I film francesi e la nascita del Cinematografo
Tra i film da vedere più significativi la Francia ha occupato nel corso dei decenni una posizione importante. La storia del cinema inizia proprio in Francia con i film francesi, alla fine diciannovesimo secolo, quando Louis e Auguste Lumiere inventarono il Cinematografo. La Francia era in quel periodo La Nazione culturalmente più avanzata e Parigi era la capitale mondiale delle Arti.
Dalle esposizioni universali ai più vitali movimenti artistici della letteratura e della pittura tutto sembra avvenire a Parigi. I fratelli Lumière sfruttano un’intuizione che era già nell’aria da molto tempo e su cui stavano lavorando diversi inventori in varie parti del mondo.
Thomas Edison, i registi della scuola di Brighton nel Regno Unito e altri artisti e inventori avevano brevettato un loro prototipo per la proiezione di immagini cinematografiche. Ma fu nel fermento di Parigi che si crearono le condizioni adatte per la presentazione ufficiale del Cinematografo, il marchingegno realizzato dai Fratelli Lumière.
La storia del cinema, soprattutto alle origini, identifica con la storia del cinema francese. Il primo eccentrico personaggio di una lunga serie di artisti francesi che scelse il cinema per inventare nuovi linguaggi è George Melies.
I film di George Melies
Dopo centinaia documentari realistici realizzati dai fratelli Lumière e dai loro cameraman che mandarono in giro in varie parti del mondo a filmare la vita reale arriva George Melies, e il cinema prende la prima delle sue innumerevoli svolte.
Melies, mago e prestigiatore Parigino era rimasto folgorato alla proiezione dei fratelli Lumière al caffè dei Cappuccini. Voleva assolutamente una copia del Cinematografo per lavorare ad alcuni suoi progetti, ma i Lumiere si rifiutarono di vendergliene una.
Deciso a non desistere Melies ne fece costruire una per conto suo. Qualche anno dopo realizzò un avveniristico teatro di posa nel giardino della sua casa. Era un teatro con le pareti ed il tetto completamente in vetro che lasciava filtrare i raggi del sole ad ogni ora del giorno.
A seconda della luce che Melies voleva ottenere sceglieva l’orario in cui filmare le scene. Fu lì che realizzò la maggior parte delle sue pellicole che furono successivamente viste in tutto il mondo, cortometraggi surreali e onirici di rara bellezza, che venivano colorati a mano fotogramma per fotogramma.
Peccato che non seppe gestire il lato imprenditoriale della sua attività che cessò qualche anno dopo. Il motivo non fu solo la cattiva gestione finanziaria di Melies che anziché noleggiare i suoi film li vendeva, perdendo i profitti. Ma soprattutto la nascita immediata del cinema industriale a partire dal 1896.
La nascita degli studi cinematografici
Nel 1896 e nel 1897 nacquero i due grandi Studios francesi, la Pathe e la Gaumont, che monopolizzano immediatamente il mercato tagliando fuori gli artigiani ed i piccoli registi indipendenti come Melies. Il declino artistico e individuale del cinema inizio immediatamente dopo la sua nascita.
Il cinematografo infatti si rivelò subito un business enorme. Folle di gente in tutto il mondo si riversavano nelle sale cinematografiche davanti al grande schermo per vivere le storie per immagini. I gruppi industriali fiutarono il business e incominciarono da subito a trasformare il cinema da arte in industria del dell’intrattenimento.
Furono create le prime star del grande schermo che venivano dal Teatro della Comédie Francaise. Furono ideati e strutturati i primi generi di film, secondo quello che incassava di più al botteghino. Un meccanismo che sarebbe stato perfezionato a livelli molto più alti da Hollywood alcune decine di anni dopo.
I film francesi negli anni 20
Negli anni 20 il cinema raggiunge probabilmente il suo apice proprio in Francia. È Il decennio delle avanguardie pittoriche che si mescolano con l’arte cinematografica pura. Mentre la Pathe è la Gaumont iniziano la produzione seriale di prodotti filmici standardizzati, nel mondo artistico c’è un fermento che non si sarebbe più visto successivamente.
Si tratta del cinema di avanguardia che in Francia produce una lunga serie di capolavori. Dall’impressionismo di Abel Gance, Jean Epstein (con il suo grandioso capolavoro Cuore Fedele), ai primi film surrealisti francesi Come Entr’act di René Claire.
Impressionismo e le nuove avanguardie: il cinema francese degli anni ’30
Negli anni 30 l’impressionismo si fonde con il realismo poetico con registi del calibro di Julien Duvivier, Marcel Carné e Jean Renoir. La genialità libera e inclassificabile dei film di Jean Vigo, come l’Atalante e Zero in condotta.
I film francesi dopo la guerra
Alla fine degli anni cinquanta e sessanta il cinema francese rinasce dopo un lungo rallentamento dovuto alla seconda guerra mondiale. Raggiunge la sua massima espressione anche grazie ad un signore che si chiamava André Bazin.
Era un giornalista cinematografico che, per imperscrutabile volere del destino, riunisce nella sua redazione dei Cahier du Cinema quelli che sarebbero stati i più importanti registi del mondo negli anni successivi.
Un’impresa che sarebbe stata giudicata impossibile anche da chi avesse avuto la possibilità di girare l’intero pianeta, con budget infinito, in cerca di talenti di questo genere.
Invece questo signore, un po’ più anziano di loro, se li trovò tutti nella sua piccola e sfigata redazione: Jean-Luc Godard, François Truffaut, Claude Chabrol, Éric Rohmer, Jacques Rivette e Robert Bresson.
E da questi giovani arrabbiati, metà critici metà registi, nacque la nuova Onda del cinema francese, la Nouvelle Vague. Un movimento che si sarebbe diffuso in tutto il mondo, creando nuove onde un po’ ovunque, dagli Stati Uniti d’America all’Iran.
Il momento chiave della vicenda fu il Festival di Cannes del 1959, dove furono presentate le opere prime di Francois Truffaut e Alain Resnais: si tratta di Hiroshima Mon Amour e i 400 colpi. I film hanno un enorme successo consacrando la nuova modalità di produzione indipendente e artistica. In particolare I 400 colpi di Truffaut diventerà il film simbolo della Nouvelle Vague.
Si avviò grazie alla Nouvelle Vague una stagione d’oro del cinema d’arte a livello mondiale, una nuova rivoluzione contro il monopolio dell’Industria dell’intrattenimento e del film-prodotto.
Dal fermento della Nouvelle Vague vennero fuori decine di registi di talento, tra cui lo straordinario Jean Cocteau, che si cimentò nel cinema con gli occhi di un poeta.
In quel periodo La Francia ospitò e produsse anche le opere di diversi registi emigrati da altri paesi che trovarono nei loro film francesi la loro massima espressione, come ad esempio Luis Bunuel.
I film francesi dopo gli anni 70
Dall’inizio degli anni settanta in Francia, come nel resto del mondo, la televisione stronca il mercato cinematografico, riducendolo a meno di un decimo di quello che era negli anni 50. Anche i famosi registi della Nouvelle Vague vedono crollare gli incassi dei loro film.
Per non parlare poi di registi come Jean-Luc Godard, veri e propri rivoluzionari dell’arte cinematografica che sono diventati insignificanti dal punto di vista commerciale. Il gusto del pubblico diviene sempre più omologato a causa del bombardamento del linguaggio televisivo: un linguaggio di basso livello.
Le serie TV incominciano ad abituare il pubblico ad un rapporto diverso con le immagini in movimento. L’arte visiva e pittorica che aveva influenzato il cinema d’arte, insieme al ritmo musicale del montaggio e alla poesia, diventano fattori completamente secondari.
La gente più che altro si affeziona ai personaggi seriali, al racconto, preferendo sempre di più la pigrizia domestica al rituale sociale della visione cinematografica sul grande schermo. Tutti i grandi registi europei vanno in crisi, mentre il mercato americano si reinventa producendo film sempre più commerciali.
In questo periodo si afferma un regista come Luc Besson. La sua filmografia è formata in gran parte da film commerciali. Siamo a livelli completamente diversi di qualche decennio prima. Anche nel suo paese di origine, che ha sempre sostenuto una visione artistica, Il cinema si trasforma in qualcosa di più omologato.
I film francesi degli anni 90
Negli anni 90 sembra esserci una certa ripresa del film d’essai che vuole seguire le orme della Nouvelle Vague. Leos Carax, Olivier Assayas, Patrice Leconte, Jean-Pierre Jeunet e Mathieu Kassovitz. C’è qualche risultato di qualità, ma sono episodi isolati. Ogni regista lavora per conto suo e non c’è il confronto è la connessione di idee degli anni 60.
Successivamente emergono nomi come François Ozon, Xavier Giannoli e Michel Gondry. In realtà molti di questi registi sono sopravvalutati. I loro film non sono mai fino in fondo dei veri film d’essai ma piuttosto dei prodotti ibridi, a metà tra il genere e film d’arte.
Si è creata insomma la definitiva convinzione che per accontentare il pubblico non bisogna sperimentare troppo, e concentrarsi su prodotti che funzionano a livello commerciale. In questo periodo l’aspetto finanziario del cinema predomina su qualsiasi altra visione. Se un film non incassa il regista è fuori dai giochi.
I film francesi degli anni 2000
All’inizio degli anni 2000 le cose incominciano a cambiare di nuovo. Le videocamere digitali e i software di montaggio non lineari diventano mezzi di espressione a basso costo per i registi che non hanno accesso ai finanziamenti è che sono fuori dalle logiche di produzione commerciale.
Dalle sperimentazioni in 16 millimetri degli anni 60 di Jean Luc Godard sono cambiate molte cose, ma lo spirito del cinema digitale è lo stesso: realizzare un film per portare ad un livello successivo il linguaggio cinematografico è la filmografia di un autore. Il digitale però permette un abbattimento dei costi di produzione molto più radicale rispetto al 16 mm della Nouvelle Vague.
Ad oggi il fenomeno del film a bassissimo costo girato in digitale prolifera sia in Francia che in tutto il mondo. Ma questa nuova tipologia di film fatica ad affermarsi nel mondo della distribuzione e del marketing cinematografico. Il pubblico è stato abituato da decenni dai grandi Studios a guardare film spettacolari con grandi divi popolari.
I meccanismi di marketing all’uscita di un nuovo film sono rimasti esattamente gli stessi che Hollywood applicava subito dopo la sua nascita. Una campagna pubblicitaria massiccia per massimizzare i profitti in tempi sempre più rapidi.
Le sale cinematografiche sono negozi di distribuzione esclusivi del cinema mainstream, a volte di film mainstream che vengono mascherati da film d’essai, per coprire anche la piccola nicchia di pubblico che cerca ancora i film d’arte.
Il cinema indipendente invece ragiona in modo completamente opposto: ragiona in termini di decenni. La finalità del film d’arte è quella di valorizzarsi sempre di più nel tempo. Non incamerare i massimi profitti possibili nel più breve tempo possibile, e poi essere dimenticato.
Film francesi da vedere: capolavori della storia del cinema
Sono molti i registi e i film francesi che sono diventati delle pietre miliari della storia del cinema. Il cinema francese è una delle cinematografie che ha sperimentato linguaggi più innovativi e ha dato vita alle più affascinanti avanguardie.
Ecco una lista di film francesi fondamentali, capolavori della storia del cinema e film particolarmente riusciti e significativi.
Cuore fedele
Marie è un’orfana sfruttata duramente da un barista nel porto di Marsiglia. Vogliono darla in sposa a Petit Paul, un fannullone ubriacone. Ma Jean, un uomo che lavora nel porto, è innamorato di lei e Marie ricambia il suo sentimento. Marie è costretta a partire con Petit Paul, ma Jean li segue in un luna park dove i due uomini litigano. Nella rissa un poliziotto viene accoltellato e, mentre Petit Paul scappa, Jean viene arrestato.
Capolavoro dimenticato del cinema impressionista, un emozionante melodramma pieno di sperimentazioni visive. Gina Manès e Léon Mathot, la coppia di amanti che erano già protagonisti del film precedente (L’albergo rosso, 1923), diventano in Cuore Fedele i personaggi di una storia molto semplice, scritta in una sola notte. Un teorema filosofico e stilistico brutale. Cuore fedele si svolge in esterni in zone malfamate e reali come il porto, l’osteria, i sobborghi proletari e malfamati, in scenografie naturali di confine tra terra e mare.
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A proposito di Nizza
Con una vecchia cinepresa usata comprata con i soldi prestati dal padre di sua moglie, Jean Vigo gira un documentario su Nizza. L’incontro con Boris Kaufman cambia il progetto iniziale del regista francese, che sarà influenzato dall’operatore di Dziga Vertov. La natura e le location turistiche di Nizza: casinò, carnevali, spiagge, bar con i tavolini al sole. La Nizza alto-borghese viene confrontata con i quartieri poveri.
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L’Atalante
Jean, il capitano della chiatta L’Atalante, sposa Juliette, e la coppia decide di vivere a bordo dell’Atalante insieme all’equipaggio di Jean, all’eccentrico Père Jules e al mozzo. La coppia si reca a Parigi per consegnare il carico, godendosi una luna di miele improvvisata lungo il percorso.
Il produttore del precedente film di Jean Vigo, Zero in condotta, bloccato dalla censura, accettò di produrre il secondo film del regista, L’Atalante. E’ una storia d’amore di una giovane coppia, delle prime incomprensioni subito dopo le nozze. Vigo gira L’Atalante nel gennaio 1934, in un clima gelido e umido che gli creerà l’aggravamento del suo stato di salute. Il 25 aprile 1934 il film viene proiettato ma viene accolto molto male sia dal pubblico che dalla critica. Il distributore chiede al produttore di consegnargli un nuovo montaggio del film. Il film esce nuovamente a settembre. Vigo non lo vedrà mai: morirà il mese dopo. Ci vorranno quasi 60 anni per arrivare ad una versione definitiva del film e per consacrarlo unanimemente come una delle storie d’amore più belle della storia del cinema, in equilibrio tra avanguardia surrealista e realismo poetico. Jean Vigo, a soli 28 anni, gira un film perfetto, destinato a diventare un classico dell’arte cinematografica.
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Zero in condotta
Le vacanze sono terminate ed è il momento per i ragazzi di ritornare al terribile collegio, gestito da tutori ottusi e conformisti, incapaci di favorire la crescita di qualunque spirito di libertà e di creatività. L’unica cosa di cui sono capaci questi professori austeri è assegnare uno “zero” in condotta. Ma i ragazzi decidono di ribellarsi con la complicità del nuovo sorvegliante, Huguet, diverso da tutti gli altri.
Jean Vigo descrive l’anelito alla libertà dei ragazzini con audacia e spirito sovversivo, con una critica spietata dell’istituzione scolastica, che somiglia molto a certe memorabili sequenza del cinema di Fellini. Forse il cineasta italiano aveva visto il film di Vigo? Sembra molto, molto probabile. Il film è stato messo al bando dalla censura francese e non ha avuto una proiezione pubblica fino al 1945.
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L’amore fugge
Dopo sette anni Antoine e Christine divorziano, pur rimanendo buoni amici. Antoine ha una relazione con Liliane, amica di Christine, ha pubblicato un’autobiografia che parla dei suoi amori e trova lavoro come correttore di bozze ed inizia anche un’allegra, anche se tumultuosa relazione, con Sabine, commessa in un negozio di dischi.
Con L’amore fugge, Truffaut conclude un progetto unico nella storia del cinema. Gira cinque film nel corso di vent’anni seguendo la crescita di un unico personaggio, Antoine Doinel, sempre interpretato dallo stesso attore Jean-Pierre Léaud. L’amore fugge è l’ultimo film del ciclo, il film che fa il bilancio di tutte le avventure precedenti. Truffaut inserisce sequenze dei lavori precedenti come flashback. La sua malinconia arriva dritto al cuore: tutte le cose sono destinate a svanire e il tempo sembra essere passato invano.
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Film francesi da vedere: nuovi indipendenti
Mentre nella produzione mainstream c’è stato un calo di qualità negli ultimi decenni anche tra i film francesi, il cinema indipendente francese propone dei film davvero interessanti.
Sono film poco conosciuti dal grande pubblico che fanno uscite limitate ad un piccolo numero di cinema. Ma sono sicuramente i film che oggi, dopo la totale scissione che c’è stata tra qualità e popolarità, vale la pena di guardare.
Adorabili amiche
Tre amiche cinquantenni vengono invitate al matrimonio di Philippe, un loro comune amico di gioventù, che dopo molte avventure sentimentali sembra aver trovato la donna giusta, Tasha. Chantal è sola, la sua relazione con suo marito è in crisi ed il bizzarro lavoro di promotrice di cioccolata amara è un disastro. Gabrielle è una sua amica disinibita e libertina, convinta che fare sesso è l’unico modo per non invecchiare. E poi c’è Nelly, depressa e frigida, almeno così sembra. Tutte e tre hanno avuto in passato un flirt con Philippe, vorrebbero evitare di rivederlo, ma la curiosità vince e partono.
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Foudre
Film in due parti: una leggenda – documentario in quattro stagioni. L’autunno segue un cacciatore di fulmini, associato a Baal, il dio dei fulmini siriano. L’inverno si impegna ad analizzare la malinconia, lo stadio finale della depressione e i modi in cui può essere superato. La primavera rianima Symeon the Stylite, un dio maniaco che visse in cima a una colonna per 40 anni. L’estate, basata sul testo di “Dispute” di Marivaux, mette in scena l’incontro sconvolgente tra due intense creature, Azor ed Eglé, bloccate sull’isola di Sutra. In questo paradiso dell’isola mangiano Kama, il frutto proibito e, sebbene follemente innamorati, vengono espulsi.
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Tournee, il vero burlesque
Joachim Zand, un produttore televisivo in crisi, torna in Francia dopo un lungo periodo trascorso negli Stati Uniti. Joachim aveva tagliato tutti i rapporti in Francia: amici, nemici, figli. Arriva con un gruppo di spogliarelliste californiane, in carne e chiassose, che fanno spettacoli burlesque e che vuole far esibire a Parigi.
Tournée, il vero burlesque è un film on the road dove gli spettacoli di burlesque sono stati eseguiti realmente per un pubblico dal vivo durante la produzione del film. La storia è ispirata ad un libro del 1913 di Colette sull’esperienza nelle sale da ballo all’inizio del ventesimo secolo, The Other Side of Music Hall. Presentato al Festival di Cannes 2010 dove ha vinto il premio Fipresci, il premio più importante dei critici cinematografici, ed il premio come miglior regista. Il finale è l’epilogo commuovente del ritratto di un uomo che ha smarrito le sue radici e deve fare i conti con la desolazione.
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Viramundo
La vita e l’arte di Gilberto Gil, musicista e uomo influente nella storia più recente del Brasile. Da musicista creatore del movimento del Tropicalismo a primo uomo di colore nominato ministro della Cultura in Brasile. In Viramundo, documentario diretto da Pierre-Yves Borgeaud, Gilberto Gil compie un affascinante viaggio nelle periferie del mondo ricco e tecnologizzato.
Un viaggio in simbiosi con la natura, che inizia dal Brasile e arriva in Africa passando per l’Australia. Un intrigante viaggio musicale che parte da Bahia, la regione più nera del Brasile, terra natale del musicista, antico centro del traffico degli schiavi africani. Lungo il percorso, Gil fa i conti con il passato di un Brasile in cui il colonialismo europeo ha lasciato ferite profonde.
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L’affido
Miriam Besson e Antoine Besson sono una coppia divorziata. Hanno una figlia che sta per compiere diciotto anni, Joséphine, e un figlio di undici anni, Julien. Miriam vuole tenere il figlio più piccolo lontano da suo padre, che lei accusa di essere un uomo violento. Chiede l’affidamento esclusivo di Julien: il bambino è traumatizzato non vuole più rivedere il padre.
Il film, girato con una stile sobrio ed intimista, mette in luce una visione amara e senza speranza della natura umana, con gli uomini che pur di sfuggire alla solitudine ed al fallimento, diventano persecutori violenti e assassini. Amore distrutto dalla possessività, odio, rabbia, e distruzione di sé e dell’altro come unica via di uscita.
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Captive
È il 27 maggio 2001. Il gruppo di separatisti islamici di Abu Sayyaf, fanatici assassini e ladri che si credono dei rivoluzionari che combattono per una nobile causa, prende in ostaggio dodici persone da un resort sull’isola di Dos Palmas, a sud delle Filippine. Ma c’è stato un errore: essi però non sono le persone giuste che volevano catturare.
Il regista Brillante Mendoza ha diretto gli attori senza favorire la loro conoscenza reciproca, mettendoli da subito sul set in esterni, in condizioni difficili, cercando di favorire il caos che voleva raccontare nel film. Lo spettatore è catapultato nella foresta, in una natura selvaggia e lussureggiante, talvolta mortale e talvolta affascinante. Vive le ora e i giorni della prigionia, narrate con profonda sensibilità e sfumature dei dettagli.