L’impressionismo e nuove forme di ricerca cinematografica sostituirono negli anni 20 il film industriale in Francia. La produzione dei film francesi negli anni 20 diminuisce drasticamente. Il cinema si produce molto di più negli Stati Uniti e in Germania.
La Pathè e la Gaumont, che erano state le prime case di produzione cinematografiche industriali della storia, si dedicarono alla distribuzione e alla realizzazione di materiali tecnici, abbandonando la produzione di film. Avevano sostituito il cinema artistico di Melies e degli altri artigiani del cinema delle origini, si erano affermate sul mercato con prepotenza per produrre film per il grande pubblico. Ma le cose non avevano funzionato come pensavano.
I film industriali avevano spesso costi molto alti e i fallimenti finanziari erano frequenti. Dirigenti della Pathé e della Gaumont avevano capito che si poteva rischiare molto meno dedicandosi alla distribuzione piuttosto che realizzare nuovi film.
Anche se a metà degli anni Venti la Francia produce solo una cinquantina di lungometraggi e gli Stati Uniti 729, per le strade di Parigi e di altre città c’era un grande fermento culturale. Nacquero più cineclub che in ogni altra parte del mondo. C’era la possibilità di assistere a dibattiti, rassegne di film, nascevano riviste di avanguardia.
La Francia che aveva inventato il cinema continuava ad amarlo soprattutto come forma d’arte. I francesi erano interessati a scoprire il cinema e a stabilire un legame tra quest’arte e il mondo intellettuale.
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L’impressionismo e il cinema d’arte francese
Il cinema francese prende la forma di nuove avanguardie come l’impressionismo. Si realizzano i primi film che riflettono sul cinema dal punto di vista teorico e artistico. Il cinema è concepito come arte ricerca e sperimentazione, i registi non sono dei semplici artigiani ma sviluppano una consapevolezza teorica e critica della loro arte.
I registi francesi impressionisti sono i creatori delle idee più originali e di avanguardia degli anni 20. Il cinema è concepito come un mix di altre arti come la musica e la pittura, mentre viene rifiutato il collegamento con il teatro. L’arte che più si assomiglia al cinema è la musica perché è un’arte temporale e ritmica. Anziché delle note musicali vive di ritmi figurativi, combinazioni creative di molteplici elementi, ritmi dinamici di luce e di immagini.
Il cinema come sinfonia e ritmo
Nel film si muovono corpi umani, scenografie, oggetti, movimento della macchina da presa. Tutti questi elementi si intrecciano e si sommano tra di loro producendo uno spettacolo coerente attraverso gli spazi dell’immagine. Il cinema è una grande sinfonia, da costruire con ritmo e musicalità. La musica del montaggio e dentro le singole inquadrature. Ritmo di sequenze, di scene e di inquadrature che compongono la sinfonia dell’intero film. Ma anche ritmo e scansione temporale delle storie raccontate.
Abel Gance da una definizione molto significativa del cinema. Dice: “è la musica della luce”. Una definizione su cui saranno d’accordo i più grandi registi della storia del cinema anche negli anni seguenti. Il regista Delluc invece teorizza che la qualità principale del cinema è la fotogenia. Definisce fotogenico ogni personaggio, oggetto o paesaggio che valorizza la propria qualità morale attraverso la riproduzione dell’immagine cinematografica. Un modo di filmare un soggetto nella sua immediatezza e nella sua autenticità più profonda.
L’impressionismo e il racconto ottocentesco
L’impressionismo cinematografico dei registi francesi si occupa il maggior parte di storie ottocentesche raccontate in modo tradizionale e romantico. Storie abbastanza stereotipate in grado di raggiungere un vasto pubblico. Si tratta di drammi che raccontano costrizioni sociali, moralismi che provocano insoddisfazioni personali e incapacità di raggiungere i propri desideri.
Sono film che oggi appaiono molto datati come La rosa delle rotaie, di Abel gance, la storia di una passione incestuosa di un ferroviere per una giovane donna. Oppure Futurismo di l’Herbier, che racconta la storia di una donna ingannatrice e manipolatrice. Film ispirati in modo superficiale al romanzo popolare e alla letteratura decadente.
Altre opere sono più riuscite, come Febbre del 1921, e La sorridente Madame Beudet, del 1937, entrambe di Delluc. La caduta della casa Usher del 1928, di Jean Epstein, tratto dal racconto di Edgar Allan Poe. Altri film si concentrano sulle potenzialità cinematografiche di indagare la psiche ed il mondo interiore dei personaggi. Come il film sperimentale La follia del dottor Tube, del 1916, di Abel Gance o Eldorado di L’Herbier.
Il cinema di Abel Gance
Alcuni registi come Abel Gance affermano una personalità più originale. Gance realizza grandi affreschi, film costosi dal punto di vista produttivo, che sperimentano nuovi linguaggi e nuove potenzialità del cinema. Ad esempio il montaggio accelerato di componenti meccaniche in azione nel film La Rosa sulle rotaie. Il regista si concentra sul ritmo e sul movimento con riprese di marchingegni in azione.
Un montaggio cinematografico fatto di inquadrature sempre più brevi e da un ritmo incalzante. Napoleone, del 1927, è il kolossal più costoso dell’epoca in Francia. Il film racconta le conquiste militari di Napoleone con un’attenzione particolare alla sua storia individuale. Ci sono anche flashback di quando era ragazzo che approfondiscono la psicologia dell’imperatore.
Le scene dedicate alla rivoluzione francese si mescolano alla narrazione del personaggio, culminando in grandiose scene di battaglia. Nonostante sia un film che racconta un pezzo di storia della Francia in modo tradizionale, ci sono in esso una lunga serie di tecniche e di invenzioni registiche. E’ uno dei vertici del cinema sperimentale della storia del cinema. Forse il film che sperimenta meglio nel periodo del cinema muto. La macchina da presa di Abel Gance è estremamente dinamica i suoi movimenti sono elaborati più che in ogni altro film visto in precedenza. Per la prima volta vediamo usato in maniera esemplare lo split screen: la proiezione è suddivisa in tre schermi contemporaneamente.
Marcel L’Herbier
Un altro regista molto interessante dell’impressionismo francese è Marcel L’Herbier. Il suo cinema è una ricerca di immagini complesse che si arricchiscono di modelli presi da altre arti. Nel suo film Futurismo c’è una sequenza in cui racconta un esperimento fantascientifico che consente la resurrezione della protagonista.
Il montaggio accelerato dà alla scena uno stile ipermoderno che si collega ai procedimenti tecnologici. Immagini di apparecchiature meccaniche del laboratorio in un crescendo di effetti visivi di grande intensità ritmica. Immagini, dettagli, luci ed effetti cromatici che mostrano una grande forza espressiva e dinamica. Scenografie fantascientifiche e moderniste che rappresentano la prospettiva futuribile del film. Un Universo stimolato dalle innovazioni artistiche e dal gusto moderno della Parigi del 1924, dove si tiene una grande esposizione dedicata alle Arti innovative.
Le scenografie del film sembrano portarci dentro una grande galleria d’arte. C’è una varietà di stili architettonici influenzati dall’art Decò, dal Futurismo e dal razionalismo. Nel 1929 L’Herbier realizza Il denaro, un film molto costoso che racconta i meccanismi del potere economico e dei suoi conflitti. Filmato in spazi enormi con immagini di grande ampiezza e spettacolarità, più che sperimentare sul montaggio L’Herbier si concentra su effetti narrativi e sul dinamismo della macchina da presa. Inquadrature moderniste che che sviluppano un’idea di cinema ereditata dal Futurismo, componendo figure complesse e rigorose.
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L’impressionismo di Epstein, Kirsanoff, Cavalcanti
Jean Epstein alternava invece la sua attività di regista con quella di teorico e scrittore. Il suo cinema è una ricerca di stati d’animo, di impressioni fugaci, di mutazione di sentimenti che inseguono le dinamiche psicologiche dei personaggi.
Un impressionismo che si concentra sul fluire e sul divenire delle cose, con tocco leggero, indagando sentimenti e sensazioni umane. Film assolutamente particolari dedicati a personaggi misteriosi, alle loro crisi psicologiche e ai loro mutamenti interiori.
Come Cuore Fedele, del 1923, un film con immagini e primi piani di una bellezza rara. La donna di cui l protagonista del film è innamorato viene sposata con la coercizione da un ubriacone prepotente. Il protagonista finisce in carcere e quando esce trova la donna amata con un bambino appena nato. I due innamorati sognano di cambiare vita ma il prepotente controlla la vita della donna con la violenza. Un melodramma ambientato a Marsiglia, in un porto dove dietro i personaggi si muovono navi gigantesche e pescherecci. Inquadrature e montaggio magistrali, pieni di invenzioni e poesia, improvvise accensioni di ritmi. Una sinfonia visiva struggente e malinconica, un capolavoro dell’impressionismo francese, realizzato con pochissimi mezzi ed enorme ispirazione.
Guarda Cuore fedele
Jean Epstein realizza anche La bella nivernese, del 1924. Lo specchio a tre facce del 1927 ci presenta il protagonista con 3 immagini diverse attraverso lo sguardo di tre donne con eccezionale abilità narrativa.
Altri suoi film come Finisterre del 1929, e Il mare dei Corvi del 1929, sono invece poemi sulla natura e sul mare che vanno oltre il semplice documentario. Questi film trasformano l’immagine in ricerca della verità. Registi che sviluppano uno stile simile sono ad esempio Cavalcanti e Kirsanoff, che si impegnano per realizzare un cinema in equilibrio tra documentario e finzione, mescolando realtà e messa in scena, materiali recitati e filmati documentaristici, per creare straordinarie sinfonie visive. Uno stile che molti anni dopo sarebbe stato sviluppato in forma diversa da registi indipendenti come l’italiano Franco Piavoli.
Kirsanoff realizza poemi visivi stupefacenti. Egli trasformando la realtà in ritmi musicali. Nel film Menilmontant del 1925, ad esempio, va alla ricerca dell’invisibile in modo rigoroso, rinunciando a raccontare qualsiasi storia per concentrarsi sulla sperimentazione di effetti ottici. In modo simile Alberto Cavalcanti, nel film In rada del 1926, mescola microstorie e ricerche di ritmi e visioni per fare del cinema uno strumento rivelatore della realtà.
Con Rien que les heures del 1927, realizza una sinfonia visiva dedicata alla città di Parigi. Frammenti di vita metropolitana, situazioni reali, immagini eterogenee apparentemente casuali, scarti, frammenti di storie collegate tra loro per raccontare una storia del caso e della fatalità. Cavalcanti preferisce le immagini secondarie e gli itinerari poco frequentati. Un cinema narrativo e di avanguardia, sperimentale, caratterizzato da una grande ricerca che però non ha incontrato il successo del pubblico, restando a lungo dimenticato.