosi della storia del cinema. Nasce in una famiglia agiata nel Wisconsin da madre pianista e padre inventore da cui eredita entrambe i talenti: già da bambino suona il piano e fa giochi di prestigio. A 8 anni perde la madre e parte con il padre per un lungo viaggio, facendo una lunga sosta a Shanghai. Quattro anni dopo muore anche il padre e Orson viene affidato ad un medico di Chicago, il dottor Maurice Bernstein. 

Nel 1931 prende il diploma in Illinois, ma non prosegue gli studi al college e decide di partire per l’Europa per lavorare in teatro. Lavora come attore al Gate Theatre di Dublino, recita a Londra e a Broadway con scarso successo. Poi visita il Marocco, la Spagna ed altri paesi. ma non ha molta fortuna e riprende a viaggiare, sostando a lungo in Spagna, dove scende persino nell’arena delle corride. Nel 1934 debutta a New York come attore in uno spettacolo teatrale su “Romeo e Giulietta”. Lo stesso anno gira un breve film di pochi minuti, The Hearts of Age. La sua attività teatrale finalmente inizia a decollare. Nel 1937 crea il gruppo del Mercury Theater.

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Orson Welles in radio

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Nel 1938 cominciò a lavorare nelle radio con lo show “The Mercury Theatre on the air” alla CBS. È una trasmissione dove legge e riadatta grandi romanzi. È qui che avviene l’evento che lo fa diventare improvvisamente una star: il 30 ottobre il suo adattamento radiofonico de La guerra dei mondi di H.G. Wells raggiunge migliaia di ascoltatori che credono realmente allo sbarco in diretta degli alieni sulla Terra. 

Lo stesso anno gira Too Much Johnson, un progetto da inserire in uno spettacolo teatrale, e l’anno successivo scrive una sceneggiatura ispirata a Cuore di tenebra di Conrad, ma sarà possibile girare solo le prime scene per problemi di budget. Era il 1940 quando Francis Scott Fitzgerald scrive un racconto sul mondo del cinema e mette in bocca al suo personaggio Bobby una considerazione su Orson Welles. 

” Signor Marcus, disse in tono così sincero con la voce di tremante, non mi stupirebbe se Orson Welles fosse la più grossa minaccia piovuta Hollywood da anni. Guadagna 150.000 dollari per un film e non mi stupirei che fosse così estremista da costringervi a rifare tutte le apparecchiature per ricominciare tutto daccapo, come avete fatto nel 28 col sonoro. – Oh mio Dio, gemette il signor Marcus.”

Il racconto di Fitzgerald fu pubblicato sulle Square prima che Orson Welles girasse Quarto potere. Francis Scott Fitzgerald scriveva didascalie per i film muti e lavorava saltuariamente come soggettista a Hollywood. Ma la sua vera vena creativa la esprimeva nella letteratura osservando la realtà del mondo del cinema e le sue follie. 

Probabilmente la sua invidia per Orson Welles era grande, così come lo era per molte persone a Hollywood in quel momento. Ma perché Orson Welles era così odiato e invidiato? 

Orson Welles a Hollywood

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Era passato solo qualche mese da quando il 21 luglio 1939 la RKO aveva firmato con il 24enne Orson Welles un contratto milionario per il suo esordio cinematografico, dandogli una totale libertà creativa, sia nella scrittura che nella regia del film. Un fatto del genere aveva lasciato tutti a bocca aperta. Sceneggiatori e registi che già lavoravano da anni con continui compromessi stentavano a crederci e diventarono verdi dalla rabbia alla sola vista di Orson che girava per gli Studios. 

La cosa stupisce ancora di più se consideriamo il fatto che siamo nell’era dei tiranni degli Studios come David O. Selznick che produceva film per la MGM come Via col vento senza lasciare ai registi nessuna autonomia creativa, supervisionando i progetti come un dittatore, con diritto di vita e di morte sui progetti in qualsiasi fase di produzione. Quando Orson Welles approda ad Hollywood gli viene riconosciuto un carisma rivoluzionario e una comprensione geniale del meccanismo di funzionamento dei media. I produttori lo considerano una gallina dalle uova d’oro. 

La RKO voleva assicurarsi La giovane star e sfruttare le sue potenzialità nel mercato cinematografico, consapevole dei rischi che correva nel collaborare con un uomo ribelle e rivoluzionario, che amava fare della trasgressione e della provocazione il suo stile di vita. 

Di sicuro Orson Welles non amava affatto i rigidi codici e la struttura a catena di montaggio di Hollywood. Infatti aveva rifiutato svariati i contratti che gli erano stati offerti con lo stesso criterio con cui venivano offerti a tutti gli altri registi, uomini che avevano alle spalle anche lunghe carriere. La RKO fu la prima a capire che l’unico modo per assicurarsi Orson Welles nel cinema era quella di offrirgli libertà illimitata e di fidarsi completamente di lui e della sua compagnia teatrale Mercury Theater che avrebbe realizzato la produzione esecutiva del film. 

L’obiettivo era quello anche di lanciare un’immagine più giovane, dinamica e creativa dello Studio rispetto alle politiche delle concorrenza. Ma la lavorazione del primo film di Orson Welles fu travagliata e faticosa. Inizialmente bloccò molti progetti come l’adattamento di Cuore di tenebra di Conrad, finché il regista decise di dedicarsi alla storia del magnate della Stampa Charles Foster Kane e di realizzare Quarto potere. 

Quarto potere

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Quarto potere è sicuramente tra i film da vedere assolutamente della storia del cinema. E’ la storia di Charles Forster Kane, magnate della stampa, raccontata in flashback dal momento della sua morte, attraverso interviste e testimonianze di chi lo ha conosciuto. È l’indagine di un giornalista che vuole realizzare un cinegiornale su Kane e cerca il senso della vita dell’uomo. Ma alla fine non lo trova e finisce per perdersi nel suo mistero.

Quarto potere rompe tutti i codici del cinema standardizzato degli Studios per diventare un eccesso narrativo e visivo. Il film è un labirinto senza centro, una dilatazione dello spazio e del tempo che riguarda anche l’aspetto morale e psicologico dei personaggi. 

Dopo la visione del film si ha l’impressione di aver attraversato un labirinto senza trovare l’uscita. In realtà il film è concepito proprio come un labirinto, ma il centro non esiste affatto: è chiuso da ogni strada di accesso. È un puzzle che invita lo spettatore a ricostruire la vita del personaggio, ma alla fine ci rendiamo conto che a tenere insieme tutti i frammenti c’è qualcosa di segreto: si può accedere solo al caos delle apparenze. 

Il tema centrale, metafisico, poliziesco, mitologico e allegorico, è la ricerca dell’anima segreta di un uomo. Un film esistenzialista con una profonda dimensione simbolica. La realtà che emerge dall’indagine del giornalista e dai frammenti contraddittori della personalità di Kane è l’impossibilità di dare un giudizio sulla vita di un uomo, nonostante i fatti concreti che ha lasciato nella società durante la sua vita. 

Ma il film utilizza anche il suo protagonista per fare un’analisi della società americana nell’arco di 50 anni. È una critica aspra nei confronti del mondo del giornalismo e della sua manipolazione delle notizie, e del New Deal e delle politiche di Roosevelt dopo la grande depressione. 

La vita di Kane e l’evoluzione della società americana sembrano progredire di pari passo. La perdita dell’infanzia, l’allontanamento da casa del bambino corrisponde al passaggio americano dall’età pura e incontaminata dei pionieri a quella dei lupi di Wall Street. L’ossessione del potere di Kane è una profonda nevrosi legata alle mancanze e alle perdite nella sua infanzia. Un’infanzia che continua ad ossessionarlo per tutta la vita. 

Il film inizia con la morte di Kane e questo determina la sua struttura a flashback dentro un tempo che è già trascorso, un sentimento di perdita che percorre tutto il film. Kane è un personaggio shakespeariano attraversato da conflitti ad ogni livello: generoso e tiranno, onesto e prevaricare. È un personaggio doppio come il giocattolo preferito della sua infanzia, la slitta Rosebud e quella del primo Natale. 

Le inquadrature hanno una forte e profondità di campo e sono angolate spesso dal basso, includendo nel campo di ripresa anche i soffitti. La durata e il piano sequenza sostituiscono il découpage classico. Lo spettatore non è guidato nella selezione dei piani e dei campi del regista ma può scegliere cosa guardare all’interno dell’inquadratura, lo sguardo vaga alla ricerca dei dettagli significativi.

L’evoluzione del personaggio, prima potente e inquadrato dal basso, poi schiacciato dalla presenza dei soffitti in immagini deformate, si aggancia alla scelta delle inquadrature. Orson Welles riesce a realizzare, in sintesi, un’opera dove forma è contenuto sono perfettamente armonizzati, e uno e lo specchio dell’altro. 

Il vero Charles Foster Kane

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Il fatto è che il reale Kane si arrabbiò parecchio quando si accorse che nel personaggio del film c’era chiaramente la sua personalità, il suo giornale e parti della sua vita. Prima cercò di combattere l’uscita del film per vie legali, poi provo addirittura ad esigere che venisse bruciato il negativo. Infine tentò in tutti i modi di impedire l’uscita del film. 

I parallelismi tra la vita di Charles Foster Kane ed Hearst erano molti ed estremamente chiari: rampollo di una ricca famiglia che ha una miniera d’oro, cresce disinteressandosi completamente dell’attività del padre e iniziando a fare giornalismo con un piccola quotidiano, New York enquire nella finzione, San Francisco Examiner nella realtà. 

Assunse un piccolo gruppo di giornalisti con cui diventò sempre più famoso grazie alla sua capacità di creare notizie sensazionalistiche. Hearst inventò il giornalismo scandalistico e diventò un editore con un potere mediatico smisurato, fino a intraprendere la carriera politica e a diventare membro del congresso degli Stati Uniti. Impedì ai suoi giornalisti di pubblicare articoli sul film nei suoi giornali e invitò tutti i suoi lettori a boicottare l’uscita di Quarto potere e a non andarlo a vedere. Tentò di censurare in tutti i modi il film ma non ci riuscì. 

Successivamente il magnate del giornalismo accuso Orson Welles di filocomunismo e riuscì ad attivare perfino un’inchiesta dei servizi segreti. Quarto potere fu un grande successo di critica e tra gli addetti ai lavori ma fu un fallimento commerciale. Erich Von Stroheim dopo la proiezione disse che sarebbe stato uno dei più importanti film a lasciare un segno nella storia del cinema. Ma il pubblico non andò a vederlo. 

L’orgoglio degli Amberson

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Il secondo film di Orson Welles fu L’orgoglio degli Amberson, del 1942, che ebbe un insuccesso ancora più clamoroso di Quarto potere. La RKO che produsse i due film perse una montagna di soldi. A quanto pare Francis Scott Fitzgerald aveva ragione a definire il regista un pericolo per Hollywood. Il pericolo però non consisteva nella personalità del regista ma dai suoi incassi ridicoli rispetto ai costi di produzione dei film. 

In realtà i due primi film di Orson Welles stavano attivando la più grossa rivoluzione del cinema hollywoodiano destinata a cambiare il linguaggio del cinema classico rigido e conformista in qualcosa di nuovo, in un cinema di avanguardia rivoluzionario con grandi budget. Il pubblico però si era affezionato al linguaggio stereotipato dei film classici e non era affatto ricettivo. Nemmeno la candidatura all’Oscar riuscì ad aumentare gli incassi.

L’orgoglio degli Amberson prosegue le indagini sui temi esplorati da Orson Welles  in Quarto potere. Racconta la storia della decadenza di una famiglia di ricchi proprietari terrieri mentre la rivoluzione industriale investe la società, personaggi che vivono in conflitto ideologico e morale con il mondo esterno. Un conflitto causato dall’ego, dal narcisismo e dalla sete di potere. Sia in Quarto potere che ne L’orgoglio degli Amberson troviamo però la fragilità e la vulnerabilità di questi personaggi ad un livello intimo. 

Lo stile di Orson Welles

Lo stile innovativo e rivoluzionario di Welles diventa ancora più chiaro con il secondo film: dilatazione del tempo e della durata delle inquadrature, profondità di campo e piani sequenza, scenografie complesse e sovraccariche che diventano immagini fortemente simboliche e iconografiche, profondità di campo anche nel sonoro. 

Queste caratteristiche percorreranno saranno presenti in tutta la filmografia di Orson Welles, impronta fortemente riconoscibile di un autore una fortissima personalità. Un’opera che vede nell’ artificio e nella falsificazione della realtà una sorta di illusionismo e di gioco di prestigio filmico. L’eccesso del trucco sui volti degli attori, la loro fisicità eccessiva e le singole immagini capaci di cogliere la verità sul piano drammatico

Il film successivo, Terrore sul Mar Nero, viene interrotto a metà lavorazione. Orson Welles viene licenziato dalla RKO mentre si trova sul set di un film a puntate, All Is true e il suo lavoro viene manipolato e tagliato in fase di montaggio. Anche i film successivi vengono acclamati dalla critica ma non hanno successo di pubblico.

Lo straniero

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Nell’autunno del 1945 Welles inizia la produzione de Lo straniero, un film noir . dove interpreta egli stesso un nazista che ha cambiato identità e si è rifugiato in una cittadina del New England. Il film è interpretato da Edward G Robinson e Loretta Young.

Il produttore Sam Spiegel voleva assumere inizialmente il regista John Huston che aveva scritto la sceneggiatura, ma Huston era entrato nell’esercito e Welless ebbe la possibilità di dirigere il progetto. Il primo film che Orson Welles riusciva a dirigere dopo 4 anni. Gli accordi prevedevano che se il progetto avesse avuto successo avrebbe potuto dirigere altri quattro film con la International Picture, avendo anche un discreto controllo creativo.

Lo straniero è stato l’unico vero successo di pubblico di Orson Wells: costato un milione di dollari, dopo 15 mesi dal suo rilascio nelle sale cinematografiche aveva incassato 3 milioni e duecentomila dollari. International Picture però non assegna ad Orson Welles i successivi quattro film e il contratto promesso viene cancellato: pensavano che margini di profitto fossero troppo bassi.

La signora di Shanghai

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Nel 1947 Orson Welles realizzò un film in cambio dell’aiuto finanziario di Harry Cohn per la sua produzione teatrale Around the world. Lo concepì come un modesto thriller per raggiungere il suo obiettivo teatrale ma il budget salì enormemente quando nel cast entrò Rita Hayworth. Ad Harry Cohn, tanto per cambiare, non piaceva la prima versione del montaggio di Orson: trovava la trama confusa e pensava che non ci fossero abbastanza primi piani. Non gli piaceva neanche il tono da commedia nera che il regista usava in alcune scene. Anche questo film di Welles è stato rimontato dallo Studio con l’aggiunta di nuove riprese dopo la fine del lavoro del regista. Dopo La signora di Shanghai Orson Welles e Rita Hayworth hanno divorziato. Il film è stato un successo in Europa ma un fiasco negli Stati Uniti dove è stato rivalutato decenni dopo, diventando un film di culto del genere Noir. Un destino simile al film Monsieur Verdoux, il progetto inizialmente diretto da Chaplin e poi passato nelle mani di Charlie Chaplin.

Macbeth

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Nel 1948 Orson Welles riuscì a convincere la Republic Picture a fargli dirigere una versione a basso costo del Macbeth: era il tentativo di realizzare un film epico con costumi stilizzati e una colonna sonora preregistrata, le stesse tecniche impiegate per la realizzazione dei b-movie. Il film trasforma e rielabora profondamente attraverso la sceneggiatura di Welles l’opera di Shakespeare e diventa uno scontro tra ideologie pagane e protocristiane. Lo stile è simile a quello di Quarto potere. All’uscita del film la stampa lo condannò come un vergognoso massacro di Shakespeare da parte di Welles. La produzione richiamò il regista per tagliare 20 minuti e girare nuove scene. Ma il film fu un disastro. Anche stavolta i fan erano in Europa: in particolare il poeta e regista francese Jean Cocteau, che descrisse i personaggi del film come “inquietanti corridoi di una metropolitana da sogno, una miniera di carbone abbandonata e cantine in rovina che trasudano acqua”.

Ritorno in Europa, Othello

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Nel 1948 Orson Welles si sposta in Europa dove partecipa come attore in diversi film come Blackmagic, del 1948, dove interpreta Cagliostro e conosce Akim Tamiroff che avrebbe chiamato successivamente nelle sue produzioni. Nel 1949 lavora con Carol Reed nel film Il terzo uomo insieme a Joseph Cotten, suo amico e interprete del primo film Quarto potere. Partecipa anche a diverse produzioni italiane interpretando Cesare Borgia nel film Il principe delle volpi del 1949, con Tyrone Power, o il guerriero mongolo nel film tratto dal romanzo The black rose, nel 1950. 

Lavorando come attore in giro per l’Europa Orson Welles mette da parte il denaro che guadagna per realizzare una versione cinematografica di Otello. Realizza il film tratto dall’opera teatrale di Shakespeare nell’arco di 2 anni, dal 1949 al 1951, girando tra Italia e Marocco. Invita a partecipare alle riprese molti suoi amici come Micheál Mac Liammóir nella parte di Iago, e Hilton Edwards nel ruolo del padre di desdemona. Suzanne Cloutier interpreta il ruolo di Desdemona. Le riprese vanno avanti con difficoltà perché Welles esaurisce continuamente i fondi e deve mettersi di nuovo a lavorare come attore. 

A causa del basso budget le stampe finale del film hanno una colonna sonora di qualità mediocre, con parecchie interruzioni del suono nei momenti di silenzio. Il film è stato restaurato nel 1992 dalla figlia di Welles, Beatrice Will Smith, e distribuito nuovamente nelle sale cinematografiche. Nel restauro è stata inclusa anche la colonna sonora originale realizzata da Angelo Francesco Lavagnino e sono stati aggiunti diversi effetti sonori. Questa nuova distribuzione ha avuto un ottimo successo in America nel 1952. Orson Welles lavora in Inghilterra al programma radiofonico Harry lime di Harry Alan Towers, una nuova serie dal titolo The Black Museum, che dura un anno. 

Un altro ruolo gli viene offerto dal regista Herbert Wilcox: si tratta della parte di una vittima assassinata nel film Trent’s last case. Orson Welles lavora anche alla BBC nel 1953 leggendo i brani del poema epico di Walt Whitman Song of myself. Poi interpreta il professor Moriarty nella serie radiofonica Le avventure di Sherlock Holmes. Torna successivamente in America per recitare in Omnibus di King Lear, trasmesso sulla CBS, poi lavora in un film come antagonista Trouble in the Glen e in Three cases of murder. L’amico John Huston lo chiama per interpretare Padre Mapple nel 1956, in un film ispirato al romanzo Moby Dick di Herman Melville, con protagonista Gregory Peck. 

Rapporto confidenziale

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Orson Welles riesce a realizzare un nuovo film nel 1955. Il titolo è Rapporto confidenziale. Il produttore è il suo amico e mentore politico Luis Dolivet. Gira in Francia, Germania, Spagna e Italia con un budget bassissimo. La storia è basata su episodi del programma radiofonico Harry lime in cui Orson aveva lavorato. Il regista interpreta egli stesso il protagonista. Si tratta di un miliardario che assume un uomo per approfondire I segreti del suo passato. 

Nel cast c’è Robert Arden, che aveva conosciuto durante il lavoro radiofonico di Harry lime, e la terza moglie di Welles, Paola Mori. In montaggio però Welles è molto lento e fa perdere la pazienza a Luis Dolivet che lo licenzia e preferisce terminare il film senza di lui. A quanto pare le disavventure nella lavorazione dei film non finiscono ad Hollywood. La versione di Dolivet viene intitolata Rapporto confidenziale, l’altra Mr. Arkadin. Nel 2005 il museo del cinema di Monaco ha curato il restauro di questo film. 

Touch of Evil

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Nel 1956 Orson Welles torna ad Hollywood ed inizia le riprese di un progetto pilota: La fonte della giovinezza, basato sul racconto di John Collier. Il film va in onda solo nel 1958 e vince il Peabody Award. Poi Welles torna a recitare in programmi televisivi, radio e cinema. Lavora in Man in the Shadow, per la Universal pictures, nel 1957. Alla Universal trova la possibilità di dirigere Charlton Heston in un progetto dal titolo Touch of Evil, nel 1958, basato sul romanzo di With Masterson, Badge of Evil. 

Inizialmente doveva partecipare al film solo come interprete ma grazie all’aiuto di Charlton Heston la Universal gli assegnato il film anche come regista. Nella lavorazione del progetto si riuniscono molti collaboratori e amici di Orson Welles: il cameraman Russell Metty, che aveva lavorato con lui in Lo straniero The Stranger; il truccatore Maurice Seiderman, che aveva lavorato in Quarto potere Citizen Kane; gli attori Joseph Cotten, Marlene Dietrich e Akim Tamiroff. 

Stranamente la lavorazione questa volta procede senza problemi e Orson Welles riesce a terminare il film nei tempi previsti e con il budget assegnato. Ma anche stavolta il montaggio finale del regista non piace allo Studio che rimonta daccapo il film per mostrare una trama più scorrevole e chiara. Orson Welles disconosce questa versione e scrive 58 pagine di suggerimenti e obiezioni. Nel 1978 è stata scoperta e pubblicata la versione originale del film montata dal regista. 

Don Chisciotte

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Mentre la Universal la taglia e mutila Touch of Evil Orson ha già iniziato le riprese del suo nuovo film, un adattamento del romanzo Don Chisciotte di Miguel de Cervantes in Messico. Nel 1959 continua a girare il Don Chisciotte tra Spagna e Italia. In Italia dirige anche alcune scene del film Davide e Golia, poi si sposta tra Hong Kong, Parigi e Jugoslavia dove lavora nuovamente come attore. Le riprese di Chisciotte durano per tutti gli anni 60 a fasi alterne. 

Welles elabora i concetti, il tono e il finale del film cambiando continuamente: avrebbe potuto continuare a giocare con il montaggio per altri 20 anni, ma aveva una versione definitiva alla fine degli anni 60. Nel 1961 lavorò per la televisione pubblica italiana dirigendo una serie di film a episodi, ciascuno della durata di mezz’ora, intitolata Nella terra di Don Chisciotte. Si tratta di diari di viaggio, riprese della moglie Paola e della loro figlia Beatrice. Nel 1970 il regista torna a Hollywood dove continua a finanziare da sé in modo indipendente i suoi nuovi progetti e partecipa spesso ai talk show americani.

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Il processo

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Nel 1962 Orson Welles dirige il suo adattamento cinematografico de Il processo di Franz Kafka. Il protagonista nei panni di Joseph K è Anthony Perkins, e nel cast c’è anche Jeanne Moreau, Romy Schneider, la moglie Paola Mori e l’amico Akim Tamiroff. Anche questa produzione, curata da Michael e Alexander Salkind, fu travagliata e spesso a corto di soldi.

Ad un certo punto delle riprese, in Jugoslavia, fu comunicato al regista dai produttori che non era più possibile costruire scenografie sul set. Così Orson Welles ha cominciato a sfruttare luoghi e scenografie reali, come la stazione d’Orsey a Parigi, una stazione ferroviaria a quel tempo abbandonata. Allestì la sua piccola sala di montaggio in una stanza inutilizzata, fredda e deprimente che era una volta quella del capostazione. Anche questo film di Orson fu un fallimento commerciale. Il regista ha dichiarato in alcune interviste alla BBC che secondo lui Il processo è il miglior film che abbia mai realizzato.

Suoni a mezzanotte

“Suoni a mezzanotte” è un film del 1965 diretto da Orson Welles. Questo film è un’adattazione di diverse opere di Shakespeare, concentrandosi principalmente sul personaggio di Sir John Falstaff dalle opere “Enrico IV” di Shakespeare.

Il film unisce elementi da “Enrico IV, Parte 1”, “Enrico IV, Parte 2”, “Enrico V” e “Le Allegre Comari di Windsor”. Orson Welles interpreta il ruolo di Falstaff ed esplora il rapporto di Falstaff con il Principe Hal (interpretato da Keith Baxter) e il suo successivo rifiuto da parte del principe quando questi sale al trono come Re Enrico V.

“Suoni a mezzanotte” è noto per il suo uso innovativo del testo shakespeariano e per la sua rappresentazione del complesso personaggio di Falstaff. L’interpretazione di Orson Welles nel ruolo principale è molto apprezzata, e il film è considerato uno dei suoi successi artistici.

Il titolo “Suoni a mezzanotte” è un riferimento a una frase delle opere di Shakespeare, in cui Falstaff descrive la sua vita e le sue esperienze. Il film è celebrato per la sua interpretazione poetica ed emotiva del materiale originale, rendendolo un’opera significativa nel campo delle trasposizioni cinematografiche delle opere di Shakespeare.

The Immortal Story

“The Immortal Story” è un film del 1968 diretto da Orson Welles. Il film è basato su un racconto breve dell’autrice danese Karen Blixen, che ha scritto anche con lo pseudonimo di Isak Dinesen. La storia è ambientata a Macao ed è conosciuta per la sua narrazione atmosferica e in parte surreale.

La trama ruota attorno al signor Clay (interpretato da Welles), un ricco mercante che diventa ossessionato dal realizzare una storia. Assume un giovane marinaio, Levinsky (interpretato da Norman Eshley), per aiutarlo a realizzare questo desiderio. La storia coinvolge una giovane donna di nome Virginie (interpretata da Jeanne Moreau) e un marinaio che la visiterà. Il film esplora temi di solitudine, desiderio e il potere della narrazione.

“The Immortal Story” è un film relativamente breve, ma è noto per le sue scene visivamente suggestive e per lo stile distintivo nella regia di Welles. Inizialmente, è stato prodotto per la televisione francese e successivamente è stato distribuito come un lungometraggio. La qualità meditativa e onirica del film lo distingue dai lavori più famosi di Welles come “Quarto potere” e “L’infernale Quinlan.”

Sebbene “The Immortal Story” potrebbe non essere così noto come alcuni degli altri film di Welles, rimane un lavoro affascinante e atmosferico nella sua filmografia.

In quel periodo Orson incontra di nuovo l’attrice Oja Kodar che aveva incontrato sul set de Il processo: i due iniziano un rapporto professionale e amoroso.

Orson e Oja provano a finanziare un progetto insieme, un adattamento del romanzo The Heroin di Karen Blixen, ma i fondi scompaiono dopo il primo giorno di riprese. Il regista recita in un breve cameo nella parte del Cardinale Wolsey in un film di Fred Zinnemann, Un uomo per tutte le stagioni. Nel 1977 Orson Welles inizia a dirigere The Deep, film basato sul romanzo di Dead calm di Charles Williams, girato al largo della Jugoslavia, con Jeanne Moreau, Laurence Harvey e Oja Kodar. Anche questo progetto fu abbandonato per mancanza di fondi, dopo la morte di Lawrence Harvey. Nel 1968 Welles gira un servizio televisivo per la CBS intitolato Orson’s bag, un mix di diari di viaggio, sketch comici e commedia shakespeariana.

The Other Side of the Wind

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Alla fine del 1970 Orson Welles si prepara a girare un nuovo film, The Other Side of the Wind, ma l’opera rimane incompiuta anche molti anni dopo la sua morte. Viene completato solo nel 2018 e presentato al festival di Venezia. Il film racconta la storia di un regista, Jake, su cui Orson Welles proietta il suo alter ego, che cerca di realizzare un film attorniato da un girotondo di amici, collaboratori e gente di cinema. Una sorta di personale versione di 8 e mezzo di Fellini, un film di un grande regista sull’esperienza e sui conflitti del fare film. 

F come falso

“F for Fake” (in italiano, “F come Falso”) è un film del 1973 diretto da Orson Welles. Questo documentario sperimentale esplora il concetto di falsificazione e inganno nell’arte e nella vita stessa.

Il film è noto per la sua struttura narrativa non lineare e per il modo in cui sfida le convenzioni tradizionali del documentario. Welles stesso è una presenza chiave nel film, servendo come narratore e figura centrale. Nel corso del film, Welles discute di vari trucchi e frodi, dalla falsificazione delle opere d’arte al mondo dei prestigiatori e degli imbroglioni.

“F for Fake” è un esempio di metacinema, in quanto Welles esplora il concetto di realtà, finzione e manipolazione nell’arte e nel cinema stesso. Il film sfida lo spettatore a interrogarsi sulla verità e la finzione nelle opere d’arte e nell’esperienza umana.

Il film è noto per la sua vivace narrazione e il suo stile cinematografico unico. È stato un lavoro influente nella storia del cinema documentario sperimentale ed è considerato uno dei contributi più significativi di Orson Welles al medium cinematografico. “F for Fake” è una riflessione intellettuale e affascinante sulla natura dell’inganno e dell’arte.

Filmando Othello

“Filmando Othello” è un documentario del 1978 diretto da Orson Welles. Il film segue il dietro le quinte della realizzazione del film “Otello” (1951) di Welles, che è considerato uno dei suoi lavori più importanti.

Il documentario offre uno sguardo approfondito e spesso intimista sul processo di creazione cinematografica di Welles mentre girava “Otello”. Il film originale di “Otello” è noto per essere stato realizzato in condizioni finanziarie precarie e per la sua produzione tumultuosa, ma è anche celebrato per la sua audacia e inventiva visiva.

“Filmando Othello” mostra le sfide che Welles ha affrontato durante la produzione di “Otello”, compresi i problemi finanziari, le difficoltà tecniche e la natura ambiziosa del progetto. Il documentario offre anche uno sguardo più profondo sul pensiero di Welles riguardo al suo lavoro e alla sua visione artistica.

Inoltre, il documentario mette in luce il talento e la passione di Orson Welles come regista e attore, offrendo un ritratto affascinante dell’uomo dietro alcune delle opere cinematografiche più influenti del XX secolo.

“Filmando Othello” è un’opera significativa per gli appassionati di cinema e offre un’occasione unica per comprendere il processo creativo di uno dei registi più innovativi della storia del cinema.

Ultimi lavori

Successivamente ha lavorato come attore in L’uomo, la bestia e la virtù di Steno, con Totò, La lunga estate calda con Paul Newman. Interpreta ironicamente sé stesso nel film breve La ricotta di Pierpaolo Pasolini. Vince il Leone d’oro alla carriera nel 1970, l’Oscar alla carriera nel 1971, un David di Donatello nel 1983. 

Orson Welles muore ad Hollywood, il luogo che gli aveva creato sempre così tanti problemi, a causa di un attacco cardiaco, il 10 ottobre 1985. Il giorno prima, aveva partecipato al Merv Griffin Show esibendosi in uno dei suoi giochi di prestigio. Negli Stati Uniti i giornali parlarono di un grande regista che era sempre stato causa di fallimenti finanziari, mentre in Europa la stampa si concentrò di più sui grandi risultati artistici che aveva conseguito. 

La profonda convinzione che il denaro sia tutto ciò che conta nella vita di un uomo aveva reso la carriera di Orson Welles negli Stati Uniti molto difficile, e la critica continuò anche dopo la sua morte. Le ceneri di Orson Welles riposano a Ronda, in Spagna, nella fattoria dove visse il torero Antonio Ordóñez dove il giovanissimo regista trascorse qualche mese durante i suoi vagabondaggi giovanili.

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