L’omologazione sociale di massa oggi

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I social network sono stati davvero una rivoluzione epocale, ma non perché hanno messo le persone in connessione tra di loro e hanno favorito la crescita personale. Piuttosto perché hanno rivelato chi siamo, qualcosa di cui eravamo assolutamente ignari fino alla fine degli anni 90, creando un’ omologazione di massa epocale.

Ormai è normale andare a vedere un film al cinema ma passare la maggior parte del tempo ignorando le immagini sullo schermo e stare con gli occhi puntati sul proprio smartphone: la sacralità dello spettacolo, massacrata prima dalla televisione e dal telecomando, poi da internet, è ormai un lontano ricordo.

Negli anni 90, nella mia ingenua mente di adolescente privo di internet, esisteva un altro mondo, un’altra società fatta di persone con ampi orizzonti. Poi è nato ed è cresciuto il web mettendo a fuoco lentamente un quadro che non mi sarei mai aspettato, grazie sopratutto ai social network. Il mondo reale, quello che la gente cerca e desidera, era molto diverso, e non rimaneva che prenderne lentamente consapevolezza, cercando di comprenderne le dinamiche.

Cos’è davvero l’omologazione di massa?

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L’omologazione di massa e la totale mancanza di spirito critico, l’incapacità completa dell’essere umano di valutare e scegliere con la propria testa. Alla base della mancanza di spirito critico c’è il successo dei brand più popolari. Senza questa omologazione del pensiero non potrebbero avere il grande successo e il quasi totale monopolio del mercato che hanno ora.

Il successo delle grandi aziende monopolistiche avviene attraverso l’omologazione di massa, la pubblicizzazione di mode, gusti e stili di vita. La moda è uno dei principali strumenti per omologare gli esseri umani e renderli un po’ tutti simili tra di loro.

L’omologazione avviene attraverso un processo a valanga. Alla base del processo c’è fondamentalmente una mancanza di personalità. Per personalità però non intendiamo quelle persone con un grande autostima, che parlano continuamente, che sembrano sapere tutto, che sanno imporsi con il loro carattere sugli altri, nel lavoro e nella vita privata. La personalità è la presenza di un ricco mondo interiore, di una consapevolezza che vive su più livelli di esistenza.

Senza il nostro mondo interiore originale nel corso della nostra vita veniamo riempiti dai valori e dai pensieri che arrivano dall’esterno. È un processo lungo che inizia i primi giorni di scuola e per molti dura tutta una vita. Le nostre credenze, i nostri valori ed i nostri pensieri si allineano con gli stimoli che ci arrivano dal mondo esterno.

Omologazione e mezzi di informazione

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La società ci bombarda continuamente 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Ci dice come ci dobbiamo vestire, che cosa dobbiamo consumare, quali sono gli spettacoli e di film da vedere. Che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, che cosa è bene e che cosa è male. Di cosa dobbiamo aver paura e di cosa ci possiamo fidare. Purtroppo la maggior parte delle persone non ha capito che questa marea di informazioni a cui veniamo sottoposti per tutta la nostra esistenza è quasi totalmente falsa.

Attraverso i mezzi di informazione di massa è possibile creare società totalmente artificiali e manipolare la vita di milioni di persone. Anche perché l’informazione e gli spettacoli mainstream si diffondono con una specie di effetto domino. Sono le stesse persone o i mezzi di informazione indipendenti che pubblicizzano e fanno da eco afflusso mainstream, pensando di cavalcare l’onda e di trarne profitto.

Omologazione sociale e solitudine

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Alla base di tutto questo meccanismo, orchestrato sapientemente dai leader di ogni settore c’è un arcaica paura dell’essere umano, talmente radicata e profonda da influenzare ogni sua scelta. Si tratta della paura di rimanere solo, emarginato dal resto del mondo. Se non mi comporto come fanno gli altri rimango isolato, non ho più alcun valore per la società in cui vivo.

La maggior parte delle persone, ad una simile idea, sono letteralmente terrorizzate. L’idea di rimanere senza un posto di lavoro all’interno del meccanismo tradizionale, l’idea di non avere più amici, l’idea di non poter socializzare con gli altri perché non hanno visto gli stessi spettacoli, gli stessi telegiornali. L’idea di sembrare degli sfigati perché non si veste alla moda.

Ovviamente gli adolescenti ed i giovani sono molto più esposti a queste errate interpretazioni del mondo in cui vivono. Nel mondo giovanile assistiamo spesso a fenomeni di omologazione di massa incredibili e grotteschi. Ma con il passare degli anni mettiamo sempre di più a fuoco chi siamo e ci allontaniamo dal gregge. Ma non accade per tutti. Alcuni continuano il falso copione di una vita costruita da qualcun altro anche a 50, 60 o 80 anni.

Purtroppo queste persone stanno andando nella direzione sbagliata. Il senso di ogni esistenza e individuale, ogni vita ha un significato unico che ognuno può trovare solo dentro se stesso. Si può affermare con certezza una regola oggettiva: più ci allontaniamo dagli standard e dagli stereotipi che ci vengono proposti dall’esterno è più riusciamo ad intravedere la cosa più essenziale, quella che risponde a tutte le domande: Chi siamo noi?

Nessuno avrebbe potuto mai osare spingersi così oltre con l’immaginazione, neanche il Pasolini pessimista dell’ultimo periodo. L’omologazione di massa non è più un tema sociale o politico. L’omologazione sociale di massa sono diventati la stessa cosa. Anzi la società è solo una piccola parte dell’omologazione che poi affonda le sue radici nella profondità delle anime individuali.

Ma la maggior parte delle persone non si rende affatto conto dell’abisso in cui vive. Forse oggi Pasolini scriverebbe le sue poesie sui social network e sarebbe velocemente liquidato come uno dei tanti complottisti polemici, uno dei tanti leoni da tastiera un po’ fuori di testa.

Mistero di un impiegato

Giuseppe Russo conduce una vita totalmente omologata: un impiego a tempo indeterminato, una moglie scelta nel peggior modo possibile, una serie di prodotti di cui è fedele compratore. Qualcosa però lo scuote profondamente. È l’incontro con uno strano vagabondo che gli consegna dei vecchi nastri VHS, in cui Giuseppe è stato filmato da adolescente. Chi ha filmato quei nastri magnetici di cui non ricordo assolutamente nulla? Chi è lo strano vagabondo?

Mistero di un impiegato è un film sull’omologazione estrema dell’essere umano nell’era del controllo digitale. Non c’è dubbio che le tecnologie ormai hanno la possibilità di entrare in modo pervasivo nelle nostre vite. Ma qual è il limite tra realtà e film distopico? Qual è il prezzo da pagare per scoprire chi siamo veramente?

Guarda Mistero di un impiegato

Omologazione sociale e materialismo

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Più abbiamo comode tecnologie che ci rendono la vita facile più l’essere umano sembra incline ad assecondare la sua omologazione alle norme sociali, alle mode ed ha quello che più audience. Il web è pieno di milioni di articoli tutti uguali, scritti in modo da assecondare quello che piace agli utenti, quello che è trendy. La cultura diventa lentamente una massa di fotocopie di fotocopie di fotocopie. Omologazione sociale oltre ogni soglia tollerabile.

Il materialismo di una società priva di sogni, di arte che ispira, è il motivo principale dell’omologazione sociale e del declino della civiltà. Attraverso il materialismo, ad esempio, le persone di una determinata classe sociale si ghettizzano in certi ambienti: frequentano le stesse feste, le stesse palestre, non intendono confondersi con i ceti più umili.

L’idea di una vita materiale più agiata, l’orgoglio di avere più soldi rispetto ad altri li porta verso una strada senza via d’uscita: quella dell’omologazione sociale più ridicola possibile, l’omologazione sociale di chi crede in una vita fatta solo di materia. Tutto ciò è raccontato in maniera straordinaria da Luis Bunuel nel film L’angelo sterminatore.


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Guarda l’angelo sterminatore

Anche i bambini vengono abituati alla competitività, alla lotta di fazioni contrapposte, al conflitto. E’ attraverso il conflitto che l’essere umano regredisce, si omologa e non si adegua ad un disegno più grande di sviluppo. Perché il grande disegno prevede come condizione necessaria ed obbligatoria, che si trovi un accordo sociale. Non un’omologazione sociale.

L’autorità può arrivare anche ad imporre certe rigide regole di comportamento, punite in certe culture con torture e morte. Chi non si adegua e tenta di essere se stesso è condannato alla solitudine, all’emarginazione, ad essere usato come un oggetto e nulla di più.

Omologazione sociale e social network

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Grazie Facebook di avere spalancato questa finestra: ora il mondo non è più lo stesso. Anzi, è più esatto dire che appare per quello che realmente è. L’omologazione sociale di massa è emersa sempre di più con internet ed in particolare con i social, per mostrarsi senza pudore al mondo intero.

Le ricerche di Google trends parlano chiaro: i termini più cercati ogni anno sono relativi al calcio, ad Amici di Maria De Filippi, ai politici inetti di turno, alle ultime idiozie della cultura mainstream. Molti si taglierebbero un dito pur di seguire i loro beniamini, senza avere neanche la minima consapevolezza che sono soltanto fantocci e brand nelle mani di un grande burattinaio.

Chiara Ferragni non è solo un modello per le ragazzine che la mattina non sanno che tipo di mutande indossare, ma anche un modello imprenditoriale per uomini e istituzioni che vogliono costruire la società del futuro.

I veri guru non sono più quelli che scrivono libri, impiegandoci mesi o forse anni, ma quelli che hanno un approssimativo tutorial sul web o sui social network per ogni quesito dello scibile umano. L’omologazione di massa, con la crescita della comunicazione superficiale nell’epoca dei social, cresce a ritmi esponenziali, e diventa omologazione della società intera.

Omologazione sociale e mancanza di coscienza critica

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Quello che balza agli occhi dal mondo dei social network e dai motori di ricerca è la mancanza assoluta di ogni spirito critico individuale che possa guidare le proprie scelte di vita, plasmate invece in maniera drammatica dai poteri, usi e costumi precostituiti. Chissà da chi, chissà dove, chissà quando e chissà perché. I social sono il nuovo punto di riferimento per scegliere e percorrere il sentiero della vita.

La polemica fine a se stessa per puro sfogo che ricorda la celebre “ora d’odio” di Orwell in 1984. Le critiche distruttive, i selfie, le app per balli adolescenziali, i grandi esperti di settore che vogliono insegnare “come fare per”. I bambini che alle feste dei loro coetanei non si alzano nemmeno dal tavolo per continuare a stare con la testa immersa nello smartphone.

Intere popolazioni che ormai scandiscono la propria esistenza scorrendo il feed di Facebook sul telefono senza uno scopo, nelle strade, nei cinema, nei bar, ovunque, come palline da flipper impazzite alla ricerca di un intrattenimento qualsiasi. Sono solo la punta dell’iceberg di un universo di omologazione sociale drammatica su cui dovremmo prenderci del tempo per riflettere seriamente.

Ma nessuno sembra accorgersene, anzi, questi discorsi oggi danno fastidio. Distolgono dallo stile di vita alla moda, materialista, senza prospettive di trascendenza. L’impressione è che a dominare il mondo sia l’istinto di sopravvivenza, l’estetica e l’apparenza più superficiale della vita. Ad esempio, mediocri tutorial di trucco realizzati in maniera improvvisata che una volta anche la peggiore delle tv locali avrebbe avuto dubbi a trasmettere hanno un seguito di milioni e milioni di follower in tutto il mondo.

Perché, ancora una volta, dietro questo oceanico flusso apparentemente gratuito, il fine ultimo è fare soldi o fare proseliti. Quello che vediamo in una piazza qualunque di qualsiasi città del mondo sono decine di teste curve verso quel piccolo schermo che teniamo sempre tra le mani: lo smartphone è il nuovo Messia e le grandi corporation che ci sono dentro lo Spirito santo.

Per fortuna la Natura, anche se è messa a dura prova, è sempre lì, ferma, imponente, immortale. Anche stavolta la Natura salverà il mondo. Ma anche se questo accadrà chi vive nel l’omologazione non riuscirà a viverlo. Quando ci si sente svuotati da un’esistenza che non ci appartiene l’unico modo e prenderne consapevolezza e decidere di cambiare vita.

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Fabio Del Greco

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