Il primo prototipo dei film gotici italiani fu Il mostro di Frankenstein (1920) di Eugenio Testa. A lungo considerato perduto, è comunemente considerato il primo film horror italiano e l’ultimo fino a I vampiri di Riccardo Freda (1956) 3 decenni e mezzo dopo. Per tutto il periodo fascista, le commedie borghesi del “telefono bianco” erano di gran moda in Italia, mentre una rigida censura teneva sotto controllo i film dell’orrore. Negli anni che seguirono l’Italia recuperò il tempo perduto; e gli anni ’60 videro un’ondata di film gotici italiani oscuri e violenti.
I film gotici italiani sono nati quasi per gioco: Riccardo Freda ha scommesso con i produttori Ermanno Donati e Luigi Carpentieri che un film horror soprannaturale potesse essere girato anche in Italia. I due, non del tutto persuasi, accettano e danno un piccolo budget a Freda, noto per la sua capacità di girare film in poco tempo. La produzione è problematica e Freda lascia il set a metà delle riprese chiedendo a Mario Bava, direttore della fotografia, di finire il lavoro. Si tratta di Vampiri, il primo film horror dell’allora fertile mercato cinematografico italiano. Nel ’57 il film pone le basi della categoria e integra componenti di orrore tradizionale come l’inquietante castello con componenti di pura modernità: gli abominevoli omicidi non sono infatti un’antica maledizione tuttavia la Duchessa Du Grand è consumata dalla fontana della giovinezza e si inietta il sangue delle ragazze nel suo corpo. Gli incassi del film sono modesti, 124 milioni di lire, ma il genere del film gotico italiano è inaugurato.
Il film di Freda fu il primo ma ci è voluto il successo mondiale di Black Sunday di Mario Bava per iniziare questa nuova era dei film gotici italiani. Adattato da The Viy di Nikolai Gogol, il film di Bava segue la resurrezione di una strega del XVII secolo, interpretata da Barbara Steele, nella sua primo ruolo significativo, mentre si propone di possedere il corpo dei suoi discendenti e vendicare la sua morte. Maestro della luce, dell’ambientazione e del significativo movimento della macchina da presa, fin dall’inizio Bava mostra uno stile visivo che lo distingue dai registi dei film gotici americani e britannici. La fotografia monocromatica del film ha un fascino oscuro e celestiale, sottolineato da minuti di inquietante surrealismo.
I vampiri (1957)
Parigi. Le ragazze vengono scoperte morte, prosciugate dal loro sangue. Un giornalista esamina questi omicidi mentre la splendida Gisele, di una famiglia aristocratica, tenta di sedurlo. Registi: Riccardo Freda, Mario Bava. Protagonisti: Gianna Maria Canale, Carlo D’Angelo, Dario Michaelis, Wandisa Guida. Un film gotico italiano scioccante che tratta vari temi del genere, dalla dipendenza dalla droga alle cripte, ma solo pochi minuti sono davvero macabri. Perfetto per gli appassionati del film gotico.
La maschera del demonio (1960)
Una strega crudele e il suo diabolico servo tornano dalla tomba e avviano un sanguinoso piano per recuperare il corpo della bella discendente sosia della strega. Regia: Mario Bava. Protagonisti: Barbara Steele, John Richardson, Andrea Checchi, Ivo Garrani. I critici del cinema italiano moderno hanno criticato negativamente il film, anche se alcuni ne hanno notato la cinematografia. Il film ha splendidi movimenti della macchina da presa, e il design estetico di Bava produce poesia ed emozioni oltre che sensazionale. Bava è un autore di film pittorici e questo è uno dei suoi lavori migliori.
Il mulino delle donne di pietra (1960)
Nell’Olanda del XIX secolo, un insegnante di arte e un chirurgo estetico senza licenza gestiscono un laboratorio segreto dove la figlia malata dell’insegnante riceve trasfusioni di sangue da donne rapite che finiscono per essere trasformate in opere d’arte macabra. Regia: Giorgio Ferroni. Protagonisti: Pierre Brice, Scilla Gabel, Wolfgang Preiss, Dany Carrel. Ferroni ha diretto il film con maestria e metodo: la campagna pianeggiante dell’Olanda, con i suoi mulini a vento, offre alcune ambientazioni insolite mai utilizzate nel cinema horror gotico. A parte la confezione il linguaggio è piuttosto teatrale e il ritmo è lento.
L’orribile segreto del Dr. Hichcock (1962)
Nella Londra del XIX secolo, una signora sposa un medico con propensioni necrofile, e la cui prima moglie è morta in strane circostanze, e potrebbe tornare dalla tomba per torturare il suo ex marito. Regia: Riccardo Freda. Protagonisti: Barbara Steele, Robert Flemyng, Silvano Tranquilli, Maria Teresa Vianello. Un film gotico italiano sulla necrofilia con una fotografia notevole. Piacevole e sempre avvincente si appoggia troppo a grandi classici come Vampyr, Jane Eyre, Rebecca e Strange Case of Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Colori, luci, montaggio ed effetti sono esteticamente sorprendenti.
I tre volti della paura (1963)
Boris Karloff recita in un trio di storie spaventose che riguardano una ragazza squillo perseguitata, un mostro simile a un vampiro che si approfitta della sua casa e un’infermiera che è perseguitata dal legittimo proprietario del suo anello. Regista: Mario Bava. Protagonisti: Michèle Mercier, Lidia Alfonsi, Boris Karloff, Mark Damon. L’aspetto più inquietante del film è il suo stile, in particolare gli interni pesanti e sporchi di in The Drop of Water, mentre la recitazione è meno convincente. Anche le forzature ottiche e sonore sembrano a tratti troppo eccessive: un maggior rigore avrebbe giovato al film.
Lo spettro (1963)
Una donna e il suo amante uccidono il marito di lei, un medico. Rapidamente. Subito dopo iniziano a verificarsi cose strane e si chiedono se lo abbiano davvero ucciso o se stia tornando dalla morte per perseguitarli. Regia: Riccardo Freda. Protagonisti: Barbara Steele, Peter Baldwin, Elio Jotta, Harriet Medin. Pittoricamente straordinario il film ha dialoghi che non riescono ad essere allo stesso livello. Il regista riesce a creare atmosfere gotiche con una storia poco originale e già vista.
La frusta e il corpo (1963)
Il fantasma di un perfido nobile che si sforza di riaccendere il suo amore con la sua precedente amante masochista, che è fidanzata con riluttanza con suo fratello. Regista: Mario Bava. Protagonisti: Daliah Lavi, Christopher Lee, Tony Kendall, Evelyn Stewart. Film lento ed a tratti ripetitivo con tagli di censura che rendono gran parte di questo film sui fantasmi incomprensibile, è stato definito da alcuni critici una imitazione del film horror britannico. La fotografia è notevole ma l’ambientazione gotica genera spesso più risate che paure, con una lunga serie di clichè del film gotico.
Danza macabra (1964)
Un reporter scommette che può passare la notte in un castello infestato alla vigilia di Ognissanti. Durante il suo soggiorno, incontra il raccapricciante ex abitante del castello che si innamora di un affascinante fantasma di una donna. Registi: Antonio Margheriti, Sergio Corbucci. Protagonisti: Barbara Steele, Georges Rivière, Margrete Robsahm, Arturo Dominici. Sceneggiato in modo imprevedibile, girato in modo goffo, il film ha scene interessanti e merita di essere visto per le atmosfere gotiche. Ottime le performance di Halina Zalewska e Barbara Steele.
I lunghi capelli della morte (1965)
Una donna è sospettata di stregoneria e viene bruciata viva. La sua maledizione la riporta dalla morte per vendetta. Barbara Steele non è quasi mai stata così sbalorditiva. Thriller horror umorale e denso di atmosfere. Regia: Antonio Margheriti. Protagonisti: Barbara Steele, George Ardisson, Halina Zalewska, Umberto Raho.
Un angelo per Satana (1966)
Alla fine dell’Ottocento, in un paesino italiano in riva al lago viene recuperata un’antica statua. Rapidamente iniziano una serie di delitti e i superstiziosi del paese pensano che la statua porti un’antica maledizione. Regia: Camillo Mastrocinque. Protagonisti: Barbara Steele, Anthony Steffen, Claudio Gora, Mario Brega.
Operazione paura (1966)
Una città dei Carpazi è infestata dal fantasma di una donna omicida, che spinge un coroner e un tirocinante medico a scoprire i suoi trucchi mentre una strega cerca di mettere al sicuro gli abitanti del villaggio. Regia: Mario Bava. Protagonisti: Giacomo Rossi Stuart, Erika Blanc, Fabienne Dalì, Piero Lulli. E’ una storia in cui l’ambientazione è tutto, e il risultato estetico è molto più superbo di Sei Donne per l’Assassino. Ogni aspetto della fotografia è gestito sapientemente da Bava per ottenere un impatto notevole e seducente. La storia è scritta abilmente e ottiene i risultati spaventosi che il pubblico si aspetta. Ci sono gli stessi clichè gotici di sempre ma curati in modo così magistrale da rinnovare il genere. Il film ha ottenuto applausi dal regista Luchino Visconti alla sua anteprima a Roma.
La strega in amore (1966)
Uno scrittore donnaiolo viene attirato in una casa da una donna anziana con il pretesto di lavorare come curatore. Sua figlia, Aura, appare dal nulla e inizia a sedurlo. Lo scrittore è sempre più confuso: Aura esiste davvero? Regia: Damiano Damiani. Protagonisti: Richard Johnson, Rosanna Schiaffino, Gian Maria Volontè, Sarah Ferrati.
Un tranquillo posto di campagna (1968)
Un abile pittore prende in affitto una squallida casa per le vacanze e si scopre coinvolto nel passato oscuro che permea ancora la casa, in particolare l’omicidio di una contessa ossessionata dal sesso che è morta lì anni prima. Regia: Elio Petri. Protagonisti: Franco Nero, Vanessa Redgrave, Georges Géret, Gabriella Boccardo. Un film horror più intellettuale accuratamente realizzato, che si ispira ai lavori a tema follia di Edgar Allan Poe. E’ un film horror inquietante e le interpretazioni di Franco Nero e di Vanessa Redgrave sono accattivanti.
Tre passi nel delirio (1968)
Un trio di adattamenti di Edgar Allan Poe che raccontano di una viziosa contessa perseguitata da un cavallo spettrale, un feroce soldato perseguitato dal suo doppelgänger e una star del cinema alcolizzata perseguitata dal Diavolo. Registi: Federico Fellini, Louis Malle, Roger Vadim. Protagonisti: Jane Fonda, Brigitte Bardot, Alain Delon, Terence Stamp. L’episodio di Fellini è considerato il migliore dei 3. Toby Dammit è un Fellini nuovo dopo Giulietta degli Spiriti del 1965. L’episodio di Vadim è meno efficace ma abbastanza divertente, e quello di Malle, basato su uno dei migliori racconti di Poe, è piuttosto artificioso.
La bambola di Satana (1969)
Una coppia fa una gita in un castello per la lettura del testamento del ricco zio appena scomparso della signora e scopre che le ha lasciato il castello e i suoi locali. Regia: Ferruccio Casapinta. Protagonisti: Erna Schurer, Roland Carey, Aurora Bautista, Ettore Ribotta. Il film è radicato nel genere gotico dei primi film di paura italiani, ma le scene di nudità e i guanti neri posizionano chiaramente film nella nuova era del film horror italiano. Sembra tutto un po’ esagerato, ma i fan dell’horror italiano non si preoccupano per i dettagli.
Il rosso segno della follia (1970)
Uno stilista di abiti da sposa armato di mannaia uccide diverse giovani spose nel tentativo di scoprire un trauma giovanile nascosto nel suo inconscio. Regia: Mario Bava. Protagonisti: Stephen Forsyth, Dagmar Lassander, Laura Betti, Jesús Puente. Bava sviluppa in modo estremamente consapevole il film con le potenzialità della cinepresa e produce risultati sofisticati, ombre eleganti, distorsioni e uso di inquadrature bizzarre.
Hanno cambiato faccia (1971)
In questa allegoria sull’industrialismo, il direttore di una nota società di auto accoglie un suo impiegato nella sua casa di vacanza in campagna per offrirgli una promozione. Il vecchio uomo non è quello che sembra e la promozione ha un prezzo da pagare. Regia: Corrado Farina. Protagonisti: Adolfo Celi, Geraldine Hooper, Giuliano Esperati, Francesca Modigliani. Il film ha vinto il Pardo d’oro per la migliore opera prima al Festival Internazionale del Film di Locarno nel 1971. A tratti il racconto perde pezzi per strada e si blocca con discorsi politici e sociali prevedibili. Se fosse stato realizzato con un budget di spesa più ampio poteva essere affascinante.
La dama rossa uccide sette volte (1972)
2 sorelle acquisiscono il loro castello di famiglia, che si dice sia infestato dal loro antenato assetato di sangue, una donna dai capelli scuri con un accappatoio rosso chiamata la Regina Rossa, che si dice prenda 7 vite ogni secolo. Regia: Emilio Miraglia. Protagonisti: Barbara Bouchet, Ugo Pagliai, Marina Malfatti, Marino Masé.
La notte dei diavoli (1972)
Il patriarca di una ricca famiglia teme di apparire un giorno in forma di vampiro. Se ciò dovesse accadere, avverte la sua famiglia di non lasciarlo tornare a casa sua, non importa quanto li supplichi. Regia: Giorgio Ferroni. Protagonisti: Gianni Garko, Agostina Belli, Roberto Maldera, Cinzia De Carolis. Nonostante il surrealismo delle scene iniziali il film ha i problemi di una produzione horror frettolosa e a basso budget: regia imperfetta, recitazioni meccaniche, alcune scene con effetto notte poco plausibile.
Lisa e il diavolo (1974)
Un viaggiatore trascorre la notte in una fatiscente casa per le vacanze spagnola tenuta nella morsa soprannaturale di un eccentrico maggiordomo, che sembra una rappresentazione del Diavolo che aveva visto su un vecchio affresco. Regia: Mario Bava. Protagonisti: Telly Savalas, Elke Sommer, Sylva Koscina, Alessio Orano. Mettendo in mostra immagini oniriche e una storia lirica, potrebbe non essere un film molto facile da vedere: la sua storia lascia il pubblico a riflettere molto tempo dopo che il film è finito. Magico, spaventoso e attraente, Lisa e il Diavolo è una chicca per i fan dell’horror gotico.
Le orme (1975)
Alice Cespi, che vive da sola a Roma, è torturata da un frequente mal di testa a causa di un film che ha visto da giovane intitolato “Footprints on the Moon”, in cui un astronauta viene condannato a morire sulla Luna da un uomo malvagio. Viene licenziata dal lavoro e tornata nel suo appartamento scopre una cartolina che mostra un vecchio hotel in una località chiamata Garma. Decide di andare a Garma, un’isola turca, e prenota un hotel quasi vuoto. Le persone del posto affermano di averla vista pochi giorni prima, ma aveva lunghi capelli rossi. Registi: Luigi Bazzoni, Mario Fanelli. Protagonisti: Florinda Bolkan, Peter McEnery, Nicoletta Elmi, Caterina Boratto.
La casa dalle finestre che ridono (1976)
Stefano, giovane conservatore, viene incaricato di conservare un discutibile murale situato nella chiesa di un paesino sperduto. Regia: Pupi Avati. Protagonisti: Lino Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina, Giulio Pizzirani. I fan dei film horror italiani classici potrebbero trovare questo film gotico diverso dai tanti titoli di questo genere cinematografico, ma proprio per questo supera i suoi contemporanei: un persistente e frustrante senso di paura si espande in modo quasi intollerabile.
Anima persa (1977)
Occasioni insolite continuano ad accadere in una vecchia tenuta di Venezia, ed è subito evidente che qualcosa di strano è in soffitta. Regia: Dino Risi. Protagonisti: Vittorio Gassman, Catherine Deneuve, Danilo Mattei, Anicée Alvina.
Sette note in nero (1977)
Una chiaroveggente trova uno scheletro in un muro della casa del suo partner e cerca di scoprire la realtà di ciò che è accaduto alla vittima. Regia: Lucio Fulci. Protagonisti: Jennifer O’Neill, Gabriele Ferzetti, Marc Porel, Gianni Garko. Un piccolo thriller estremamente efficace, sapientemente diretto e avvincente. Le scene finali sono davvero spaventose. Si tratta di un film dell’orrore sperimentale, molto più interessante di tanti film horror moderni.
Schock (1977)
Una coppia è spaventata nella loro casa nuova infestata dal fantasma crudele del precedente coniuge della signora, che ha il loro bambino. Registi: Mario Bava, Lamberto Bava. Protagonisti: Daria Nicolodi, John Steiner, David Colin Jr., Ivan Rassimov. Una storia dal ritmo crescente su una casa infestata, che utilizza meno effetti video e sonori degli altri film di Bava, ed è anche meno spaventoso e piuttosto prevedibile. Forse uno dei film meno riusciti del maestro italiano del film gotico.
Suspiria (1977)
Un principiante americano di un’illustre accademia di balletto tedesca capisce che la scuola è una copertura per qualcosa di sinistro in mezzo a una serie di macabri omicidi. Regia: Dario Argento. Protagonisti: Jessica Harper, Stefania Casini, Flavio Bucci, Miguel Bosé. Dario Argento è un regista che sa esattamente come realizzare un thriller. Il film ti inchioda alla sedia, ti tiene in tensione, ti mette dubbi nella testa. E’ un’opera accattivante, di classe, strana e molto audace, con una splendida fotografia di Vittorio Storaro. Drammatico e trascinante, anche se indebolito da discussioni artificiose, Suspiria è principalmente sangue e paura. L’intreccio è ridotto al minimo e rispetto ai suoi film precedenti il regista preferisce focalizzarsi sull’estetica.
Pensione paura (1978)
Una mamma e suo figlio gestiscono un hotel durante le ultime fasi della seconda guerra mondiale. La mamma improvvisamente muore e la bambina si ritrova sola con i suoi squallidi visitatori. Regia: Francesco Barilli. Protagonisti: Luc Merenda, Leonora Fani, Francisco Rabal, Jole Fierro.
Buio Omega (1979)
Un giovane tassidermista sconvolto riesuma sua moglie appena deceduta, porta il suo corpo nella casa in affitto della sua famiglia e continua ad imbalsamare i suoi resti, con l’aiuto della sua strana cameriera. I suoi attacchi di follia stanno solo iniziando. Regia: Joe D’Amato. Protagonisti: Kieran Canter, Cinzia Monreale, Franca Stoppi, Sam Modesto. Uno dei migliori film di D’Amato nel genere horror gotico, anche se rimane comunque nel cesto del cinema trash low budget. Il regista si avvicina al soggetto con una specifica quantità di stile non riscontrabile in lavorazioni comparabili.
Le strelle nel fosso (1979)
Una bella signora è venerata dai contadini di una provincia del nord Italia. Gli uomini si raccontano vicendevolmente storie di nascita, morte, amore e il ciclo della vita per divertirsi insieme. Regia: Pupi Avati. Protagonisti: Lino Capolicchio, Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, Roberta Paladini. Pupi Avati torna all’ispirazione horror e fantastica dei suoi primi film ma perde lungo la strada la genuinità dei lavori precedenti e realizza un film spesso manieristico.