L’avanguardia russa nel cinema degli anni ’20

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L’avanguardia russa degli anni ’20 nasce dopo la rivoluzione, nel contesto dell’Ottobre delle arti. E’ una delle avanguardie più interessanti e radicali della storia del cinema. Il Partito Comunista bolscevico consente agli artisti una grande libertà di sperimentare, rimanendo però nell’ambito delle tematiche della rivoluzione d’ottobre.

L’ottobre delle Arti diventa una stagione molto proficua per decine di artisti che si oppongono all’approccio tradizionale: raccontare la realtà in modo non banale e ideologico.

Nell’ottobre delle Arti confluiscono le esperienze del cubofuturismo, del teatro sperimentale, del balagan. Le esperienze biomeccaniche del costruttivismo che associano l’uomo alla macchina e alle dinamiche degli operai delle fabbriche. Le teoria del Proletkult, di cui fa parte Eisenstein, che cercheranno la spettacolarità della cultura legata al proletariato.

Infine c’è anche la corrente del formalismo che concepisce l’opera artistica come una struttura in cui si può trovare il significato di ogni cosa. In tutto questo fermento le intenzioni comuni erano di avvicinare l’arte all’uomo di strada e alle masse popolari.

Il cinema entra in contatto quindi con i soldati della rivoluzione e con tutto il proletariato. Dziga Vertov viene da una formazione musicale ed è influenzato dal Futurismo italiano e dal costruttivismo. Kulesov vuole applicare al cinema I principi del costruttivismo e dà vita a un laboratorio cinematografico.

L’avanguardia russa e gli esperimenti sul montaggio

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Il cinema Incomincia ad influenzare anche le altre Arti. I registi russi che si affermano come punto di riferimento dell’avanguardia russa degli anni 20 sono Dziga Vertov e Sergej Eisenstein. Sono anche prolifici teorici del cinema. Con L’ascesa al potere di Stalin tra il 1929 e il 1930 la sperimentazione e la libertà della creatività artistica diminuisce drasticamente e la produzione viene confinata dentro il recinto del realismo Socialista.

Le case di produzione dello Stato come il Goskino danno vita a un cinema di educazione di propaganda. Si affianca però anche un cinema di ricerca, legato al programma dell’ ottobre delle Arti. Il pioniere di questa rivoluzione artistica è Kulesov. I suoi esperimenti sul montaggio hanno segnato la storia del cinema e scoperto nuovi orizzonti.

È celebre l’esperimento in cui montò in una scena il volto di Mozzuchin, una star del cinema zarista, con diversi oggetti: un piatto di minestra, una bara o una bambina che gioca. Dimostrò con chiarezza che la potenza del cinema e dei significati delle immagini risiedeva nel montaggio cinematografico. Combinò all’interno della stessa scena inquadrature girate a Mosca e a Washington ottenendo un effetto di continuità. La sua concezione del cinema era di tipo ingegneristico.

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Uno dei registi più importanti dell’avanguardia russa era un allievo di Kulesov e si chiamava Pudovkin. Inizialmente attore e poi regista del socialismo reale fedele alla linea del partito. Anche Pudovkin si occupa di teoria cinematografica. Soprattutto del montaggio e della sua capacità di inserire elementi omogenei nella narrazione filmica come tanti mattoni. Film come La madre, del 1926, sviluppano un messaggio ideologico e politico ricorrendo al montaggio analogico e all’associazione concettuale delle immagini.

L’avanguardia russa e Sergej Eisenstein

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All’opposto della linea realistica di Pudovkin lavora invece Sergej Eisenstein. Egli rappresenta il vertice dell’esperienza del cinema sovietico e la più profonda affermazione della teoria del cinema e dell’arte rivoluzionaria. In Eisenstein confluisce la ricerca sulla biomeccanica, il cubofuturismo di Majakovskij, la scuola del formalismo, l’impegno rivoluzionario del Proletkult. Eisenstein si occupa anche della letteratura dell’800 e del 900, studia Joyce, la psicoanalisi e lavora sull’analisi del marxismo.

Per Eisenstein l’ottobre del cinema implica una pratica formale ispirata al punto di vista della fabbrica e del proletariato ed è capace di cancellare l’arte borghese. L’arte è una pratica sociale capace di veicolare stimoli, emozioni, idee e modi di pensare. Ed influenzare ideologicamente il pubblico.

In antitesi con il cineocchio di Vertov Eisenstein afferma il Cine-pugno. Considera l’opera d’arte “un trattore che ara a fondo la psiche dello spettatore”. Nel suo scritto Il montaggio delle attrazioni ipotizza spettacoli teatrali e cinematografici costruiti su una combinazione di attrazioni intese come momenti aggressivi dello spettacolo. Questi elementi sono capaci di provocare una reazione psicosensoriale nello spettatore in vista di una conclusione ideologica finale.

Il conflitto di Eisenstein

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Eisenstein vuole far uscire lo spettatore dal suo stato di passività, scuoterlo con uno shock emotivo e portarlo al di fuori di se stesso per prendere coscienza. Egli mira ad una comunicazione visiva fortemente innovativa carica di aggressioni e componenti intellettuali. È capace di comunicare idee e provocare forti emozioni nello stesso tempo. Anche per lui il montaggio è l’aspetto fondamentale della creazione cinematografica. Il montaggio è il momento in cui i materiali eterogenei prendono la forma definitiva. I saggi sul montaggio cinematografico di Eisenstein del 1929 sono i più importanti di tutta l’esperienza dell’avanguardia russa degli anni 20.

Eisenstein teorizza che accostando due immagini diverse non si ottiene la loro somma ma una terza entità di significato. L’accostamento di due inquadrature non deve avvenire per accumulazione e omogeneità come pensa Pudovkin. Deve avvenire per contrasto, scontro e disomogeneità. Il montaggio è conflitto. Il montaggio è un pensiero che trae origine dallo scontro di due pezzi indipendenti l’uno contro l’altro, ed è la chiave del principio drammatico.

La dialettica delle immagini costruisce contrappunto, articolazioni complesse, conflitti grafici, spaziali, di volumi. Questa molteplicità di conflitti si sviluppa tra le singole inquadrature, tra i singoli piani, concepiti come strutture dinamiche che si scontrano. L’inquadratura è la cellula fondamentale del montaggio. Ma è un elemento che viene superato nel processo. Il processo intellettuale, secondo Einstein, è la potenzialità più alta del cinema. Il montaggio intellettuale, nella sua teorizzazione del 1929, è una vasta tipologia di montaggio che può essere metrico-ritmico, tonale, armonico o intellettuale.

Cinema come sinfonia visiva

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Appare chiaro che per Eisenstein l’arte che si avvicina di più al cinema è la musica. I suoi film Sciopero, La corazzata Potemkin e Ottobre segnano l’inizio di un nuovo modo di fare cinema. Sciopero è il film più complesso in cui confluiscono tutte le idee e le innovazioni del regista. Eisenstein non racconta storie individuali ma storie in cui è protagonista la collettività. Racconti di grandi scontri sociali con i padroni del potere.

Un cinema eccentrico, teatrale e circense, di grande impatto sullo spettatore, influenzato da uno stile burlesque. Il montaggio analogico di Sciopero associa, ad esempio, le immagini del massacro zarista con quelle di buoi al macello. Ne La corazzata Potemkin Eisenstein usa anche mezzi tradizionali. Sentimenti, lirica, psicologia
La sequenza della scalinata di Odessa è famosa per la sua drammaticità, organizzazione dello spazio e tensione emotiva realizzata con uno straordinario montaggio cinematografico.

Pathos e Climax

Einstein mostra più azioni con un unico punto di vista ideologico. Nello stesso tempo mostra una grande quantità di immagini dei repressori e delle vittime. I punti di vista si moltiplicano, si susseguono dettagli e gesti drammatici a velocità crescente. I diversi piani delle immagini costruiscono un esplosione di pathos che non può lasciare indifferente. La repressione dei Cosacchi è orchestrata come una serie di conflitti crescenti. Immagini violente, di sangue, dolore e assassinio, con un climax emozionale epico, che ha pochi esempi simili nella storia del cinema.

In Ottobre Eisenstein si spinge invece in territori ancora più sperimentali dei film precedenti. È il film dove porta all’estremo la sua teoria sul montaggio intellettuale. Personaggi e oggetti assumono correlazioni simboliche e fortemente ideologiche, per suggerire i significati. Nel 1929, con il suo film La linea generale, Eisenstein incontra la censura di Stalin che impone dei tagli al film e ne cambia il titolo in Il vecchio e il nuovo. La libertà della stagione di ricerca del cinema intellettuale sovietico volge al termine.

L’avanguardia russa nella FEEKS

Successivamente il gruppo della FEEKS, formato da registi come Kozincev, Trauberg, Jutkevic e Krizitskij, sperimenta il grottesco, il burlesque e l’assurdo sia nel teatro che nel cinema. I loro spettacoli sono una percussione ritmica sui nervi, un accumulazione di trucchi. Sono un modo per andare incontro al popolo. Spettacoli che assumono sfumature di intrattenimento senza impegno, con l’intento di creare un rapporto con il pubblico di massa. Film eccentrici, folli, dalla gestualità aggressiva, che ricorrono a scenografie anomale e ad illuminazioni bizzarre. Tecniche espressive radicali dagli effetti particolarmente forti che rifiutano il realismo.

L’avanguardia russa di Dziga Vertov

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Dziga Vertov dal lato opposto elabora il progetto più radicale di ottobre del cinema integrando teoria e pratica. Egli scrive diversi manifesti di avanguardia ispirandosi al Futurismo italiano e al costruttivismo. Il suo impegno è quello di documentare con la macchina da presa la costruzione del socialismo. Il suo cinema esalta la macchina da presa e lo sguardo meccanico. La macchina da presa è un cine-occhio più perfetto dell’occhio umano per esplorare il caos dei fenomeni visivi che esistono nello lo spazio.

Dice Vertov “Io sono il cineocchio, io creo un uomo più perfetto di quello creato da Adamo.” Dziga Vertov si ispira al programma anti artistico e antitradizionale del costruttivismo e attacca il cinema narrativo e spettacolare. il Cine-dramma è l’oppio dei popoli. Il cinema di finzione è uno strumento di potere e di asservimento che serve a produrre l’alienazione del popolo.

Vertov invece vuole realizzare un cinema non recitato, costruito da eventi fattuali, impegnato a cogliere la vita alla sprovvista. Gli eventi e la realtà hanno la priorità sulla costruzione dello spettacolo. Un cinema che riflette il punto di vista del proletariato. Il cine-occhio è analisi razionale e studio scientifico dei fenomeni viventi.

Il montaggio cinematografico di Vertov

Si può facilmente comprendere che il montaggio in questa prospettiva diventa il fulcro dell’intera realizzazione di un film. Il montaggio cinematografico non è semplice assemblamento di materiale filmato sulla base di una sceneggiatura. Diventa organizzazione e veicolo di significato del mondo visibile.

Il cineocchio inizia il montaggio cinematografico già quando sceglie, in fase di ripresa, Il soggetto da filmare. Ma Vertov tiene in considerazione esattamente come Eisenstein l’aspetto musicale dei suoi film: le correlazioni dei piani, degli scorci, dei movimenti, delle luci e delle velocità di ripresa all’interno delle sequenze.

In questa concezione di cinema radicalmente innovativa Vertov inizia con i cinegiornali fino al documentario sulla realtà Sovietica e le dinamiche di costruzione del socialismo. Film come La sesta parte del mondo, del 1926, L’ undicesimo, del 1928, Sinfonia del Donbass- entusiasmo, del 1930, sono sinfonie visive che documentano sviluppo, industrializzazione e organizzazione del lavoro.

Il metacinema di Vertov

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Ma i film in cui Vertov porta la sua sperimentazione all’estremo sono Kinoglaz, del 1924, e L’uomo con la macchina da presa, del 1929. In questi film la complessità della visione si moltiplica in molti aspetti della realtà con sperimentazioni coraggiose e mai viste prima. Proiezione all’indietro, ralenty, uso di angoli di ripresa anomali, correlazioni e tensioni visive particolarissime.

L’uomo con la macchina da presa, oltre ad essere il vertice dell’opera di Vertov, è una delle opere più significative sul cinema. È la giornata di uno spericolato cineoperatore a Mosca, dall’alba al tramonto, che tenta di superare i limiti della ripresa cinematografica. Ma è nel montaggio cinematografico che questa opera risulta davvero stupefacente. Il film è una complessa riflessione tra oggetto e soggetto, cose filmate e occhio della macchina da presa.

Negli anni ’30 Vertov è costretto a rinunciare al suo cinema sperimentale e a fare propaganda politica per Lenin e Stalin. Prima di iniziare a realizzare solo cinegiornali produrrà l’ultimo film importante: Tre Canti su Lenin.

I film dell’avanguardia russa da vedere

Il padre Sergius (1917)

“Il padre Sergius” è un film dell’epoca dell’avanguardia russa, diretto da Yakov Protazanov e basato sul racconto omonimo scritto da Lev Tolstoj. Il film è stato rilasciato nel 1917 ed è uno dei primi adattamenti cinematografici dei lavori di Tolstoj.

La trama del film ruota attorno al personaggio principale, il padre Sergius, interpretato da Ivan Mozzhukhin, un uomo che inizia la sua carriera come ufficiale dell’esercito russo ma successivamente decide di diventare monaco e sacerdote ortodosso. Tuttavia, la sua fede e la sua determinazione vengono messe alla prova quando viene coinvolto in una serie di eventi e tentazioni che mettono in discussione la sua vocazione religiosa e la sua spiritualità.

Il film esplora i temi della fede, della redenzione e della ricerca spirituale, così come la lotta interiore del protagonista per trovare un significato più profondo nella sua vita. La performance di Ivan Mozzhukhin nel ruolo del padre Sergius è particolarmente acclamata, e il film è noto per la sua rappresentazione di paesaggi rurali e ambientazioni religiose.

“Il padre Sergius” è uno dei primi esempi di cinema russo e mostra influenze dell’avanguardia russa, con un’attenzione particolare all’interpretazione dei personaggi e alla profondità psicologica. È un film che riflette i cambiamenti sociali e culturali del periodo pre-rivoluzionario in Russia e offre uno sguardo affascinante sulla lotta di un uomo per trovare la sua vera identità spirituale.

Aelita: la regina di Marte (1924)

“Aelita: Regina di Marte” è un film di fantascienza muto del 1924, diretto da Yakov Protazanov. Il film si basa sul romanzo “Aelita” di Alexei Tolstoy ed è noto per essere uno dei primi esempi di cinema di fantascienza sovietico.

La storia è ambientata sia a Mosca che su Marte e segue le avventure di un ingegnere di nome Los, che diventa ossessionato dall’idea di viaggiare su Marte. Nei suoi sogni, si innamora di Aelita, la regina di Marte. Los alla fine costruisce un’astronave e viaggia su Marte con la speranza di incontrare Aelita.

Su Marte, Los si trova di fronte a una società che in molti modi è una riflessione dell’Unione Sovietica, con temi di lotta di classe e rivoluzione. Il film combina elementi di fantascienza con commenti sociali, esplorando idee sull’utopia e sul potenziale per il cambiamento sociale.

“Aelita: Regina di Marte” è noto per il suo immaginativo design scenografico, compreso il paesaggio marziano e l’architettura, che furono all’avanguardia per l’epoca. Lo stile visivo del film e gli effetti speciali hanno influenzato la forma del genere di fantascienza nel cinema.

Nel complesso, “Aelita: Regina di Marte” è un’opera pionieristica nella storia del cinema di fantascienza ed è un importante esempio di cinema sovietico delle origini. Rimane un classico del cinema muto ed è ricordato per la sua narrazione creativa e le innovazioni visive.

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Le straordinarie avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi (1924)

“Le straordinarie avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi” è un film muto sovietico diretto da Lev Kuleshov nel 1924. Questo film è una commedia satirica che riflette gli stereotipi e le percezioni occidentali dei bolscevichi e della Russia sovietica all’indomani della Rivoluzione russa del 1917.

La trama ruota attorno al personaggio di Mr. John West (interpretato da Porfiri Podobed), un rappresentante americano che visita l’Unione Sovietica con preconcetti negativi basati su stereotipi occidentali. Tuttavia, durante il suo soggiorno, Mr. West si rende conto che le sue idee preconcette erano errate e che la realtà della vita in Unione Sovietica è molto diversa da ciò che aveva immaginato.

Il film è noto per la sua satira e il suo umorismo, che mettono in evidenza il contrasto tra le aspettative di Mr. West e la realtà della società sovietica. Lev Kuleshov utilizza tecniche di montaggio per enfatizzare il cambiamento nella prospettiva di Mr. West e per far emergere il messaggio satirico del film.

“Le straordinarie avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi” è considerato un esempio notevole di cinema sovietico degli anni ’20 ed è una delle prime opere cinematografiche ad affrontare la percezione occidentale della Russia sovietica. Il film rimane un’importante testimonianza storica del periodo post-rivoluzionario in Russia.

Il cineocchio (1924)

“Il cineocchio” è un film documentario sovietico del 1924 diretto da Dziga Vertov. Il titolo “Il cineocchio” si riferisce alla teoria cinematografica di Vertov, che sottolineava la capacità della macchina da presa di catturare e presentare la realtà oggettiva senza interpretazioni o manipolazioni artistiche.

Il film è un manifesto delle teorie di Vertov sulla realizzazione di documentari e del suo rifiuto della narrazione tradizionale a favore della cattura della “vita sorpresa.” In “Kino-eye,” Vertov esplora il ruolo della macchina da presa come strumento per catturare la vita quotidiana, gli eventi sociali e la trasformazione della società.

Il film presenta varie vignette, mostrando scene di vita quotidiana, industria e raduni pubblici. Presenta un collage di immagini, sottolineando l’idea che la macchina da presa può registrare la realtà nella sua forma più pura. Il film è caratterizzato dall’uso del montaggio, del montaggio rapido e di innovative tecniche di cinematografia, tutti elementi distintivi dello stile di regia di Vertov.

“Il cineocchio” è un’opera fondamentale nello sviluppo del cinema documentario e nell’esplorazione del linguaggio cinematografico. Riflette la convinzione di Vertov nel potenziale del cinema nel rivelare la verità sul mondo e sulle vite delle persone comuni. L’approccio innovativo di Vertov alla realizzazione cinematografica in “Kino-eye” ha avuto un impatto profondo e duraturo sul genere documentario e sulla teoria cinematografica.

Sciopero (1925)

“Sciopero” è un film muto sovietico del 1925, diretto da Sergei Eisenstein. Questo film è noto anche con il titolo “La sciopero” o “Battaglia sul ghiaccio” ed è considerato uno dei capolavori del cinema d’avanguardia e uno dei film più influenti della storia del cinema.

La trama di “Sciopero” è basata sugli eventi reali della Rivolta di Kronštadt del 1921, durante la Guerra civile russa. Il film segue la storia di uno sciopero condotto da lavoratori di una fabbrica di St. Petersburg e l’oppressione brutale che subiscono da parte dei proprietari delle fabbriche e delle forze dell’ordine. La tensione culmina in una drammatica battaglia sul ghiaccio, in cui le forze armate cercano di reprimere il movimento dei lavoratori.

Sergei Eisenstein utilizza ampiamente tecniche di montaggio innovativo in questo film per creare un impatto emotivo e politico. Le immagini sono taglienti e dinamiche, con un ritmo che amplifica l’intensità delle scene. “Sciopero” è noto per le sue sequenze iconiche, tra cui il massacro sulla scalinata di Odessa.

Il film è anche noto per il suo impegno politico e la critica all’oppressione capitalistica, il che lo ha reso un punto di riferimento per il cinema politico. “Sciopero” ha avuto un’influenza significativa su generazioni di cineasti ed è ancora studiato e apprezzato per la sua innovazione tecnica e il suo impatto storico.

La corazzata Potëmkin (1925)

“La corazzata Potëmkin” è un film muto sovietico diretto da Sergei Eisenstein nel 1925. È uno dei film più iconici e influenti nella storia del cinema. Il film è spesso semplicemente chiamato “Potemkin”.

La trama de “La corazzata Potëmkin” si basa sugli eventi storici della Rivoluzione russa del 1905. Racconta la storia dell’equipaggio della corazzata russa Potemkin, che si ribella contro i loro ufficiali oppressivi dopo essere stati serviti con carne avariata e aver subito una disciplina rigida. Il film rappresenta la loro lotta per la giustizia e la loro successiva ammutinamento, che porta a un drammatico confronto con le autorità zariste nella città portuale di Odessa.

“La corazzata Potëmkin” è celebrata per le sue innovative tecniche cinematografiche, in particolare l’uso innovativo del montaggio da parte di Eisenstein. La famosa sequenza delle “scale di Odessa”, che raffigura un massacro su una grande scalinata, è considerata una delle scene più influenti nella storia del cinema.

I temi politici e sociali del film, così come la sua narrazione drammatica e le potenti immagini, gli hanno guadagnato un posto duraturo nel canone del cinema mondiale. “La corazzata Potëmkin” è rinomata per il suo ruolo nello sviluppo del linguaggio cinematografico e rimane un’opera classica ed essenziale per cinefili e studiosi del cinema.

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La madre (1926)

“La madre” è un film muto sovietico diretto da Vsevolod Pudovkin nel 1926. Questo film è un adattamento dell’omonimo romanzo di Maxim Gorky ed è uno dei capolavori del cinema d’avanguardia sovietico.

La trama di “La madre” segue la storia di Pelageya Vlasova, interpretata da Vera Baranovskaya, una madre operaia il cui figlio diventa coinvolto in attività rivoluzionarie durante la Rivoluzione russa. Il film narra la sua evoluzione da madre preoccupata a una figura simbolica della lotta rivoluzionaria, sottolineando la sua trasformazione ideologica e il suo impegno politico.

Vsevolod Pudovkin utilizza il montaggio e l’uso di simboli visivi per trasmettere la progressiva presa di coscienza politica della protagonista. “La madre” è noto per la sua potente rappresentazione dell’individuo nel contesto di un momento storico di profondi cambiamenti politici e sociali.

Il film è stato ampiamente apprezzato per la sua regia innovativa e il suo impegno politico, ed è considerato un capolavoro del cinema d’avanguardia sovietico. “La madre” rappresenta uno dei punti salienti del cinema di propaganda sovietica ed è ancora studiato e apprezzato per la sua rilevanza storica e artistica.

La sesta parte del mondo (1926)

“La sesta parte del mondo,” è un film documentario diretto da Dziga Vertov nel 1926. Questo film è uno dei lavori più significativi di Vertov e rappresenta una delle prime esplorazioni cinematografiche dell’industrializzazione e della vita operaia nell’Unione Sovietica.

La trama di “La sesta parte del mondo” è incentrata sulla vita dei minatori del Donbass, una regione industriale nel sud dell’Ucraina. Il film offre uno sguardo dettagliato sulla vita quotidiana dei minatori, la loro fatica, e l’importanza dell’industria mineraria nell’economia sovietica.

Il titolo del film, “La sesta parte del mondo” si riferisce a una citazione di Lenin, secondo la quale il Donbass costituiva una “sesta parte del mondo.” Il film è noto per la sua rappresentazione realistica della vita operaia e per l’uso innovativo del montaggio e delle tecniche di ripresa.

Dziga Vertov utilizza il film per promuovere un messaggio di solidarietà tra i lavoratori e l’importanza della loro contribuzione alla costruzione del socialismo. Il film è stato considerato un successo sia per la sua presentazione visiva che per il suo messaggio politico.

“La sesta parte del mondo” è uno dei documentari più noti di Vertov e ha contribuito a stabilire il suo status di pioniere del cinema documentario e dell’avanguardia cinematografica. Il film rimane uno studio prezioso sulla vita operaia nell’Unione Sovietica degli anni ’20.

La fine di San Pietroburgo (1927)

“La fine di San Pietroburgo” è un film muto sovietico diretto da Vsevolod Pudovkin nel 1927. Questo film è considerato uno dei capolavori del cinema d’avanguardia sovietico e un importante contributo al genere del cinema storico.

La trama di “La fine di San Pietroburgo” è ambientata durante la Rivoluzione russa del 1917 e segue le vicende di un giovane contadino che si trasferisce a San Pietroburgo in cerca di lavoro. Il film narra le sue esperienze nella città durante un periodo di agitazione politica e sociale, inclusi gli eventi storici come la Rivoluzione di Febbraio e la Rivoluzione d’Ottobre.

Il film si concentra sulla rappresentazione della classe operaia e dei contadini come forze motrici della Rivoluzione russa. Vsevolod Pudovkin utilizza tecniche di montaggio innovative per creare un forte senso di dramma e tensione, con scene memorabili che rappresentano gli scontri tra i rivoltosi e le forze armate.

“La fine di San Pietroburgo” è apprezzato per la sua narrazione coinvolgente e il suo impegno politico, nonché per la sua rilevanza storica nell’ambito del cinema sovietico. Il film ha contribuito a definire il cinema di propaganda sovietico ed è ancora considerato un classico del cinema d’avanguardia e del cinema storico.

Ottobre (1927)

“Ottobre,” noto anche come “Dieci giorni che sconvolsero il mondo,” è un film muto sovietico diretto da Sergei Eisenstein nel 1927. Si tratta di un dramma storico che rappresenta gli eventi della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia, che portò alla presa del potere bolscevico.

Il film “Ottobre” è una rievocazione drammatica dei momenti chiave della rivoluzione, tra cui l’assalto al Palazzo d’Inverno, il rovesciamento del Governo Provvisorio e l’ascesa dei bolscevichi al potere. Combina immagini in stile documentario con rievocazioni teatrali per creare una rappresentazione potente e coinvolgente degli eventi rivoluzionari.

Sergei Eisenstein ha utilizzato innovative tecniche di montaggio, come il montaggio e i tagli rapidi, per trasmettere le intense emozioni e la rilevanza politica della Rivoluzione d’Ottobre. La narrazione visiva e il simbolismo del film contribuiscono al suo impatto artistico.

“Ottobre” è noto per il suo fervore rivoluzionario e la celebrazione del trionfo dei bolscevichi. È considerato uno dei capolavori del cinema sovietico ed è spesso studiato per le sue tecniche cinematografiche e il suo messaggio politico. Il film rimane un importante documento storico e un classico del cinema sovietico delle origini.

Tempeste sull’Asia (1928)

“Tempeste sull’Asia” è un film muto sovietico diretto da Vladimir Petrov nel 1928. Questo film è noto anche con il titolo “Potomok Chingis-Khana” e è un dramma storico che esplora le vicende della Mongolia durante il periodo delle Guerre Civili Russa.

La trama di “Tempeste sull’Asia” segue la storia di Bair, interpretato da Valery Inkijinoff, un giovane pastore mongolo che viene coinvolto nei conflitti tra forze straniere e rivoluzionari bolscevichi durante il caotico periodo della Guerra Civile Russa. Il film narra le sue esperienze, le sue lotte e il suo impegno politico in un momento di cambiamenti drastici e sconvolgimenti sociali.

Il film è noto per la sua rappresentazione realistica della vita e della cultura mongola, oltre a esplorare le dinamiche della lotta per l’indipendenza e l’identità nazionale. “Tempeste sull’Asia” è stato apprezzato per la sua fotografia mozzafiato delle vastità della steppa mongola e per il suo ritratto delle tensioni politiche dell’epoca.

Il film è un esempio dell’interesse sovietico per le culture delle repubbliche asiatiche e delle dinamiche geopolitiche in evoluzione nel periodo tra le due guerre mondiali. “Tempeste sull’Asia” è considerato un classico del cinema sovietico ed è ancora studiato per la sua importanza storica e artistica.

La casa su Trubnaya (1928)

“La casa su Trubnaya” è un film muto sovietico diretto da Boris Barnet nel 1928. Questo film è una commedia satirica che offre uno sguardo critico sulla società urbana sovietica dell’epoca.

La trama del film ruota attorno a Parasha Pitunova, una giovane donna proveniente dalla campagna che si trasferisce a Mosca e diventa una donna delle pulizie in un edificio di lusso su Trubnaya Square. La storia segue le sue avventure mentre si adatta alla vita in città e si trova coinvolta in una serie di situazioni comiche e socialmente rilevanti.

“La casa su Trubnaya” è noto per la sua satira sociale e politica, che critica l’ingiustizia e la disuguaglianza nella società urbana dell’epoca. Il film offre uno sguardo ironico e talvolta caustico sulla vita urbana, la lotta di classe e la corruzione.

Il regista Boris Barnet utilizza una combinazione di comicità e critica sociale per creare una narrazione coinvolgente e rilevante. “La casa su Trubnaya” è un esempio del cinema d’avanguardia sovietico che cercava di esplorare le sfide e le dinamiche della società urbana in crescita durante il periodo post-rivoluzionario.

Il film è ancora considerato un classico della cinematografia sovietica ed è apprezzato per la sua combinazione di umorismo e critica sociale.

La salamandra (1928)

“La salamandra” è un film muto sovietico diretto da Grigori Kozintsev e Leonid Trauberg nel 1928. Questo film è noto anche con il titolo “The New Babylon” ed è una pellicola storica e politica che esplora gli eventi della Comune di Parigi del 1871.

La trama di “La salamandra” si svolge durante la Comune di Parigi, un periodo di agitazione politica e sociale in cui il proletariato parigino cercò di prendere il controllo della città. Il film segue le storie di vari personaggi, tra cui una commessa di una lussuosa profumeria, un soldato e un proprietario di negozio, mentre affrontano gli eventi e le tensioni della Comune.

Il film è noto per la sua rappresentazione di Parigi, con l’uso di set elaborati che ricreano dettagliatamente l’aspetto della città durante quel periodo storico. “La salamandra” è anche noto per la sua critica sociale e politica, mostrando la lotta di classe e le disuguaglianze della società dell’epoca.

Il film è stato apprezzato per la sua innovativa cinematografia e la sua narrazione coinvolgente. “La salamandra” rappresenta un esempio di cinema sovietico impegnato politicamente che esplora eventi storici e temi sociali importanti.

The Eleventh Year (1928)


“The Eleventh Year,” è un film documentario diretto da Dziga Vertov nel 1928. Questo film rappresenta un omaggio alla Rivoluzione d’Ottobre del 1917 e celebra il 10º anniversario di quell’evento storico.

Il titolo si riferisce alla data in cui le forze bolsceviche presero il controllo della città di Petrogrado durante la Rivoluzione d’Ottobre, segnando l’inizio dell’era sovietica. Il film presenta immagini d’archivio, documentari e fotogrammi di eventi storici, mescolati a sequenze di vita quotidiana in Unione Sovietica.

Vertov utilizza il montaggio innovativo per creare un ritmo visivo coinvolgente e per collegare gli eventi storici all’aspetto della vita quotidiana sotto il socialismo. Il film è stato realizzato con una colonna sonora sincronizzata, un’innovazione tecnica all’epoca, che include una miscela di musica e suoni ambientali.

“The Eleventh Year (1928)” è un tributo alla Rivoluzione d’Ottobre e alla storia rivoluzionaria dell’Unione Sovietica. È noto per la sua abilità nel coniugare documentario e poesia visiva per esaltare i principi del comunismo. Il film offre uno sguardo unico e artistico su un importante capitolo della storia russa e sovietica.

L’uomo con la macchina da presa (1929)

“L’uomo con la macchina da presa” è un film muto sovietico diretto da Dziga Vertov nel 1929. Questo film è considerato uno dei capolavori del cinema d’avanguardia e del documentario sperimentale ed è noto per la sua innovazione cinematografica.

Il film è un esempio di “cinema verità” o “cineocchio,” un movimento cinematografico promosso da Vertov che cercava di catturare la realtà senza alcuna forma di finzione o narrazione tradizionale. Il film è una celebrazione della vita urbana e della tecnologia moderna, in particolare della macchina da presa come strumento per esplorare la realtà.

“L’uomo con la macchina da presa” è noto per il suo montaggio dinamico e il suo ritmo frenetico. Il film offre una serie di vignette urbane e immagini di vita quotidiana, spesso mostrando la prospettiva di un cineoperatore che esplora la città con la sua macchina da presa. La musica, aggiunta in una versione successiva del film, contribuisce a creare un’esperienza cinematografica coinvolgente.

Il film è una dichiarazione sperimentale e radicale sulla potenza del cinema come mezzo per rappresentare la realtà. “L’uomo con la macchina da presa” è ancora ampiamente studiato e apprezzato per il suo contributo all’arte cinematografica e alla teoria del cinema. È considerato un’icona del cinema d’avanguardia.

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La linea generale (1929)

“La linea generale,” conosciuto anche come “Old and New,” è un film sovietico diretto da Sergei Eisenstein e Grigori Aleksandrov nel 1929. Questo film rappresenta un importante capitolo nel cinema d’avanguardia sovietico ed è noto per la sua enfasi sulla propaganda politica e sulla rappresentazione della collettivizzazione agraria in Unione Sovietica.

La trama di “La linea generale” segue le vicende di un contadino, interpretato da Marfa Lapkina, e suo marito durante il periodo della collettivizzazione agraria. La coppia deve affrontare le sfide dell’agricoltura e la necessità di adattarsi ai cambiamenti politici e sociali dell’epoca.

Il film è noto per la sua rappresentazione dei contadini come eroi socialisti, impegnati nella trasformazione della loro vita e della società. Sergei Eisenstein utilizza il montaggio per creare una narrazione potente e per sottolineare gli ideali comunisti della solidarietà e del progresso.

“La linea generale” è un film significativo per il suo contributo alla propaganda politica sovietica e alla rappresentazione cinematografica del lavoro agricolo e della collettivizzazione. Tuttavia, è stato anche oggetto di critiche e controversie, poiché molte delle scene rappresentate sono state considerate forzate o poco realistiche. Nonostante ciò, il film rappresenta un momento importante nella carriera di Sergei Eisenstein e nella storia del cinema sovietico.

La terra (1930)

“La terra” è un film muto sovietico diretto da Aleksandr Dovzhenko nel 1930. Questo film è un capolavoro del cinema d’avanguardia sovietico ed è noto per la sua poetica rappresentazione della vita contadina e delle dinamiche agrarie in Ucraina.

La trama di “La terra” è ambientata in un villaggio agricolo ucraino e segue la storia di un contadino di nome Vasili, interpretato da Stepan Shkurat. Il film esplora le lotte dei contadini contro i proprietari terrieri e il cambiamento sociale che si verifica durante la collettivizzazione agraria in Unione Sovietica.

Il film è noto per la sua profonda connessione con la terra e la natura, nonché per la sua rappresentazione poetica della vita rurale. Aleksandr Dovzhenko utilizza un linguaggio visivo innovativo e simbolico per trasmettere l’importanza della terra nella vita dei contadini.

“La terra” è stato elogiato per la sua cinematografia impressionante e la sua narrativa poetica. Il film è considerato un importante contributo al cinema d’avanguardia e all’arte cinematografica sovietica. Rappresenta anche una delle opere cinematografiche più significative che affrontano le questioni agricole e sociali in Unione Sovietica durante l’epoca della collettivizzazione agraria.

Moscow Laughs (1934)

“Moscow Laughs” è un film musicale e commedia sovietico del 1934, diretto da Grigori Aleksandrov. È uno dei notevoli film musicali e commedie dell’epoca d’oro del cinema sovietico.

Il film è una commedia musicale leggera che ruota attorno alle avventure di un musicista allegro e spensierato di nome Leonid, interpretato da Leonid Utyosov. Leonid è un popolare musicista jazz che si trova coinvolto in varie situazioni comiche e avventure romantiche. Il film presenta vivaci esibizioni musicali e sequenze di danza.

“Moscow Laughs” è noto per la sua atmosfera allegra e divertente e riflette le influenze culturali e musicali dell’epoca. Serve anche da vetrina per il talento del popolare musicista jazz e attore sovietico Leonid Utyosov.

Il film è stato ben accolto dal pubblico e resta un classico amato del cinema sovietico. È celebrato per il suo umorismo, le numerose performance musicali e il fascino dei suoi personaggi, il che lo rende una parte significativa della storia cinematografica sovietica.

Tre Canti su Lenin (1934)

“Tre Canti su Lenin” è un film sovietico diretto da Dziga Vertov nel 1934. Questo film è noto anche come “Tri pesni o Lenine” ed è una produzione documentaria che celebra la figura di Vladimir Lenin, il leader della Rivoluzione d’Ottobre e il fondatore dell’Unione Sovietica.

Il film è composto da tre segmenti distinti, ciascuno dei quali è un canto o un tributo a Lenin. Questi segmenti esplorano diversi aspetti della vita e dell’opera di Lenin, compresi i suoi discorsi, il suo impegno politico e la sua influenza sulla società sovietica.

“Tre Canti su Lenin” è noto per l’uso di tecniche di montaggio innovative e per la sua struttura non lineare. Il regista Dziga Vertov era noto per il suo approccio sperimentale al cinema documentario, e questo film ne è un esempio significativo.

Il film serve da omaggio a Lenin e alla Rivoluzione d’Ottobre, raffigurando la figura di Lenin come un’icona della rivoluzione comunista e della lotta di classe. “Tre Canti su Lenin” è un documento storico e cinematografico che riflette l’importanza di Lenin nella storia sovietica e il suo status come figura di spicco nella politica mondiale del XX secolo.

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Fabio Del Greco

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