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Aki Kaurismäki

Indice dei contenuti

Aki Kaurismäki è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico finlandese. È nato a Orimattila, Finlandia, il 4 aprile 1957. Ha iniziato la sua carriera cinematografica negli anni ’80, dirigendo una serie di film indipendenti che hanno riscosso un grande successo di critica.

I film di Kaurismäki sono caratterizzati da uno stile cinematografico unico, che si basa su una combinazione di ironia, realismo e poesia. I suoi film sono spesso ambientati in Finlandia, e raccontano le storie di personaggi semplici e anticonformisti, che vivono ai margini della società.

Kaurismäki ha ricevuto numerosi premi per il suo lavoro, tra cui il Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia nel 2007.

I film di Kaurismäki sono apprezzati per la loro originalità, il loro umorismo e la loro sensibilità. I suoi film sono spesso caratterizzati da un tono malinconico e poetico, che riflette la visione del mondo del regista.

Kaurismäki è un regista che ha lasciato un segno indelebile nel cinema finlandese e internazionale. I suoi film sono apprezzati da un pubblico di tutto il mondo, e continuano a essere visti e discussi ancora oggi.

Ecco alcuni dei punti di forza dei film di Kaurismäki:

  • Le sue storie sono spesso toccanti e commoventi.
  • I suoi personaggi sono spesso stravaganti e unici.
  • Il suo stile cinematografico è unico e riconoscibile.

Se vi piace il cinema indipendente, allora i film di Aki Kaurismäki sono sicuramente da vedere.

In particolare, i suoi film più famosi sono:

  • Crime and Punishment (1983), un adattamento del romanzo di Dostoevskij, che racconta la storia di un uomo che uccide per denaro.
  • Ariel (1988), un film drammatico che racconta la storia di un giovane uomo che vive in una Finlandia post-industriale.
  • The Match Factory Girl (1990), un film drammatico che racconta la storia di una giovane donna che lavora in una fabbrica di fiammiferi.
  • Leningrad Cowboys Go America (1989), una commedia musicale che racconta la storia di una band finlandese che decide di andare in America.
  • The Man Without a Past (2002), un film drammatico che racconta la storia di un uomo che perde la sua memoria e la sua identità.
  • The Other Side of Hope (2017), un film drammatico che racconta la storia di un rifugiato siriano che arriva in Finlandia.

Questi film sono tutti caratterizzati dallo stile cinematografico unico di Kaurismäki, che è basato su una combinazione di ironia, realismo e poesia. I suoi film sono spesso toccanti e commoventi, e raccontano storie di personaggi semplici e anticonformisti, che vivono ai margini della società.

Vita privata

Aki-Kaurismäki

Kaurismäki è un uomo riservato e non ama parlare della sua vita privata. È noto che è sposato con la produttrice filmica Paula Oittinen e che ha due figli.

Kaurismäki è un grande appassionato di musica e ha spesso collaborato con musicisti famosi, come gli Einstürzende Neubauten e i Leningrad Cowboys.

Kaurismäki è un personaggio unico e originale nel panorama cinematografico internazionale. I suoi film sono apprezzati da un pubblico di tutto il mondo e continuano a essere visti e discussi ancora oggi.

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Stile

Aki Kaurismäki è noto per il suo stile minimalista, che spesso utilizza inquadrature statiche, un racconto lineare e personaggi che devono affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Le sue opere sono spesso ambientate a Helsinki, con personaggi che a volte desiderano fuggire dalla città. È stato influenzato da registi francesi, giapponesi e americani, e i suoi film hanno un lato umoristico simile a quello di Jim Jarmusch. Ha criticato la cinematografia digitale, ma poi l’ha abbracciata. La sua politica è plasmata dalla sua visione del trattamento della classe operaia in Finlandia, e si è espresso contro la politica migratoria e l’adesione alla NATO del Paese.

Filmografia

Crime and Punishment – Delitto e castigo (1983)

Un giovane uomo, Raskolnikov, uccide una vecchia usuraia per testare la sua teoria secondo cui alcuni uomini sono superiori agli altri e hanno il diritto di commettere crimini. Il suo piano però va a monte e si ritrova a essere braccato dalla polizia e dalla sua stessa coscienza. Il film è un adattamento del romanzo di Dostoevskij e mantiene la sua atmosfera cupa e introspettiva. Kaurismäki però aggiunge un tocco di ironia e di surrealismo che rende il film più accessibile al pubblico moderno.

Calamari Union (1985)

Due giovani uomini, Jussi e Kari, sono amici e colleghi in una fabbrica di calamari. I due si innamorano della stessa donna, Irma, e la loro amicizia inizia a vacillare. Il film è un ritratto ironico e malinconico della vita quotidiana in Finlandia. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di solitudine e di alienazione.

Ombre nel paradiso (1986)

Un gruppo di operai finlandesi viene mandato in Germania per lavorare in una fabbrica. I lavoratori si trovano a dover affrontare la dura realtà della vita da immigrati, ma riescono a trovare conforto nella loro amicizia e nella loro cultura. Il film è un ritratto realistico e toccante dell’esperienza dell’immigrazione. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i campi lunghi e i dialoghi semplici, per creare un’atmosfera di autenticità.

Amleto si mette in affari (1987)

Amleto, un uomo di mezza età che lavora in un’azienda di pompe funebri, viene a sapere che suo padre è stato assassinato. Amleto decide di vendicarsi, ma il suo piano va a monte e si ritrova a essere coinvolto in una serie di eventi che lo portano a mettere in discussione la sua vita. Il film è una commedia satirica che mette in scena la storia di Amleto in un contesto moderno. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come il montaggio alternato e i dialoghi ironici, per creare un’atmosfera di divertimento e di riflessione.

Ariel (1988)

Ariel è un giovane uomo che vive in una Finlandia post-industriale. Ariel è un sognatore e un idealista, ma la realtà della vita quotidiana lo porta a confrontarsi con la sua disillusione. Il film è un ritratto malinconico e poetico della gioventù. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di solitudine e di nostalgia.

Leningrad Cowboys Go America (1989)

Una band finlandese, i Leningrad Cowboys, decide di andare in America per cercare la fama e il successo. I Cowboys si trovano però a dover affrontare la dura realtà della vita da musicisti in America, ma non si arrendono e continuano a perseguire il loro sogno. Il film è una commedia musicale che combina elementi di surrealismo e di parodia. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i colori vivaci e i dialoghi ironici, per creare un’atmosfera di divertimento e di fantasia.

La fiammiferaia (1990)

Tarja è una giovane donna che lavora in una fabbrica di fiammiferi. Tarja è una persona semplice e ingenua, ma ha un cuore gentile e compassionevole. Il film è un ritratto poetico e toccante della vita di una giovane donna. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di malinconia e di speranza.

Ho affittato un killer (1990)

Jussi è un uomo di mezza età che vive in una Finlandia post-industriale. Jussi è un uomo solitario e depresso, e decide di assumere un killer per uccidersi. Il film è una commedia nera che esplora il tema della solitudine e della depressione.

Vita da bohème (La Vie de bohème, 1992)

La storia di quattro amici artisti che vivono a Helsinki alla fine del XIX secolo. I quattro si chiamano Mimi, Rodolfo, Marcello e Schaunard, e si barcamenano tra amore, arte e povertà. Il film è un adattamento dell’opera di Puccini e mantiene la sua atmosfera poetica e romantica. Kaurismäki però aggiunge un tocco di ironia e di realismo che rende il film più accessibile al pubblico moderno.

Tatjana (Pidä huivista kiinni, Tatjana, 1994)

Un uomo finlandese si innamora di una donna russa che lavora in un bar. I due si innamorano e decidono di sposarsi, ma la loro relazione è ostacolata dalla guerra fredda. Il film è una commedia romantica che combina elementi di realismo e di surrealismo. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di malinconia e di speranza.

Leningrad Cowboys Meet Moses (1994)

La band rock finlandese Leningrad Cowboys decide di andare in viaggio in America per incontrare Mosè. I Cowboys si ritrovano a dover affrontare la dura realtà della vita americana, ma non si arrendono e continuano a perseguire il loro sogno. Il film è una commedia musicale che combina elementi di surrealismo e di parodia. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i colori vivaci e i dialoghi ironici, per creare un’atmosfera di divertimento e di fantasia.

Nuvole in viaggio (Kauas pilvet karkaavat, 1996)

La storia di due fratelli che vivono in una piccola città finlandese. I due fratelli si ritrovano a dover affrontare la morte del padre e l’abbandono della madre. Il film è un dramma realistico che esplora il tema della perdita e della solitudine. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i campi lunghi e i silenzi, per creare un’atmosfera di malinconia e di nostalgia.

Juha (1999)

La storia di un uomo che torna a casa dopo molti anni di assenza. L’uomo ritrova la sua famiglia, ma deve confrontarsi con il passato e con le sue scelte. Il film è un dramma psicologico che esplora il tema del peccato e della redenzione. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di suspense e di inquietudine.

L’uomo senza passato (Mies vailla menneisyyttä, 2002)

Un uomo senza nome si risveglia in un ospedale senza ricordare nulla della sua vita. L’uomo si ritrova a dover ricostruire la sua identità e il suo passato. Il film è un noir neorealistico che esplora il tema della memoria e della perdita. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di mistero e di suspense.

Le luci della sera (Laitakaupungin valot, 2006)

La storia di un gruppo di persone che vivono ai margini della società. I personaggi sono tutti diversi, ma sono accomunati dalla loro solitudine e dalla loro voglia di riscatto. Il film è un dramma sociale che esplora il tema della marginalità e della speranza. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di malinconia e di compassione.

Miracolo a Le Havre (Le Havre, 2011)

Un anziano falegname di Le Havre trova un bambino africano fuggito da un campo profughi. L’uomo decide di aiutare il bambino a ritrovare la sua famiglia. Il film è una commedia drammatica che esplora il tema della solidarietà e della compassione. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di speranza e di ottimismo.

L’altro volto della speranza (Toivon tuolla puolen, 2017)

Un commesso viaggiatore finlandese incontra un rifugiato siriano a Helsinki. I due uomini si aiutano a vicenda e sviluppano un’amicizia. Il film è un dramma sociale che esplora il tema della solidarietà e della compassione. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di speranza e di ottimismo.

Foglie al vento (Kuolleet lehdet, 2023)

Trama:

Un uomo anziano vive da solo in una piccola casa in Finlandia. L’uomo è in attesa della morte e riflette sulla sua vita. Il film è un dramma filosofico che esplora il tema della vita e della morte. Kaurismäki usa una serie di tecniche cinematografiche, come i primi piani e i silenzi, per creare un’atmosfera di malinconia e di riflessione.

Kaurismaki e la sua poetica cinematografica

C’è chi il cinema di Aki Kaurismäki lo ha scoperto relativamente da poco. Magari col pur notevolissimo Miracolo a Le Havre (2011) o con L’altro volto della speranza (2017). E andrebbe già bene così, in un mondo che alla magia del grande schermo va gradualmente sostituendo la catena di montaggo delle serie televisive.

Ma chi vi scrive è tra coloro che il geniaccio finlandese lo attendevano al varco già quando, verso la metà degli anni ’90, si presentò al Palazzo delle Esposizioni di Roma, per accompagnare una corposa retrospettiva dei suoi lavori. Sugli schermi italiani erano comunque passati, come meteore, certi gioielli da lui diretti, vedi l’incantevole e malinconico Vita da bohème (1992).

Ma per quanto il suo humour stralunato si potesse intravvedere anche lì, non erano forse altrettanto note le punte di demenzialità, follia e irriverenza raggiunte talvolta dal cineasta scandinavo. Ebbene, il gustoso appuntamento capitolino servì pure a prendere confidenza con tali aspetti, presenti sia nella sua personalità che negli esiti più eccentrici di quella filmografia, talmente fuori dagli schemi da apparire unica, inimitabile.

Cominciamo proprio dall’uomo. Basti pensare che all’attesissimo incontro col pubblico Aki Kaurismäki non volle cominciare a parlare, restando muto di fronte alle prime domande, finché non fossero state distribuite tra i relatori diverse bottiglie di birra. All’inizio gli organizzatori pensavano che scherzasse. Ma lui continuava a starsene zitto.

E allora chi lo ospitava dovette rassegnarsi a ordinare presso il bar del museo un bel po’ di Peroni in bottiglia, compresa quella che il sottoscritto, con una faccia tosta che venne subito apprezzata, riuscì ad arraffare e farsi autografare sull’etichetta… cimelio pressoché unico, nel panorama degli autografi concessi ai festival.

Insomma, sembrerebbe esserci una scarica di salutare follia che dall’autore finlandese si espande sorniona, propagandosi nell’aria circostante come anche nei suoi racconti cinematografici, nella sua surreale inventiva, nei suoi personaggi più assurdi, stilizzati, improbabili.

E questo appariva ancor più evidente agli esordi, quando il raffinato bianco e nero di un lungometraggio come Calamari Union (1985) si prestava, per esempio, a ospitare una trama noir fatalmente eterea e bizzarra; tanto da schierare  ai blocchi di partenza ben 15 svitati, legati tra loro da un piano delirante, quattordici dei quali hanno nome Frank e uno soltanto Pekka. Nessuno si preoccupi, tutto sotto controllo: il resto del plot non sarà infatti meno fuori di testa delle premesse.

Aki-Kaurismäki

Eppure, è nei corti che le stravaganze di Kaurismäki rendono al massimo, fondendo quella vena eccentrica e naïf con un istinto ribelle, con l’affiorare di un umorismo raggelato e con una musicalità dai tratti sinuosi, eleganti, per quanto ancorata alle pittoresche tenute e al rock scanzonato dei Leningrad Cowboys.  Ciuffi ribelli. Scarpe a punta.

Abbigliamento e riferimenti iconografici beffardamente a metà strada tra mitologia sovietica e Stati Uniti anni ’50. L’originalissima band finnica, musa di pellicole picaresche e demenziali come il cult assoluto  Leningrad Cowboys Go America (1989) e il meno fortunato sequel Leningrad Cowboys Meet Moses (1994), ha peraltro animato una discreta scorta di corti e videoclip, sarabande davvero indiavolate, in grado di scivolare con spavalda euforia dalla ballad struggente ad ardite rivisitazioni di classici del rock’n’roll.

E se Thru the Wire (1987) parafrasava con classe gli stereotipi della vecchia Hollywood, Those Were the Days (1992) ironizzava con leggiadria sul fascino di Parigi e These Boots (1992) proponeva una bislacca, coloratissima, irresistibile contro-storia della Finlandia in musica, la più indimenticabile delle stilettate era giunta proprio all’inizio dell’immaginifico tour: nel 1986, per la precisione, con Rocky VI. Ovvero come far scricchiolare il mito creato da Sylvester Stallone a colpi di stelle rosse, balalaike, slitte nella tundra e pesanti cazzotti!

Cazzotti subiti a raffica e senza una reazione adeguata, a dire il vero, dal fin troppo esile boxer americano. Fino alla tanto auspicata catastrofe a stelle e strisce. Evidentemente ad Aki Kaurismäki la sconfitta subita appena un anno prima dal leggendario Ivan Drago non era proprio andata giù.

Come poteva uno yankee cresciuto ad hamburger e coca cola sopraffare l’energico figlio della steppa, emerso prepotentemente all’ombra del Cremlino? Eresia! E per rimettere le cose a posto si è inventato, con la complicità dei già menzionati Leningrad Cowboys, questa folle e gagliarda parodia, il cui asciutto bianco e nero trascina lo spettatore in una stilizzata rivincita pugilistica, che sa di sberleffo dalla prima all’ultima inquadratura; ma con indiscutibile perizia registica, amplificata peraltro dalla travolgente colonna sonora e da un montaggio assai spigliato, sia durante la preparazone dell’incontro che nelle scene così grottesche girate sul ring.

Rocky VI lo potete trovare  facilmente su Youtube e, che amiate o meno Stallone, non potrete fare a meno di concedervi un ghigno, di fronte al tragicomico esito della sfida lanciata al suo alter ego dall’oltremodo efficace, per quanto grezzissimo, campione sovietico.    

Stefano Coccia

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