Quando si tratta di definire i capolavori della storia del cinema capita di trovare classifiche di ogni tipo, per ogni tipo di pubblico e manipolate dal marketing delle grandi case di produzione. Classifiche che poco o nulla hanno a che vedere con i migliori film di sempre. Capita di vedere inseriti in queste liste film così commerciali che viene da chiedersi se costoro che le hanno scritte si siano voluti prendere gioco dei lettori o se davvero credono che certi film siamo grandi capolavori senza tempo.
Se pensi che Star Wars, Salvate il soldato Ryan, Titanic, Toy Story o l’ultimo film del regista intellettuale alla moda che ha vinto un premio a Cannes siano da inserire tra i grandi capolavori della storia del cinema allora smetti di leggere, questo articolo non è per te. Ci sono tonnellate di blog e riviste che ti raccontano qualsiasi cosa per i motivi più svariati, commerciali o culturali. L’autorevole accademia a livello mondiale di Pinco Pallino potrebbe inserire nella lista anche Jurassic Park.
Se invece vuoi fare un poco di chiarezza e capire cosa va davvero oltre le mode del momento e farti un’idea a proposito del vero cinema d’arte, il cinema concepito e pensato per andare oltre il tempo e lo spazio in cui viviamo, nella visione di quello che viene inteso e percepito come arte nella Tradizione millenaria, in cui il cinema è l’ultimo arrivato, allora questa lista di capolavori cinematografici è per te.
Il Cinema Indipendente e le Gemme Nascoste
Iniziamo da qui, perché è qui che il cinema è più vivo oggi. Il cinema indipendente è l’antidoto ai blockbuster tutti uguali: sono film liberi, coraggiosi, spesso realizzati con budget ridotti ma con idee rivoluzionarie. Se cerchi “film sottovalutati” o voci fuori dal coro che le grandi piattaforme ignorano, questa è la tua casa. È il cinema per chi vuole scoprire, non solo consumare.
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Cinema d’Autore e d’Essai
Il cinema d’autore non è un genere, è uno sguardo. Qui raccogliamo le opere dei grandi maestri e dei visionari che hanno usato la macchina da presa come una penna. Dai film premiati ai grandi Festival (Cannes, Venezia, Berlino) al cinema d’essai più rigoroso. Sono i “film bellissimi” che richiedono attenzione, ma che ripagano con un’esperienza artistica profonda e indelebile.
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I Film Cult e “Indimenticabili”
Ci sono film che trascendono la critica e diventano religione. Il “Cult Movie” è quel film strano, eccessivo o semplicemente geniale che ha creato una base di fan devoti. Che siano capolavori riconosciuti o “B-movies” diventati leggenda, questi sono i titoli che hanno plasmato l’immaginario collettivo. Se vuoi capire la cultura pop, devi partire da qui.
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Il Cinema degli Anni ’80 (e Decadi d’Oro)
La nostalgia è una forza potente. Gli anni ’80 non sono stati solo neon e sintetizzatori, ma un decennio di creatività esplosiva che ha ridefinito il cinema di genere, dall’horror alla fantascienza. In questa sezione esploriamo i classici di quel periodo e delle altre decadi d’oro, per chi vuole recuperare i pilastri del passato che ancora oggi insegnano come si fa intrattenimento.
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Metropolis (1926)
Metropolis (1927), diretto da Fritz Lang, è un film espressionista di fantascienza muto tedesco del 1927 che è considerato un punto di riferimento del cinema. Il film è ambientato in un futuro distopico in cui la classe operaia lavora sottoterra, mentre l’élite ricca vive in una lussuosa città grattacielo.
Il film racconta la storia di Freder Fredersen, il figlio del sovrano della città, che si innamora di Maria, una leader operaia. Maria sta diffondendo un messaggio di pace ed uguaglianza, che minaccia il potere della classe dominante. Il braccio destro di Fredersen, Rotwang, crea un androide che assomiglia esattamente a Maria, per seminare discordia tra i lavoratori.
Metropolis è stato un successo commerciale e di critica al momento della sua uscita. È stato elogiato per le sue innovazioni tecniche, i suoi set e costumi altamente stilizzati e la sua esplorazione di temi importanti come la classe, la tecnologia e lo spirito umano.
Una visione curata da un regista, non da un algoritmo
In questo video ti spiego la nostra visione
La passione di Giovanna d’Arco (1928)
La passione di Giovanna d’Arco (1928), diretto da Carl Theodor Dreyer, è un film drammatico storico muto danese che è considerato uno dei film più importanti e influenti mai realizzati. Il film è un’interpretazione realistica e commovente del processo e della condanna a morte di Giovanna d’Arco.
Il film racconta la storia di Giovanna d’Arco, una contadina analfabeta che crede di essere stata inviata da Dio per liberare la Francia dagli Inglesi. Giovanna guida l’esercito francese alla vittoria, ma viene catturata e processata per eresia.
Il film esplora temi di fede, coraggio, e sacrificio. È anche una storia sulla lotta per l’uguaglianza e la giustizia. Il film è realizzato in un stile realista, con un uso minimo di effetti speciali. Dreyer ha scelto di concentrarsi sulle interpretazioni degli attori e sulla narrazione della storia. Il regista Carl Theodor Dreyer mostra rigore con ambientazione e montaggio; il film si concentra in gran parte sull’andirivieni tra Joan ei suoi inquisitori. Realizzato alla fine dell’era del muto, un grandioso dramma storico da vedere assolutamente perché ha stabilito nuovi standard nella recitazione cinematografica, perché ha portato ad un nuovo livello il cinema di avanguardia degli anni ’30. E per altri 100 motivi.
Aurora

Drammatico, romantico, noir, di Friedrich Wilhelm Murnau, Stati Uniti, 1927.
Una donna della grande città in vacanza (Margaret Livingston) soggiorna in un piccolo paese sul lago. Dopo il tramonto si reca in una fattoria dove l'uomo (George O'Brien) e la moglie (Janet Gaynor) stanno occupandosi loro bambino. Chiama l'uomo dalla recinzione all'esterno. L'uomo è indeciso, ma alla fine se ne va, lasciando sua altra moglie da sola. L'uomo e anche la donna si incontrano al chiaro di luna e si baciano appassionatamente. Lei vuole che lui venda la sua fattoria per andare con lei in città. Quando lei gli suggerisce di risolvere il problema di sua moglie annegandola, lui tenta di strangolarla con violenza, ma poi cambia completamente atteggiamento. Quando l'uomo e sua moglie partono per la gita in barca sul lago lui prepara a buttarla in acqua. Ma quando lei implora la sua grazia, lui capisce che non può farlo. L'uomo rema freneticamente verso riva, e quando la barca arriva a terra, la moglie fugge nel panico.
Aurora, diretto dal regista tedesco FW Murnau al suo debutto cinematografico americano è tratto da Carl Mayer dal racconto "The Excursion to Tilsit", uscito nel 1917.
Murnau ha scelto di utilizzare il nuovo sistema audio Fox Movietone, rendendo Aurora uno dei primissimi lungometraggi con una colonna sonora sincronizzata ed effetti sonori. Janet Gaynor ha vinto il primo Academy Award come migliore attrice in un ruolo da protagonista per la sua interpretazione nel film. Il film è ormai comunemente considerato un capolavoro, tra i migliori film mai realizzati. In molti lo hanno definito il più grande film dell'età del cinema muto. Murnau, maestro del cinema espressionista, fu invitato da William Fox a girare un film espressionista a Hollywood. Il linguaggio e la fotografia del film sono rivoluzionari: eleganti carrellate, lunghe sequenze di pura azione senza dialoghi nello stile caratteristico di Murnau. I personaggi restano senza nome, creando la percezione di una storia universale.
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano
The Crowd (1928)
La folla (1928), diretto da King Vidor, è un film drammatico romantico muto americano che è ampiamente considerato uno dei più grandi film muti mai realizzati. Il film è la storia della lotta di un giovane uomo per raggiungere il Sogno Americano.
Il film segue John Sims, un giovane ambizioso che si trasferisce a New York City con sua moglie Mary in cerca di una vita migliore. John si fa strada da un lavoro umile a una posizione ben retribuita, ma non sembra mai riuscire a raggiungere la felicità e il successo che desidera.
Il film esplora temi di ambizione, disillusione e la natura del Sogno Americano. È anche una storia sull’importanza della famiglia e dell’amore. Il film è realizzato in uno stile naturalistico, con un focus sul realismo e il commento sociale. Vidor utilizza una varietà di tecniche per creare un senso di realismo, tra cui riprese in esterni, camera a mano e fotografia in profondità di campo.
M, Il mostro di Dusseldorf (1931)
M, Il mostro di Dusseldorf (1931) è un film tedesco diretto da Fritz Lang. Il film racconta la storia di un serial killer di bambini che terrorizza la città di Düsseldorf. Il film è considerato uno dei precursori del genere noir e ha avuto un’influenza significativa sul cinema successivo.
La storia del film è semplice ma efficace. Un serial killer di bambini, soprannominato “M”, inizia a terrorizzare la città di Düsseldorf. La polizia è impotente a fermarlo, e la popolazione è in preda al panico. Un gruppo di criminali decide di prendere in mano la situazione e di catturare il killer da soli. Il film è ambientato in una Germania pre-nazista, e la storia riflette le paure e le insicurezze della società tedesca dell’epoca. Il film è anche un’analisi della natura del male e della giustizia.
Uno di quei film epocali – ce n’è solo una manciata – che si trova sul confine tra il cinema muto e l’era del suono ma attinge alle virtù di entrambi, il film sul serial killer brucia con una profonda oscurità visiva mentre rallegra le orecchie con il suo fischietto “Nella sala del re della montagna” (interpretato da uno stesso Lang con le labbra da borsetta; la sua star, Peter Lorre, non sapeva fischiare).
Luci della città (1931)
Luci della città (1931) è un film comico-drammatico muto diretto da Charlie Chaplin. Il film racconta la storia di un vagabondo che si innamora di una fioraia cieca. Si propone di aiutarla a riacquistare la vista, anche se significa sacrificare la propria felicità.
Luci della città è considerato uno dei film più grandi di Chaplin. È una storia commovente e commovente che è stata lodata per il suo umorismo, il pathos e il commento sociale. Il film è stato un successo critico e commerciale al momento della sua uscita e ha mantenuto la sua popolarità da allora.
Chaplin, reticente a rinunciare alle tecniche visive che aveva imparato, ha insistito per fare della sua nuova commedia un film muto anche se gli spettatori volevano film sonori. Come sempre, la star ha avuto l’ultima risata: non solo il film è stato un enorme successo commerciale, ma si è anche concluso con il primo piano più straziante della storia del cinema, l’apice dell’emozione, nessun dialogo richiesto. Uno dei film da vedere assolutamente.
Tempi moderni (1936)
Tempi moderni (1936) è un film comico-drammatico diretto da Charlie Chaplin. È considerato uno dei capolavori del cinema di Chaplin, e uno dei film più importanti e influenti della storia del cinema.
Il film racconta la storia di Charlot, un operaio addetto alla catena di montaggio in una fabbrica di lamiere. Charlot è un lavoratore diligente, ma la catena di montaggio è così veloce che lo porta alla follia. Charlot viene licenziato dalla fabbrica e si ritrova a vagare per le strade di una città industriale. Trova lavoro come venditore di giornali, ma anche questo lavoro è faticoso e malpagato.
Il film esplora temi di alienazione, sfruttamento e lotta di classe. È anche una storia sull’importanza dell’amore e della solidarietà. Il film è realizzato in uno stile comico-drammatico, con un focus sull’umanità dei personaggi. Chaplin utilizza una varietà di tecniche per creare un senso di commedia e pathos, tra cui gag fisiche, pantomima e musica.
Carnival of soul

Horror, di Herk Harvey, Stati Uniti, 1962.
Mary Henry esce indenne da un incidente automobilistico che ha causato la morte dei suoi due compagni, e parte per una strana avventura a Salt Lake City, dove si ritrova attratta da un fatiscente padiglione in riva al lago e perseguitata da una figura spettrale (interpretata dallo stesso regista). Capolavoro horror a basso budget ($ 30.000) passato inosservato all'epoca della sua uscita, è diventato un film cult negli Stati Uniti dalla fine degli anni '80. Suoni e immagini che hanno ispirato registi come George Romero e David Lynch (l'uomo mascherato di "Strade perdute"). Mai doppiato e distribuito nelle sale cinematografiche in Italia.
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano
La Grande Illusion (1937)
La Grande Illusion (1937), diretto da Jean Renoir, è un film drammatico di guerra francese che è considerato uno dei più grandi film mai realizzati. Il film è una storia di amicizia e lealtà tra due ufficiali francesi catturati durante la prima guerra mondiale.
Il film segue i capitani Maréchal e de Boëldieu, due ufficiali francesi catturati dai tedeschi. I due uomini vengono trasferiti in un campo di prigionia, dove stringono amicizia con altri ufficiali francesi. I prigionieri progettano un’evasione, ma il piano fallisce e i due capitani vengono trasferiti in una fortezza di massima sicurezza. Nella fortezza, i due uomini incontrano il capitano von Rauffenstein, un ufficiale tedesco che è anche un uomo d’onore.
Il film esplora temi di amicizia, lealtà, e la natura della guerra. È anche una storia sull’importanza della compassione e del rispetto reciproco, anche tra nemici. Il film è realizzato in uno stile realistico, con un focus sull’umanità dei personaggi. Renoir utilizza una varietà di tecniche per creare un senso di realismo, tra cui riprese in esterni, camera a mano e fotografia in profondità di campo.
La Bête Humaine (1938)
La Bestia Umana (1938), diretto da Jean Renoir, è un film thriller romantico francese basato sul romanzo omonimo di Émile Zola. Il film racconta la storia di Jacques Lantier, un macchinista ferroviario che è spinto alla violenza dai suoi stessi demoni interiori.
Il film è ambientato alla fine del XIX secolo. Jacques Lantier è un macchinista ferroviario che è sposato con Flore. Tuttavia, è anche attratto da Séverine, la moglie di Roubaud, il capostazione di Le Havre. Jacques e Séverine iniziano una relazione, e pianificano di uccidere Roubaud. Lo attirano su un treno e lo spingono fuori dai binari. Tuttavia, il loro piano va storto, e Jacques è l’unico a sopravvivere.
Il film esplora temi di passione, ossessione e il lato oscuro della natura umana. È anche una storia sulla potenza distruttiva della violenza. Il film è realizzato in uno stile realistico, con un focus sui personaggi e sulle loro motivazioni. Renoir utilizza una varietà di tecniche per creare un senso di realismo, tra cui riprese in esterni e camera a mano.
The Zero Hour (1939)
L’ora zero (1939) è un film drammatico poliziesco americano diretto da Sidney Salkow e interpretato da Otto Kruger, Frieda Inescort e Adrienne Ames. Il film è un remake del film francese del 1938 La Bête Humaine (La bestia umana), diretto da Jean Renoir e basato sul romanzo omonimo di Émile Zola.
Il film racconta la storia di Steve Reynolds, un pilota che è perseguitato dal ricordo di un incidente che ha ucciso sua moglie e suo figlio. Sta anche lottando con il suo alcolismo e la sua relazione con la sua fidanzata, Susan. Una notte, mentre torna a casa da un viaggio, Steve è costretto a un atterraggio di emergenza in una tempesta di neve. Viene aiutato da una giovane donna di nome Linda, e presto sviluppano una relazione romantica.
Il film esplora temi di colpa, ossessione e la potenza distruttiva della violenza. È anche una storia sulla condizione umana e la lotta per superare i demoni personali. Il film è realizzato in uno stile cupo e atmosferico, con un focus sul tumulto psicologico dei personaggi. Salkow utilizza una varietà di tecniche per creare un senso di tensione e suspense, tra cui illuminazione a basso contrasto, primi piani estremi e montaggio rapido.
Le regole del gioco (1939)
Le regole del gioco (1939) è un film drammatico francese diretto da Jean Renoir. Il film racconta la storia di un gruppo di aristocratici che si riuniscono in una tenuta di campagna per una battuta di caccia. Il film è noto per la sua complessità narrativa, la sua esplorazione delle relazioni umane e il suo uso innovativo della cinepresa.
L’aviatore André Jurieux arriva a Parigi dopo aver attraversato l’oceano con il suo aereo. Viene accolto dal suo amico Octave, che informa André che Christine, la nobildonna austro-francese, non è venuta a salutarlo. La relazione passata di Christine con André è accettata dal suo partner, dalla sua cameriera e dal loro amico Octave.
Jean Renoir ha cementato la sua maestria con questa ricerca perfetta degli strati sociali tra gli stupidi, oziosi, in procinto di essere spazzati via dalla seconda guerra mondiale. Le questioni tra gli aristocratici e i servitori fioriscono durante una battuta di caccia di una settimana in un castello, dove l’unico crimine è scambiare la frivolezza con la sincerità.
Come vinsi la guerra

Commedia, di Buster Keaton, Stati Uniti, 1926.
Quando il progettista dei treni della Western & Atlantic Railroad, Johnnie Gray, arriva a Marietta, in Georgia, visita la casa di Annabelle Lee, uno dei due amori della sua vita. L'altro è la locomotiva chiamata "Il generale". La guerra civile americana è scoppiata, e il fratello di Annabelle e il papà sono entusiasti di arruolarsi nell'esercito. Per compiacere Annabelle, Johnnie si affretta ad arruolarsi, ma viene rifiutato. Annabelle dice a Johnnie che non gli parlerà più fino a quando non lo vedrà in uniforme. Passa un anno e Annabelle viene a sapere che suo padre è stato ferito. Fa un viaggio a nord per vederlo, con la locomotiva "Il generale". I viaggiatori e il personale di servizio si allontanano per pranzare quando il treno si ferma e le spie dell'Unione sfruttano l'occasione per rubare il treno.
Il film di Buster Keaton è stato ispirato da Great Locomotive Chase, un racconto di una storia realmente accaduta durante la guerra civile americana. Al momento della sua prima uscita non è stata ben accolto dal pubblico e ampiamente stroncato dai critici cinematografici, con rendimenti scarsi al botteghino. A causa del suo enorme piano di budget di $ 750.000 e non riuscendo ad avere un guadagno, Keaton ha perso la sua autosufficienza come regista ed ha dovuto iniziare a lavorare alle dipendenza degli grandi Studios. Come vinsi la guerra è stato rivalutato nel tempo, ed è attualmente inserito tra i migliori film mai realizzati. Nel 1963, Keaton dichiarò: "Ero molto più felice di quel film di qualsiasi altro che avessi fatto prima". Come vinsi la guerra è uno delle commedie più iconiche mai realizzate, con la sua fotografia di toni grigi, il suo occhio per le linee audaci della locomotiva, la sua meravigliosa continuità di azione. Un'opera d'arte comica da non perdere.
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano
Fantasia (1940)
Fantasia è un film d’animazione da vedere assolutamente prodotto dalla Walt Disney Productions e uscito nel 1940. Si tratta di un’opera innovativa e sperimentale per l’epoca, poiché il film mescola animazione e musica classica per creare una sorta di “sinestesia” tra i sensi dell’udito e della vista.
Il film è composto da otto segmenti, ognuno dei quali è accompagnato da una colonna sonora composta da grandi musicisti come Beethoven, Tchaikovsky, Stravinsky e Bach. Gli segmenti, animati da alcuni dei migliori artisti dell’epoca, includono scene di balletto, danza delle fatine, lotta tra il bene e il male e molto altro.
Uno dei segmenti più famosi di Fantasia è probabilmente “La Sagra della Primavera” di Stravinsky, che racconta l’evoluzione della vita sulla Terra, dalla nascita del sole fino alla comparsa dei dinosauri. Il segmento è stato criticato all’epoca per la sua brutalità e violenza, ma è diventato una pietra miliare dell’animazione moderna.
Fantasia è stato un grande successo al botteghino, ma ha incontrato reazioni miste da parte della critica. Tuttavia, negli anni successivi è diventato un cult movie, apprezzato sia per la sua bellezza visiva che per la sua audacia artistica. Il film è stato inoltre molto influente sulla cultura popolare, e ha ispirato molti altri film e produzioni artistiche.
Quarto potere (1941)
Quarto potere (Citizen Kane, 1941) è un film del regista Orson Welles, il suo primo lungometraggio cinematografico. Il film racconta la vita di Charles Foster Kane, un magnate della stampa, attraverso i ricordi dei suoi amici e conoscenti.
In un castello chiamato Xanadu, parte di un’enorme tenuta in Florida, l’anziano Charles Foster Kane è sul letto di morte. Tenendo in mano un oggetto che rappresenta un paesaggio innevato, pronuncia una parola, “Rosabella”, e muore.
Un necrologio di un cinegiornale racconta la storia della vita di Kane, un editore di giornali enormemente ricco e magnate industriale. La morte di Kane diventa una notizia strabiliante in tutto il mondo, così come il produttore del cinegiornale incarica il giornalista Jerry Thompson di scoprire il significato di “Rosabella”.
ll dramma esistenziale di Kane – interpretato con inesauribile talento dall’attore e regista prodigioso Orson Welles – da bambino disprezzato a barone della stampa. Puoi immergerti nei metodi rivoluzionari del film, come la fotografia a fuoco profondo di Gregg Toland, la genialità della sua messa in scena così come il suo esame del capitalismo americano. È anche solo una storia dannatamente bella che non devi assolutamente perdere.
Il mistero del falco (1941)
Il mistero del falco (The Maltese Falcon, 1941) è un film noir diretto da John Huston e interpretato da Humphrey Bogart. Il film è un adattamento del romanzo omonimo di Dashiell Hammett.
A San Francisco nel 1941, gli investigatori privati Sam Spade e Miles Archer incontrano la potenziale cliente Ruth Wonderly. Più tardi quella notte, Spade viene svegliato da una telefonata della polizia che lo informa che Archer è stato ucciso. Dundy suggerisce che Spade abbia avuto l’opportunità e il motivo di uccidere Thursby, che probabilmente ha ucciso Archer.
Il film è stato presentato in anteprima a New York City il 3 ottobre 1941 ed è stato nominato per tre Academy Awards. E’ stato citato da Panorama du Film Noir Américain come il primo grande film noir. Tra i migliori film noir da vedere.
La fiamma del peccato (1944)
La fiamma del peccato (Double Indemnity, 1944) è un film noir diretto da Billy Wilder e interpretato da Fred MacMurray, Barbara Stanwyck e Edward G. Robinson. Il film è un adattamento del racconto omonimo di James M. Cain.
Nel 1938, il venditore di assicurazioni Walter Neff torna nel suo ufficio nel centro di Los Angeles con una ferita da arma da fuoco alla spalla e registra un’ammissione su un dittafono. Segue un flashback. Neff incontra l’affascinante Phyllis Dietrichson durante una visita a domicilio per consigliare al marito di ripristinare la sua polizza assicurativa per il veicolo. Phyllis chiede di acquisire un piano di assicurazione contro gli infortuni per il suo partner.
Il genere deliziosamente oscuro ed elegante del film noir semplicemente non esisterebbe senza La fiamma del peccato (Double indemnity). Questo ha davvero tutto: ricordi, omicidi, ombre e sigarette in abbondanza e, ovviamente, una subdola femme fatale (Barbara Stanwyck). Uno degli eccellenti registi dell’epoca d’oro di Hollywood, Billy Wilder si è distinto in una vasta gamma di generi cinematografici, tuttavia questa gemma hard-boiled è il suo lavoro più influente, ed è un film da vedere assolutamente.
Faust

Horror, di F. W. Murnau, Germania, 1926.
Faust è un anziano studioso che ha perso la fede nella vita. È sconfitto dalla sua incapacità di aiutare gli altri e dalla sua consapevolezza della propria mortalità. Un giorno, Faust incontra Mefistofele, che gli offre un patto: in cambio della sua anima, Mefistofele gli darà eterna giovinezza e potere. Faust accetta il patto e Mefistofele lo porta in un mondo di lusso e piacere. Faust si innamora di Gretchen, una giovane donna innocente, ma il loro amore è ostacolato da Mefistofele.
Faust è considerato uno dei più grandi film muti mai realizzati. È un film visivamente sbalorditivo, con l'uso da parte di Murnau di immagini e simboli espressionistici per creare un mondo oscuro e pieno di atmosfere spettrali. Il film presenta anche alcune delle scene più iconiche della storia del cinema, come la sequenza in cui Faust e Mefistofele volano su un tappeto magico. Oltre ai suoi meriti artistici, Faust è stato uno degli ultimi grandi film tedeschi prodotti prima dell'ascesa dei nazisti. Lo stile oscuro e espressionista del film ha poi influenzato registi come Orson Welles e Fritz Lang. È un film visivamente sbalorditivo e stimolante che esplora i temi della tentazione, della redenzione e della condizione umana.
LINGUA: tedesco
SOTTOTITOLI: italiano
Roma, città aperta (1945)
Roma, città aperta (1945) è un film drammatico e di guerra diretto da Roberto Rossellini. Il film è ambientato durante l’occupazione nazista di Roma e racconta la storia di tre personaggi che si oppongono al regime: Don Pietro, un parroco, Manfredi, un operaio, e Pina, una giovane donna.
Le truppe delle SS tedesche stanno cercando di incarcerare Giorgio Manfredi, ingegnere comunista e capo della Resistenza contro nazisti e fascisti italiani. Inizialmente crede che Giorgio sia un poliziotto, tuttavia quando lui chiarisce che è un confederato Giorgio gli chiede di trasferire messaggi e anche contanti a un gruppo di combattenti della Resistenza fuori città, poiché ormai è riconosciuto alla Gestapo e non può farlo da solo.
Pochi movimenti cinematografici possono vantare il tasso di successo del neorealismo italiano, un’ondata del secondo dopoguerra impegnata nella lotta della classe operaia che sembra costituire solo capolavori. Roberto Rossellini è stato responsabile film drammatici neorealisti, tra cui Germania Anno Zero e anche questo dramma di repressione e resistenza, che vanta non una ma due delle scene di morte più straordinarie di tutto il cinema. Un capolavoro imperdibile.
Ladri di biciclette (1948)
Ladri di biciclette (1948) è un film drammatico italiano diretto da Vittorio De Sica. Il film è ambientato nella Roma del dopoguerra e racconta la storia di Antonio Ricci, un uomo che viene derubato della sua bicicletta, un bene essenziale per il suo lavoro di attacchino.
Nella comunità romana della Val Melaina del secondo dopoguerra, Antonio Ricci (Lamberto Maggiorani) è senza speranza di lavoro per mantenere la moglie Maria (Lianella Carell), il figlio Bruno (Enzo Staiola) e il figlio piccolo.
Poiché il lavoro richiede una bicicletta informa Maria che non può comprarla. Maria toglie risolutamente dal letto delle lenzuola della sua dote – oggetti preziosi per una famiglia povera- e le porta al banco dei pegni, dove vengono pagate abbastanza denaro per comprare la bicicletta per Antonio.
Il capolavoro imperdibile neorealista di Vittorio de Sica è ambientato in un mondo in cui possedere una bicicletta è la chiave per lavorare, ma potrebbe altrettanto facilmente essere ambientato in un mondo in cui l’assenza di un’auto, o di asili nido a prezzi accessibili, o di una casa, o di una previdenza sociale sono barriere insormontabili per mettere il cibo in tavola. Questo è ciò che lo rende allo stesso tempo un film per l’Italia del dopoguerra e per i giorni nostri ovunque.
Rashomon (1950)
Rashomon (1950) è un film drammatico giapponese diretto da Akira Kurosawa. Il film è ambientato nel Giappone feudale e racconta la storia di un omicidio e dello stupro di una donna, visti dal punto di vista di quattro testimoni: un boscaiolo, un monaco, un vagabondo e lo spirito della donna.
La storia inizia nell’era Heian a Kyoto. Un taglialegna e un prete sono seduti sotto la porta della città di Rashōmon per rimanere asciutti sotto un acquazzone quando un cittadino comune (Kichijiro Ueda) si unisce a loro e iniziano a raccontare una storia estremamente inquietante riguardante uno stupro e un omicidio. Né il pastore né il taglialegna riconoscono come tutti i coinvolti potrebbero aver fornito sostanzialmente diversi resoconti della stessa identica storia.
Non è esagerato affermare che il Rashomon di Akira Kurosawa ha ridefinito la narrazione cinematografica e che è uno dei film imperdibili della storia del cinema. Con la sua struttura narrativa mutevole e inaffidabile – in cui 4 individui offrono resoconti diversi di un omicidio – il film è estremamente audace e funge anche da indicatore di come esattamente ognuno possa ingannarci.
Umberto D. (1952)
Umberto D. è un film drammatico italiano del 1952, diretto dal regista Vittorio De Sica, con protagonista Carlo Battisti nel ruolo di Umberto Domenico Ferrari, un pensionato che cerca di sopravvivere in una Roma post-bellica.
Il film racconta la struggente storia di un uomo anziano che cerca di far fronte alle difficoltà della vita quotidiana: l’affitto, la pensione insufficiente, l’isolamento sociale. Umberto D. vive con la sua fedele cagnolina, Flike, e cerca di mantenere il suo appartamento nonostante i continui richiami del proprietario.
Nonostante i suoi sforzi, Umberto D. non riesce a trovare un lavoro che gli permetta di mantenere il suo stile di vita. Cerca di vendere gli oggetti di valore, ma è costretto ad abbandonare l’idea a causa dei prezzi troppo bassi che gli vengono offerti.
Umberto D. è considerato uno dei capolavori del neorealismo italiano, un movimento cinematografico che si sviluppò dopo la Seconda Guerra Mondiale e che si caratterizzò per la rappresentazione realistica della vita quotidiana e delle difficoltà economiche e sociali dell’Italia del dopoguerra.
Il film è stato apprezzato per la sua delicatezza e la sua profonda umanità, che hanno reso Umberto D. un film da vedere assolutamente, un’icona del cinema italiano e mondiale.
I racconti della luna pallida d'agosto

Dramma, fantasy, di Kenji Mizoguchi, Giappone, 1953.
Giappone, fine del XVI secolo: il vasaio Genjurō e suo fratello Tobei, vivono con le loro mogli Miyagi e Ohama in un villaggio della regione di Omi; Genjurō, convinto di poter guadagnare molti soldi vendendo la propria merce nella città vicina, si reca nella contea di Omizo insieme a Tobei, che si unisce a lui col solo scopo di poter diventare un samurai. Ritornati a casa con un bel guadagno, i due lavorano duramente per poter fare ancora più denaro; Tobei sempre più ossessionato dall’ambizione di diventare samurai ha bisogno dei soldi per comprare un’armatura e una lancia mentre Genjurō preso dall’avidità cerca in una sola notte di cuocere una partita di vasellame insieme al fratello. Leggenda e innovazione del linguaggio cinematografico, un mondo meraviglioso accanto ad un mondo brutale e crudele. Film misterico che apre un discorso con i piani invisibili dell'esistenza, fantasmi e incursioni nel fantastico, realizzato da Kenji Mizoguchi in un Giappone ancora raggelato dalle due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Opera fondamentale di Mizoguchi, riconosciuta una delle massime espressioni della Settima Arte. Una altissima lezione di regia che crea meraviglia con un drammatico racconto di avidità e brama di possesso. Una donna che è un demone tentatore e una moglie abbandonata a un destino di guerra e miseria, Mizoguchi usa la macchina da presa per entrare in "un altro mondo".
Spunto di riflessione
Secondo antiche tradizioni orientali oltre il piano fisico esistono altri piani non fisici. Il piano eterico avvolge il corpo fisico, gli dona energia vitale e fa da tramite con i livelli superiori. Oltre il piano eterico c'è il piano astrale dove possono esistere entità che non sono state in grado di rassegnarsi alla perdita del proprio corpo e vagano alla ricerca di sensazioni. Sono quelli che vengono definiti comunemente "fantasmi". Queste entità sono in cerca di corpi che hanno piani eterici in disequilibrio a cui "agganciarsi" per poter vivere attraverso di loro la soddisfazione dei sensi.
LINGUA: giapponese
SOTTOTITOLI: italiano, inglese
I sette samurai (1954)
Nel 1587, una banda di fuorilegge parla di irruzione in un villaggio di montagna, ma il loro capo decide di aspettare fino a dopo il raccolto. Gli abitanti del villaggio lo sentono e fanno affidamento su Gisaku, l’anziano della città e mugnaio, che afferma che devono assumere samurai per proteggerli.
Dal momento che non hanno soldi e possono usare solo il cibo, Gisaku suggerisce loro di localizzare i samurai affamati. Un certo numero di abitanti del villaggio si reca in città e alla fine localizzano anche Kambei, un rōnin anziano ma esperto, che vedono salvare un bambino tenuto in ostaggio da un ladro messo alle strette. Un giovane samurai di nome Katsushiro chiede di diventare un devoto di Kambei.
Film d’autore da non perdere, 207 minuti di cinema grandioso. Toshiro Mifune è superbo nei panni del sedicente samurai mezzo pazzo, ma è anche Takashi Shimura che dà al film la sua emozione.
Sansho, l’ufficiale giudiziario (1954)
Un virtuoso governatore viene bandito da un feudatario in una lontana provincia. Sua moglie, Tamaki, e i suoi bambini, Zushiō e Anju, vengono mandati da suo fratello. Prima di separarsi, il padre di Zushiō gli dice: “Senza grazia, il maschio assomiglia a un mostro. Anche se sei duro con te stesso, sii misericordioso con gli altri”.
Invita il suo ragazzo a ricordare le sue parole e gli offre anche una statuetta di Kannon, la dea della misericordia. La madre viene introdotta nel mondo della prostituzione a Sado e i giovani vengono venduti da schiavisti in una tenuta di gente ricca in cui gli schiavi vengono brutalizzati e marchiati quando tentano di fuggire.
Il cinema giapponese aveva la capacità di girare storie di fantasmi impressionanti (Ugetsu) e drammi dietro le quinte (La storia degli ultimi crisantemi), tuttavia il suo più grande tratto era una profonda e incrollabile compassione per le donne, depresse dal patriarcato e straziate nella loro sofferenza. Un tema che attraversa gran parte dell’opera di Kenji Mizoguchi.
Questo è uno dei suoi capolavori da vedere assolutamente. Queste donne sono le protagoniste di Sansho l’ufficiale giudiziario, una dramma storico di dissoluzione familiare che ti colpirà sicuramente, sia dal punto di vista dello spettacolo cinematografico d’autore, sia per l’intensità della storia raccontata. Non scusarti per le tue emozioni.
La trilogia di Apu (1955)
I 3 film comprendono una narrazione di un bildungsroman; sono tre film drammatici sull’iniziazione e sulla formazione che raccontano gli anni dell’infanzia, l’istruzione e anche la prima maturazione di un giovane bengalese di nome Apu (Apurba Kumar Roy) nella prima parte del XX secolo.
Il lamento sul sentiero
Nel primo film di Ray come regista Il lamento sul sentiero (Pather Panchali) vengono presentate le prime esperienze di Apu nel Bengala come figlio di una famiglia di casta alta. Il papà di Apu, Harihar, un bramino, ha difficoltà a mantenere la sua famiglia. Dopo la morte della sorella di Apu, Durga, la famiglia si trasferisce nella divina città di Benares.
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Aparajito (The Unvanquished)
Le risorse finanziarie della famiglia sono ancora scarse. Dopo che suo padre è morto lì, Apu e anche sua madre Sarbajaya tornano in una città del Bengala. Nonostante l’indigenza implacabile, Apu ottiene un’istruzione formale e finisce per essere un brillante tirocinante. Si trasferisce a Calcutta per cercare la sua educazione e apprendimento. Gradualmente prende le distanze dalle sue origini contadine e dalla madre che all’epoca non stava bene.
Apur Sansar (Il mondo di Apu)
Cercando di diventare un autore, Apu si scopre improvvisamente costretto a sposare una ragazza la cui madre ha rifiutato il suo sposo malato di mente il giorno della celebrazione del loro matrimonio. Il loro matrimonio si conclude con la sua morte durante il parto. Disperato Apu abbandona suo figlio, ma alla fine torna ad accettare i suoi doveri.
Stiamo barando includendo tutti e tre i film (Pather Panchali, Aparajito e Il mondo di Apu), ma in realtà, come si separano le puntate della magnifica trilogia di formazione di Satyajit Ray? Alcuni dei film indiani da vedere assolutamente, sono anche completamente riconoscibili, sia che tu provenga da Calcutta, Roma o New York.
Un condannato a morte è fuggito (1956)
Sulla strada per il carcere, Fontaine, un membro della Resistenza francese, coglie la possibilità di sfuggire ai suoi rapitori tedeschi quando l’auto che lo porta è costretta a fermarsi, tuttavia viene rapidamente arrestato, picchiato per il suo tentativo di fuga, ammanettato e portato in prigione.
Inizialmente è incarcerato in una cella della prigione dove può parlare con tre ragazzi francesi che si stanno allenando nel cortile. Gli uomini ottengono una spilla da balia per Fontaine, che gli dà la capacità di sbloccare le sue manette.
Si basa sulle memorie di André Devigny, un partecipante della Resistenza francese detenuto nella prigione di Montluc dai tedeschi occupanti durante la seconda guerra mondiale. Il protagonista del film si chiama Fontaine. Lo stesso Bresson fu messo dietro le sbarre dai tedeschi come partecipante alla Resistenza francese. La seconda parte del titolo ha origine dalla Bibbia.
Film capolavoro imperdibile: realizzato quasi tutto in una cella di prigione, con un solo attore, senza scenografie. Rigore assoluto, cinema assoluto. Il migliore di Bresson insieme ad Au hasard Balthasar.
La corazzata Potemkin

Dramma, guerra, di Sergej Eisenstein, Russia, 1925.
La rivolta dei marinai della corazzata Potemkin e dei cittadini di Odessa contro la spietata polizia dello zar, che reagisce con una rappresaglia e compie una strage. Sergej Eisenstein realizza un film su commissione del Goskino, l'ufficio per la cinematografia e la produzione di film in Unione Sovietica. E' un film di "propaganda" per la celebrazione della rivoluzione del 1905, ma Eisenstein lo fa diventare un'opera sperimentale e grandiosa, destinata a cambiare per sempre la storia del cinema e del montaggio.
Spunto di riflessione
La rivoluzione vede le cose in termini politici, presuppone che per trasformare l'uomo bisogna cambiare la struttura della società. Ma nessuna rivoluzione è riuscita mai a trasformare l'uomo. Il rivoluzionario vuole cambiare la società, Il governo, la burocrazia, le leggi, il sistema politico. Tutte le rivoluzioni hanno sempre fallito miseramente, e l'uomo è sempre rimasto lo stesso. Per cambiare il mondo non ci vogliono i rivoluzionari, ci vogliono i ribelli.
LINGUA: russo
SOTTOTITOLI: italiano, inglese
Il settimo sigillo (1957)
Il cavaliere Antonius Block e il suo scudiero Jöns tornano dalle Crociate per scoprire il paese devastato dalla peste. Il cavaliere incontra la Morte, che sfida a scacchi, credendo di poter sopravvivere fintanto che il gioco continua. Il gioco che iniziano continua per tutto il racconto. Il cavaliere e il suo scudiero passano davanti a una carovana di attori: Jof e sua moglie Mia, con il loro bambino Mikael e anche l’attore-manager Jonas Skat. Svegliandosi presto, Jof ha una visione di Maria e Gesù.
Il grande dramma sulla morte di Ingmar Bergman non è un film qualunque, ma è uno dei film fondamentali della storia del cinema da vedere assolutamente. E’ un’opera di profondo pensiero filosofico da vedere assolutamente almeno una volta. Ma anche 3, 4, 5, 6…
I 400 colpi (1959)
I 400 colpi (1959) è un film drammatico francese diretto da François Truffaut. Il film è interpretato da Jean-Pierre Léaud, che interpreta Antoine Doinel, un adolescente problematico che viene mandato in un riformatorio.
Il primo in assoluto di una raccolta autobiografica di cinque film, I 400 colpi di Francois Truffaut è la storia di Antoine Doinel (Jean-Pierre Léaud), bloccato in una miserabile vita familiare. Antoine trova conforto nel vagabondaggio, nel fumare e anche nel furto con i suoi amici. La più grande rievocazione del cinema di un’infanzia travagliata.
Un dramma sulla difficoltà di diventare adulti da vedere assolutamente, emozionante, poetico, sincero come raramente accade nel cinema. Il capolavoro che ha fatto decollare il movimento della Nouvelle Vague.
La donna che visse due volte (1958)
La donna che visse due volte (1958) è un film thriller psicologico diretto da Alfred Hitchcock. Il film è interpretato da James Stewart e Kim Novak.
Il film racconta la storia di Scottie Ferguson, un ex poliziotto che soffre di acrofobia. Scottie viene assunto dal suo amico Gavin Elster per seguire sua moglie Madeleine, che crede di essere posseduta dallo spirito di una sua antenata.
La donna che visse due volte è un film complesso e affascinante che esplora i temi dell’amore, della perdita e della follia. Il film è caratterizzato da un’atmosfera inquietante e suspense, e da una regia magistrale di Hitchcock.
Uno sconvolgimento mentale freudiano che di solito è considerato il capolavoro di Alfred Hitchcock da vedere assolutamente, Vertigo vive in un mondo esistenziale e di suspense. Mutando attraverso i costumi di Edith Head, Kim Novak si ritrova in due ruoli: Madeleine Elster e Judy Barton, entrambi desideri per ex poliziotto di James Stewart. A concludere questo brillante thriller psicologico c’è la musica di Bernard Herrmann, che si trasforma in un finale imponente.
La Dolce Vita (1960)
La Dolce Vita (1960) è un film drammatico italiano diretto e co-sceneggiato da Federico Fellini. Il film è interpretato da Marcello Mastroianni, Anita Ekberg e Anouk Aimée.
Il film racconta la storia di Marcello Rubini, un giornalista scandalistico che vive a Roma. Marcello è un uomo cinico e disincantato, che cerca di trovare un senso alla sua vita in un mondo che gli appare vuoto e artificiale.
La Dolce Vita è un film complesso e affascinante che esplora i temi della vacuità, della superficialità e della perdita dei valori. Il film è caratterizzato da un’atmosfera decadente e decadente, e da una regia magistrale di Fellini.
Paradossalmente, la rappresentazione del film di questo ambiente come un’edonismo corrosivo per l’anima è stupefacente. Perché Fellini filma tutto con tanta verve cinematografica e arguzia che spesso è difficile non farsi prendere dagli avvenimenti deliranti sullo schermo. Gran parte di come vediamo la celebrità risale ancora a questo film; ci ha anche offerto la parola paparazzi. Decisamente, La dolce vita è uno di quei film che ti cambiano la vita.
L'angelo sterminatore

Dramma, di Luis Bunuel, Messico, 1962.
Mentre la servitù fugge un gruppo di uomini e donne dell'alta borghesia non riesce ad abbandonare la villa del Señor Edmundo Nóbile e di sua moglie Lucia dopo aver partecipato ad una cena formale. Il panico e gli istinti più selvaggi ed oscuri si impossesseranno di loro. All'epoca molti pensavano che fosse l'ultimo film della carriera di Bunuel. Fu il primo, invece, di una serie di capolavori.
LINGUA: spagnolo
SOTTOTITOLI: italiano, inglese
L’avventura (1960)
L’avventura (1960) è un film drammatico italiano diretto da Michelangelo Antonioni. Il film è interpretato da Monica Vitti, Gabriele Ferzetti e Lea Massari.
Il film racconta la storia di un gruppo di amici che si recano in vacanza in Sicilia. Durante una gita in barca, una delle ragazze, Anna (Lea Massari), scompare misteriosamente.
L’avventura è un film complesso e affascinante che esplora i temi dell’incomunicabilità, dell’alienazione e della ricerca di senso. Il film è caratterizzato da un’atmosfera sospesa e onirica, e da una regia magistrale di Antonioni.
Nato da una storia di Antonioni scritta con i co-sceneggiatori Elio Bartolini e Tonino Guerra, un film d’essai che parla della scomparsa di una ragazza (Lea Massari) durante un viaggio in barca nel Mediterraneo, e anche del successivo tradimento del suo amante (Gabriele Ferzetti) con la sua amica (Monica Vitti).
Fu girato a Roma, alle Isole Eolie e anche in Sicilia nel 1959 in condizioni economiche e fisiche difficili. Un capolavoro da vedere per capire l’essenza del cinema di Antonioni e il suo impatto su tutti gli altri cineasti.
Fino all’ultimo respiro (1960)
Michel è un criminale vivace che ama il rischio che si modella sul personaggio cinematografico di Humphrey Bogart. Dopo aver rubato un’auto e un camion a Marsiglia, Michel elimina un poliziotto che tenta di pedinarlo.
Afflitto dalla povertà e in fuga dalla polizia, trova una passione amorosa con un’americana, Patricia, studentessa e aspirante giornalista, che vende il New York Herald Tribune sui boulevard di Parigi. Patricia lo nasconde ignara nel suo appartamento mentre lui cerca di sedurla e cerca soldi per la loro fuga in Italia.
Il sismico debutto alla regia del critico cinematografico Jean-Luc Godard potrebbe essere definito un film drammatico con contaminazioni del gangster movie e del romance, ma è in realtà un’opera che sfugge a qualsiasi genere: è un film di avanguardia rivoluzionario da vedere assolutamente, una spavalda decostruzione dell’immagine del mafioso che ha anche reinventato il cinema stesso.
Presenta tagli cubisti, riprese manuali agitate, riprese in esterni, ritmo eccentrico, oltre a digressioni impreviste riguardo a pittura, versi, società pop, letteratura e anche film. Un’avventura attraente tra il piccolo ladro Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg si trasforma in una riflessione esistenziale stranamente toccante. È una finzione pulp, ma alchemicamente profonda.
Psycho (1960)
Psyco (1960) è un film horror psicologico americano diretto da Alfred Hitchcock e interpretato da Anthony Perkins, Janet Leigh, Vera Miles, John Gavin e Martin Balsam. Era basato sul romanzo omonimo del 1959 di Robert Bloch. Il film è noto per il suo montaggio innovativo, la musica e la cinematografia, nonché per la sua iconica scena della doccia, che è stata ampiamente imitata e parodiata.
Il film racconta la storia di Marion Crane, una giovane donna che appropria indebitamente di 40.000 dollari dal suo datore di lavoro e si mette in viaggio per iniziare una nuova vita. Si ferma al Bates Motel, gestito dal disturbato Norman Bates. Marion viene uccisa nella doccia dalla madre di Norman, che la vede come una minaccia alla felicità del figlio.
Alfred Hitchcock desiderava girare il suo prossimo film dopo Psycho a Disneyland, tuttavia lo stesso Walt Disney rifiutò, definendo Psycho “rivoltante”. Psycho è accreditato da alcuni come uno dei primi esempi di film slasher, tuttavia, sebbene abbia sicuramente avuto un impatto sul sottogenere slasher, in realtà è tra i migliori film horror psicologici di tutti i tempi.
La capacità di Perkins di esporre in modo credibile strato dopo strato la mente disturbata di Norman è tra le fantastiche conquiste del cinema horror, insieme allo stile di Hitchcock. Psycho è uno di quei film horror psicologici da vedere assolutamente almeno una volta nella vita.
La fontana della vergine (1960)
La fontana della vergine è un film svedese del 1960 diretto da Ingmar Bergman. Il film è tratto dalla ballata medievale svedese “Töre’s döttrar i Wänge”.
La storia è ambientata nella Svezia medievale e racconta di una giovane ragazza di nome Karin che viene violentata e uccisa da tre pastori. I pastori, ignari di ciò che hanno fatto, si rifugiano nella casa del padre di Karin. Il padre, Tore, cerca vendetta e uccide i pastori.
Il film è un’esplorazione delle tematiche della colpa, del perdono e della fede. Bergman utilizza la storia per esplorare la natura umana e le domande esistenziali che tutti ci poniamo. Il film è stato un successo di critica e pubblico e ha vinto l’Oscar al miglior film straniero nel 1961.
La fontana della vergine è un film complesso e ricco di simbolismi. Bergman utilizza la storia per esplorare la natura umana e le domande esistenziali che tutti ci poniamo.
Uno dei temi principali del film è la colpa. Karin è una ragazza innocente che viene violentata e uccisa. I pastori, invece, sono colpevoli del suo omicidio. Tuttavia, Bergman non presenta i pastori come dei semplici cattivi. Sono uomini semplici che hanno commesso un errore terribile. Sono anche uomini che soffrono per quello che hanno fatto.
Un altro tema importante del film è il perdono. Tore, il padre di Karin, è consumato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta. Vuole uccidere i pastori che hanno ucciso sua figlia. Tuttavia, alla fine, Tore decide di perdonare i pastori. Questo gesto di perdono è difficile, ma è anche un gesto di amore e di compassione.
La notte dei morti viventi

Horror, di George A. Romero, Stati Uniti, 1968.
Ben e Barbara Huss, insieme ad altre cinque persone, restano intrappolati nella casa colonica di un cimitero della Pennsylvania pieno di "morti viventi". La notte dei morti viventi è stato il primo film della saga di Romero, a cui hanno avuto seguito numerosi remake. Alla sua uscita incassò 18 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando un film di culto.
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano, spagnolo, frencese
Accattone (1961)
Vittorio (Franco Citti), soprannominato “Accattone“, conduce una vita da fannullone finché la sua prostituta, Maddalena, viene sfruttata dai suoi rivali e condannata. Senza un reddito costante tenta prima di sistemarsi con la mamma di suo figlio, ma viene scacciato dai suoi genitori; dopodiché si imbatte nella ingenua Stella e tenta di indurla a prostituirsi per lui.
Lei è disposta a provare, ma quando il suo primo cliente inizia a picchiarla, piange e scende anche dall’auto. Accattone tenta di sostenerla, ma si arrende dopo che, oltre ad avere un’insolita visione della propria morte, va a rubare con gli amici.
Indipendentemente dal fatto che sia stato filmato da una sceneggiatura, Accattone è solitamente percepito come una versione cinematografica dei primi racconti di Pierpaolo Pasolini, in particolare Ragazzi di vita e anche Una vita violenta.
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La notte (1961)
La notte è un film del 1961 diretto dal regista italiano Michelangelo Antonioni. Fa parte della famosa “trilogia della solitudine” del regista, insieme a “L’avventura” e “L’eclisse”. Il film è un esempio significativo del cinema d’autore italiano e ha avuto un impatto duraturo sulla storia del cinema.
La trama di “La notte” segue un giorno nella vita di un intellettuale romano, Giovanni Pontano (interpretato da Marcello Mastroianni), e sua moglie Lidia (interpretata da Jeanne Moreau), durante una serata in cui partecipano a una festa elegante e poi si confrontano con i problemi della loro relazione. Il film esplora temi di alienazione, insoddisfazione esistenziale e la difficoltà di comunicazione tra le persone.
“La notte” è noto per il suo stile visivo distintivo, con lunghi piani sequenza e inquadrature precise che catturano la solitudine dei personaggi e l’atmosfera surreale delle scene urbane. Antonioni utilizza spesso il paesaggio urbano come elemento centrale delle sue opere, trasmettendo un senso di disconnessione tra gli individui e la città.
Il film è stato elogiato dalla critica per la sua profonda analisi psicologica dei personaggi e per la sua sottile ma potente riflessione sulla condizione umana. “La notte” è un’opera cinematografica complessa da vedere assolutamente che continua a essere apprezzata per la sua raffinata cinematografia e il suo impatto culturale. Se sei interessato al cinema d’autore, questo film è sicuramente una scelta imperdibile.
L’eclisse (1962)
L’eclisse è un film diretto dal regista italiano Michelangelo Antonioni, uscito nel 1962. Come ho accennato prima, “L’eclisse” fa parte della famosa “trilogia della solitudine” di Antonioni, insieme a “L’avventura” e “La notte”. Il film è considerato uno dei capolavori imperdibili del cinema d’autore italiano e ha ricevuto elogi dalla critica per la sua visione innovativa e il suo stile cinematografico unico.
La trama di “L’eclisse” segue le vicende di una giovane donna, Vittoria (interpretata da Monica Vitti), che si trova in una fase di transizione emotiva dopo la fine di una relazione. Durante il corso del film, Vittoria incontra un giovane uomo ambizioso di nome Piero (interpretato da Alain Delon), e si sviluppa una relazione ambigua tra i due. Il film esplora temi di alienazione, isolamento e insoddisfazione nella vita moderna.
Antonioni utilizza il suo stile visivo distintivo, con lunghi piani sequenza e inquadrature precise, per creare un’atmosfera di incertezza e desolazione emotiva. Il regista esamina la difficoltà di comunicazione tra le persone e il vuoto esistenziale nei loro rapporti. “L’eclisse” è noto anche per la sua conclusione iconica, in cui una scena d’amore si trasforma in una scena di abbandono e perdita.
Otto e Mezzo (1963)
Guido Anselmi, noto regista cinematografico italiano, è alle prese con il “blocco del regista”. Bloccato nel suo nuovissimo film di fantascienza che include riferimenti autobiografici velati, in realtà ha perso interesse nella vita, tra problemi coniugali e artistici. Mentre cerca di riprendersi dalle sue ansie alle terme di Chianciano, Guido contatta un famoso critico cinematografico per valutare le idee per il suo film, ma il critico le fa a pezzi.
Guido ha visioni ricorrenti di una donna che considera cruciale per la sua storia. La sua amante Carla prevede di fargli visita, ma Guido la mette in un hotel separato. Il team di produzione del film si trasferisce all’hotel di Guido nel tentativo non riuscito di convincerlo a lavorare al film. Guido confessa alla migliore amica di sua moglie, Rosella, che voleva fare un film che fosse puro oltre che sincero: sta lottando per qualcosa di onesto da dire.
Dopo il successo de La Dolce Vita, Fellini si è risollevato da un vicolo cieco creativo con questo capolavoro autobiografico su un regista che vive un blocco creativo. Prendendo il titolo dal numero di film che Fellini aveva effettivamente finito fino a questo punto (compresi alcuni brevi segmenti per film antologici), Otto e mezzo presenta Guido assediato da adulatori e collaboratori mentre combatte per ottenere l’inizio di una ingombrante film di fantascienza .
Un film cult dei registi di tutto il mondo, il film di Fellini è stato citato e imitato in numerosi film successivi. Incantesimo del Cinema alla massima potenza dello stregone Federico Fellini è “il Film” da vedere almeno una volta prima di morire per comprendere le più alte vette del cinema. Per gli addetti ai lavori, registi e sceneggiatori, questo è il più importante film mai realizzato.
L'Atalante

Drammatico, di Jean Vigo, Francia, 1934.
Jean, il capitano della chiatta L'Atalante, sposa Juliette, e la coppia decide di vivere a bordo dell'Atalante insieme all'equipaggio di Jean, all'eccentrico Père Jules e al mozzo. La coppia si reca a Parigi per consegnare il carico, godendosi una luna di miele improvvisata lungo il percorso. Jules e il mozzo non sono abituati a una donna a bordo, e quando Jean scopre che Juliette e Jules stanno parlando nell'alloggio di Jules, Jean ha una crisi violenta di gelosia. Arrivato a Parigi, Jean promette a Juliette di visitare insieme la città, ma invece sbarca con il mozzo per andare a trovare un indovino.
Una delle storie d'amore più belle della storia del cinema, in equilibrio tra avanguardia surrealista e realismo poetico. Jacques Louis Nounez, il produttore del precedente film di Jean Vigo, Zero in condotta, bloccato dalla censura, accettò di produrre il secondo film del regista, L'Atalante. La sceneggiatura era gradevole e non ci sarebbe stato alcun motivo di una nuova azione della censura. E' una storia d'amore di una giovane coppia, delle prime incomprensioni subito dopo le nozze. Vigo gira L'Atalante nel gennaio 1934, in un clima gelido e umido che gli creerà l'aggravamento del suo stato di salute. Il 25 aprile 1934 il film viene proiettato al Palais Rochechouart ma viene accolto molto male sia dal pubblico che dalla critica. Il distributore chiede al produttore di consegnargli un nuovo montaggio del film. La durata viene ridotta da 89 minuti a 65. La musica di Jaubert viene sostituita da una canzone alla moda, 'La chaland qui passe', che diventa anche il nuovo titolo del film. Il film esce nuovamente a settembre. Vigo non lo vedrà mai: morirà il mese dopo. Giudicato un film mediocre, L'Atalante resta in programmazione tre settimane e poi viene tolto. Nel 1940 il film viene proiettato allo Studio des Ursulines, con il titolo e le musiche originali. Ma non riscuote più successo che in precedenza. Nel 1949 L'Atalante viene promosso tenacemente della Fédération Française du CinéClubs. Cambia l'opinione pubblica e Jean Vigo viene considerato uno dei più grandi cineasti francesi. Poi il film circola nuovamente nella sua versione tagliata. Nel 1989 il film diventa popolare con la sua versione originale ricostruita dalla Gaumont. L'opera di ricomposizione fu affidata ai registi Pierre Philippe e Jean-Louis Bompoint, che partono dalle copie disponibili alla Cinémathèque Francaise. Nel 1990 viene scoperta al British Film Institute di Londra una copia perfetta della versione del 1934. Il film viene restaurato e vengono aggiunte sequenze mancanti bloccate dalla censura degli anni '30. Si arriva così, dopo quasi 60 anni, ad una versione de L'Atalante fedele al 99%, all'originale. Ora sono tutti d'accordo: Jean Vigo, a soli 28 anni, gira un film perfetto, destinato a diventare un classico dell'arte cinematografica.
Spunto di riflessione
Alcune persone pensano che l'amore giustifichi la possessività, senza comprendere una cosa molto semplice: quando possiedi la persona che ami uccidi l'amore, e uccidi la persona. La vita di qualcun altro non può essere posseduta. Una persona gelosa non può amare, e una persona che ama non può essere gelosa. L'uomo cerca garanzie perché l'amore è fatto della sostanza dei sogni, non è affidabile. Egli vuole avere sicurezza per il futuro: una specie di assicurazione che chi ti ama adesso, ti amerà per sempre.
LINGUA: italiano
Gli uccelli (1963)
Gli uccelli (1963) è un film horror psicologico americano diretto da Alfred Hitchcock e interpretato da Tippi Hedren, Rod Taylor e Jessica Tandy. Il film è basato su un racconto di Daphne du Maurier pubblicato nel 1952.
Il film racconta la storia di Melanie Daniels, una ricca e sofisticata donna che segue uno studente di ornitologia, Mitch Brenner, in una piccola città della California. Quando Melanie si avvicina a Mitch, gli uccelli della città iniziano ad attaccare gli umani in modo inspiegabile.
Uno dei capolavori da non perdere tra i film horror basati su storie vere, diretto da Alfred Hitchcock, Gli uccelli è incentrato su una piccola città californiana terrorizzata da uno gigantesco stormo di uccelli aggressivi.
È basato sul racconto di Daphne Du Maurier ma il film è basato anche su una storia vera, quando i residenti a Capitola, in California, si sono svegliati in una scena uscita direttamente da un film dell’orrore. All’epoca era un mistero completo, ma gli scienziati ora credono che l’acido domoico e le sue neurotossine fossero la causa del comportamento bizzarro degli uccelli.
I mostri (1963)
I mostri è tra le vette più alte dei film comici italiani, e fu girato nel 1963 dal regista Dino Risi. Il film ebbe un notevole successo in Italia e fu tra i maggiori incassi dell’anno. Fu censurato in Spagna per le situazioni volgari e imbarazzanti.
Quasi sconosciuto fuori dall’Italia, fi distribuito solo nel 1968 negli Stati Uniti e nel 1977 fu girato un seguito, assolutamente non all’altezza del primo, che fu addirittura candidato all’Oscar, intitolato I nuovi mostri.
I protagonisti principali sono Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman sono gli interpreti principali con personaggi che diventano simbolo dei vizi della maggior parte degli italiani negli anni Sessanta, in una lunga galleria di 20 episodi esilaranti.
Indubbiamente i personaggi e le circostanze divertenti sono messi in scena in un modo che tocca i limiti più estremi della satira. La satira degli episodi colpisce personaggi di ogni genere e classe sociale, politici e poliziotti che abusano del loro potere e le classi medie.
Au Hasard Balthazar (1966)
Au Hasard Balthazar (1966) è un film drammatico francese diretto da Robert Bresson e interpretato da Michel Simon, Anne Wiazemsky e François Lafarge. Il film è ambientato in Francia e racconta la storia di un asino, Balthazar, che passa di mano in mano, sperimentando la crudeltà e la bontà dell’umanità.
Nella campagna francese vicino ai Pirenei, un asino viene adottato da bambini piccoli: Jacques e le sue sorelle, che vivono in una fattoria. Quando una delle sorelle di Jacques muore, la sua famiglia lascia la fattoria e la famiglia di Marie prende l’asino in consegna. Il padre di Marie viene coinvolto in controversie legali sulla fattoria con il padre di Jacques e l’asino viene relegato a una panetteria locale per i lavori di consegna.
Ispirato a L’idiota di Fëdor Dostoevskij del 1868-69, il film racconta di un asino che passa attraverso diversi proprietari, molti dei quali lo trattano in modo violento. Ricordato per lo stile rigoroso della regia di Robert Bresson è considerato anche un’opera di grande impatto emotivo, spesso descritto come uno dei più grandi film di tutti i tempi. Uno di quei film che può cambiarti la vita e darti maggiore consapevolezza.
Persona (1966)
Alma è una giovane infermiera registrata incaricata da un medico di prendersi cura dell’attrice Elisabet Vogler. Alma le legge una lettera del marito di Elisabet che ha una foto del loro bambino, e l’attrice strappa la foto. Il medico ipotizza che Elisabet possa recuperare meglio in una casetta in riva al mare, e la manda anche lì con Alma.
Al cottage, Alma informa Elisabet che nessuno le ha mai prestato attenzione prima. Alma racconta la storia di come, mentre era già in una relazione con Karl-Henrik, ha preso il sole nuda con Katarina, una donna che aveva incontrato.
Ingmar Bergman ha l’efficacia di trasformare semplici seguaci di film in deliranti tossicodipendenti; Persona è un film che non puoi perdere, uno psicodramma a doppia faccia che in qualche modo sembra essere stato girato lo scorso fine settimana con due dei migliori amici (Bibi Andersson e Liv Ullmann).
Solo per la sua intimità ed economia, il film sembra un’anteprima degli anni difficili a venire. Bergman, convalescente da una grave polmonite, compose la sceneggiatura nel centro sanitario, alle prese con una crisi che sublimò in arte di altissimo livello.
L'ultima risata

Dramma, di F.W. Murnau, Germania, 1924.
Jannings è il portiere dell'Atlantic hotel di Berlino, felice del suo ruolo e della sua uniforme. Ma il suo capo lo ritiene troppo vecchio per ricevere i clienti all'entrata e lo mette a pulire i bagni. Jannings, profondamente turbato dell'accaduto, la sera si ubriaca per dimenticare l'accaduto e cerca di nascondere la sua nuova degradante mansione a familiari e amici. Ma il giorno dopo viene scoperto. Capolavoro assoluto di Murnau, in equilibrio tra espressionismo e kammespiel. La cinepresa prende vita in uno stile di sperimentazioni visive di incredibile avanguardia.
Spunto di riflessione
Per l'ego un uniforme e un lavoro rispettabile possono essere un valore assoluto. Per l'ego essere messi a pulire i bagni può essere la peggiore delle umiliazioni. Perché l'ego ragiona secondo le opinioni degli altri e ci vuole conformare alla loro scala di valori. Per il nostro sé più profondo, invece, magari può essere più divertente pulire i bagni che fare il portiere all'entrata dell'hotel.
LINGUA: tedesco (didascalie)
SOTTOTITOLI: italiano, inglese
Andrei Rublev (1966)
Andrei Rublev è un dramma storico diviso in otto episodi, con un inizio e un epilogo che riguardano solo vagamente il film principale. Il film principale ripercorre la vita del grande pittore di simboli attraverso 7 episodi che sono paralleli alla sua vita o rappresentano transizioni aneddotiche nella sua vita. L’epoca è la Russia del XV secolo, una ambientazione temporale approssimativa identificata dai combattimenti tra i principi rivali e le intrusioni tartare.
L’epico ritratto del regista sovietico Andrei Tarkovsky dei tempi dei più famosi pittori medievali russi mette in primo piano qualità come il paesaggio, lo stato d’animo e i personaggi. E’ la storia dello sforzo di un uomo per vincere il suo dilemma di fede in un mondo che sembra avere una scorta infinita di violenza fisica e litigi, ed è anche una straordinaria testimonianza della perseveranza degli artisti che operano dentro società oppressive. Una delle vette più alte del cinema d’essai, film grandioso a livello figurativo: immagini che lasciano senza fiato.
2001: Odissea nello spazio (1968)
In un’epoca preistorica, un popolo di ominidi viene respinto dalla sua pozza d’acqua da una tribù rivale. Il giorno seguente, scoprono che un monolite alieno è apparso tra loro; li aiuta a capire esattamente come utilizzare un osso come arma e a scacciare i loro avversari.
Milioni di anni dopo, il Dr. Heywood Floyd, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Astronautica degli Stati Uniti, fa un viaggio alla Base Clavius, un avamposto lunare degli Stati Uniti. Il suo obiettivo è quello di controllare un manufatto localizzato di recente, un monolite simile sepolto quattro milioni di anni prima vicino al cratere lunare Tycho. Lui e altri viaggiano su un Moonbus fino al monolite.
2001: Odissea nello spazio è una storia di sviluppo tecnologico e relativo disastro intrisa di umanità, in tutto il suo splendore, debolezza, nervosismo e folle aspirazione.
Il film di fantascienza più importante e più sbalorditivo della storia del cinema. Un mercato di riferimento di sballati, sbalordito dalla sua sequenza di Star Gate e dall’introduzione di elementi visivi psichedelici, l’ha consacrato immediatamente come uno dei più grandi film della storia del cinema. La spaventosa visione del futuro di Kubrick – IA e tutto il resto – sembra ancora profetica, dopo oltre 50 anni. Un film che devi vedere assolutamente se ami l’arte delle immagini in movimento: estasi visiva e sonora.
C’era una volta il West (1968)
C’era una volta il West (1968) è un film western all’italiana diretto da Sergio Leone e interpretato da Charles Bronson, Claudia Cardinale, Henry Fonda e Jason Robards. Il film è ambientato nel West americano del XIX secolo e racconta la storia di un misterioso pistolero, Harmonica, che arriva in una piccola città per vendicare l’omicidio della sua famiglia.
Un uomo chiamato “Armonica” cerca vendetta contro il criminale Frank. In secondo luogo, Frank lavora come killer per il magnate delle ferrovie, Morton, che sta cercando di acquisire determinate terre possedute dalla famiglia Brett McBain. Gli spolverini che hanno messo gli fanno credere che siano i ragazzi di Cheyenne. Frank lascia prove per incolpare Cheyenne per gli omicidi.
Il capolavoro imperdibile dello spaghetti western di Sergio Leone è ambientato in un’America civilizzata, sebbene girato principalmente a Roma oltre che in Spagna. Il film si svolge in una frontiera astratta di vecchio contro nuovo, di eroi della vita che svaniscono nella memoria.
È un trionfo di un mondo scomparso e di un cinema impressionante. Lo sguardo gelido di Henry Fonda, le chitarre di Ennio Morricone e l’enorme Charles Bronson nei panni dell’ultimo pistolero sono solo tre fattori su un milione di cose preziose.
Rosemary’s Baby (1968)
In quanto agnostico, Roman Polanski ha intenzionalmente tessuto un filo di incertezza nel suo adattamento del libro. Quell’incertezza aumenta l’elemento di horror psicologico di Rosemary’s Baby.
Quando una giovane coppia, Rosemary (Mia Farrow) e Guy (John Cassavetes), si trasferiscono in una casa di New York e fanno amicizia con una coppia di anziani, le loro vite iniziano a prendere strade diverse.
La professione dell’uomo è in evoluzione, e nel frattempo Rosemary immagina oscuri scenari. La crescente paura di Rosemary potrebbe essere dovuta a un disturbo mentale o potrebbe essere dovuta a qualcosa di sinistro che sta accadendo all’interno dell’appartamento.
Rosemary’s Baby è un capolavoro da vedere assolutamente dell’horror che ha finito per essere una delle pietre miliari del genere.
Nosferatu

Horror, di F. W. Murnau, Germania, 1922.
Quando un giovane agente immobiliare, Thomas Hutter, si reca nel castello per concludere un affare, Orlok viene attratto dal suo sangue e decide di seguirlo nella sua città natale. L'arrivo del conte provoca una serie di morti misteriose e seminando il panico tra gli abitanti.
Murnau, attraverso immagini evocative e atmosfere inquietanti, crea un'opera che va ben oltre il semplice adattamento del romanzo di Stoker. Il film esplora temi universali come la paura della morte, l'isolamento e la perdita dell'umanità. La produzione di Nosferatu fu caratterizzata da alcune difficoltà legali a causa dei diritti d'autore del romanzo di Bram Stoker. Nonostante ciò, Murnau e la sua troupe riuscirono a realizzare un film di grande impatto visivo. La scelta di Max Schreck per interpretare il conte Orlok fu geniale. Il suo aspetto cadaverico e i suoi movimenti innaturali hanno reso il personaggio di Orlok uno degli iconici mostri della storia del cinema. Negli anni, Nosferatu è diventato un cult movie, influenzando generazioni di cineasti e diventando un punto di riferimento per il genere horror. L'immagine del conte Orlok, con le sue unghie allungate e gli occhi infossati, è diventata un'icona del cinema horror.
Block Notes di un regista (1969)
Block Notes di un regista è un film documentario del 1969 diretto da Federico Fellini. Il film è stato girato a Cinecittà e segue Fellini mentre lavora al suo film Satyricon. Il film è un misto di interviste, scene di backstage e momenti di vita quotidiana a Cinecittà.
Fellini parla del suo processo creativo e della sua visione del cinema. Parla anche della sua relazione con i suoi attori e della sua passione per il cinema. Il film è un ritratto intimo di Fellini come artista e come uomo.
Block Notes di un regista è un film importante nella carriera di Fellini. È uno dei primi film in cui Fellini si è lasciato andare al suo lato più personale e autobiografico. Il film è stato un successo di critica e pubblico e ha contribuito a consolidare la fama di Fellini come uno dei più grandi registi del XX secolo.
Block Notes di un regista è un film splendido da vedere assolutamente, avanguardia che parla di cinema, ma è anche un film che parla di vita ed emoziona profondamente. È un capolavoro del cinema sperimentale che ci fa riflettere sulla natura del cinema e sulla natura della vita. È un film che ci fa sognare e ci fa divertire. È un film che ci fa pensare.
L’uccello dalle piume di cristallo (1970)
L’uccello dalle piume di cristallo un film del 1970 diretto dal maestro del Giallo italiano Dario Argento, nel suo esordio alla regia. Il film è il primo del genere giallo italiano che inaugurò un lungo periodo di successo della categoria. Alla sua uscita il film ha avuto molto successo al botteghino con incassi di 1.650.000.000 di lire italiane.
E’ stato un successo anche fuori dall’Italia. Sam Dalmas è un autore americano in vacanza a Roma con la sua fidanzata inglese, Julia, sta vivendo il blocco dello scrittore ed è sul punto di tornare in America, tuttavia assiste all’aggressione di una signora in una galleria d’arte da parte di uno strano individuo in guanti neri che indossa un impermeabile.
Cercando di raggiungerlo, Sam è intrappolato tra 2 porte a vetri azionate meccanicamente e può semplicemente guardare la fuga dell’uomo. La signora, Monica Ranieri, ha subito l’aggressione e la polizia sequestra il passaporto di Sam per impedirgli di lasciare la nazione. Si pensa che l’aggressore sia un serial killer che sta uccidendo le ragazze in tutta la città e Sam è un testimone cruciale.
Arancia meccanica (1971)
Arancia meccanica (1971) è un film di fantascienza distopico diretto da Stanley Kubrick e interpretato da Malcolm McDowell, Patrick Magee, Adrienne Corri, Michael Bates e Warren Clark. Il film è basato sul romanzo omonimo di Anthony Burgess pubblicato nel 1962.
I 4 teppisti protagonisti del film irrompono in un cottage, picchiando un vecchio scrittore e violentando anche sua moglie, che in seguito muore. Quando un tentativo di rapina va storto e Alex uccide una donna anziana con un enorme fallo di marmo, viene condannato a 14 anni di carcere.
Immerso in una Inghilterra distopica, è il racconto in prima persona di un giovane delinquente che si sottopone a una riabilitazione emotiva sponsorizzata dallo stato. Capolavoro cinematografico da vedere e rivedere infinite volte. Uno di quei film che ti cambia la vita, incredibile satira sui sistemi politici estremi che si basano su versioni opposte della perfettibilità umana.
Il Padrino (1972)
Il Padrino (1972) è un film epico di gangster diretto da Francis Ford Coppola e interpretato da Marlon Brando, Al Pacino, James Caan, Richard Castellano, Robert Duvall, Sterling Hayden, John Marley, Richard Conte, e Diane Keaton. Il film è basato sull’omonimo romanzo di Mario Puzo pubblicato nel 1969.
Dai saggi di Quei bravi ragazzi a I Soprano, tutti gli imperi dell’attività criminale che seguirono Il Padrino sono figli dei Corleone: l’opera magnum di Francis Ford Coppola è uno dei capolavori seminali della categoria mafiosa. Una battuta di apertura significativa (“Credo nell’America”) mette in moto il dramma di Mario Puzo, prima che l’epopea di Coppola si trasformi in un racconto agghiacciante che distrugge il sogno americano.
La storia intrisa di corruzione racconta di una famiglia di immigrati alle prese con i valori paradossali del potere e della religione; quelle opposizioni morali si cristallizzano in un’epica serie di battesimi, magnificamente curata parallelamente all’uccisione di quattro persone di potere tra i clan. Con innumerevoli dettagli leggendari – la testa mozzata di un cavallo, la voce ansimante di Marlon Brando, il valzer memorabile di Nino Rota – l’autorità del Padrino sopravvive nel tempo.
Sazen Tange e la pentola da un milione di Ryo

Commedia, dramma, storico, di Sadao Yamanaka, Giappone, 1935.
Un uomo regala una vecchia pentola a suo fratello, senza rendersi conto che all'interno c'è una mappa del tesoro. Sua cognata vende la pentola a un rigattiere, che a sua volta la vende a un ragazzo di nome Yasu. Un cast di personaggi pittoreschi sta cercando la pentola e quando il bambino fugge dopo essere stato rimproverato da Ogino, tutti lo inseguono.
Sono solo tre le opere sopravvissute dirette nella breve ma ricchissima vita artistica da Sadao Yamanaka, morto neanche trentenne in Manciuria nel 1938. Tra queste c’è The Million Ryo Pot, dove il giovane talento registico si confronta con un personaggio iconico del jidaigeki, Tange Sazen, uno spadaccino orbo e monco. Il film è basato sulla storia popolare giapponese di "The Million Ryo Pot". Nel prendere di petto una storia all’apparenza canonica Yamanaka opta per uno sguardo del tutto personale, sia nell’utilizzo della parodia, sia nella messa in scena nella quale imperano i campi lunghi e la macchina fissa a dispetto dei primi piani che di solito affollavano i film della saga. Il regista giapponese Akira Kurosawa ha citato questo film come uno dei suoi 100 film preferiti. Molti critici e registi giapponesi lo ritengono il miglior film giapponese di tutti i tempi.
LINGUA: giapponese
SOTTOTITOLI: italiano
Roma (1972)
Federico Fellini racconta la sua giovinezza a Roma. Il film si apre con una folla chiassosa e pittoresca che accoglie il giovane che scende da un treno alla stazione Termini. Seguono sequenze che mostrano Roma durante il regime fascista negli anni ’30 e negli anni ’70.
Un giovane Fellini (Gonzales) si trasferisce in un enorme appartamento romano abitato da gente grottesca (compreso un sosia di Benito Mussolini) e gestita anche da una donna obesa. Visita 2 bordelli – uno fatiscente e sovraffollato e l’altro più lussuoso ed elegante – e apparentemente ama anche una prostituta che opera in quest’ultimo. Poi c’è un teatro di vaudeville a buon mercato, strade, tunnel, nonché un’antica catacomba con affreschi che vengono distrutti dall’aria fresca subito dopo che gli scavatori l’hanno scoperta.
È un omaggio alla città, mostrato in una serie di episodi vagamente collegati ambientati sia nel presente che nel passato di Roma. La trama è davvero poca, e l’unico “personaggio” ad affermarsi considerevolmente è la stessa Roma. Peter Gonzales interpreta il giovane Fellini e il film include molti attori non professionisti.
Film da vedere per lo stile unico, anti narrativo, a blocchi di sequenze autonome. Visionario, psichedelico, delirante. Ogni sequenza è un capolavoro, un film nel film. Ogni inquadratura, anche quelle che durano solamente due secondi, è un’opera pittorica degna di una prestigiosa galleria d’arte. Uno dei grandi viaggi visivi del XX secolo.
Le lacrime amare di Petra von Kant (1972)
Petra von Kant (Carstensen) è una famosa stilista con sede a Brema. Il film è quasi completamente girato nella camera da letto del suo appartamento, decorata da una significativa ricreazione di Mida di Poussin e anche di Bacco (1630 circa), che raffigura donne e uomini nudi e parzialmente vestiti. La stanza contiene inoltre vari manichini a grandezza naturale per il suo lavoro.
Le relazioni coniugali di Petra si sono concluse con la morte o la separazione. Il suo primo coniuge Pierre era un grande amore, morto in un incidente d’auto mentre Petra era incinta; il 2° iniziò allo stesso modo, ma finì male. Petra vive con Marlene, un’altra designer, che tratta come una schiava, e questa relazione rivela le tendenze viziose di Petra.
Questo dramma film da vedere assolutamente è probabilmente il suo più acuto e psicologicamente complesso; indiscutibilmente, è il suo più stronzo. C’è così tanto da amare nella resa dei conti di Fassbinder, che va oltre lo spettacolo di due fashioniste in duello, in una profonda esplorazione dell’invecchiamento e dell’obsolescenza.
Solaris (1972)
Solaris è un film di fantascienza del 1972, diretto dal regista sovietico Andrei Tarkovsky. Il film è basato sul romanzo di fantascienza del 1961 scritto dallo scrittore polacco Stanisław Lem. È considerato uno dei capolavori della cinematografia sovietica e uno dei migliori film di fantascienza mai realizzati.
Trama
La trama di “Solaris” ruota attorno al dottor Kris Kelvin, interpretato da Donatas Banionis, un cosmonauta e psicologo inviato su una stazione spaziale in orbita intorno al pianeta alieno Solaris. La stazione spaziale è popolata solo da pochi scienziati e sembra essere coinvolta in strani fenomeni.
Solaris è un pianeta coperto da un vasto oceano intelligente che sembra essere in grado di materializzare le paure, le speranze e le memorie dei membri dell’equipaggio sotto forma di manifestazioni fisiche.
Recensione
Il film esplora temi filosofici e psicologici, concentrandosi sull’isolamento, la solitudine, l’amore, la memoria e la natura della realtà. “Solaris” è un’opera lenta e riflessiva, caratterizzata da lunghi piani sequenza, scene suggestive e una fotografia sorprendente. La regia di Tarkovsky enfatizza l’atmosfera surreale e onirica del pianeta alieno, mentre gli attori offrono interpretazioni coinvolgenti che catturano l’intensità emotiva della storia.
Amarcord (1973)
Amarcord (1973) è un film commedia-drammatica semi-autobiografica sulla formazione diretta da Federico Fellini e interpretata da Bruno Zanin, Pupella Maggio, Magali Noël, Armando Brancia ed Enzo Fazioli. Il film è ambientato nella città natale di Fellini, Rimini, in Italia, negli anni ’30, e racconta la storia di Titta, un giovane ragazzo che cresce in una piccola città durante un periodo di sconvolgimenti politici e sociali.
Amarcord è considerato uno dei film più personali e autobiografici di Fellini. È una celebrazione dell’infanzia, della memoria e della bellezza del cinema. Il film è pieno di umorismo, pathos e nostalgia, ed è un must per qualsiasi fan del lavoro di Fellini.
Il titolo del film deriva dall’espressione romagnola a m’ arcôrd (“io tengo mi ricordo”). Il personaggio di Titta è senza dubbio basato sul compagno di gioventù di Fellini, riminese, Luigi Titta Benzi. Benzi finì per essere un avvocato e continuò a essere in stretto contatto con Fellini per tutta la vita. Capolavoro pieno di umanità e poesia, è un film da vedere assolutamente per tutti, anche per chi non comprende a pieno i film più complessi di Fellini.
Una pagina di follia

Dramma, horror, di Teinosuke Kinugasa, Giappone, 1926.
In un manicomio di campagna, sotto una pioggia torrenziale, il custode incontra i pazienti affetti da malattia mentale. Il giorno dopo arriva una giovane donna che è sorpresa di trovare suo padre lì che lavora come custode. La madre della donna è impazzita tempo primo a causa del marito, quando era un marinaio. Il marito ha deciso di cambiare lavoro per restare vicino alla moglie nel manicomio e prendersi cura di lei. La figlia dice al padre che si sposerà presto, ma il padre è preoccupato perché teme, secondo le dicerie popolari dell'epoca, che la malattia mentale della madre sarà ereditata dalla figlia. Se il giovane sposo e la sua famiglia venisse a sapere della pazzia della madre il matrimonio andrebbe a rotoli. Il custode cerca di prendersi cura della moglie durante il suo lavoro che viene picchiata da altri detenuti, ma questo interferisce con il suo ruolo e viene sgridato dal capo del manicomio. Lentamente il custode perde contatto con la realtà e con i suoi confini dal sogno. Incomincia a sognare ad occhi aperti vincite alla lotteria, quando la figlia lo incontra di nuovo per raccontagli che il suo matrimonio è in difficoltà. L'uomo pensa di portare via la moglie dal manicomio per nascondere la sua esistenza e risolvere ogni problema.
A page of madness è un film indipendente girato con un budget quasi inesistente e poi perduto per quarantacinque anni. Fortunatamente il regista lo ha riscoperto nel suo archivio nel 1971. Si tratta di un film realizzato da un gruppo di artisti d'avanguardia giapponesi, la Scuola di nuove percezioni. Un movimento che aveva come obiettivo superare la rappresentazione naturalistica. Teinosuke Kinugasa è il regista di alcuni dei film giapponesi più belli degli anni Venti. Una pagina di follia è stato paragonato ai grandi film espressionisti tedeschi. Si tratta di un film sperimentale, di avanguardia estrema, che sembra anticipare le atmosfere ed i temi che molti anni dopo avrebbero reso famoso David Lynch. Incubi, distorsioni, sfocature, doppie esposizioni e deformazioni fotografiche: un film che esplora i confini più lontani delle immagini in movimento. Poi ci sono quelle maschere incastonate in un eterno rincorrersi di sbarre, di serrature e di corridoi che alimentano a dismisura il senso di paura e di smarrimento dei vari protagonisti.Yasunari Kawabata, lo scrittore della storia, ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1968.
Senza dialoghi
L’esorcista (1973)
Nel nord dell’Iraq, il sacerdote cattolico Lankester Merrin partecipa a uno scavo storico in cui scopre un medaglione di San Giuseppe e un manufatto che rappresenta Pazuzu, un demone. Mentre Merrin si prepara a lasciare l’Iraq, trova una grande scultura di Pazuzu e osserva anche 2 animali domestici che combattono nel deserto.
A Georgetown, l’attrice Chris MacNeil lavora a un film diretto dal suo amico Burke Dennings. Il prete di Georgetown Damien Karras fa visita a sua madre a New York. Chris sente dei rumori in soffitta e Regan le racconta di un amico immaginario di nome “Captain Howdy”.
L’esorcista è sicuramente il più importante capolavoro nel sottogenere dei film horror sull’esorcismo. C’è un motivo per cui gli spettatori stavano andando via del cinema in barella quando William Friedkin ha scatenato il suo inferno cinematografico sull’umanità, ed è lo stesso motivo per cui diventiamo ombre tremanti dopo aver trascorso un po’ di tempo con Regan: semplicemente non puoi non vederlo. Uno dei film horror più spaventosi in assoluto.
Il fantasma del palcoscenico (1974)
La storia segue il compositore di canzoni Winslow Leach, visto dall’infernale produttore di dischi Swan durante la sua esibizione come supporto alla band nostalgica in stile anni ’50 The Juicy Fruits, creata da Swan. Swan pensa che le canzoni di Winslow siano le migliori per aprire “The Paradise” – il nuovo auditorium estremamente atteso di Swan – e dà ordini al suo braccio destro Arnold Philbin di acquisire i diritti delle canzoni di Leach.
Un mese dopo Winslow si reca alla Swan’s Death Records per chiedere informazioni sulla sua musica, ma viene buttato fuori. Si insinua nella villa di Swan e osserva delle donne che si esercitano con le sue canzoni per un’audizione. Una è Phoenix, un aspirante cantante, che Winslow considera l’ideale per le sue canzoni. Winslow si innamora di Phoenix. Winslow scopre il piano di Swan di aprire il Paradiso con le sue canzoni, si intrufola nella Swan Records, ma Swan ordina ai suoi servi di picchiare Winslow e incastrarlo per spaccio di droga.
Film horror cult geniale, di avanguardia, da vedere assolutamente per la sua follia e l’innovazione che Brian De Palma ha portato nel linguaggio cinematografico. Una delle pietre miliari della carriera del regista italo-americano.
Lo squalo (1975)
Nella città balneare di Amity Island, nel New England, una ragazza, Chrissie Watkins, si tuffa in mare. Mentre nuota, viene aggredita da un grosso pesce. Il giorno seguente, i suoi resti vengono trovati sulla spiaggia. Secondo il medico la morte è dovuta a un assalto di squali. Il capo della polizia Martin Brody viene convinto a chiudere le coste.
Il sindaco Larry Vaughn lo convince a invertire la sua scelta, temendo che il business turistico della città venga distrutto. Il medico legale accetta provvisoriamente la teoria del sindaco secondo cui Chrissie è stata uccisa in un incidente in barca. Brody accetta con riluttanza la loro decisione finché lo squalo non uccide un ragazzino, Alex Kintner, al largo di una spiaggia affollata.
L’incessante successo di Steven Spielberg non richiede preveggenza politica per rimanere pertinente: è un film su uno squalo grosso che consuma persone. Grazie in gran parte al film stesso, questa è un’ansia illogica che il pubblico non lascia mai andare.
Ogni volta che un funzionario dello stato inetto appare è difficile non pensare al sindaco Vaughn con la sua sciocca tuta stampata che dice alla gente di Amity Island che è sicuro tornare in acqua. Ciò che rende un film imperdibile Lo squalo è che gli squali sono terrificanti, ma l’avidità e l’incompetenza sono molto più temibili.
Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)
Questo film sul manicomio e la follia è basato sull’omonimo libro di Ken Kesey del 1962, ed tra i soli 3 film nella storia di Hollywood a vincere tutti i 5 principali Oscar per il miglior film, regista, sceneggiatura, attrice e attore. Il nido del cuculo è basato su un libro di Ken Kesey che utilizza gli abusi psichiatrici come metafora della spietatezza dello stato.
Nell’autunno del 1963, Randle McMurphy si trova in una fattoria dell’Oregon per lo stupro di una donna di 15 anni. Finge di essere psicologicamente instabile per farsi trasferire in un istituto psichiatrico ed evitare i lavori forzati. Il reparto è controllato dalla caposala Mildred Ratched, una fredda autocrate passiva-aggressiva che spaventa i suoi clienti. Film da vedere.
Vampyr

Horror, di Carl Theodor Dreyer, Germania, 1932.
In tarda serata, Allan Gray arriva in una locanda vicino alla città di Courtempierre e affitta una stanza per dormire. Gray viene disturbato all'improvviso da un vecchio, che entra nella stanza e lascia un pacco quadrato sul tavolo: sulla carta da regalo è scritto "Da aprire alla mia morte". Gray prende il pacco e si dirige verso un vecchio castello dove vede una donna anziana e incontra un altro vecchio. Guardando una delle finestre, Gray vede il proprietario del castello, lo stesso uomo che gli ha dato il pacco. L'uomo viene improvvisamente ucciso da un colpo di pistola.
Vampyr di Carl Theodor Dreyer viene realizzato negli anni di passaggio tra cinema sonoro e cinema muto, utilizzando il linguaggio visivo del primo per portare il genere horror nella nuova era. In Vampyr regna una costante sensazione di angoscia, uno stato mentale da incubo e presenze invisibili che si aggirano in ogni angolo. La fotografia di Rudolph Maté registra ogni sottigliezza di luci e ombre in un'affascinante danza. Inquadrature ormai iconiche, come quella di un uomo con una falce che suona un campanello e l'insegna di una locanda che si staglia contro un cielo scuro. Scene da antologia come quella in cui Allan sogna di essere sepolto vivo dagli scagnozzi del vampiro, in cui Dreyer utilizza una claustrofobica soggettiva che fa "entrare" lo spettatore nella bara. Proprio come nel suo film precedente, La passione di Giovanna d'Arco del 1928, Dreyer utilizza intensi primi piani per sottolineare le paure che i suoi personaggi incontrano. L'oscurità gioca un ruolo importante: le ombre si muovono indipendentemente dai loro corpi e le forze del male violano le regole della fisica. Vampyr è una notevole esplorazione dei confini tra la luce e oscurità, tra destino e ombre, tra la notte ed il giorno. Uno dei capolavori della storia del cinema che non si può perdere.
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano
Jeanne Dielman, 23, Quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975)
Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975) è un film drammatico diretto da Chantal Akerman. Il film racconta la storia di Jeanne Dielman, una vedova belga che vive con suo figlio adolescente in un piccolo appartamento a Bruxelles. Jeanne è una donna ordinata e metodica che si prende cura di suo figlio e si guadagna da vivere come prostituta.
Questo non è solo un film d’essai, ma una finestra su una condizione universale, rappresentata in uno stile strutturalista. Portandoci nella routine, Akerman e l’attrice Delphine Seyrig creano uno straordinario senso di simpatia raramente eguagliato da altri film. Jeanne Dielman rappresenta un impegno totale per la vita di una donna, ora per ora, minuto per minuto.
Taxi Driver (1976)
Travis Bickle è un 26enne reduce della Guerra del Vietnam alle prese con un trauma psichico. Vive da solo a New York City. Travis accetta un lavoro come tassista del turno di notte per gestire la sua persistente insonnia e l’isolamento.
Visita spesso i cinema porno sulla 42nd Street e tiene anche un diario in cui cerca consapevolmente di scrivere i suoi pensieri. Si ribella per l’attività criminale e per la degenerazione della città di cui è testimone, oltre a fantasticare di ripulire le strade dal crimine.
Un viaggio in una New York scomparsa e un ritratto di uomo contorto, Taxi Driver è un film da vedere assolutamente, all’apice dei film d’autore che hanno caratterizzato la New Hollywood degli anni ’70. La visione di Martin Scorsese è carica di un’atmosfera inquieta, sospesa tra dramma e noir, e anche la sceneggiatura del film di Paul Schrader sonda le profondità dell’animo umano che sono state date dalla memorabile interpretazione di Robert De Niro.
Quell’oscuro oggetto del desiderio (1977)
Un amore a volte terribile e anche inutile tra Mathieu (Fernando Rey), un ricco francese di mezza età, e una giovane e povera ballerina di flamenco di Siviglia, Conchita, interpretata di Carole Bouquet e anche Ángela Molina. Le due attrici si presentano ciascuna inaspettatamente in scene separate e variano non solo fisicamente, ma anche caratterialmente.
La maggior parte del film è un flashback ricordato da Mathieu. Il film si apre con Mathieu che passa in treno da Siviglia a Parigi. Sta cercando di prendere le distanze dalla sua giovane ragazza Conchita. Mentre il treno di Mathieu si prepara a partire, scopre che Conchita lo sta inseguendo. Dal treno le butta dell’acqua sopra la testa, umiliandola. Crede che questo la ostacolerà, ma lei insiste e sale a bordo.
Basato sul romanzo del 1898 La donna e il burattino di Pierre Louÿs. È stato l’ultimo sforzo alla regia di Luis Buñuel prima della sua morte nel luglio 1983. Ambientato in Spagna e Francia sullo sfondo di un’insurrezione terroristica, il film racconta con stile surrealista la storia attraverso una serie di flashback di un anziano francese, Mathieu (interpretato da Fernando Rey), che racconta l’innamoramento di una bellissima giovane donna spagnola, Conchita (interpretata in modo intercambiabile da due attrici, Carole Bouquet e Ángela Molina), che frustra ripetutamente i suoi desideri sessuali e romantici.
Apocalipse Now (1979)
Durante la guerra del Vietnam, il colonnello delle forze speciali dell’esercito americano Walter E. Kurtz è impazzito e sta conducendo una spietata guerriglia contro NVA e pressioni PLAF senza il consenso dei suoi comandanti. In un avamposto in Cambogia, comanda truppe americane che lo vedono come un semidio. L’agente del MACV-SOG bruciato, il capitano Benjamin L. Willard, viene mobilitato nella sede centrale della I Field Force a Nha Trang. La sua missione è “porre fine al comando di Kurtz.
La guerra del Vietnam è incessante, mentre Martin Sheen tenta di eliminare il colonnello rinnegato Marlon Brando. Lungo il percorso, ci sono ricerche, un fantastico raid in elicottero, odore di napalm, tigri e coniglietti di Playboy, fino a quando Sheen non scende dalla barca.
Viaggio a Tokyo

Dramma, di Yasujirô Ozu, Giappone, 1953.
Shukichi e Tomi, ormai vicini ai settant'anni, fanno un viaggio a Tokyo per visitare i propri figli prima che sia troppo tardi. Quando arrivano in città, però, l'accoglienza non è quella che si attendevano: il primogenito Koichi e la sorella Shige hanno troppi impegni di lavoro e sembrano vivere la visita degli anziani genitori più come un fastidio che come una gioia. I figli non sono affatto realizzati come i genitori si erano immaginati: la casa dove vivono è in una modesta periferia, circondata dalle ciminiere fumanti delle Industrie in espansione della Tokyo del dopoguerra. Solo Noriko, vedova da otto anni del secondogenito Shoji, dimostra un sincero affetto per gli ex suoceri, nonostante non ci sia alcun legame di sangue ad unirli. Nonostante i due anziani prendono consapevolezza della loro solitudine e della finta facciata di perbenismo e gentilezza dei figli, mantengono la loro dignità con la saggezza di chi osserva ormai la vita dall'alto dei propri anni. Film tra i più importanti della storia del cinema, si apre con una partenza e si conclude con un addio, come molti altri film della maturità di Ozu. Il regista giapponese racconta una storia semplice con i temi portanti della sua filmografia. Conflitto generazionale e cambiamento della società, ritmi, gesti, azioni quotidiane. Ozu racconta in Viaggio a Tokyo la modernità che arriva e travolge i valori della famiglia e della tradizione, l'egoismo che prevale sugli affetti nella nuova società dei consumi. Un apologo morale senza tempo, come i cicli con cui si ripetono le stagioni.
Spunto di riflessione
Mentre i genitori invecchiano e diventano fragili i figli dediti al lavoro, ai divertimenti effimeri della modernità, si disinteressano di loro, magari posteggiandoli definitivamente in qualche ospizio e vantandosi di pagare una retta per una struttura di alto livello. Mentre la giostra della vita materiale va avanti la memoria collettiva e le conquiste dello spirito dell'età della saggezza vanno perdute per sempre.
LINGUA: giapponese
SOTTOTITOLI: italiano, inglese
Alien (1979)
L’astronave Nostromo sta tornando sulla Terra con una squadra di sette membri in tensione: il capitano Dallas, l’ufficiale esecutivo Kane, l’ufficiale di mandato Ripley, il navigatore Lambert, l’ufficiale scientifico Ash, i designer Parker e anche Brett. Rilevando una trasmissione da una luna vicina, il computer della nave, la Madre, mette in ansia il personale. Ripley scopre il contenuto della trasmissione, identificandolo come un avvertimento, ma non può comunicare l’informazione a quelli sulla nave abbandonata.
Se tutto ciò che facesse Alien fosse introdurre un’attività in franchising incentrata sulla sopravvissuta di Sigourney Weaver, lo standard dei film horror sugli alieni di Ridley Scott sarebbe ancora cementato nel canone dei film. Eppure Alien si trasforma in opera d’arte sovversiva. Gli effetti speciali e la creatura a doppia mascella di HR Giger, un’orribile visione, è uno dei più straordinari pezzi di puro artigianato del cinema. Uno dei film imperdibili del cinema di fantascienza.
Fanny e Alexander (1982)
Fanny e Alexander” (titolo originale: “Fanny och Alexander”) è un film del 1982 scritto e diretto dal celebre regista svedese Ingmar Bergman. È uno dei lavori più noti e acclamati di Bergman ed è considerato uno dei suoi capolavori.
Il film è ambientato nella Svezia del primo Novecento e racconta la storia di due fratelli, Fanny e Alexander, che appartengono a una famiglia di attori e vivono in un ambiente teatrale. La trama si sviluppa attorno alle esperienze di vita dei due ragazzi, che attraversano momenti di gioia e felicità, ma anche periodi di tristezza e difficoltà.
La famiglia di Fanny e Alexander è composta da personaggi complessi e sfaccettati, incluso il patrigno di Fanny e Alexander, il crudele e manipolatore vescovo Vergérus, interpretato da Jan Malmsjö, che rappresenta una figura oscura e autoritaria nella vita dei ragazzi.
Il film esplora temi profondi e universali, come l’infanzia, la famiglia, l’amore, la spiritualità, la morte e la dimensione magica e surreale della vita. Bergman utilizza un’estetica visiva e narrativa straordinariamente ricca e coinvolgente, con una particolare attenzione per i dettagli scenografici e i dialoghi intensi.
“Fanny e Alexander” è stato un grande successo internazionale, vincendo ben quattro Premi Oscar, tra cui Miglior Film in Lingua Straniera. Il film ha ottenuto anche l’ammirazione della critica e del pubblico, consolidando il prestigio di Ingmar Bergman come uno dei registi più influenti della storia del cinema.
È importante notare che esistono versioni diverse di “Fanny e Alexander”, compresa una versione cinematografica più breve e una versione televisiva più lunga. Entrambe le versioni offrono una preziosa esperienza cinematografica, ma la versione televisiva è particolarmente completa e permette di immergersi ancora più profondamente nella ricchezza della storia e dei personaggi.
Blade Runner (1982)
Nel novembre 2019 a Los Angeles, l’ex agente di polizia Rick Deckard viene trattenuto dall’agente Gaff e portato dal suo ex manager, Bryant. Deckard, il cui compito come “blade runner” era quello di rintracciare umanoidi bioingegnerizzati e di “ritirarli” in modo terminale, viene informato che 4 replicanti si trovano illegalmente sulla Terra. I due guardano un video di un blade runner chiamato Holden che esegue il test Voight-Kampff, che è fatto per differenziare i replicanti dagli esseri umani in base alle loro azioni.
La visione di Ridley Scott di un futuro distopico è solo uno dei più eleganti film di fantascienza di sempre. Con una visuale di ispirazione noir e anche una colonna sonora inquietante di Vangelis (un’enorme influenza su Prince), Blade Runner è un film da vedere assolutamente non solo per il suo aspetto che definisce l’era, ma anche per la sua più profonda riflessione filosofica di ciò che indica essere umano.
Molti hanno effettivamente cercato di imitare l’ambientazione straordinaria del film, tuttavia queste strade bagnate dalla pioggia e panorami squallidi presentano qualcosa di unico.
C’era una volta in America (1984)
C’era una volta in America (1984) è un film epico di gangster diretto da Sergio Leone e interpretato da Robert De Niro, James Woods, Elizabeth McGovern, Joe Pesci, e Diane Keaton. Il film è basato sull’omonimo romanzo autobiografico di Harry Grey (The Hoods in originale) del 1952.
C’era una volta in America è considerato uno dei migliori film di tutti i tempi. Il film è stato elogiato per la sua regia, la sua sceneggiatura, la sua fotografia, le sue interpretazioni, e la sua colonna sonora.
Per prima cosa, il film di Leone è lungo 4 ore. Non viene mostrato spesso nella sua forma originale e anche gli stessi produttori del film hanno pensato che fosse troppo lungo perché le persone potessero guardarlo per intero.
La versione originale di Leone per il film era di due film di 180 minuti che sarebbero stati proiettati in giorni consecutivi. Dopo il rilascio iniziale, il regista ha pianificato di modificare le due parti con una versione unica di quattro ore e 29 minuti. Un film da vedere assolutamente sull’amicizia virile e lo scorrere del tempo, per entrare nella dimensione del mito, tipica dei film di Sergio Leone.
Stand By Me (1986)
L’autore Gordie Lachance legge un articolo di notizie riguardante un accoltellamento mortale. Ricorda un evento giovanile quando lui, il suo amico, Chris Chambers e 2 altri amici, Teddy Duchamp e Vern Tessio, viaggiarono per scoprire il corpo di un ragazzo scomparso vicino alla comunità di Castle Rock, nell’Oregon, durante il fine settimana del Labor Day nel settembre 1959.
Per molte persona nate negli anni 70 o 60 Stand By Me è il film cult anni 80 che ha messo d’accordo cinefili e spettatori comuni. È sicuramente tra i migliori film degli anni Ottanta. Il film ha una bellezza e una profondità che sembra risuonare con ogni generazione. Un sentimento di nostalgia giovanile intenso e coinvolgente che diventa una profonda riflessione sul senso della vita umana.
Stand by me è un film capolavoro senza età con un seguito di fedeli fan che lo celebrano ogni anno, un punto fermo dei ricordi dei più giovani per il passaggio iniziatico tra gli anni dell’infanzia e l’età adulta, un film non comune che migliora sempre con il passare del tempo.
Essi vivono (1988)
“They Live” è un film horror degli anni ’80 di John Carpenter. Il film è ambientato in una Los Angeles distopica, dove gli alieni hanno assunto le sembianze di esseri umani e controllano segretamente la società.
Il protagonista del film è Nada, un disoccupato che si ritrova a vivere per strada. Un giorno, Nada trova un paio di occhiali neri che gli permettono di vedere la realtà per come è veramente: gli alieni sono in realtà creature mostruose che controllano la mente delle persone attraverso messaggi subliminali trasmessi dalla televisione e dalla pubblicità.
Sconvolto da questa rivelazione, Nada intraprende una lotta senza sosta per liberare l’umanità dal controllo degli alieni. Uno dei migliori film sugli alieni mai realizzati.
Quei bravi ragazzi (1990)
Quei bravi ragazzi (Goodfellas) è un film del 1990 diretto da Martin Scorsese. Il film è basato sul romanzo Il delitto paga bene (Wiseguy) di Nicholas Pileggi, a sua volta basato sulle vicende del pentito Henry Hill.
Trama
Il film racconta la storia di Henry Hill, un giovane italoamericano che cresce a Brooklyn negli anni ’50. Henry è affascinato dal mondo della mafia, e inizia a lavorare per Paulie Cicero, un boss locale. Henry fa carriera rapidamente, e diventa amico di Jimmy Conway e Tommy DeVito, due gangster spietati.
I tre amici vivono una vita di lusso e criminalità, ma la loro amicizia inizia a vacillare quando Tommy diventa sempre più violento e instabile. Henry, intanto, inizia a pentirsi della sua vita da gangster, ma è troppo tardi per tornare indietro.
Tre decenni dopo è ancora pura adrenalina cinematografica: l’opera gangster di Martin Scorsese è un film da vedere assolutamente con eroi dai piedi di argilla e le mani intrise di sangue. È famoso per molte cose: l’iconica Copacabana, i mille momenti di agonia, la morte di Billy Batts, i colletti delle camicie di Joe Pesci, e altro… ma se c’è un solo motivo per cui è uno dei preferiti da tutti, è sicuramente la disavventura dell’antieroe di Ray Liotta, Henry Hill.
Cape Fear (1991)
Martin Scorsese e Robert De Niro avevano già raggiunto un livello cinematografico straordinario con il capolavoro Taxi Driver nel 1976, tuttavia il film horror degli anni ’90 Cape Fear è un altro film imperdibile. Max Cady, uno stupratore psicopatico interpretato magistralmente da De Niro pianifica una vendetta contro il suo ex avvocato Sam Bowden (Nick Nolte) per aver insabbiato le prove che avrebbero potuto evitare la sua condanna ed il carcere.
Cady invade ogni aspetto della vita di Bowdens come una fitta ombra che ricopre la sua famiglia e il suo lavoro in un inevitabile spirale di omicidi e crudeltà. Cady seduce come un serpente, affascinando le sue vittime, e si trasforma in un mostro psicopatico che colpisce la famiglia Bowden durante una tempesta torrenziale. L’imprevedibilità di Cady e il suo sadismo rendono Cape Fear un film da vedere assolutamente superbo nel genere horror/thriller.
Film capolavori recenti
Mulholland Drive (2001)
Betty scopre con sorpresa una donna che soffre di amnesia e si fa chiamare “Rita” dopo aver visto un poster del film Gilda con Rita Hayworth. Per aiutare la donna a ricordare la sua identità, Betty guarda nella borsetta di Rita, dove scopre una grande quantità di denaro e anche un insolito segreto blu.
Potresti vedere Mulholland Drive, senza dubbio tra i migliori thriller psicologici e tra i film più significativi del nuovo secolo, un centinaio di volte e ottenere comunque qualcosa di diverso ad ogni visione. Lo stravagante viaggio nella Los Angeles di David Lynch è denso di segreto, paura e anche inquietante sensualità, temi che erano stati a lungo una costante del lavoro dell’autore, ma che proprio qui hanno raggiunto la loro incedibile apoteosi.
La città incantata (2001)
È un film d’animazione giapponese del 2001 diretto dal leggendario regista Hayao Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli. Il film segue le avventure di Chihiro, una giovane ragazza che si ritrova intrappolata in un mondo soprannaturale dopo che i suoi genitori sono stati trasformati in maiali da una maledizione.
Chihiro deve cercare di salvare i suoi genitori e trovare un modo per tornare a casa, ma per farlo dovrà superare una serie di sfide e incontrare una serie di personaggi strani e meravigliosi, tra cui lo spirito del fiume Haku e la misteriosa strega Yubaba.
Uno degli aspetti più affascinanti del film è il suo mondo fantastico e surreale, che è pieno di creature strane e meravigliose, come draghi, spiriti della natura e altri esseri magici. L’animazione è incredibilmente dettagliata e le immagini sono piene di colori vivaci e di particolari che rendono il mondo di Spirited Away un luogo incantevole e mozzafiato.
Il film affronta anche temi importanti come l’importanza della famiglia, la forza interiore e il valore dell’umanità, il tutto racchiuso in una storia fantastica e coinvolgente che è stata acclamata dalla critica e dal pubblico di tutto il mondo. Il film ha vinto numerosi premi, tra cui l’Oscar per il Miglior Film d’Animazione nel 2003, ed è considerato uno dei migliori film di animazione di tutti i tempi.
Il pianista (2002)
Nel settembre del 1939, Władysław Szpilman, un pianista ebreo polacco, sta suonando dal vivo alla radio di Varsavia durante l’invasione nazista della Polonia. Sperando in un rapido successo, Szpilman si rallegra con i suoi familiari in casa quando apprende che la Gran Bretagna e anche la Francia hanno proclamato guerra alla Germania, ma gli aiuti assicurati non arrivano.
I combattimenti durano poco più di un mese, con le forze armate tedesche e sovietiche che invadono la Polonia contemporaneamente su vari fronti. Varsavia entra a far parte del governo generale controllato dai nazisti. Agli ebrei viene presto impedito di lavorare o di avere società e vengono anche obbligati a indossare bracciali con stella di David blu.
Un dramma storico da vedere assolutamente prodotto da Francia, Regno Unito, Germania e Polonia. Il pianista è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes del 2002 il 24 maggio 2002, dove ha vinto la Palma d’Oro, ed è stato lanciato su larga scala a settembre; il film ha ottenuto ampi e importanti consensi, con i critici cinematografici che hanno lodato la regia di Polanski, l’interpretazione di Brody e la sceneggiatura di Harwood.
Alla 75a edizione degli Academy Awards, il film ha vinto come miglior regista (Polanski), miglior sceneggiatura adattata (Harwood) e anche miglior attore (Brody), ed è stato nominato per altri 4, tra cui Miglior film.
Oldboy (2003)
Probabilmente il miglior film horror coreano di tutti i tempi, un thriller di vendetta del 2003 di Park Chan-wook “Oldboy”. Oh Dae-su (Choi Min-sik) è stato imprigionato in un piccolo appartamento senza finestre per 15 anni. Non ha idea di chi lo abbia fatto o perché. Un giorno viene liberato e inizia la ricerca di coloro che gli hanno rovinato la vita in modo che possa mettere in atto la sua vendetta. Lungo la strada, Dae-su si innamora di una donna, e questo rende difficile il compimento della vendetta.
Questo è un film pieno di colpi di scena, svolte, cospirazioni e bugie; quando credi di aver capito dove sta andando il film, Park ribalta le tue aspettative. Park è un regista eccezionalmente dotato e registra la sottigliezza e la complessità della vendetta, uno stile che amplia nel resto della sua Trilogia della vendetta, che consiste in “Sympathy for Mr. Vengeance” e “Lady Vengeance.
Non è un paese per vecchi (2007)
Non è un paese per vecchi” è un film basato sul romanzo omonimo di Cormac McCarthy. È un thriller neo-western che segue la storia di Llewelyn Moss, un cacciatore che trova una valigetta piena di denaro dopo una sparatoria tra trafficanti di droga nel deserto del Texas.
Questo atto innescerà una serie di eventi violenti, compresa la caccia implacabile di Anton Chigurh, un assassino spietato, e il tentativo del vecchio sceriffo Ed Tom Bell di fermare la violenza che sembra inspiegabile e senza senso.
Il film ha ottenuto un enorme successo e ha vinto quattro premi Oscar, inclusi quelli per il miglior film, la miglior regia e il miglior attore non protagonista per la straordinaria interpretazione di Javier Bardem nel ruolo di Anton Chigurh. È un film acclamato dalla critica, noto per la sua tensione, il suo stile visivo distintivo e le interpretazioni impeccabili del cast.
Sicilian Ghost Story (2017)
Sicilian Ghost Story è un film del 2017 diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Il film è ispirato a una storia vera accaduta in Sicilia negli anni ’90. È una commistione di elementi del cinema fantastico e del dramma sociale, che racconta la storia di un amore tra due giovani: Luna, una ragazza di 13 anni, e Giuseppe, un coetaneo scomparso misteriosamente a causa della mafia.
La pellicola esplora temi come la violenza della criminalità organizzata, l’innocenza dei bambini e il potere dell’amore. La narrazione si sviluppa attraverso un’intrecciata fusione di realismo magico e metafore visive, offrendo una prospettiva unica sulle conseguenze di un’epoca segnata dal crimine e dalla corruzione.
Il film è stato apprezzato dalla critica per la sua profondità emotiva e il messaggio che porta, oltre alla maestria tecnica e visiva dei registi. A nostro giudizio è uno dei migliori film sulla mafia mai realizzati, un’opera d’arte di grande valore sconosciuta ai circuiti mainstream.
L’isola dei cani (2018)
L’isola dei cani è un film d’animazione stop-motion del 2018 diretto da Wes Anderson. Il film è ambientato in un futuro distopico in cui il sindaco di Megasaki City, in Giappone, ha dichiarato che tutti i cani sono malati e li ha esiliati su una discarica sull’Isola dei Cani.
La storia segue un ragazzo di dodici anni di nome Atari Kobayashi, nipote del sindaco, che si avventura sull’Isola dei Cani alla ricerca del suo cane domestico, Spots. Lì, incontra un gruppo di cani randagi che lo aiutano nella sua ricerca. La banda di cani include il capo, Rex, il pastore tedesco; Boss, il bulldog americano; Duke, il cane randagio; King, il cane che una volta era un leader del circo; e Chief, il randagio solitario.
Il film è notevole per la sua estetica unica e la sua colonna sonora, che incorpora elementi della cultura giapponese e dell’orchestra tradizionale giapponese taiko. Il cast di doppiatori include nomi come Bryan Cranston, Edward Norton, Bill Murray, Jeff Goldblum, Scarlett Johansson, Tilda Swinton e Yoko Ono.
Il film è stato generalmente ben accolto dalla critica e ha vinto il premio Silver Bear per la miglior regia al Festival di Berlino 2018. Tuttavia, il film è stato anche criticato per la sua rappresentazione della cultura giapponese e per il suo utilizzo di stereotipi culturali.
Suspiria (2018)
Suspiria” è un film del 2018 diretto da Luca Guadagnino, regista italiano noto per opere come “Chiamami col tuo nome” e “Io sono l’amore. Si tratta di un remake dell’omonimo film horror del 1977 diretto da Dario Argento. Il film è una rivisitazione moderna che si discosta significativamente dall’originale, sia in termini di trama che di stile.
Trama
Suspiria è ambientato nella Berlino del 1977 e segue la giovane ballerina americana Susie Bannion (interpretata da Dakota Johnson) che si unisce a una prestigiosa scuola di danza diretta da Madame Blanc (interpretata da Tilda Swinton). Ben presto, Susie scopre che la scuola è impregnata di misteri, segreti oscuri e forze sovrannaturali. Durante il suo soggiorno, sospetti omicidi e scomparse cominciano a manifestarsi, conducendo Susie verso una sconvolgente verità sulla scuola e le sue maestre.
Stile
A differenza dell’originale, che si concentrava fortemente sulla sua estetica colorata e sperimentale, Guadagnino ha creato un’atmosfera molto diversa nel suo “Suspiria”. Il film è caratterizzato da un tono più cupo, grigio e oppressivo, con scene di danza elaborate e spettacolari che si intrecciano con sequenze disturbanti e viscerali. La colonna sonora, composta da Thom Yorke dei Radiohead, contribuisce a creare un’atmosfera angosciante e inquietante.
“Suspiria” ha ricevuto opinioni contrastanti dalla critica e dal pubblico. Alcuni l’hanno elogiato per la sua audacia e originalità, mentre altri hanno preferito l’atmosfera e lo stile del film originale di Dario Argento. Tuttavia, è innegabile che il film di Guadagnino sia un’opera di autore interessante e ambiziosa, con una visione distintiva e provocatoria dell’horror.
Bardo (2022)
Bardo, Cronaca falsa di alcune verità è un film messicano del 2022 diretto da Alejandro G. Iñárritu. Il film è interpretato da Daniel Giménez Cacho nei panni di un famoso giornalista messicano che si prepara alla sua morte. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al 78º Festival del Cinema di Venezia il 2 settembre 2022, dove ha vinto il Leone d’Oro.
Il film è un viaggio attraverso la memoria e l’identità del protagonista, che si confronta con il suo passato e il suo presente. Il film è un’esplorazione della condizione umana, della perdita e del lutto. Il film è stato elogiato per la sua regia, la fotografia e le interpretazioni.
Il film è stato elogiato per la sua regia, la fotografia e le interpretazioni. La regia di Iñárritu è magistrale. Egli crea un’atmosfera onirica e surreale che rispecchia il mondo interiore del protagonista. La fotografia di Rodrigo Prieto è bellissima. Egli cattura la bellezza del Messico, ma anche la sua crudeltà.
Le interpretazioni degli attori sono tutte eccellenti. Giménez Cacho è particolarmente bravo nel ruolo del protagonista. Egli riesce a trasmettere la complessità del personaggio e la sua lotta per trovare il significato della vita. Bardo è un film potente e commovente. È un film che rimarrà con te a lungo dopo averlo visto.
Una visione curata da un regista, non da un algoritmo
In questo video ti spiego la nostra visione

