Erich Von Stroheim è, insieme a Charlie Chaplin, uno dei registi più famosi degli anni ’20 e ’30. La vita di Erich Von Stroheim è circondata di mistero e leggenda. Il regista era estremamente riservato ed ha sempre cercato di far trapelare meno notizie possibili su se stesso, pubblicando notizie false e finte biografia autorizzate. Gli piaceva raccontare bugie, inventare altre personalità, come quella di essere un nobile austriaco rovinato dal gioco d’azzardo. Era in realtà figlio di un cappellaio ebreo ed era nato in Austria.
Erich Von Stroheim ci lascia uno sguardo critico e impietoso sulla società dell’epoca, partendo da film sentimentali e satirici. Nato a Vienna Erich von stroheim arriva a Hollywood nel 1909 e diventa assistente di David Griffith da cui impara moltissimo: la precisione nella caratterizzazione dei personaggi, il gusto per i dettagli e i piani ravvicinati e il ritmo del montaggio.
Lavora sul set di Intolerance e Cuori del mondo, come assistente alla regia. Come attore incomincia a interpretare diversi ruoli di aristocratico prepotente e perfido. Uno degli slogan per convincere il pubblico ad andare a vedere i suoi film sarà “L’uomo che amerete odiare”.
Erich Von Stroheim diventa regista
Grazie al suo talento di inventare personaggi anche nella vita reale Erich Von Stroheim riesce a convincere i grandi Studios di essere un aristocratico intellettuale e si fa affidare dalla Universal la regia del suo primo film Mariti ciechi, del 1918. Il film racconta un triangolo amoroso, dove lui stesso interpreta un codardo ufficiale che corteggia la moglie di un americano. La storia scandalosa, piena di corruzione ed erotismo, il talento degli interpreti, tra cui l’antipatico Von Stroheim, decretano il grande successo del film.
Lavora anche molto come attore specializzandosi nel personaggio del militare rigido e dissoluto. In lui c’è l’influenza della cultura mitteleuropea, del decadentismo e del naturalismo. Dal punto di vista delle immagini il suo stile si avvicina molto all’espressionismo pittorico.
Dopo il successo di Mariti ciechi Erich Von Stroheim aveva davanti a sé una carriera spianata ma il suo carattere difficile e spigoloso rendeva impossibile il rapporto con i produttori. Sul set il suo atteggiamento era dittatoriale e creava difficoltà con la produzione e con gli attori. A quanto pare il suo ricorrente personaggio odioso nei film e quello reale nella vita professionale coincidevano.
La crisi dei valori del dopoguerra influisce sulla visione del mondo di Erich Von Stroheim, fino a fargli cogliere il lato più malsano, perverso e ipocrita dell’essere umano all’interno delle strutture sociali. Nei film Mariti ciechi e Femmine folli, porta il suo naturalismo all’eccesso, per la rappresentazione dei vizi e della corruzione.
Erich Von Stroheim nemico numero uno dei produttori
Femmine folli è il successivo film di Erich Von Stroheim. Un colossal da un milione di dollari, che racconta un triangolo di un ufficiale russo che interpreta egli stesso, e due nobildonne sue complici, ambientato a Montecarlo e della durata originale di oltre 3 ore. Molte scene erotiche furono tagliate dalla produzione. La Universal seguendo la lavorazione del film è sempre più convinta che la durata eccessiva porterà il progetto all’insuccesso. Licenzia a riprese concluse Stroheim e fa finire il montaggio del film ad un altro regista.
Da quel momento in poi lo scontro fra il regista megalomane Erich Von Stroheim e gli studi di Hollywood diventerà leggendario. Praticamente tutti i film gli verranno tolti di mano per essere completati secondo i dettami della produzione da qualcun altro. Il film successivo, Donne viennesi, del 1922, viene girato per un terzo da un altro regista, a causa del grande sforamento di budget di Stroheim.
I personaggi di Erich Von Stroheim sono forse tra i più corrotti e immorali della storia del cinema. Lentamente diventa il regista maledetto di Hollywood, di cui film verranno sempre osteggiati e brutalmente modificati al montaggio.
Tutti i suoi progetti in effetti da Rapacità del 1924 fino a La regina Kelly del 1928 sono stati tutti pesantemente trasfigurati dalla produzione in fase di montaggio e si allontanano molto dalle opere concepite da Erich Von Stroheim. L’America puritana dell’epoca non poteva tollerare i suoi film crudi e violenti, che mettevano in scena perversioni e pulsioni sessuali scandalose.
Rapacità (Greed)
Arrivato al punto di lettura con la Universal Erich Von Stroheim passa alla MGM che gli affida un grande progetto. Rapacità del 1924 è un film ispirato al romanzo naturalistico di Frank Norris, Mcteague. Un film importante dal punto di vista produttivo che ha richiesto 8 mesi di lavoro e 42 bobine, ridotte poi a 24 e ulteriormente tagliato senza il permesso di Stroheim. Il regista Infatti non riconobbe la paternità di questa versione. La versione finale dura circa 2 ore mentre quella originale durava 6 ore.
In Rapacità Stroheim racconta la provincia americana in un contrasto molto riuscito tra l’America pura e naturale e quella corrotta e capitalistica. L’avidità corrompe e distrugge tutti i personaggi del film, ed è probabilmente uno dei film più pessimisti, negativi e impietosì della storia del cinema. Il realismo è spinto all’estremo fino al grottesco e al simbolico. L’avidità diventa il vizio principale della natura umana che Trascina con sé tutti gli altri vizi. Il denaro sostituisce il desiderio del sesso, dell’amore, diventa il dio delle vite dei personaggi del film.
Guarda Rapacità
Erich Von Stroheim attore
Nonostante la diffidenza degli Studios però ogni film di Erich Von Stroheim è un successo: anche Rapacità ha un grande afflusso di pubblico. Ma questo non servirà a placare l’accanimento dei produttori contro il lavoro del regista, sia sul set che in fase di montaggio. Continuerà anche nei film successivi ad avere problemi. Il progetto successivo Queen Kelly, che doveva essere finanziato da una produzione indipendente e dalla diva Gloria Swanson con cui lavorerà in Viale del tramonto successivamente, non vedrà mai la luce. Il regista austriaco continuerà a lavorare con successo come attore.
Seduzione, feticismo, avidità, i suoi film propongono una carrellata di tutti i vizi più malsani, portati all’estremo. Altro motivo di contrasto furono i grandi budget che le sue scenografie interamente ricostruite in studio richiedevano. Stroheim ama mostrare in modo naturalistico fino al limite della tolleranza, i suoi primi piani e dettagli sono potenti, le situazioni si ripetono e diventano simboliche.
La sua carriera di grande attore si affianca quella di regista maledetto: il personaggio dell’ufficiale che interpreta in molti film con diverse sfumature, raggiunge uno dei migliori risultati in La grande illusione di Jean Renoir del 1937. In Viale del tramonto di Billy Wilder del 1950 interpreta invece un personaggio malinconico, un ex regista del mutuo diventato maggiordomo.