Erich Von Stroheim

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Erich Von Stroheim è, insieme a Charlie Chaplin, uno dei registi più famosi degli anni ’20 e ’30. La vita di Erich Von Stroheim è circondata di mistero e leggenda. Il regista era estremamente riservato ed ha sempre cercato di far trapelare meno notizie possibili su se stesso, pubblicando notizie false e finte biografia autorizzate. Gli piaceva raccontare bugie, inventare altre personalità, come quella di essere un nobile austriaco rovinato dal gioco d’azzardo. Era in realtà figlio di un cappellaio ebreo ed era nato in Austria. 

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Erich Von Stroheim ci lascia uno sguardo critico e impietoso sulla società dell’epoca, partendo da film sentimentali e satirici. Nato a Vienna Erich von stroheim arriva a Hollywood nel 1909 e diventa assistente di David Griffith da cui impara moltissimo: la precisione nella caratterizzazione dei personaggi, il gusto per i dettagli e i piani ravvicinati e il ritmo del montaggio. 

Lavora sul set di Intolerance e Cuori del mondo, come assistente alla regia. Come attore incomincia a interpretare diversi ruoli di aristocratico prepotente e perfido. Uno degli slogan per convincere il pubblico ad andare a vedere i suoi film sarà “L’uomo che amerete odiare”.

Erich Von Stroheim diventa regista

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Grazie al suo talento di inventare personaggi anche nella vita reale Erich Von Stroheim riesce a convincere i grandi Studios di essere un aristocratico intellettuale e si fa affidare dalla Universal la regia del suo primo film Mariti ciechi, del 1918. Il film racconta un triangolo amoroso, dove lui stesso interpreta un codardo ufficiale che corteggia la moglie di un americano. La storia scandalosa, piena di corruzione ed erotismo, il talento degli interpreti, tra cui l’antipatico Von Stroheim, decretano il grande successo del film. 

Lavora anche molto come attore specializzandosi nel personaggio del militare rigido e dissoluto. In lui c’è l’influenza della cultura mitteleuropea, del decadentismo e del naturalismo. Dal punto di vista delle immagini il suo stile si avvicina molto all’espressionismo pittorico. 

Dopo il successo di Mariti ciechi Erich Von Stroheim aveva davanti a sé una carriera spianata ma il suo carattere difficile e spigoloso rendeva impossibile il rapporto con i produttori. Sul set il suo atteggiamento era dittatoriale e creava difficoltà con la produzione e con gli attori. A quanto pare il suo ricorrente personaggio odioso nei film e quello reale nella vita professionale coincidevano. 

La crisi dei valori del dopoguerra influisce sulla visione del mondo di Erich Von Stroheim, fino a fargli cogliere il lato più malsano, perverso e ipocrita dell’essere umano all’interno delle strutture sociali. Nei film Mariti ciechi e Femmine folli, porta il suo naturalismo all’eccesso, per la rappresentazione dei vizi e della corruzione. 

Erich Von Stroheim nemico dei produttori

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Femmine folli è il successivo film di Erich Von Stroheim. Un colossal da un milione di dollari, che racconta un triangolo di un ufficiale russo che interpreta egli stesso, e due nobildonne sue complici, ambientato a Montecarlo e della durata originale di oltre 3 ore. Molte scene erotiche furono tagliate dalla produzione. La Universal seguendo la lavorazione del film è sempre più convinta che la durata eccessiva porterà il progetto all’insuccesso. Licenzia a riprese concluse Stroheim e fa finire il montaggio del film ad un altro regista. 

Da quel momento in poi lo scontro fra il regista megalomane Erich Von Stroheim e gli studi di Hollywood diventerà leggendario. Praticamente tutti i film gli verranno tolti di mano per essere completati secondo i dettami della produzione da qualcun altro. Il film successivo, Donne viennesi, del 1922, viene girato per un terzo da un altro regista, a causa del grande sforamento di budget di Stroheim. 

I personaggi di Erich Von Stroheim sono forse tra i più corrotti e immorali della storia del cinema. Lentamente diventa il regista maledetto di Hollywood, di cui film verranno sempre osteggiati e brutalmente modificati al montaggio. 

Tutti i suoi progetti in effetti da Rapacità del 1924 fino a La regina Kelly del 1928 sono stati tutti pesantemente trasfigurati dalla produzione in fase di montaggio e si allontanano molto dalle opere concepite da Erich Von Stroheim. L’America puritana dell’epoca non poteva tollerare i suoi film crudi e violenti, che mettevano in scena perversioni e pulsioni sessuali scandalose.

I film di Erich Von Stroheim

Mariti ciechi (1919)

Mariti ciechi (1919) è un film drammatico romantico muto americano diretto da Erich von Stroheim e interpretato da Sam De Grasse, Francelia Billington ed Erich von Stroheim. È una delle opere più famose di von Stroheim, ed è spesso considerato uno dei migliori film muti mai realizzati.

Trama:

Il film segue la storia di un tenente austriaco di nome Erich von Steuben (von Stroheim) che si reca a Cortina d’Ampezzo per scalare le Dolomiti. Lì incontra il dottor Armstrong (De Grasse), un chirurgo americano, e sua moglie Margaret (Billington). Von Steuben inizia a sedurre Margaret, che è insoddisfatta del suo matrimonio.

Critica e successo:

Mariti ciechi è stato un successo di critica e commerciale al momento dell’uscita. È stato elogiato per le sue innovazioni tecniche, la sua regia e la sua interpretazione. Il film è stato anche controverso per il suo ritratto esplicito dell’adulterio.

Considerazioni:

Mariti ciechi è un film complesso e sfaccettato che esplora temi come l’adulterio, la gelosia e il matrimonio. È un film che continua a essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Tecnologia:

Il film è stato girato in un formato widescreen chiamato “Super Cinemascope”. Il formato ha permesso a von Stroheim di catturare le maestose Dolomiti in tutta la loro bellezza. Il film ha anche utilizzato una serie di tecniche innovative, come il montaggio parallelo, per creare una tensione drammatica.

Mariti ciechi è un classico del cinema muto che ha avuto un profondo impatto sul cinema. È un film che continua a essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Il grimaldello del diavolo (1920)

Il grimaldello del diavolo (1920) è un film drammatico muto americano diretto da Erich von Stroheim e interpretato da Una Trevelyn, Clyde Fillmore e Maude George. È un film controverso che esplora temi come l’adulterio, il ricatto e la vendetta.

Trama:

Grace (Trevelyn) è una donna sposata che vive a Parigi con suo marito, Warren (Fillmore), un drammaturgo. Grace è insoddisfatta del suo matrimonio e inizia una relazione con un ricco americano, il capitano Rex Strong (Fillmore). Strong offre a Grace un prestito, ma solo in cambio di favori sessuali. Grace rifiuta e la sarta, Renée Malot (George), tenta di ricattarla. La stampa riporta lo scandalo, ma Warren non è a conoscenza del coinvolgimento di sua moglie. Dopo avere scoperto la verità, Warren decide di uccidere Strong. Questi, però, lo convince dell’innocenza di Grace e la questione si risolve felicemente.

Critica e successo:

Il grimaldello del diavolo è stato un film controverso al momento dell’uscita. È stato criticato per il suo ritratto esplicito dell’adulterio e del ricatto. Tuttavia, il film è stato anche elogiato per la sua regia, la fotografia e la recitazione.

Considerazioni:

Il grimaldello del diavolo è un film complesso e sfaccettato che esplora temi controversi. È un film che continua a essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Tecnologia:

Il film è stato girato in un formato widescreen chiamato “Super Cinemascope”. Il formato ha permesso a von Stroheim di catturare la bellezza di Parigi in tutta la sua gloria. Il film ha anche utilizzato una serie di tecniche innovative, come il montaggio parallelo, per creare una tensione drammatica.

Conclusione:

Il grimaldello del diavolo è un classico del cinema muto che ha avuto un profondo impatto sul cinema. È un film che continua a essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Informazioni aggiuntive:

  • Il film è stato originariamente girato in 12 rulli, ma è stato ridotto a 7 per la sua distribuzione commerciale.
  • Il film è stato ispirato alle esperienze personali di von Stroheim.
  • La performance di von Stroheim come regista è considerata una delle migliori nella storia del cinema muto.

Confronto con Mariti ciechi:

Mariti ciechi e Il grimaldello del diavolo sono entrambi film di Erich von Stroheim che esplorano temi come l’adulterio e la gelosia. Tuttavia, i due film sono molto diversi nel tono e nello stile. Mariti ciechi è un film più leggero e romantico, mentre Il grimaldello del diavolo è un film più oscuro e drammatico.

Mariti ciechi è ambientato in un ambiente idilliaco, mentre Il grimaldello del diavolo è ambientato in un ambiente urbano e corrotto. Mariti ciechi ha un lieto fine, mentre Il grimaldello del diavolo ha un finale più ambiguo.

Femmine folli (1922)

Femmine folli (1922) è un film drammatico muto americano diretto da Erich von Stroheim e interpretato da Pola Negri, Erich von Stroheim e Maude George. È un film sontuoso ed esagerato che racconta la storia di un truffatore che seduce la moglie di un diplomatico americano.

Trama:

Il film è ambientato a Monte Carlo durante gli anni ruggenti. Il conte Sergius Karamzin (von Stroheim) è un truffatore che arriva a Monte Carlo con le sue due complici, Vera (George) e Olga (Dagmar Godowsky). Il piano di Karamzin è sedurre la moglie di un uomo ricco e poi derubarla dei suoi soldi.

Karamzin punta i suoi occhi su Helen Hughes (Negri), la moglie dell’ambasciatore americano, Andrew Hughes (Rudolph Schildkraut). Helen è una donna bella e ingenua che è facilmente sedotta dal fascino di Karamzin.

Karamzin porta Helen a una festa sontuosa dove le introduce al mondo del gioco d’azzardo. Helen si appassiona rapidamente e perde una grossa somma di denaro. Karamzin si offre di aiutarla a vincere indietro i suoi soldi, ma solo se accetta di diventare la sua amante.

Helen è inizialmente titubante, ma alla fine accetta le richieste di Karamzin. I due iniziano una relazione e Helen diventa sempre più ossessionata da Karamzin.

Andrew Hughes scopre infine la relazione della moglie e sfida Karamzin a duello. Karamzin uccide Andrew nel duello e fugge da Monte Carlo con Helen.

Il culmine del film si svolge in un remoto resort montano. Karamzin e Helen sono intrappolati in un edificio in fiamme. Karamzin abbandona Helen per salvarsi, ma lei viene salvata da un uomo del posto.

Critica e successo commerciale:

Femmine folli fu un successo di critica e commerciale al momento dell’uscita. Fu elogiato per i suoi sontuosi valori produttivi, la regia e la recitazione. Il film fu anche controverso per il suo esplicito ritratto di sesso e violenza.

Considerazioni:

Femmine folli è un film complesso e sfaccettato che esplora temi come la tentazione, il tradimento e la redenzione. È un film che continua ad essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Tecnologia:

Il film è stato girato in un formato widescreen chiamato “Super Cinemascope”. Il formato ha permesso a von Stroheim di catturare lo sfarzo di Monte Carlo in tutta la sua gloria. Il film ha anche utilizzato una serie di tecniche innovative, come la profondità di campo e le inquadrature con carrello, per creare un senso di realismo.

Conclusione:

Femmine folli è un classico del cinema muto che ha avuto un profondo impatto sul mezzo. È un film che continua ad essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Informazioni aggiuntive:

  • Il film era originariamente lungo 10 bobine, ma è stato ridotto a 8 bobine per la sua distribuzione commerciale.
  • Il film è stato ispirato dalle esperienze personali di von Stroheim a Monte Carlo.
  • L’interpretazione di Pola Negri nei panni di Helen Hughes è considerata una delle migliori nella storia del cinema muto.

Donne viennesi (1923)

Donne viennesi (1923) è un film drammatico muto americano diretto da Erich von Stroheim e interpretato da Norman Kerry, Mary Philbin e Dale Fuller. È un film controverso che esplora temi come l’amore, il tradimento e la perdita.

Trama:

Il film è ambientato a Vienna durante la prima guerra mondiale. Il conte Franz Maximilian (Kerry) è un giovane ufficiale austriaco che si innamora di Agnes Urban (Philbin), la figlia di un burattinaio. Tuttavia, la famiglia di Agnes è contro la relazione e cerca di separarli.

Nel frattempo, il conte Maximilian viene mandato al fronte. Durante la guerra, incontra la contessa Gisella (Fuller), una donna ricca e affascinante. I due iniziano una relazione e Maximilian si rende conto di essere innamorato di lei.

Dopo la guerra, Maximilian torna a Vienna e si rende conto che Agnes è ancora innamorata di lui. I due si sposano, ma la loro felicità è di breve durata. Maximilian scopre di essere stato ingannato da Gisella, che è in realtà una spia tedesca.

Maximilian affronta Gisella e la uccide. In seguito, Maximilian si suicida, lasciando Agnes sola e devastata.

Critica e successo commerciale:

Donne viennesi fu un film controverso al momento dell’uscita. Fu criticato per il suo ritratto realistico della guerra e della violenza. Tuttavia, il film fu anche elogiato per la sua regia, la fotografia e la recitazione.

Considerazioni:

Donne viennesi è un film complesso e sfaccettato che esplora temi universali come l’amore, la perdita e il tradimento. È un film che continua a essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Tecnologia:

Il film è stato girato in un formato widescreen chiamato “Super Cinemascope”. Il formato ha permesso a von Stroheim di catturare la bellezza di Vienna in tutta la sua gloria. Il film ha anche utilizzato una serie di tecniche innovative, come il montaggio parallelo, per creare una tensione drammatica.

Conclusione:

Donne viennesi è un classico del cinema muto che ha avuto un profondo impatto sul cinema. È un film che continua a essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Informazioni aggiuntive:

  • Il film è stato originariamente girato in 10 bobine, ma è stato ridotto a 7 per la sua distribuzione commerciale.
  • Il film è stato ispirato alle esperienze personali di von Stroheim.
  • L’interpretazione di Norman Kerry nei panni del conte Maximilian è considerata una delle migliori nella storia del cinema muto.

Rapacità (1924)

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Arrivato al punto di lettura con la Universal Erich Von Stroheim passa alla MGM che gli affida un grande progetto. Rapacità del 1924 è un film ispirato al romanzo naturalistico di Frank Norris, Mcteague. Un film importante dal punto di vista produttivo che ha richiesto 8 mesi di lavoro e 42 bobine, ridotte poi a 24 e ulteriormente tagliato senza il permesso di Stroheim. Il regista Infatti non riconobbe la paternità di questa versione. La versione finale dura circa 2 ore mentre quella originale durava 6 ore. 

Il film è un’opera di realismo sociale che esplora i temi della povertà, della cupidigia e della violenza.

Trama

Il film è ambientato a San Francisco all’inizio del XX secolo. John McTeague è un dentista di campagna che si trasferisce in città per cercare fortuna. Trova lavoro da Marcus Schouler, un suo amico d’infanzia, e si innamora di Trina Sieppe, la cugina di Marcus. Trina vince la lotteria e McTeague diventa ossessionato dal suo denaro.

La relazione tra McTeague e Trina si deteriora e McTeague inizia a mostrare segni di follia. Alla fine, uccide Trina e fugge nella Death Valley.

Critica

Rapacità è considerato uno dei film più importanti e influenti di tutti i tempi. È stato elogiato per la sua regia, la fotografia, le interpretazioni e la sua visione realistica della natura umana.

Il film è stato originariamente girato in una versione di 4 ore e 30 minuti. Tuttavia, è stato tagliato da 20th Century Fox a 2 ore e 20 minuti per renderlo più commercialmente appetibile. La versione originale del film è stata persa per decenni, ma è stata ricostruita nel 1999 dalla Turner Classic Movies.

Rapacità è un film potente e provocatorio che offre una visione avvincente della natura umana. È un film che vale la pena vedere.

Guarda Rapacità

La vedova allegra (1925)

La vedova allegra (1925) è un film musicale muto americano diretto da Erich von Stroheim e interpretato da Mae Murray, John Gilbert e Roy D’Arcy. È un adattamento dell’omonima operetta di Franz Lehár.

Trama:

Il film è ambientato a Parigi nel XIX secolo. Hanna Glawari (Murray) è una ricca vedova che ha ereditato la fortuna del suo defunto marito, un banchiere di corte del piccolo stato di Pontevedro. Il suo matrimonio con un uomo di un paese straniero potrebbe causare il collasso delle casse statali, quindi il governo di Pontevedro incarica il conte Danilo Danilov (Gilbert) di sposarla.

Danilo è un giovane aristocratico che è stato invaghito di Hanna per anni. Tuttavia, Hanna è riluttante a sposarlo, poiché crede che non sia veramente innamorato di lei.

Nel frattempo, il principe Mirko Zeta (D’Arcy), figlio del re di Pontevedro, è segretamente innamorato di Hanna. Mirko cerca di sabotare il fidanzamento di Hanna e Danilo, ma alla fine fallisce.

Hanna e Danilo si sposano e vivono felici insieme.

Critica e successo commerciale:

La vedova allegra fu un successo di critica e commerciale al momento dell’uscita. Fu elogiato per la sua produzione sontuosa, la regia e la recitazione.

Considerazioni:

La vedova allegra è un film classico del cinema muto. È un film che è stato apprezzato per la sua musica, la sua danza e la sua storia d’amore.

Tecnologia:

Il film è stato girato in un formato widescreen chiamato “Super Cinemascope”. Il formato ha permesso a von Stroheim di catturare la bellezza di Parigi in tutta la sua gloria. Il film ha anche utilizzato una serie di tecniche innovative, come il montaggio parallelo, per creare una tensione drammatica.

Conclusione:

La vedova allegra è un classico del cinema muto che ha avuto un profondo impatto sul cinema. È un film che continua ad essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Informazioni aggiuntive:

  • Il film è stato originariamente girato in 10 bobine, ma è stato ridotto a 7 per la sua distribuzione commerciale.
  • Il film è stato ispirato all’operetta di Franz Lehár.
  • Mae Murray’s performance as Hanna Glawari is considered one of the greatest in silent film history.

Sinfonia nuziale (1926-1928)

Sinfonia nuziale (1926-1928) è un film drammatico romantico muto diretto da Erich von Stroheim e interpretato da Erich von Stroheim, Fay Wray e ZaSu Pitts. È un film complesso e ambizioso che esplora temi come amore, tradimento e redenzione.

Trama:

Il film è ambientato a Vienna all’inizio del XX secolo. Nicklaus Schiloff (von Stroheim) è un ricco e potente industriale che è fidanzato con la bella e innocente Marie (Wray). Tuttavia, Nicklaus è segretamente innamorato della sua amante, Vera (Pitts).

Nicklaus alla fine decide di sposare Vera invece di Marie. Tuttavia, Vera non è innamorata di Nicklaus e lo sposa solo per i suoi soldi. Dopo il matrimonio, Vera inizia una relazione con un altro uomo.

Nicklaus scopre l’infedeltà di Vera e sfida il suo amante a duello. Nicklaus viene ucciso nel duello.

Marie è devastata dalla morte di Nicklaus. Tuttavia, alla fine ritrova l’amore con un altro uomo.

Successo critico e commerciale:

Sinfonia nuziale fu un fallimento critico e commerciale al momento dell’uscita. Il film era troppo lungo e complesso per il pubblico dell’epoca. Fu anche controverso per la sua rappresentazione esplicita di sesso e violenza.

Considerazioni:

Sinfonia nuziale è un capolavoro del cinema muto. È un film che è sia visivamente sbalorditivo che emotivamente potente. La regia di von Stroheim è magistrale e le interpretazioni sono tutte eccellenti.

Tecnologia:

Il film è stato girato in un formato widescreen chiamato “Super Cinemascope”. Il formato ha permesso a von Stroheim di catturare la bellezza di Vienna in tutta la sua gloria. Il film ha anche utilizzato una serie di tecniche innovative, come la profondità di campo e le riprese a seguire, per creare un senso di realismo.

Conclusione:

Sinfonia nuziale è un classico del cinema muto che ha avuto un profondo impatto sul cinema. È un film che continua ad essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Informazioni aggiuntive:

  • Il film è stato originariamente girato in 12 bobine, ma è stato ridotto a 9 bobine per la sua distribuzione commerciale.
  • Il film è stato ispirato al romanzo “La sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj.
  • L’interpretazione di Erich von Stroheim nei panni di Nicklaus Schiloff è considerata una delle migliori nella storia del cinema muto.

Luna di miele (1928)

Luna di miele (1928) è un film drammatico romantico muto diretto, prodotto, scritto e interpretato da Erich von Stroheim. È la seconda parte di Sinfonia nuziale, che racconta la storia dell’amore di Mitzi per Nicki, dal loro primo incontro fino alla loro separazione quando il principe sposa, per convenienza, la ricca Cecilia.

Trama:

Dopo il matrimonio, Nicki e Cecilia si recano in Tirolo per la luna di miele. Cecilia si affeziona pian piano al marito, il quale invece rimane freddo e distaccato.

Intanto, Mitzi, la giovane cameriera che Nicki ha amato prima di sposarsi, è ancora innamorata di lui. Mitzi segue Nicki e Cecilia in Tirolo e cerca di riconquistarlo.

Nicki, inizialmente respinge Mitzi, ma alla fine cede alla sua attrazione per lei. I due iniziano una relazione clandestina.

Cecilia scopre la relazione tra Nicki e Mitzi e ne è devastata. Nicki, in preda ai sensi di colpa, decide di lasciare Cecilia e fuggire con Mitzi.

Successo critico e commerciale:

Luna di miele fu un fallimento critico e commerciale al momento dell’uscita. Il film era considerato troppo scandaloso per il pubblico dell’epoca.

Considerazioni:

Luna di miele è un film complesso e ambizioso che esplora temi come amore, tradimento e redenzione. È un film che è sia visivamente sbalorditivo che emotivamente potente.

Tecnologia:

Il film è stato girato in un formato widescreen chiamato “Super Cinemascope”. Il formato ha permesso a von Stroheim di catturare la bellezza del Tirolo in tutta la sua gloria. Il film ha anche utilizzato una serie di tecniche innovative, come la profondità di campo e le riprese a seguire, per creare un senso di realismo.

Conclusione:

Luna di miele è un classico del cinema muto che ha avuto un profondo impatto sul cinema. È un film che continua ad essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Informazioni aggiuntive:

  • Il film è stato originariamente girato in 11 bobine, ma è stato ridotto a 7 per la sua distribuzione commerciale.
  • Il film è stato ispirato al romanzo “La sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj.
  • L’interpretazione di Erich von Stroheim nei panni di Nicki è considerata una delle migliori nella storia del cinema muto.

La regina Kelly (1929)

La regina Kelly (1929) è un film muto diretto da Erich von Stroheim e interpretato da Gloria Swanson, Walter Byron e Seena Owen. È un film lussuoso e scandaloso che racconta la storia di una ragazza di un convento che viene sedotta da un principe e costretta a diventare una prostituta.

Trama:

Il film è ambientato in un convento di Francia durante la prima guerra mondiale. Patricia Kelly (Swanson) è una giovane e innocente orfana che viene sedotta dal principe Wolfram (Byron), un giovane e affascinante soldato.

Wolfram porta Patricia via dal convento e le promette di sposarla. Tuttavia, alla fine la abbandona e lei è costretta a diventare una prostituta per sopravvivere.

Patricia incontra un gentile diplomatico americano di nome Jack McDowell (Owen) che si innamora di lei. McDowell aiuta Patricia a fuggire dalla sua vita da prostituta e insieme iniziano una nuova vita in America.

Successo critico e commerciale:

La regina Kelly fu un fallimento critico e commerciale al momento dell’uscita. Il film fu considerato troppo scandaloso per il pubblico dell’epoca. Era anche troppo lungo e costoso da produrre, e non fu mai completato.

Considerazioni:

La regina Kelly è un capolavoro incompiuto. È un film che è sia visivamente sbalorditivo che emotivamente potente. La regia di von Stroheim è magistrale e la performance di Swanson è una delle migliori nella storia del cinema muto.

Tecnologia:

Il film è stato girato in un formato widescreen chiamato “Super Cinemascope”. Il formato ha permesso a von Stroheim di catturare la bellezza della campagna francese in tutta la sua gloria. Il film ha anche utilizzato una serie di tecniche innovative, come la profondità di campo e le riprese a seguire, per creare un senso di realismo.

Conclusione:

La regina Kelly è un classico del cinema muto che ha avuto un profondo impatto sul cinema. È un film che continua ad essere apprezzato oggi per la sua arte e la sua narrazione.

Informazioni aggiuntive:

  • Il film è stato originariamente girato in 12 bobine, ma è stato ridotto a 7 per la sua distribuzione commerciale.
  • Il film è stato ispirato da un racconto di H.G. Wells.
  • La performance di Gloria Swanson nei panni di Patricia Kelly è considerata una delle migliori nella storia del cinema muto.

Erich Von Stroheim attore

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Nonostante la diffidenza degli Studios però ogni film di Erich Von Stroheim è un successo: anche Rapacità ha un grande afflusso di pubblico. Ma questo non servirà a placare l’accanimento dei produttori contro il lavoro del regista, sia sul set che in fase di montaggio. Continuerà anche nei film successivi ad avere problemi. Il progetto successivo Queen Kelly, che doveva essere finanziato da una produzione indipendente e dalla diva Gloria Swanson con cui lavorerà in Viale del tramonto successivamente, non vedrà mai la luce. Il regista austriaco continuerà a lavorare con successo come attore. 

Seduzione, feticismo, avidità, i suoi film propongono una carrellata di tutti i vizi più malsani, portati all’estremo. Altro motivo di contrasto furono i grandi budget che le sue scenografie interamente ricostruite in studio richiedevano. Stroheim ama mostrare in modo naturalistico fino al limite della tolleranza, i suoi primi piani e dettagli sono potenti, le situazioni si ripetono e diventano simboliche. 

La sua carriera di grande attore si affianca quella di regista maledetto: il personaggio dell’ufficiale che interpreta in molti film con diverse sfumature, raggiunge uno dei migliori risultati in La grande illusione di Jean Renoir del 1937. In Viale del tramonto di Billy Wilder del 1950 interpreta invece un personaggio malinconico, un ex regista del mutuo diventato maggiordomo. 

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