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Fabio Nicosia

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Chi è Fabio Nicosia?

Fabio Nicosia, classe 1967, nasce e vive a Palermo. Il primo amore artistico è la musica, attraverso la quale si racconta da 40 anni. “Cerco di scorgere oltre il cespuglio, di solito la prima idea è quella che scarto in quanto dettata o suggerita dal mio essere prigioniero del pensiero comune. Elaboro, valuto e individuo nuove percezioni; mi piace sbagliare, credo che l’errore non vada considerato come tale, ma come un’opportunità per cercare nuove direzioni.”

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Il Ghigno e la Mucca

I mostri delle immagini infantili trasmigrano nelle varie fasi dell’esistenza dell’individuo. Le ombre, i fantasmi e le paure che siamo riusciti a domare ma non a eliminare e che continuano a riaffiorare nei sogni, nel linguaggio, nella pittura, nell’architettura e nella narrazione. Un film fuori dagli schemi in grado di penetrare lo sguardo dello spettatore con immagini non convenzionali. Alla ricerca di quel mondo onirico che era del bambino che siamo stati e che possiamo ritrovare, con la sua creatività e con le sue paure.

Opera prima cinematografica di Fabio Nicosia, un film indipendente e sperimentale che incuriosisce già dal titolo. Il regista oramai più che cinquantenne, pur amando l’arte nelle sue svariate forme, ha dovuto spesso metterla “in attesa” perché catturato dalla quotidianità dietro ad una scrivania. Con la maturità, l’artista e il suo pianoforte hanno  migrato verso il jazz. “Le note sono il mio linguaggio da sempre”.

Guarda Il ghigno e la mucca

Fabio Nicosia, Regista per caso

Da qualche anno Nicosia, sperimenta un nuovo modo di espressione stando dietro ad una macchina da presa. Si definisce: regista per caso.  

“nata l’idea per il lungometraggio, per svilupparla ho proposto il progetto ad alcuni addetti del settore i quali, letta la sceneggiatura, insolita, particolare e personale, mi hanno risposto: “questo è il tuo film e non puoi che dirigerlo tu”.

“Mi diverto a giocare con gli attori così come facevo da bambino con i soldatini. Prima della battaglia realizzavo dei veri e propri set cinematografici, gli indiani d’America e i soldati del generale Custer; inconsapevolmente giocavo al massacro dei Nativi americani. In quegli anni non c’erano film come Balla coi Lupi, ma quelli con John Wayne dai quali il messaggio che arrivava era quello che gli indiani fossero i cattivi e i soldati, i buoni.”

Una spiegazione psicoanalitica

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“Da bambino credevo di vedere una figura sulla soglia della porta della mia cameretta, questi, con un ghigno plastico, nel buio in silenzio si faceva beffe di me terrorizzandomi”.

I mostri dell’infanzia, soprattutto per degli artisti, sono spesso fonte di ispirazione. Esistono pagine su pagine di letteratura, quadri, sculture, sinfonie … a loro dedicati. Certamente non un film convenzionale ma qualche spettatore si rispecchia, si riconosce in questa mia storia per un vissuto,  un ricordo, un’esperienza comune … questo viaggio nel subconscio pare abbi aiutato il regista a saldare alcuni conti in sospeso del suo trascorso … certo, non tutti. Nella vita, non tutti i debiti con noi stessi sono solubili.

Ho capito molto del mio film grazie ai commenti di chi lo ha visto, eccone alcuni:

 “Un’esperienza semi-onirica che si può rifiutare oppure condividere”

Una lunga sequenza di immagini frammentata in capitoli senza apparente connessione tra loro eppure, in tutta evidenza, appartenenti in ogni fotogramma a quel perturbante che tanto deve avere inciso sulla psiche del regista. Appare scontato, sin da questa sommaria introduzione, come Il ghigno e la mucca non sia un film “facile”. Bensì un’opera tutta da decrittare, immagine dopo immagine. Eppure riesce davvero difficile resistere alla fascinazione di un bianco e nero – con studiate “intrusioni” di colore – proveniente da una dimensione altra, accompagnato da musiche di pianoforte composte dallo stesso Nicosia.

Due componenti, quella visiva e quella musicale che divengono sorta di binomio inscindibile, assolutamente inseparabile l’una dall’altra. Un percorso a ritroso sul filo di una memoria reinterpretata in chiave psicoanalitica, popolata di istantanee che non avrebbero sfigurato in un’opera diretta da Federico Fellini o David Lynch. A tratti respingente ma perfettamente in grado di penetrare uno sguardo esterno per merito di letture che potrebbero definirsi universali.

Nel mostrare la fame di conoscenza del bambino che è stato il regista compie un gesto di assoluto altruismo, cercando e trovando quel comune denominatore che rende Il ghigno e la mucca (quasi) totalmente accessibile anche ad uno sguardo estraneo. Un’esperienza semi-onirica che si può rifiutare oppure condividere, con il suo autore. Allo spettatore la libertà della scelta, come sempre dovrebbe accadere non solo nel cinema che nasce da una circostanziata esigenza intima.

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Quando e’ cominciata la proiezione seguendo le immagini cercavo di interpretarne i pensieri … era qualcosa di ipnotico … ma mi innervosivo… poi mi e’ successa una cosa ‘strana’ non ho più seguito ed interpretato le immagini che vedevo perché ho colto che quelle immagini erano le note ‘che si muovevano’, che diventavano immagine … quindi mi sono ritrovata a sentire e vedere “la musica in movimento”. Mai in vita mia avevo visto la musica ‘muoversi’.

Le reazioni al film di Fabio Nicosia

“Quando mi dicono “sei strano” io lo accetto come un complimento”

È un film “strano”… con l’interpretazione dell’accezione del vocabolo “strano” più ampia e non intesa in senso negativo. Devo confessarti che inizialmente ho fatto parecchia fatica a seguire… il mio grado di attenzione era a livelli altissimi ed era come se il mio cervello dovesse sforzarsi per interpretare ogni singola scena nella sua rappresentazione. Quando ho distolto questa concentrazione, la visione ha cominciato a scorrere più fluidamente… ho lasciato che fosse il mio “sentire” a vedere le scene che via via si sono susseguite.

Ho accolto da allora ciò che mi arrivava … al termine della proiezione, uno stato di “galleggiamento” mi ha reso difficile il ritorno alla realtà. E questo credimi è un grosso complimento. Ho sentito il bisogno quasi fisico, di un attimo di isolamento per poter elaborare tutto quanto ho vissuto. Ho sentito il bisogno di tempo per metabolizzare e rielaborare. Anche questo è un complimento.

“L’artista lancia la sua sfida”

Tocchi che ti portano lontano. Verso un mondo sconosciuto, antico, oscuro ma pur sempre da scoprire. L’artista lancia la sua sfida.

“Una feritoia in grado di inghiottire il caos del mondo”

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E’ questo che nel lungometraggio ho creduto di vedere dietro a quella porta cigolante di suoni, voci, note. Un film dove ogni scena ha la sua colonna sonora …

… lungometraggio coraggioso, impressionante, grottesco ma poetico, dalle molte inquadrature ed atmosfere ipnotiche, ammaliante ma anche spiazzante.

L’amore, il dolore e la paura si fondono nelle inquadrature che catturano come una ragnatela i protagonisti e gli spettatori.

Dopo un inizio profanatore, dove lo spettatore è teso a risolvere l’enigma di quelle immagini dove la frusta trafigge il corpo e l’anima, le scene sfocate di una tortura si mescolano all’opacità delle scene successive e le volute sfocature rendono irriconoscibile il misterioso ambiente che circonda gli attori.

C’è di tutto dietro la porta cigolante, la casa come in un film “horror”, un “registratore a bobine” che ripete tramite i protagonisti assurde parole, i primi piani dove gli attori con la loro espressività e capacità interpretativa di per sé non abbisognano di tante parole, la musa dell’arte tra ombre e colori, i fantasmi che riaffiorano tra le pieghe della memoria.

E’ una storia che, ad un occhio profano potrebbe sembrare solo la sua storia, ma è una storia universale, dove ognuno di noi potrebbe rispecchiarsi.  Un ghigno con cui ci si scontra e ci si confronta tra paure, ostacoli, incomprensioni ed avversità nella irriducibile corsa dietro ai nostri sogni nei vari stadi dell’esistenza umana.

“Ho utilizzato anche gli occhi, quelli del cuore ”

In questo lungometraggio vi è molta musica, arte, colori, e molti aspetti psicologici. Un film in cui c’è poco dialogo, un film in cui la base è proprio l’interpretazione di queste immagini che scorrono. Naturalmente per me non è stato poi così semplice da seguire, dato che non vedo, ma nonostante ciò sono riuscita a interpretare e a fare mie certe emozioni che sono riusciti a trasmettermi. Chi vede, guarda ciò che gli appare, utilizzando la vista, uno dei sensi, che si limita solo alla visione di ciò che si ha di fronte.

Chi non vede , invece ha la capacità di mettere in azione tutti gli altri sensi ho potuto seguire questo film utilizzando molto l’udito, cogliendo i minimi rumori, suoni e interpretandoli secondo le mie emozioni. Ho utilizzato anche gli occhi, quelli del cuore però , ho aperto il mio cuore a ciò che stavo ascoltando ed ho colto i vari aspetti … un viaggio tra sogno e realtà , un viaggio del tutto astratto che però il regista è riuscito a trasformare in qualcosa di concreto, a mettere nero su bianco …

“Genio è morire, perdere tutto e ricominciare”

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… ci sono voluti giorni per affermare (sebbene ancora con forte dubbio) di essere riuscita a metabolizzare ciò che ho sentito guardando e vivendo le immagini del  film. Posso dire che stare al cinema e incontrare i mostri, i  sogni e i  ricordi su uno schermo è stata un’esperienza surreale, onirica e fortemente catartica. Era come se la fotografia e la musica si sposassero in modo dolcemente violento. Tra note volanti, parole e passi gravosi e pesanti, susseguiti da silenzi incalzanti e in apparenza, zitti, il bianco, il grigio e il nero raccontavano il tormento, la solitudine e l’estasi musicale.

La musica m’è parsa inquietante, irrequieta, stridente, ma allo stesso tempo morbidamente adagiata ai movimenti dei corpi e dei ricordi. L’idea che il genio nasce dall’ossessione che dà tormento, dalle notti insonni a pensare, vagare per poi tornare a casa senza un domicilio fisso nella propria testa, ma con il cuore sempre vivo. L’arte non accetta comodità, perché è la creazione del vero di chi la crea, anche se indossa maschere per farla viva.

Pura creazione, il film non è nato per piacere ad una massa, ma per essere sentito nel profondo da chi condivide il desiderio di una rivoluzione che abbia l’arte come forza di traino per un mondo più vero e libero.

“Un film scaturito dalla mente di un pazzo e interpretato da pazzi”

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All’accensione delle luci in sala, siamo rimasti qualche minuto con gli occhi spalancati, consapevoli di avere assistito ad un viaggio introspettivo. Le immagini si susseguivano ancora nella nostra mente come flash, sistemandosi in una sequenza dove appariva ben chiara l’impronta autobiografica dell’artista. A primo impatto si potrebbe dire che è un film scaturito dalla mente di un pazzo e interpretato da pazzi, ma non è così.

E’ il racconto di un uomo-bambino che fa ancora i conti con i mostri della sua infanzia, con i turbamenti dell’adolescenza, con i dolori dell’età adulta. Emblematica la presenza di varie figure femminili, angeli e demoni che hanno lasciato segni indelebili nell’animo dell’autore, figure che hanno determinato le sue scelte di vita. La Musica è il filo conduttore: l’iniziazione ha segnato e impresso, tra il piacere e il dolore, la determinazione di seguire e lasciarsi trasportare dalla sola “donna” , la musica appunto, che gli riserva momenti di esclusiva estasi. … il  film è un’elegia alla musica.

 “Uno specchio rotto”

Il bianco e nero fornisce allo spettatore la possibilità di colorare il film attraverso le proprie emozioni e sensazioni. Diviso in capitoli collegati da un corridoio mentale che il protagonista Frigio, come una guida varca insieme a noi spettatori, ponendosi e ponendoci davanti a quello che definirei uno “specchio rotto” introspettivo, ricco di immagini dai contorni irregolari e sbiaditi che evocano sogni, ricordi, esperienze, passioni, amori, liti furibonde che ognuno di noi vivendo, vive o ha vissuto. Adatto a tutti i visionari, i sognatori, i curiosi, a chi ha la mente aperta a nuove esperienze.

“Nulla è come sembra, dall’inizio alla fine ti sorprende”

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 “Una forte sensazione di disagio”

“Erano tante le sensazioni che mi hanno accompagnato, ma quella più forte di tutte, che mi si è appiccicata addosso, è stata una forte sensazione di disagio. All’inizio non capivo perché … forse quei suoni cupi, ripetitivi e stridenti che accompagnano alcune scene … ma no. Le atmosfere oniriche e surreali, alla Lynch? No, non era neanche quello. Poi ho capito. Il mio disagio era quello del voyeur… ero a disagio perché, da una porta socchiusa, stavo guardando dentro la tua testa. Credo che questa sia la grande forza di questo lavoro: la tua voglia di raccontarti e di raccontarci le tue ossessioni e i tuoi demoni con una sincerità a tratti spiazzante”

“Mi hanno colpito soprattutto l’originalità e la qualità dell’opera”

“ … viaggio introspettivo pregno di tutte le forme di espressione artistica”

… mi ritrovo a fare una riflessione su quello che di straordinario, inverosimile, metafisico e travolgente mi è accaduto partecipando alla realizzazione di questo viaggio introspettivo pregno di tutte le forme di espressione artistica.

Un musicista di talento che ha voluto portare la sua musica ad essere percepita anche attraverso altre forme artistiche. Colori, suoni, espressioni del volto, urli, sospiri, pianti, emozioni. Solo chi ama l’arte nel profondo, chi si emoziona per essa, chi entra nel turbine della passione può comprendere questo strano mondo …

“Tutto potrà accadere dentro e fuori di ogni proprio “se”

Questo film non mette solo in evidenza la musica, ma anche il modo di fare,di vivere, di comportarsi di ognuno di noi con le proprie paure e insicurezze … è un mix di emozioni, passione e sentimenti.

Scoprirete così di entrare in una dimensione fantastica, solo se saprete farla vostra, un po’ alla volta, come i sapori nuovi e sconosciuti, i paesaggi che si svelano a nuove percezioni della vista. Musica del cuore che dialoga con la mente e vi trasporta in nuovi approdi dell’immaginario. Per questo Invito gli incontentabili, i curiosi e i capricciosi di regalarsi queste nuove possibilità e andare a vedere ed ascoltare il film “il Ghigno e la mucca”.

Tutto potrà accadere dentro e fuori di ogni proprio “se” La musica in questo film, in quanto arte visionaria, riassume le sue idee ed il suo sentire e ce le regala, senza falso pudore, una nota dopo l’altra, in un viaggio senza principio, ne fine. Così come la vita e la morte si intrecciano indissolubilmente al reale e all’irreale in un attimo infinito di bellezza.

“Forse per avere le risposte che cerco dovrei rivederlo nuovamente”

Il Ghigno e la Mucca è un viaggio introspettivo e sconvolgente. Inizialmente lo guardi con distacco, come a volerne restar fuori ed essere ciò che sei ossia uno spettatore. Poi, però, la musica ti cattura e senza quasi essertene accorto, sei dentro a quel corridoio a girare la maniglia per entrare in un’altra “situazione”. E’ come sognare, spesso i sogni, ti lasciano confusa, piena di domande. Forse per avere le risposte che cerco dovrei rivederlo nuovamente.

“E rimango con voglia di vederlo ancora e ancora”

La musica che ci entra dentro e fa da cornice e “ci culla” accompagnandoci dentro le immagini talvolta pungenti, che ci aiuta a digerire la scena che potrebbe essere troppo diretta … una danza che alla fine è la nostra vita dove il cinema ha il compito di rappresentare … avere avuto la fortuna di vedere il film insieme al regista e dopo il film condividere quello che le scene hanno significato per me e sapere il significato personale e intimo per lui mi hanno emozionato ancora di più .. E rimango con voglia di vederlo ancora e ancora

Fabio Nicosia ha altri progetti in cantiere

Fabio-Nicosia

Il Ghigno e la Mucca è il mio primo film, ho altri progetti in cantiere: “Fimmini e Santi” è il secondo lungometraggio ancora nella fase di  post produzione, le riprese sono state girate nel settembre del 2020 ma non credo che lo vedrete presto, devo ancora capire, è come se ci fosse stata una disconnessione tra il “fare” e il mio inconscio.

Fondamentalmente sono un “intellettualmente pigro” , mi piace scorrere le immagini della mia vita artistica a rallentatore, con calma e riflessione.

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