23 film folk horror: da Murnau a Ari Aster

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Il genere del folk horror è un sottogenere dell’horror che ha radici profonde nella storia del cinema. Caratterizzato da ambientazioni rurali, mitologia locale, e un senso di oscurità ancestrale, il folk horror ha creato alcune delle opere cinematografiche più suggestive e spaventose di tutti i tempi. Questo articolo esplorerà l’evoluzione del folk horror, i registi che hanno contribuito a definirlo e le sue influenze durature.

Le Radici del Folk Horror

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Il folk horror può rintracciare le sue origini al cinema espressionista tedesco degli anni ’20. Il capolavoro silenzioso “Nosferatu” (1922) di F.W. Murnau è un esempio precoce di atmosfera inquietante e di ambientazione rurale che si rifletterà successivamente in molti film folk horror. L’opera di Murnau introduceva anche il concetto di “mostro” che, al contrario di quelli urbani, aveva radici più profonde nella tradizione e nella natura.

L’Età d’Oro del Folk Horror

Gli anni ’60 e ’70 furono l’età d’oro del folk horror. Registi come Robin Hardy e il suo “The Wicker Man” (1973) portarono questo genere all’apice della sua popolarità. Il film esplora il conflitto tra il cristianesimo e le antiche credenze pagane in un’isola scozzese isolata, culminando in una conclusione iconica. Questo periodo ha anche visto il classico “Witchfinder General” (1968) di Michael Reeves, basato sulla vera storia di Matthew Hopkins, un cacciatore di streghe del XVII secolo.

L’Influenza del Folk Horror Brittanico

Gran Bretagna è stata una fucina di produzione per il folk horror. Questo paese ha fornito un terreno fertile per le storie basate sulla campagna e sulle sue leggende. Film come “A Field in England” (2013) di Ben Wheatley e “Kill List” (2011), anch’esso di Wheatley, sono esempi contemporanei del fascino continuo del folk horror britannico. Questi film mescolano elementi di realismo magico, occultismo e terrore rurale per creare un’esperienza unica.

Il folk horror ha anche influenzato altre forme di media, inclusa la televisione. La serie britannica “Children of the Stones” (1977) è un esempio notevole di come il genere abbia lasciato il segno nel piccolo schermo. La trama segue una famiglia che si trasferisce in un villaggio inglese apparentemente tranquillo, ma in realtà è governato da forze antiche e oscure.

L’Avanzamento del Folk Horror Moderno

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Il folk horror è ancora ben vivo nella cinematografia moderna. Registi come Ari Aster hanno portato il genere a nuove vette con film come “Midsommar” (2019), che si svolge durante una festa pagana svedese. Il film cattura perfettamente l’atmosfera inquietante e l’isolamento tipici del folk horror, mentre esplora la psicologia dei personaggi in un contesto folkloristico.

Il Futuro del Folk Horror

Il folk horror è destinato a continuare a evolversi. I registi continuano a scoprire nuovi modi per reinterpretare le vecchie leggende e le paure rurali in chiave contemporanea. Il genere rimane una forza potente nell’horror cinematografico e continua a spaventare e affascinare gli spettatori di tutto il mondo.

In conclusione, il folk horror rappresenta una parte importante della storia del cinema horror. Dai suoi umili inizi nel cinema espressionista tedesco agli esperimenti innovativi dei registi moderni, questo genere ha costantemente offerto al pubblico una visione unica dell’orrore, radicata nella tradizione e nella natura umana. Con il suo mix di mitologia locale, paesaggi rurali e terrore ancestrale, il folk horror rimane un genere cinematografico intramontabile. 

I film folk Horror da non perdere

Il gabinetto del dottor Caligari (1920)

“Il gabinetto del dottor Caligari” è un film muto tedesco del 1920 diretto da Robert Wiene. Questo film è spesso considerato un’icona del cinema espressionista tedesco, un movimento cinematografico caratterizzato da un’approccio altamente stilizzato ed emotivo alla narrazione visiva. Tuttavia, può anche essere collegato al genere “folk horror” attraverso alcuni dei suoi elementi tematici e atmosferici.

La storia si svolge in una cittadina tedesca e segue il personaggio del dottor Caligari, un medico apparentemente rispettabile ma misterioso. Il dottor Caligari viaggia con uno spettacolo di sonnambulismo, esibendo un sonnambulo di nome Cesare. Tuttavia, dietro questa facciata di normalità si nasconde un segreto terrificante: il dottor Caligari utilizza il sonnambulo per compiere una serie di omicidi brutali durante il sonno, agendo come un puparo malvagio che controlla la sua vittima.

Ciò che rende unico “Il gabinetto del dottor Caligari” è il suo straordinario stile visivo. Le scenografie del film sono caratterizzate da angoli acuti, linee curve esagerate e ambienti distorti, che creano un’atmosfera onirica e angosciante. Questo design visivo riflette il caos mentale dei personaggi e la loro percezione alterata della realtà, elementi comuni nei film di “folk horror.”

Inoltre, il film è noto per la sua narrazione ambigua. La storia è presentata attraverso il punto di vista di un narratore non affidabile, il che significa che il pubblico è costantemente messo in discussione su ciò che è reale e ciò che è immaginario, un altro aspetto tipico dei film di “folk horror.” Alla fine, il film fa emergere un colpo di scena che cambia completamente la percezione degli eventi che sono stati mostrati.

“Il gabinetto del dottor Caligari” è un film altamente influente nella storia del cinema, noto per la sua innovazione visiva, la sua narrativa complessa e il suo impatto duraturo sull’arte cinematografica, e può essere visto come un precursore del genere “folk horror.”

Nosferatu (1922)

“Nosferatu” è un film muto tedesco del 1922 diretto da F.W. Murnau, noto con lo stesso titolo sia in italiano che in inglese. Questo film può essere associato al genere “folk horror” attraverso alcuni dei suoi elementi tematici e atmosferici.

La trama del film segue la storia di Thomas Hutter, un giovane agente immobiliare inviato in Transilvania dal suo datore di lavoro per chiudere un affare con il misterioso conte Orlok, una versione non ufficiale di Dracula. Mentre Hutter si reca al castello di Orlok, scopre in modo inquietante che il conte è in realtà un vampiro che si nutre del sangue degli esseri umani. Il film si sviluppa quindi come un thriller horror mentre Hutter cerca di sfuggire al castello e al terrore del vampiro.

“Nosferatu” è noto per la sua atmosfera cupa e inquietante, resa possibile dall’uso di scenografie suggestive e da una magnifica fotografia in bianco e nero. L’interpretazione di Max Schreck nel ruolo del conte Orlok è particolarmente iconica, con il suo aspetto spettrale e le sue movenze sinistre.

Questo film è considerato uno dei primi capolavori del cinema horror e ha avuto un’influenza duratura sul genere. La sua atmosfera tetra e la caratterizzazione del vampiro hanno influenzato numerosi film successivi dedicati ai non morti, contribuendo a plasmare il genere “folk horror” nel corso degli anni.

Faust (1926)

“Faust” (1926) è un film muto tedesco diretto da F.W. Murnau, noto con lo stesso titolo sia in italiano che in inglese. Questo film può essere associato al genere “folk horror” attraverso alcuni dei suoi elementi tematici e atmosferici.

La trama segue la storia di Heinrich Faust, un uomo anziano insoddisfatto della sua vita e desideroso di conoscenza e potere. Faust fa un patto con il diavolo, Mefistofele, per ottenere la giovinezza eterna e il potere sovrannaturale in cambio della sua anima. La trama rappresenta un’epica lotta tra il bene e il male mentre Faust sperimenta la ricchezza, l’amore e la magia, ma alla fine deve affrontare le conseguenze del suo patto con il diavolo.

“Faust” è noto per la sua straordinaria fotografia, effetti speciali innovativi e una narrazione visivamente potente, elementi spesso presenti nei film di “folk horror.” L’interpretazione di Emil Jannings nel ruolo del diavolo è particolarmente memorabile.

Questo film è considerato uno dei capolavori del cinema muto e ha contribuito a consolidare la fama di F.W. Murnau come regista di grande talento nel genere “folk horror.”

La caduta della Casa degli Usher (1928)

“La caduta della Casa degli Usher” (1928) è un film muto diretto da Jean Epstein. Questo film può essere associato al genere “folk horror” attraverso alcuni dei suoi elementi tematici e atmosferici.

La trama segue il narratore anonimo che visita l’antica casa degli Usher, una famiglia tormentata da una serie di tragedie e una misteriosa maledizione. La residenza stessa sembra essere un organismo vivente e decadente, con mura che si stanno sgretolando e una sensazione di terrore pervasiva. Il film cattura la crescita della pazzia e dell’orrore mentre il narratore cerca di comprendere i segreti oscuri degli Usher e la loro connessione con la casa.

“La caduta della Casa degli Usher” è noto per la sua cinematografia impressionante e per la sua atmosfera opprimente, elementi comuni nei film di “folk horror.” Il regista Jean Epstein utilizza tecniche visive suggestive per catturare la disintegrazione psicologica dei personaggi e la crescente angoscia.

Il film è considerato un classico del cinema espressionista e un importante contributo all’adattamento cinematografico del lavoro di Edgar Allan Poe nel genere “folk horror.”

Vampyr (1932)

“Vampyr” è un film del 1932 diretto dal regista danese Carl Theodor Dreyer, noto con lo stesso titolo sia in italiano che in inglese. Questo film può essere associato al genere “folk horror” attraverso alcuni dei suoi elementi tematici e atmosferici.

La trama segue la storia di Allan Gray, un viaggiatore che si ritrova in un villaggio misterioso e isolato. Gray inizia a sospettare che il villaggio sia afflitto da una serie di eventi soprannaturali, inclusi vampiri che si aggirano di notte. Il film è noto per la sua atmosfera onirica e surreale, elementi comuni nei film di “folk horror.”

“Vampyr” si distingue per la sua narrazione non lineare e per il fatto che gran parte della storia è raccontata attraverso l’uso di immagini suggestive e simboliche anziché attraverso dialoghi esplicativi, una caratteristica tipica dei film di “folk horror.” Questo stile narrativo contribuisce a creare un’atmosfera di mistero e terrore.

Il film è considerato un classico del cinema d’arte e sperimentale, con una forte influenza nel genere dell’horror e un apprezzamento per la sua capacità di creare un’esperienza cinematografica unica e inquietante nel contesto del “folk horror.”

I vampiri (1957)

“I vampiri,” noto anche come “Lust of the Vampire” nel suo titolo in inglese, è un film horror britannico del 1957 che può essere associato al sottogenere del folk horror. Benché il termine “folk horror” sia più comunemente associato al cinema e alle opere narrative degli anni ’60 e ’70, alcune caratteristiche di questo genere emergono già in “I vampiri”.

Il film presenta elementi chiave del folk horror, tra cui una località isolata, credenze tradizionali rurali, e una presenza sovrannaturale che si mescola con il mondo contadino. La storia segue una giovane donna che eredita una tenuta rurale in Francia e si trova coinvolta in una serie di eventi misteriosi e sovrannaturali. Il villaggio circostante è permeato di superstizioni e paure legate a creature vampiriche.

Anche se “I vampiri” può non essere considerato uno dei pionieri del genere folk horror, condivide alcune delle tematiche e delle atmosfere tipiche di questo stile cinematografico che in seguito sarebbero state più pienamente sviluppate in film come “The Wicker Man” (1973) e “Witchfinder General” (1968). Il film incorpora elementi tradizionali e rurali nel suo contesto narrativo, creando un senso di isolamento e una tensione basata su antiche credenze popolari.

Quindi, sebbene “I vampiri” possa non essere considerato un esempio classico del genere folk horror, presenta comunque elementi che possono essere collegati a questo sottogenere cinematografico.

La maschera del demonio (1960)

“La maschera del demonio” è un film horror italiano del 1960 diretto da Mario Bava. Il film è spesso considerato un antesignano del genere folk horror, poiché incorpora elementi del folclore e delle superstizioni locali in una trama incentrata su una maledizione familiare e su forze soprannaturali.

La storia ha luogo in Moldavia nel XVII secolo e segue le vicende della strega vampira Asa Vajda e del suo amante, Javuto, che vengono condannati a morte e puniti con una brutale esecuzione per le loro pratiche oscure. Tuttavia, prima di morire, Asa lancia una maledizione sulla famiglia che l’ha perseguitata e giura vendetta. Due secoli dopo, i discendenti della famiglia Vajda accidentalmente risvegliano la strega e scatenano una serie di eventi soprannaturali.

Il film è noto per la sua atmosfera gotica, le scenografie suggestive e le sequenze di terrore visivamente intense. “La maschera del demonio” ha contribuito a stabilire la reputazione di Mario Bava come uno dei maestri dell’horror italiano e ha influenzato notevolmente il genere folk horror con la sua rappresentazione di antiche maledizioni e creature oscure.

I tre volti della paura (1963)

“I tre volti della paura” è un film horror italiano del 1963 diretto da Mario Bava. Questo film rappresenta un esempio di cinema horror italiano dell’epoca ed è composto da tre segmenti distinti, ciascuno dei quali offre una diversa storia di terrore.

Il primo segmento, intitolato “Il telefono,” segue una donna terrorizzata dalle minacce di un chiamante misterioso. Il secondo segmento, “I Wurdulak,” è basato su una storia di Lev Tolstoj ed è incentrato su un gruppo di cacciatori di vampiri che devono affrontare il ritorno di un pericoloso Wurdulak. Il terzo segmento, “La goccia d’acqua,” segue una donna che ruba l’anello da un cadavere e subisce una serie di eventi soprannaturali inquietanti.

Mentre “I tre volti della paura” non è tradizionalmente classificato come un film di folk horror, contiene elementi che richiamano il folklore e le superstizioni locali. Il segmento “I Wurdulak,” ad esempio, esplora il tema dei vampiri nel contesto delle tradizioni folkloristiche dell’Europa orientale. Questi elementi folcloristici contribuiscono a creare una sensazione di terrore legata alle credenze e alle leggende popolari.

Pertanto, sebbene il film non sia un esempio tipico di folk horror, presenta elementi del folklore che aggiungono profondità alla sua narrazione di terrore.

Il terzo occhio (1966)

“Il terzo occhio” è un film indiano del 1966 diretto da Chetan Anand. Questo film è spesso considerato un esempio di folk horror indiano poiché incorpora elementi di mitologia e superstizione locali in una trama che esplora il paranormale e l’occulto.

La storia segue un regista di documentari che decide di realizzare un film sulle credenze e i rituali legati alla reincarnazione. Durante le riprese, il protagonista e la sua troupe si imbattono in eventi soprannaturali e in presenze misteriose che mettono in discussione la loro razionalità e mettono a nudo la presenza di forze oscure e antiche credenze.

“Il terzo occhio” è noto per la sua atmosfera inquietante e per l’uso di paesaggi rurali e remote località dell’India come sfondo per la sua narrazione. Questo film è significativo per il cinema indiano perché ha contribuito a introdurre elementi del folk horror nel contesto del cinema del subcontinente.

Rosemary’s Baby (1968)

“Rosemary’s Baby” è un film horror del 1968 diretto da Roman Polański. Il film è noto per la sua atmosfera di suspense e terrore psicologico, piuttosto che per essere un film folk horror. La trama segue la giovane Rosemary Woodhouse, interpretata da Mia Farrow, e suo marito Guy, che si trasferiscono in un edificio storico a New York. Rosemary rimane incinta, ma inizia a sospettare che ci siano oscure e sinistre forze che circondano la sua gravidanza e che coinvolgono i loro vicini di casa.

“Rosemary’s Baby” è noto per il suo ritmo lento, la suspense crescente e l’interpretazione di Mia Farrow nel ruolo di una donna che affronta crescenti sospetti e paranoia. Il film ha influenzato il genere dell’horror psicologico, ma non è generalmente considerato un esempio di folk horror, che si concentra più sul folklore, le tradizioni rurali e le superstizioni locali.

L’uccello dalle piume di cristallo (1970)

“L’uccello dalle piume di cristallo” è un film giallo italiano del 1970 diretto da Dario Argento, considerato uno dei capolavori del regista. Il film si distingue per il suo stile visivo distintivo e la sua colonna sonora iconica di Ennio Morricone.

La trama segue Sam Dalmas, un americano in visita a Roma, che diventa involontariamente coinvolto in una serie di misteriosi omicidi. Mentre osserva un’arte moderna in una galleria, assiste a un tentativo di omicidio e rimane intrappolato tra le porte di vetro. Questo evento lo impegna in modo inaspettato nelle indagini sulla serie di omicidi, mentre cerca di svelare l’identità dell’assassino. Nel corso del film, Sam collabora con un giornalista e intraprende un’indagine pericolosa che lo porta sempre più vicino alla verità.

Il film è noto per il suo uso creativo del cinema, con scene chiave girate con effetti visivi unici che enfatizzano l’orrore e la tensione. La colonna sonora di Morricone aggiunge un elemento di suspense e mistero alla narrazione. “L’uccello dalle piume di cristallo” ha influenzato il genere giallo e ha contribuito a definire lo stile distintivo di Argento come regista di thriller e horror.

Non si sevizia un paperino (1972)

“Non si sevizia un paperino” è un film italiano del 1972 diretto da Lucio Fulci. Il titolo italiano del film può sembrare fuorviante, ma il film è noto per essere un thriller horror e psicologico piuttosto che un film che coinvolge papere o paperi. Il film è incentrato su una serie di omicidi in una piccola città rurale del sud Italia e può essere associato al genere del giallo italiano, noto per i suoi misteri intricati e le atmosfere cupe.

La trama segue un giornalista e un investigatore privato che cercano di risolvere una serie di omicidi di bambini in una comunità isolata. Nel corso delle indagini, emergono segreti oscuri, superstizioni locali e tensioni sociali. Il film esplora temi come la violenza, la superstizione e la reazione della comunità ai terribili crimini che si verificano.

“Non si sevizia un paperino” è noto per il suo tono oscuro e controverso e per il modo in cui affronta tematiche complesse. È un esempio di cinema italiano dell’epoca che sfidava le convenzioni e affrontava questioni sociali attraverso il genere dell’horror.

A Venezia… un dicembre rosso shocking (1973)

“A Venezia… un dicembre rosso shocking” è un film del 1973 diretto da Nicolas Roeg. Questo film è un notevole esempio di cinema horror e psicologico, piuttosto che un film di folk horror. La trama segue una coppia americana, interpretata da Donald Sutherland e Julie Christie, che si trasferisce a Venezia in seguito alla morte tragica della loro figlia. Mentre sono in città, iniziano a sperimentare eventi paranormali e visioni inquietanti, creando un senso di terrore crescente.

“A Venezia… un dicembre rosso shocking” è noto per il suo stile visivo distintivo e il suo uso creativo del montaggio per trasmettere una narrativa non lineare. Il film è stato acclamato per la sua atmosfera inquietante e la sua rappresentazione dell’ambiguità tra la realtà e l’immaginazione.

Sebbene il film affronti temi di dolore, perdita e angoscia, non è generalmente classificato come folk horror, che solitamente coinvolge tematiche legate al folklore, alle tradizioni rurali e alle superstizioni locali.

Il presagio (1976)

“Il presagio” è un film horror del 1976 diretto da Richard Donner. Questo film è noto per la sua trama che coinvolge elementi sovrannaturali, ma non rientra nella categoria del folk horror. La storia segue Robert Thorn, un ambasciatore americano interpretato da Gregory Peck, e sua moglie Katherine, interpretata da Lee Remick, che adottano un bambino dopo che il loro figlio biologico è morto durante il parto. Il bambino adottato, Damien, viene cresciuto come il loro legittimo erede. Tuttavia, conforme Damien cresce, emergono segni inquietanti che suggeriscono che il bambino potrebbe essere collegato a eventi sinistri e mortali che si verificano intorno a lui.

“Il presagio” è noto per la sua atmosfera tetra e per la rappresentazione del male incarnato attraverso il giovane Damien. Il film affronta temi di superstizione, religione e la lotta tra il bene e il male. La colonna sonora di Jerry Goldsmith contribuisce in modo significativo a creare una tensione costante lungo tutto il film.

Il successo di “Il presagio” ha portato alla creazione di una serie di sequel e remake, ma il film originale resta un punto di riferimento nel cinema horror e sovrannaturale.

Cannibal Holocaust (1980)

“Cannibal Holocaust” è un controverso film italiano del 1980 diretto da Ruggero Deodato. Questo film è noto per essere uno dei primi esempi del genere cannibal horror. La trama segue un professore universitario che parte per l’Amazzonia per cercare una troupe di documentaristi scomparsi che stavano cercando di realizzare un documentario su tribù cannibali. Nel corso della sua ricerca, scopre filmati brutali e disturbanti che rivelano gli orrori commessi dalla troupe scomparsa.

Il film è famoso per la sua rappresentazione estremamente grafica e controversa di violenza, tortura e cannibalismo, il che ha portato a pesanti censure e addirittura all’arresto del regista. La controversia attorno al film si è concentrata sulla sua autenticità, con alcune persone che inizialmente credevano che le scene di omicidi fossero reali, ma il regista ha dovuto dimostrare che gli attori erano vivi.

Il seme della follia (1994)

“Il seme della follia” è un film horror del 1994 diretto da John Carpenter. Questo film è noto per essere una delle opere più significative del regista nel genere horror e psicologico.

La trama segue un investigatore assicurativo, interpretato da Sam Neill, che viene incaricato di indagare sulla scomparsa di un famoso autore di romanzi horror, Sutter Cane. Cane è noto per i suoi romanzi inquietanti, e la sua ultima opera sembra avere un effetto strano e destabilizzante sui lettori. Nel corso della sua ricerca, l’investigatore scopre che le storie di Cane hanno una connessione con una cittadina apparentemente inesistente, Hobb’s End, che esiste solo nei romanzi di Cane. L’investigatore si trova intrappolato in una spirale di follia mentre cerca di comprendere la realtà distorta che lo circonda.

“Il seme della follia” è noto per la sua atmosfera angosciante e le influenze lovecraftiane nella sua narrazione. Il film esplora temi di realtà distorta, percezione e la sottile linea tra la sanità mentale e la pazzia. È considerato un film cult nel genere dell’horror psicologico e ha guadagnato un seguito di appassionati del cinema horror.

The Descent – Discesa nelle tenebre (2005)

“The Descent”, noto anche come “Discesa nelle tenebre” nel suo titolo italiano, è un film horror britannico del 2005 diretto da Neil Marshall.

La trama segue un gruppo di amiche che si avventurano in una grotta remota e inesplorata negli Appalachi. Mentre esplorano le profondità della grotta, le protagoniste si rendono conto di non essere sole e devono affrontare orribili creature sotterranee. Il film combina abilmente l’elemento dell’avventura speleologica con l’horror soprannaturale, creando una tensione costante mentre le protagoniste lottano per sopravvivere e trovare una via d’uscita.

“The Descent” è noto per la sua atmosfera claustrofobica e la sua intensa suspense. Il film è stato ben accolto dalla critica e ha guadagnato una reputazione come uno dei film horror più spaventosi degli anni 2000. È diventato un classico del genere e ha generato un seguito.

The Witch (2015)

“The Witch” è un film horror del 2015 diretto da Robert Eggers. Questo film si inserisce perfettamente nel genere del folk horror.

La trama è ambientata nel New England del XVII secolo e segue una famiglia di coloni puritani che è stata esiliata dalla comunità per motivi religiosi estremi. La famiglia si stabilisce ai margini di una foresta oscura e isolata, ma ben presto iniziano a verificarsi eventi sinistri. La madre della famiglia, interpretata da Kate Dickie, inizia a sospettare che una presenza maligna si nasconda nella foresta, portando tensione e paranoia nella famiglia.

“La strega” è noto per il suo stile visivo evocativo e la sua fedeltà storica all’epoca puritana. Il film esplora temi di superstizione, religione e la paura dell’ignoto, avvicinandosi al genere del folk horror con la sua rappresentazione di antiche credenze e paure.

Hereditary (2018)

“Hereditary” è un film horror del 2018 diretto da Ari Aster. Questo film è un esempio di folk horror contemporaneo.

La trama segue la famiglia Graham, che inizia a sperimentare eventi terrificanti dopo la morte della loro nonna. La madre della famiglia, interpretata da Toni Collette, cerca di scoprire i segreti oscuri della sua famiglia mentre strani e spaventosi eventi si svolgono intorno a loro. Il film esplora il tema dell’ereditarietà di traumi e disturbi mentali, portando la famiglia al limite in una spirale di terrore e paranoia.

“Hereditary” è noto per la sua atmosfera angosciante e il suo approccio al terrore psicologico. Ha ricevuto elogi dalla critica per la sua narrativa complessa, le interpretazioni eccezionali del cast e la sua capacità di creare una sensazione di inquietudine duratura.

The Wind (2018)

“The Wind” è un film horror del 2018 diretto da Emma Tammi. Questo film rientra nel genere del folk horror.

La trama è ambientata nell’America occidentale del XIX secolo e segue una giovane donna di nome Lizzy Macklin, interpretata da Caitlin Gerard, che vive in una sperduta fattoria con suo marito. Lizzy inizia a sperimentare una serie di eventi inquietanti e si convince che una presenza maligna si nasconda nei vasti spazi aperti intorno a lei. Il film esplora il tema dell’isolamento, della solitudine e della paura dell’ignoto in un ambiente selvaggio e inospitale.

“Il Vento” è noto per la sua atmosfera desolata e la sua rappresentazione dell’isolamento nell’ovest americano. Il film mescola abilmente elementi di terrore psicologico con il folklore delle pianure dell’America del Nord.

Midsommar (2019)

“Midsommar” è un film del 2019 diretto da Ari Aster, noto anche come “Il villaggio dei dannati” in italiano. Questo film rientra nel genere “folk horror” e offre una visione unica e disturbante del genere.

La trama segue una giovane donna di nome Dani, interpretata da Florence Pugh, che dopo una tragedia familiare si unisce a un gruppo di amici in viaggio in Svezia per partecipare a un festival estivo che si svolge una volta ogni novanta anni. Ciò che sembra un’esperienza culturale affascinante si trasforma rapidamente in una spirale di orrore e follia quando il gruppo si rende conto che le tradizioni del villaggio svedese sono molto più oscure e sinistre di quanto avessero immaginato.

Il regista Ari Aster crea un’atmosfera opprimente attraverso la cinematografia, la musica e l’uso di simbolismo. Il film esplora temi come la ritualità, la connessione con la natura e la follia collettiva, elementi comuni nei film di folk horror. La fotografia è straordinariamente luminosa e colorata, creando un forte contrasto con gli eventi disturbanti che si svolgono nel villaggio.

“Midsommar” è un’esperienza visiva e psicologica intensa che esplora il lato oscuro delle tradizioni culturali e offre una prospettiva unica sul genere del folk horror.

Santa Maud – Saint Maud (2019)

“Santa Maud” è un film del 2019 scritto e diretto da Rose Glass. Questo film può essere descritto come un thriller psicologico con elementi di horror e dramma.

La storia segue Maud, interpretata da Morfydd Clark, una giovane infermiera britannica che, dopo un traumatico episodio sul lavoro, si converte al cattolicesimo e si trasferisce in una piccola città per prendersi cura di Amanda, una donna ricca e malata interpretata da Jennifer Ehle. Maud sviluppa una profonda ossessione per la sua paziente e inizia a credere di essere stata scelta da Dio per salvare l’anima di Amanda.

Il film esplora temi di fede, ossessione e delirio attraverso la prospettiva di Maud, il che lo rende una sorta di thriller psicologico. La regista Rose Glass crea una tensione costante, sottolineata da una colonna sonora inquietante. Le performance degli attori, in particolare Morfydd Clark nel ruolo di Maud, sono eccezionali e contribuiscono a creare un’atmosfera angosciante.

“Santa Maud” è un film intenso che esplora la psicologia disturbata del suo personaggio principale mentre affronta le sue ossessioni religiose. È un’opera cinematografica che lascia spazio a diverse interpretazioni e offre una prospettiva unica sulla fede e sulla mente umana.

The Lighthouse (2019)

“The Lighthouse” (2019) è un film diretto da Robert Eggers. Questo film può essere descritto come un thriller psicologico e horror ambientato in un remoto faro dell’Atlantico nel XIX secolo.

La trama ruota attorno a due personaggi principali, interpretati da Willem Dafoe e Robert Pattinson, che sono assegnati al servizio come guardiani del faro per un periodo di quattro settimane. Man mano che il loro isolamento diventa più profondo, emergono tensioni, paranoia e una serie di eventi soprannaturali. Il film esplora la crescente follia dei due uomini, portandoli a confrontarsi con i propri demoni interiori e con l’ambiente ostile del faro, in una sorta di “folk horror” psicologico.

La cinematografia in bianco e nero contribuisce a creare un’atmosfera claustrofobica e inquietante, mentre le performance di Dafoe e Pattinson sono eccezionali e cariche di tensione. Il film utilizza un linguaggio visivo e narrativo audace, includendo elementi simbolici e mitologici.

“The Lighthouse” è un’esperienza cinematografica unica, caratterizzata da una narrazione avvincente e da una sensazione di oppressione crescente. È un film che esplora la solitudine, la pazzia e la lotta per il potere, offrendo una visione intensa e oscura di due uomini intrappolati in un ambiente remoto e ostile.

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Fabio Del Greco