I film sulle donne da vedere assolutamente

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Il cinema, fin dalle sue origini, ha usato il volto femminile come suo specchio più potente, capace di esprimere interi mondi di bellezza, dolore e ribellione. L’immaginario collettivo è segnato da figure femminili indimenticabili: eroine d’azione che ridefiniscono la forza, icone romantiche che sognano la libertà e protagoniste di storie di trionfo contro ogni avversità. Queste opere monumentali hanno creato miti universali.

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Ma oltre a queste figure, esiste un universo di storie più complesse, spesso raccontate lontano dai riflettori. È un cinema che non si accontenta di mostrare la donna come “musa”, ma la esplora come “creatrice”, indagando la sua psiche, la sua lotta per l’autodeterminazione e la sua voce unica. È un cinema che affronta la ribellione quotidiana, l’identità frammentata e le complesse dinamiche di potere.

Questa guida è un viaggio attraverso l’intero spettro della rappresentazione femminile. È un percorso che unisce i grandi capolavori che hanno definito il genere alle più coraggiose opere indipendenti. Un ritratto completo della condizione femminile catturato dalla macchina da presa, che esplora cosa significa essere una donna, una madre, un’artista o una ribelle, in tutta la sua magnifica e contraddittoria complessità.

Film sulle donne alle origine del cinema

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Alice Guy

Una delle prime donne fondamentali nella storia del cinema fu Alice Guy, la prima regista donna della storia del cinema a realizzare dei film di lungometraggio. Ella era presente alle proiezioni dei Fratelli Lumiere a Parigi ma pensava che il cinema avesse non solo potenzialità documentaristiche e scientifiche, ma soprattutto narrative. Affascinata, si avvicinò subito a questa straordinaria invenzione e cerco lavoro nel settore nascente del Cinematografo. 

Inizialmente Alice lavorava come segretaria per i commercianti di macchine da presa della Gaumont, poi diventò una delle personalità più importanti del cinema francese, prima col direttore di riproduzione e poi come regista. Realizzò il suo primo film nel 1896 La fata dei cavoli, a cui ne seguiranno molti altri. Nel 1907 si trasferì con il marito negli Stati Uniti dove Fondò una sua casa di produzione. 

Guarda i film di Alice Guy Blanche

Film sulle donne: Helene Gardner

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Un’altra donna fondamentale nell’evoluzione della storia del cinema fu Helen Gardner. Fu lei a creare per la prima volta nelle sue interpretazioni cinematografiche il prototipo della Femme Fatale. Interpretava spesso donne dal carattere forte. 

Ma Helene Gardner non fu solo un attrice, aveva un amore viscerale per il cinema. Fu Infatti anche produttrice, scenografa, costumista, montatrice dei film che interpretava. Un artista che si esprimeva in maniera totale attraverso i film, e che fu tra le prime che si dedicano al lungometraggio, formato all’epoca quasi sconosciuto. 

Mabel Normand fu una delle prime star del cinema. Interpreto diversi ruoli nei primi film di Charlie Chaplin, contribuendo all’avvio del suo successo. Film di cui fu anche sceneggiatrice e regista. Morì a soli 37 anni. A lei è dedicata una delle stelle della Walk of Fame di Hollywood. 

Film sulle donne: Julia Crawford Ivers

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Julia Crawford Ivers fu una delle prime registe e sceneggiatrici di Hollywood, quando la zona di Los Angeles cominciò a trasformarsi da terra desolata in Mecca del cinema. Quando l’industria cinematografica si sviluppò diventò una delle firme più prestigiose della scrittura cinematografica. Realizzò anche molti film insieme a suo figlio James Van Trees, che curava la direzione della fotografia. 

Film sulle donne: Cleo Madison

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Cleo Madison fu una delle prime donne a diventare una star di Hollywood attraverso film che avevano una visione totalmente femminile. La Madison fu anche una delle prime attrici a interpretare ruoli di denuncia, film che trattavano della discriminazione sulle donne e di emancipazione femminile, andando controcorrente al maschilismo dominante. Fu ingaggiata dalla Universal anche come regista di cortometraggi e lungometraggi nel 1915.

Negli anni successivi l’industria cinematografica di Hollywood diventò un business milionario e si videro sempre meno donne nei ruoli chiave. Le figure più importanti dell’Industria furono monopolizzate dagli uomini. Alla metà degli anni trenta la maggior parte delle donne ricopriva ruoli secondari come segretaria di edizione e di produzione. 

Ad eccezione dei ruoli di attrice e scrittrice per il cinema le donne oggi ricoprono solo una piccola percentuale nel business cinematografico, soprattutto negli Stati Uniti e nell’industria cinematografica mainstream. 

I dirigenti delle grandi case di produzione sono quasi tutti uomini e preferiscono finanziare progetti che hanno una visione maschile del mondo. Solo poche registe hanno avuto la possibilità di lasciare una traccia nella storia del cinema come avrebbero meritato. 

La lista dei migliori film sulle donne da non perdere

Ecco una selezione curata di film che incarnano perfettamente la complessità, la forza e la polifonia dell’esperienza femminile sullo schermo:

Thelma & Louise

Thelma and Louise - Original Trailer | MGM

Thelma, una casalinga ingenua e sottomessa, e Louise, una cameriera disillusa e pragmatica, partono per un weekend di vacanza per sfuggire alla loro routine. Un evento traumatico in un bar trasforma la loro breve fuga in una disperata corsa attraverso l’America, inseguite dalla legge ma animate da un nuovo, inebriante senso di libertà. Il loro viaggio diventa un’epopea di autodeterminazione e amicizia indissolubile.

Pochi film hanno segnato un punto di rottura culturale come il capolavoro di Ridley Scott. Thelma & Louise è più di un road movie; è un manifesto. La sua forza risiede nel suo essere una narrazione di liberazione intrinsecamente reattiva. L’intera vicenda è una fuga da qualcosa: dal marito oppressivo di Thelma, dal trauma passato di Louise, da una società che prima le ignora e poi le condanna. La loro libertà non nasce nel vuoto, ma si definisce in opposizione diretta a un mondo patriarcale che le vuole passive e silenti.

Il film smonta pezzo per pezzo gli stereotipi. Thelma si trasforma da vittima a protagonista della propria vita, scoprendo una forza che non sapeva di possedere. Louise, la più razionale, impara a lasciarsi andare all’istinto. La loro solidarietà femminile diventa l’unica legge in un mondo governato da regole maschili ingiuste. La pistola, simbolo di potere maschile, viene impugnata da Louise non per aggredire, ma per difendere, sovvertendo il suo significato.

Il finale, iconico e controverso, è l’atto di ribellione definitivo. Di fronte a un mondo che non offre loro alternative se non la sottomissione o la prigione, Thelma e Louise scelgono di non tornare indietro, di non arrendersi. Il loro volo nel vuoto del Grand Canyon non è una sconfitta, ma la più radicale affermazione di autonomia: la scelta di definire da sole il proprio destino, sospese per sempre in un’immagine di libertà assoluta e indomabile.

Alien

Alien Trailer HD (Original 1979 Ridley Scott Film) Sigourney Weaver

L’equipaggio della nave spaziale Nostromo, risvegliato dall’ibernazione per rispondere a un segnale di soccorso da un pianeta sconosciuto, si imbatte in una forma di vita aliena letale. Mentre la creatura inizia a eliminarli uno a uno, la sottufficiale Ellen Ripley emerge come l’unica in grado di affrontare la minaccia, lottando per la propria sopravvivenza in un incubo claustrofobico nello spazio profondo.

Ellen Ripley non è semplicemente una “donna forte”; è un personaggio che ha riscritto le regole della rappresentazione femminile nel cinema di fantascienza e d’azione. La sua genesi è emblematica: il ruolo fu originariamente concepito per un uomo. Questa casualità ha permesso di creare una protagonista definita non dal suo genere, ma dalla sua competenza, dal suo pragmatismo e dalla sua intelligenza. Ripley non è lì per essere l’interesse amoroso di qualcuno o la damigella in pericolo. È una professionista che fa il suo lavoro.

Il film decostruisce il concetto di forza, spesso associato al machismo muscolare. Mentre i suoi colleghi maschi, più impulsivi o arroganti, cadono vittime dell’orrore, Ripley sopravvive grazie alla sua cautela, al suo rispetto per le procedure e alla sua capacità di mantenere la calma sotto una pressione inimmaginabile. La sua forza non è aggressiva, ma resiliente. È una forza intellettuale ed emotiva, quella di chi non si arrende di fronte all’ignoto.

Alien sovverte anche le metafore di genere. L’orrore del film è profondamente legato a una perversione della procreazione e della maternità, con la violenza della penetrazione orale e della nascita dal petto. In questo contesto, Ripley si erge non come una figura materna tradizionale, ma come l’antitesi della maternità mostruosa dell’Alieno. Diventa il simbolo della sopravvivenza razionale contro il caos biologico, un’icona di forza che non ha bisogno di giustificazioni o di controparti maschili per esistere.

Kill Bill: Volume 1

Kill Bill: Vol. 1 (2003) Official Trailer - Uma Thurman, Lucy Liu Action Movie HD

Una donna, conosciuta solo come “la Sposa”, si risveglia da un coma di quattro anni. Ex membro di una squadra di assassini d’élite, era stata tradita e lasciata per morta il giorno del suo matrimonio dal suo capo e amante, Bill. Ora, animata da una sete di vendetta implacabile, inizia un sanguinoso percorso per eliminare, uno per uno, tutti i responsabili del massacro.

Se Ripley rappresenta la forza della sopravvivenza, la Sposa di Quentin Tarantino incarna la forza della vendetta. Kill Bill è un’opera post-moderna che attinge a piene mani dal cinema di genere, ma il suo cuore pulsante è una delle più pure rappresentazioni della furia femminile mai portate sullo schermo. La violenza non è solo uno strumento, ma un linguaggio, l’unico possibile per esprimere un dolore e un tradimento così totalizzanti.

La trasformazione della Sposa è un percorso di riappropriazione del proprio corpo e della propria volontà. Il coma l’ha resa un oggetto passivo, violato e inerme. Il suo risveglio è una rinascita brutale, un atto di volontà pura che la riporta nel mondo non più come vittima, ma come agente di distruzione. La sua forza non è solo fisica, evidente nelle coreografie di combattimento mozzafiato, ma è soprattutto psicologica: una determinazione monolitica che non ammette dubbi o esitazioni.

Il film gioca con gli archetipi femminili per poi farli a pezzi. La Sposa è una figura che unisce in sé la guerriera e la madre (il cui istinto è il motore primario della sua vendetta). La sua lotta contro O-Ren Ishii, in un giardino innevato di sublime bellezza, non è solo uno scontro tra assassine, ma un duello tra due donne che hanno trasformato il proprio trauma in potere. La vendetta della Sposa diventa così un atto catartico, una forma estrema e iper-stilizzata di emancipazione dal dolore.

Una visione curata da un regista, non da un algoritmo

In questo video ti spiego la nostra visione

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Mad Max: Fury Road

Mad Max: Fury Road - Official Main Trailer [HD]

In un desolato futuro post-apocalittico, il tiranno Immortan Joe schiavizza le masse controllando l’acqua. Quando la sua imperatrice d’élite, Furiosa, fugge con le cinque “mogli” del despota, scatena una guerra su strada senza sosta. Furiosa si allea con Max Rockatansky, un solitario prigioniero, per guidare le donne verso la salvezza e la libertà, in una folle e adrenalinica corsa attraverso il deserto.

Nonostante il titolo, il vero cuore pulsante di Mad Max: Fury Road non è Max, ma l’Imperatrice Furiosa. Il film di George Miller è una potentissima allegoria femminista mascherata da film d’azione. La narrazione è un esodo, una fuga dalla tirannia di un patriarcato tossico incarnato da Immortan Joe, un despota che considera le donne alla stregua di proprietà, “fattrici” il cui unico scopo è dargli un erede sano. Il loro grido di battaglia, scritto sui muri, è “Non siamo cose”.

Furiosa è un’icona di forza e determinazione. Il suo corpo stesso è una mappa della sua lotta: un braccio meccanico, la testa rasata, il volto segnato. Non è definita dalla sua bellezza, ma dalla sua volontà incrollabile di redenzione e liberazione, non solo per sé stessa ma per le altre donne. La sua forza non è una semplice imitazione di modelli maschili; è radicata in un profondo senso di giustizia e in un legame di sorellanza con le mogli in fuga.

Il film sovverte il classico ruolo dell’eroe maschile. Max non è il salvatore, ma un alleato riluttante, un uomo traumatizzato che viene trascinato nella lotta di Furiosa e che, alla fine, riconosce la sua leadership. È lei a guidare, a pianificare, a combattere. La decisione finale di non continuare a fuggire ma di tornare indietro per conquistare la Cittadella è un atto rivoluzionario: non basta scappare dal patriarcato, bisogna abbatterlo e costruire sulle sue ceneri una società nuova, guidata dalle donne.

Adorabili amiche

Adorabili amiche
Ora disponibile

Commedia, di Benoît Pétré, Francia, 2012.
Tre amiche cinquantenni vengono invitate al matrimonio di Philippe, un loro comune amico di gioventù, che dopo molte avventure sentimentali sembra aver trovato la donna giusta, Tasha. Chantal è sola, la sua relazione con suo marito è in crisi ed il bizzarro lavoro di promotrice di cioccolata amara è un disastro. Gabrielle è una sua amica disinibita e libertina, convinta che fare sesso è l'unico modo per non invecchiare. E poi c'è Nelly, depressa e frigida, almeno così sembra. Tutte e tre hanno avuto in passato un flirt con Philippe, vorrebbero evitare di rivederlo, ma la curiosità vince e partono. Il viaggio è anche un pretesto per fare un bilancio di trent'anni di vita sulle ambizioni giovanili, i rapporti con gli uomini che hanno amato, le amarezze che hanno dovuto affrontare nella vita quotidiana, le delusioni sul posto di lavoro. Un'occasione per dare un taglio al passato e cambiare vita. Le tre donne scopriranno di avere tutte qualcosa in comune con Philippe. Una serie di rivelazioni, tra cui l'identità della misteriosa Tasha, le porterà a scoprire la vera natura dei loro rapporti amorosi. Una commedia amara, un road-movie con tre donne cinquantenni, tra gioia, rabbia, tristezza, divertimento e malinconia.

LINGUA: italiano

Erin Brockovich

America's Sweethearts (2001) Official Trailer 1 - Julia Roberts Movie

Erin Brockovich, una madre single disoccupata e due volte divorziata, dopo aver perso una causa per un incidente d’auto, convince con tenacia il suo avvocato a darle un lavoro come archivista. .

La forza di Erin Brockovich non risiede nella sua abilità fisica o in gesti eroici, ma nella sua determinazione, nella sua empatia e nel suo rifiuto di conformarsi. In un mondo, quello legale, dominato da uomini in giacca e cravatta che la giudicano per il suo abbigliamento provocatorio e i suoi modi diretti, Erin rappresenta una forma di potere femminile radicalmente diversa. Non cerca di imitare gli uomini per essere accettata; al contrario, usa la sua identità di donna della classe operaia, la sua schiettezza e persino la sua sensualità come armi.

Il film è una critica feroce al classismo e al sessismo. Erin viene costantemente sottovalutata, liquidata come incompetente o volgare. Ma è proprio la sua distanza da quel mondo elitario a permetterle di entrare in sintonia con le vittime, persone comuni che si fidano di lei perché la riconoscono come una di loro. La sua forza è la sua umanità, la sua capacità di ascoltare e di trasformare le storie di sofferenza individuale in una battaglia collettiva per la giustizia.

Erin Brockovich ridefinisce il concetto di intelligenza. Non possiede una laurea in legge, ma ha un’intelligenza emotiva e pratica che si rivela molto più efficace. È una donna che non chiede il permesso, che abbatte le barriere con la sua ostinazione e che dimostra come la vera forza non derivi da titoli o posizioni, ma dalla volontà di lottare per ciò che è giusto, senza mai tradire la propria natura.

Suffragette

Suffragette Official Trailer #1 (2015) - Carey Mulligan, Meryl Streep Drama HD

All’inizio del XX secolo a Londra, Maud Watts è una giovane lavandaia, moglie e madre, la cui vita viene stravolta quando viene coinvolta, quasi per caso, nel nascente e sempre più radicale movimento delle suffragette. Inizialmente timorosa, Maud si trasforma in una militante appassionata, disposta a sacrificare il lavoro, la famiglia e la libertà per la lotta per il diritto di voto delle donne.

Suffragette traduce una grande battaglia storica in un’esperienza intima e personale. Il film evita la trappola del biopic agiografico concentrandosi non sulle leader del movimento, ma su una donna comune, una lavoratrice la cui politicizzazione è un processo graduale e doloroso. La forza di Maud non è innata; è una conquista, forgiata nel fuoco dell’ingiustizia e del sacrificio.

Il film mostra senza sconti il prezzo della ribellione. Per ogni atto di sfida, c’è una conseguenza brutale: la prigione, l’alimentazione forzata, la perdita del lavoro, l’ostracismo sociale e, per Maud, il dolore più grande, la perdita di suo figlio. Questa scelta narrativa sottolinea come la lotta per i diritti non sia un concetto astratto, ma una guerra combattuta sulla pelle delle donne, che devono scegliere tra la propria dignità e i ruoli che la società ha imposto loro.

La sorellanza è il cuore emotivo del film. È nel legame con le altre donne, nella condivisione della lotta e del dolore, che Maud trova la forza di continuare. Il passaggio dalla protesta pacifica ad azioni più radicali è presentato non come una scelta ideologica, ma come l’unica via possibile di fronte a un sistema sordo e violento. “La guerra è l’unica lingua che gli uomini ascoltano”, dice una delle protagoniste, riassumendo la disperata necessità di essere viste e ascoltate, a qualunque costo.

Il Diritto di Contare

Il Diritto di Contare | Trailer Ufficiale [HD] | 20th Century Fox

Negli anni ’60, in piena segregazione razziale e corsa allo spazio, tre geniali matematiche afroamericane lavorano alla NASA. Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson sono le menti brillanti dietro una delle più grandi operazioni della storia: il lancio in orbita dell’astronauta John Glenn. Le tre donne devono lottare non solo con i numeri, ma anche contro le barriere razziali e di genere in un ambiente dominato da uomini bianchi.

Il Diritto di Contare è una storia cruciale di emancipazione che opera su un doppio binario: la lotta per i diritti civili e quella per il riconoscimento di genere. La forza delle sue protagoniste è primariamente intellettuale. In un’epoca in cui le donne, e in particolare le donne nere, erano relegate ai margini, Katherine, Dorothy e Mary dimostrano che il genio non ha colore né sesso.

Il film mette in scena l’assurdità della discriminazione in modo potente. La corsa di Katherine per raggiungere l’unico bagno per “persone di colore”, a quasi un chilometro di distanza dal suo ufficio, diventa una metafora fisica delle barriere sistemiche che deve superare ogni giorno. La sua intelligenza è una risorsa indispensabile per la NASA, ma la sua umanità viene costantemente negata da regole umilianti.

La forza di queste donne si manifesta in modi diversi. Katherine si impone con la pura eccellenza del suo lavoro, diventando insostituibile. Dorothy, vedendo l’arrivo dei computer, guarda al futuro e impara a programmare, garantendo la sopravvivenza professionale sua e delle sue colleghe. Mary si batte in tribunale per il diritto di studiare e diventare la prima ingegnera afroamericana della NASA. Insieme, dimostrano che la vera forza risiede nel non accettare i limiti imposti dagli altri e nel creare il proprio spazio con intelligenza, coraggio e solidarietà.

Persepolis

'PERSEPOLIS' di Marjane Satrapi - Nuova edizione 4K dal 4 marzo al cinema

Attraverso un’animazione in bianco e nero stilizzata e potente, Marjane Satrapi racconta la sua infanzia e adolescenza in Iran durante e dopo la Rivoluzione Islamica. Cresciuta in una famiglia progressista, la piccola e ribelle Marji assiste alla caduta dello Scià, all’ascesa del regime degli ayatollah e alla guerra con l’Iraq. Mandata in Europa per la sua sicurezza, si scontra con una nuova forma di alienazione, prima di tornare in una patria che non riconosce più.

Persepolis è un racconto di formazione profondamente politico e intensamente personale. La storia di Marjane è la storia di una donna che lotta per la propria identità e libertà in un mondo che cerca costantemente di definirla e reprimerla. Il velo, imposto dal nuovo regime, diventa il simbolo più potente di questa oppressione, un tentativo di cancellare l’individualità e la voce delle donne.

La forza di Marjane è la sua irriducibile vena ribelle, il suo spirito critico nutrito dalla sua famiglia e dalla sua intelligenza. Anche da bambina, mette in discussione l’autorità, sia quella politica che quella religiosa. La sua passione per il punk rock, le sue scarpe da ginnastica e la sua giacca di jeans non sono semplici vezzi adolescenziali, ma atti di resistenza politica, affermazioni di un’identità che rifiuta di essere omologata.

Il film esplora anche la complessità dell’esilio. In Europa, Marjane è libera dall’oppressione del regime, ma si confronta con il pregiudizio, la solitudine e la difficoltà di appartenere a due mondi senza sentirsi completamente a casa in nessuno dei due. Il suo viaggio è una continua ricerca di un luogo, fisico e interiore, in cui poter essere pienamente sé stessa. Persepolis è un inno alla libertà di pensiero e all’importanza di non perdere mai la propria voce, anche quando il mondo intero cerca di metterla a tacere.

Arianna

Arianna
Ora disponibile

Film drammatico, di Alessandro Scippa, Italia, 2012.
Su un piccolo isolotto dove abita e lavora, Arianna si prepara ad accogliere con gioia il nuovo anno, lasciandosi alle spalle quello passato. Tuttavia, quella notte potrebbe segnare non solo la fine dell'anno, ma anche della sua storia con Nanni, un apicoltore proveniente dalla città. La prossima separazione è un enigma per Arianna: non comprende le ragioni di ciò, e le lunghe conversazioni con l'evasivo Nanni sembrano non servire a chiarire la situazione, poiché egli vede il loro legame come un ostacolo alla sua libertà. Con il cuore spezzato, Arianna trova però la forza interiore per andare avanti, anche di fronte al dolore che questa decisione comporta.

Arianna è un film che si avvale di una narrazione visiva, creando un'atmosfera suggestiva che trae ispirazione dalla mitologia per esplorare emozioni umane inafferrabili: il dolore, la perdita, l'abbandono e la sensazione di essere sradicati. Lo sguardo di Arianna si perde in un vasto mare, un'immensità senza ritorno. Il regista, Scippa, cattura onde, tempeste, luci e ombre della natura, creando un dialogo tra l'umano e l'inesplorabile. Il film approfondisce il segreto della protagonista, focalizzandosi sui volti e sui dettagli con sincerità e una sensibilità struggente. La scelta estetica abbraccia l'umano e mette in discussione i confini e la rappresentazione dell'immortalità del cinema. Le stanze vuote di una magione conferiscono alla pellicola una dimensione mitica, libera da spazio e tempo, al di là di ogni immaginazione. Arianna è consapevole di essere destinata all'abbandono da parte di Nanni Meyer, l'apicoltore, e chiede comprensione a lui, poiché capisce il suo punto di vista. Sia orgogliosa che disperata, confessa di essere forte, ma incapace di muoversi o alzarsi.

LINGUA: italiano
SOTTOTITOLI: inglese

La bicicletta verde

La Bicicletta Verde Trailer Italiano

Wadjda è una bambina di dieci anni vivace e intraprendente che vive in un sobborgo di Riyad, in Arabia Saudita. Il suo più grande desiderio è avere una bicicletta verde per poter gareggiare con il suo amico Abdullah. Ma nella sua società, le biciclette non sono considerate adatte alle ragazze, perché potrebbero compromettere la loro virtù. Wadjda, determinata, decide di trovare i soldi da sola, iscrivendosi a una gara di Corano a scuola.

Nel suo gesto apparentemente semplice, La bicicletta verde racchiude una rivoluzione. Il primo film girato interamente in Arabia Saudita da una regista donna, Haifaa al-Mansour, utilizza il desiderio di una bambina per un oggetto comune come metafora potente della lotta per la libertà e l’autodeterminazione femminile in una delle società più conservative del mondo.

La forza di Wadjda è la sua innocente e testarda ribellione. Non accetta i “no” che le vengono imposti. Indossa scarpe da ginnastica Converse sotto la sua abaya, ascolta musica occidentale di nascosto e sfida le regole della sua scuola coranica. La bicicletta non è solo un giocattolo; è un simbolo di mobilità, di indipendenza, di parità con il suo amico maschio. È la promessa di poter andare dove vuole, con le proprie forze.

Il film offre uno sguardo sfumato sulla condizione femminile, mostrando diverse generazioni di donne che navigano le restrizioni sociali in modi differenti. La madre di Wadjda è intrappolata tra le tradizioni e l’amore per la figlia, mentre la preside della scuola rappresenta l’autorità repressiva. Wadjda, con la sua determinazione, rappresenta la speranza di un cambiamento, la possibilità che le nuove generazioni possano pedalare verso un futuro diverso, più libero e più giusto.

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Una Donna Sotto Influenza

A Woman Under the Influence (1974) Trailer #1

Mabel è una moglie e madre amorevole, ma il suo comportamento eccentrico e la sua crescente instabilità emotiva mettono a dura prova la pazienza del marito Nick, un operaio edile, e creano scompiglio nella sua famiglia. Incapace di conformarsi alle aspettative sociali di una “brava moglie”, Mabel viene considerata “pazza” e viene ricoverata in un istituto. Il suo ritorno a casa rivelerà tutte le crepe di un sistema familiare e sociale incapace di gestire la sua unicità.

Il capolavoro di John Cassavetes è un’immersione cruda e senza filtri nella psiche di una donna che non trova posto nel mondo. La performance di Gena Rowlands è monumentale, un ritratto straziante di una fragilità che viene scambiata per follia. La forza di Mabel non è nella sua capacità di resistere, ma nella sua disperata e autentica ricerca di amore e connessione, in un ambiente che risponde solo con la confusione e la paura.

Il film è una critica feroce alle norme patriarcali che definiscono la “normalità” femminile. Mabel non è malata; è semplicemente diversa. La sua esuberanza, la sua gestualità, il suo modo di esprimere le emozioni sono “troppo” per un mondo che vuole le donne contenute, prevedibili, funzionali al benessere del marito e dei figli. Nick, pur amandola, è il primo a non capirla, cercando di costringerla in uno stampo che non le appartiene, finendo per spezzarla.

Una Donna Sotto Influenza ci costringe a interrogarci su chi definisce la sanità mentale. È un film che non offre risposte facili o consolatorie. La telecamera a mano di Cassavetes, nervosa e incollata ai personaggi, ci rende testimoni di un dramma intimo che è anche una profonda accusa sociale. La lotta di Mabel è quella di ogni donna che si è sentita incompresa, giudicata, “sotto l’influenza” di aspettative che non ha scelto.

Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles

JEANNE DIELMAN, 23, QUAI DU COMMERCE, 1080 BRUXELLES -50th Anniversary Trailer

Per tre giorni, osserviamo la vita meticolosamente ordinata di Jeanne Dielman, una vedova belga di mezza età. La sua esistenza è un rituale di faccende domestiche: prepara i pasti, rifà il letto, lucida le scarpe del figlio, con una precisione quasi meccanica. Per mantenersi, ogni pomeriggio riceve un cliente diverso per un incontro sessuale. Ma lentamente, piccole crepe iniziano a incrinare la sua routine perfetta, portando a un’implosione tanto inevitabile quanto scioccante.

L’opera magna di Chantal Akerman è una pietra miliare del cinema femminista, un film che ha cambiato il modo di rappresentare il tempo, il lavoro e l’oppressione femminile. La sua forza non risiede nell’azione o nel dialogo, ma in ciò che non viene detto e in ciò che viene mostrato con una pazienza quasi insopportabile. Akerman eleva il lavoro domestico, solitamente invisibile e dato per scontato, a evento cinematografico centrale.

La routine di Jeanne non è solo un’abitudine; è un sistema di difesa, un muro costruito per tenere a bada l’ansia, il trauma e il vuoto. Ogni gesto è un tentativo di mantenere il controllo su un’esistenza che altrimenti andrebbe in frantumi. Il film utilizza una grammatica visiva radicale: inquadrature fisse, lunghe durate, una distanza quasi clinica. Questo stile non è un vezzo, ma una scelta politica. Ci costringe a sentire il peso del tempo, la monotonia alienante del lavoro di cura, la violenza silenziosa di una vita senza sbocchi.

Quando la routine si incrina – le patate troppo cotte, un bottone fuori posto – è l’intero universo di Jeanne a crollare. L’atto finale, brutale e improvviso, non è un raptus di follia, ma la conseguenza logica di un’oppressione interiorizzata che non può più essere contenuta. Jeanne Dielman è un’esperienza cinematografica totalizzante, un’analisi spietata della violenza strutturale nascosta dietro la facciata della normalità borghese.

Cléo dalle 5 alle 7

Cleo from 5 to 7 / Cléo de 5 à 7 (1962) - Trailer

Cléo, una giovane e bella cantante pop, vaga per le strade di Parigi per novanta minuti, dalle cinque alle sei e mezza di un pomeriggio d’estate, mentre attende i risultati di una biopsia che potrebbe diagnosticarle un cancro. In questo lasso di tempo, la sua percezione di sé e del mondo cambia radicalmente: la sua bellezza, la sua fama e le sue certezze superficiali si sgretolano di fronte alla paura della morte.

Agnès Varda, pioniera della Nouvelle Vague, realizza un film esistenzialista di una modernità sconcertante. Il percorso di Cléo è una trasformazione da oggetto a soggetto. All’inizio del film, lei è definita dallo sguardo degli altri: è una bambola viziata, una bellezza da ammirare, un’immagine riflessa in innumerevoli specchi. La sua identità è performativa, costruita per il consumo altrui. “Finché sono bella, sono viva”, dichiara, legando la sua esistenza alla sua apparenza.

La paura della morte agisce come un catalizzatore. Man mano che cammina per Parigi, Cléo inizia a vedere il mondo per la prima volta, invece di essere semplicemente vista. Il suo sguardo si sposta da sé stessa agli altri, alla vita che pulsa intorno a lei. Abbandona la sua parrucca, simbolo della sua identità artificiale, e inizia a confrontarsi con la sua vulnerabilità.

L’incontro con il soldato Antoine, anche lui di fronte alla possibilità della morte in guerra, è il punto di svolta. Per la prima volta, Cléo ha una conversazione autentica, spogliata di ogni artificio. Si presenta con il suo vero nome, Florence, e condivide la sua paura. In quel momento, smette di essere un’immagine e diventa una persona. Il film di Varda è un’ode alla presa di coscienza, un ritratto magnifico di una donna che impara a definire la propria esistenza non attraverso lo sguardo altrui, ma attraverso la propria, fragile e preziosa, umanità.

Babycall

Babycall
Ora disponibile

Thriller, horror, di Pål Sletaune, Svezia, 2011.
Anna e suo figlio di 8 anni Anders fuggono da un tragico passato famigliare: il padre del bambino è un uomo violento e pericoloso. Si trasferiscono in una casa segreta e Anna compra un babycall per tenere sotto controllo Anders mentre dorme. Una notte Anna si sveglia di soprassalto: dalla camera di Anders provengono dei rumori, sembra stia avvenendo un omicidio. Ma quando la madre va dal bambino sembra non sia accaduto nulla. Anders però ha un problema: di notte riceve la visita di un misterioso bambino. Un giorno in un disegno di Anders trova del sangue. Anna inizia ad avere davvero paura.

Noomi Rapace interpreta con bravura un personaggio inquieto e ossessionato del controllo. Una donna che non sorride mai, ombrosa, che cerca di salvare il suo fragile equilibrio mentale. Storia d'amore, maternità e violenza, tra grigi esterni cittadini e interni claustrofobici, Babycall è un thriller-horror ambizioso che racconta la violenza domestica come un racconto del terrore, in cui allucinazioni e realtà si confondono. Bella la fotografia molto contrastata che supporta i momenti di tensione.

LINGUA: italiano

Ritratto della giovane in fiamme

Ritratto Della Giovane In Fiamme - Candidato ai Golden Globes 2019 | Trailer Ufficiale Italiano HD

Alla fine del XVIII secolo, la pittrice Marianne viene ingaggiata per realizzare il ritratto di nozze di Héloïse, una giovane donna appena uscita dal convento e destinata a un matrimonio che non desidera. Poiché Héloïse si rifiuta di posare, Marianne deve osservarla di nascosto durante le loro passeggiate, per poi dipingerla in segreto. Tra le due donne, in un isolamento quasi totale su un’isola bretone, nasce un’intimità profonda, fatta di sguardi, arte e amore.

Il film di Céline Sciamma è la più pura e potente manifestazione del female gaze nel cinema contemporaneo. È un’opera costruita interamente sull’atto del guardare, ma che sovverte secoli di storia dell’arte e del cinema in cui la donna era la musa passiva e l’uomo l’artista creatore. Qui, la relazione tra artista e modello è reciproca, uno scambio alla pari. “Quando mi guardate, chi guardo io?”, chiede Héloïse, smantellando la gerarchia dello sguardo.

In un mondo quasi completamente privo di uomini, Sciamma crea uno spazio utopico in cui il desiderio, la creatività e l’intelletto femminili possono fiorire liberamente. L’amore tra Marianne e Héloïse non è solo romantico, ma anche intellettuale e artistico. Nasce dalla collaborazione, dalla conversazione, dalla condivisione di idee e di esperienze. Il film stesso diventa un ritratto, non solo di una donna, ma di un amore che è anche un atto creativo.

La narrazione è intrisa di una malinconia struggente, la consapevolezza che questo amore è un momento sospeso nel tempo, destinato a finire. Ma il film rifiuta la tragedia. L’arte diventa il veicolo della memoria, un modo per rendere eterno ciò che è effimero. Le immagini finali, in cui le due donne si “vedono” di nuovo attraverso l’arte e la musica, sono di una potenza emotiva devastante. Non è la storia di un amore perduto, ma di un amore che continua a esistere, per sempre, nello sguardo e nel ricordo.

Carol

Carol Movie CLIP - Strange Girl (2015) - Cate Blanchett, Rooney Mara Movie HD

A New York, nei primi anni ’50, Therese, una giovane aspirante fotografa, lavora in un grande magazzino durante le feste natalizie. Lì incontra Carol, una donna elegante e sofisticata, intrappolata in un matrimonio infelice. Tra le due scatta un’attrazione immediata e profonda, che si trasforma in una relazione d’amore clandestina, sfidando le rigide convenzioni sociali e morali di un’epoca profondamente repressiva.

Todd Haynes dirige un melodramma di una raffinatezza visiva e di una profondità emotiva straordinarie. Carol è un film che racconta un amore proibito non attraverso grandi dichiarazioni, ma attraverso il non detto, il linguaggio segreto degli sguardi, dei gesti, dei silenzi carichi di significato. In un’epoca in cui questo tipo di amore non aveva un nome, né un posto nella società, ogni tocco di una mano su una spalla, ogni sguardo prolungato, diventa un atto di coraggio e di trasgressione.

Il film cattura magistralmente l’atmosfera soffocante degli anni ’50, una società di facciata in cui le emozioni autentiche devono essere nascoste. Haynes utilizza spesso inquadrature attraverso vetri, finestre, specchi, per sottolineare la distanza, l’isolamento e la sensazione di essere osservate e giudicate. Le due protagoniste sono costantemente incorniciate, intrappolate visivamente così come lo sono socialmente.

La forza di Carol e Therese risiede nella loro determinazione a vivere il loro sentimento, nonostante le conseguenze devastanti. Carol rischia di perdere sua figlia, l’unica cosa che conta per lei, a causa di una “clausola morale” nel suo divorzio. La sua scelta finale, quella di non negare la propria natura per conformarsi, è un atto di enorme dignità. Il film è un ritratto potente di come l’amore, anche nelle circostanze più ostili, possa essere una forza inarrestabile di affermazione di sé.

La pianista

La pianista trailer ita

Erika Kohut è una stimata insegnante di pianoforte al Conservatorio di Vienna. Di giorno è una figura austera e intransigente, ma la sua vita privata è un abisso di repressione psicologica e perversioni sessuali, dominata da una madre possessiva e soffocante. L’arrivo di un giovane e talentuoso studente, Walter, che si innamora di lei, fa esplodere le sue fantasie sadomasochiste, trascinando entrambi in un gioco pericoloso e distruttivo.

Il cinema di Michael Haneke è spietato, una dissezione clinica delle patologie della società borghese. La pianista è forse la sua opera più disturbante e radicale, un’esplorazione senza compromessi della repressione femminile e delle sue conseguenze devastanti. La performance di Isabelle Huppert è di una precisione agghiacciante, un ritratto di una donna la cui intelligenza e sensibilità artistica sono state contorte in un’arma di auto-distruzione.

Il film è un’analisi brutale degli effetti di un’educazione castrante. Il rapporto simbiotico e malato con la madre ha impedito a Erika di sviluppare una sessualità sana. Il suo desiderio, incapace di esprimersi in modo normale, si manifesta attraverso il voyeurismo, l’autolesionismo e fantasie di sottomissione e dominio. La musica, che dovrebbe essere una forma di liberazione, diventa per lei un’altra gabbia, un regno di perfezione tecnica privo di vera emozione.

Quando Walter le offre un amore apparentemente “normale”, Erika non sa come gestirlo. Può relazionarsi con lui solo attraverso il linguaggio della perversione, cercando di trasformarlo in uno strumento del suo dolore. La pianista è un film difficile, che non offre alcuna consolazione. È il ritratto estremo di una donna la cui forza intellettuale non può salvarla da un abisso emotivo scavato da una società e da una famiglia che hanno sistematicamente negato la sua umanità.

Lady Bird

Lady Bird | Official Trailer HD | A24

Christine McPherson, che insiste per farsi chiamare “Lady Bird“, è un’adolescente all’ultimo anno di una scuola cattolica a Sacramento, nel 2002. Sogna di fuggire dalla sua città, che considera noiosa, per frequentare un college prestigioso sulla East Coast. Il film segue il suo anno di transizione, tra amicizie, primi amori, delusioni e, soprattutto, un rapporto turbolento, conflittuale e profondamente amorevole con sua madre, Marion.

Greta Gerwig, con il suo esordio alla regia, firma un racconto di formazione di una sincerità e di un’acutezza disarmanti. Lady Bird si distingue per come sposta il focus del genere: il vero conflitto, la vera storia d’amore, non è quella con i ragazzi, ma quella tra una figlia e sua madre. La loro relazione è il cuore pulsante del film, un campo di battaglia di incomprensioni quotidiane e, al tempo stesso, un legame indissolubile.

La forza di Lady Bird è la sua ostinata ricerca di identità. Il suo nome auto-imposto è il primo atto di definizione di sé, un tentativo di creare una versione di sé stessa che non sia quella definita dalla sua famiglia o dalla sua città. È un personaggio pieno di contraddizioni: arrogante e insicura, egoista e generosa. Gerwig la ritrae senza giudizio, con un affetto che ne celebra le imperfezioni.

Il film è anche una lettera d’amore a quel momento della vita in cui si cerca disperatamente di andarsene, per poi scoprire, una volta lontani, il valore di ciò che si è lasciato. Il rapporto con la madre è un continuo alternarsi di scontri feroci e momenti di tenerezza inaspettata. Marion è dura, critica, ma il suo amore è feroce e incrollabile. Lady Bird è un ritratto commovente e autentico di come diventiamo noi stessi non in opposizione, ma in relazione alle donne che ci hanno cresciuto, in un dialogo che continua anche a distanza.

Carnival of soul

Carnival of soul
Ora disponibile

Horror, di Herk Harvey, Stati Uniti, 1962.
Mary Henry esce indenne da un incidente automobilistico che ha causato la morte dei suoi due compagni, e parte per una strana avventura a Salt Lake City, dove si ritrova attratta da un fatiscente padiglione in riva al lago e perseguitata da una figura spettrale (interpretata dallo stesso regista). Capolavoro horror a basso budget ($ 30.000) passato inosservato all'epoca della sua uscita, è diventato un film cult negli Stati Uniti dalla fine degli anni '80. Suoni e immagini che hanno ispirato registi come George Romero e David Lynch (l'uomo mascherato di "Strade perdute"). Mai doppiato e distribuito nelle sale cinematografiche in Italia.

LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano

Orlando

ORLANDO l Feb 25-28 l Austin Film Society

La storia inizia nell’Inghilterra elisabettiana con il giovane nobile Orlando, a cui la Regina ordina di non invecchiare mai. Miracolosamente, Orlando attraversa quattro secoli di storia, vivendo avventure, amori e delusioni. A metà del suo viaggio, durante una missione diplomatica a Costantinopoli, si risveglia trasformato in una donna. Continuerà a vivere attraverso le epoche, sperimentando le diverse restrizioni e aspettative imposte a entrambi i sessi.

. Orlando è un film radicale che smonta l’idea che il genere sia una caratteristica biologica fissa, presentandolo invece come una costruzione sociale, una performance che cambia con il cambiare dei costumi e delle epoche.

La trasformazione di Orlando da uomo a donna è presentata con una naturalezza quasi magica. “Stessa persona. Nessuna differenza”, dichiara Orlando guardando direttamente in camera. Eppure, la società la tratta in modo completamente diverso. Come donna, perde i suoi diritti di proprietà, viene considerata fragile, il suo intelletto viene sminuito. Il film utilizza la moda e i costumi di ogni epoca per sottolineare visivamente come le convenzioni sociali ingabbino e definiscano i corpi e i ruoli.

La forza di Orlando è la sua capacità di trascendere queste categorie. Avendo vissuto come uomo e come donna, possiede una comprensione unica della condizione umana. Il film è una critica ironica e tagliente del patriarcato e delle sue rigide dicotomie. È un inno alla libertà di essere sé stessi al di là delle etichette, un viaggio attraverso la storia per scoprire che l’unica vera identità è quella che ci creiamo noi, in un continuo divenire.

Frida

Frida (2002) Official Trailer #1 - Salma Hayek Movie HD

Il film ripercorre la vita audace e tormentata dell’artista messicana Frida Kahlo. Dall’incidente quasi mortale che la segnò per sempre nel corpo e nell’arte, alla sua tumultuosa e passionale relazione con il muralista Diego Rivera. La narrazione intreccia la sua arte surrealista, nata dal dolore, con le sue convinzioni politiche comuniste, la sua sessualità fluida e la sua lotta per affermarsi come artista in un mondo dominato dagli uomini.

Frida di Julie Taymor è un biopic che riesce a catturare l’essenza vibrante e rivoluzionaria della sua protagonista. Il film non si limita a raccontare la vita di Frida Kahlo, ma cerca di entrare nel suo immaginario, dando vita ai suoi quadri attraverso sequenze visivamente potenti che fondono realtà e surrealismo. La sua arte non è un semplice accessorio, ma il linguaggio attraverso cui esprime il suo dolore fisico, la sua passione e la sua visione del mondo.

La forza di Frida è la sua indomabile resilienza. Nonostante un corpo martoriato, tradimenti e delusioni, non si presenta mai come una vittima. Trasforma la sua sofferenza in arte, il suo letto di dolore in un laboratorio creativo. È una donna che vive ogni aspetto della sua vita con un’intensità senza compromessi: l’amore, la politica, il sesso. Rifiuta le convenzioni, sia nel suo modo di vestire, che rivendica con orgoglio la sua identità messicana, sia nella sua libertà sessuale e intellettuale.

La relazione con Diego Rivera è centrale, un legame distruttivo e al tempo stesso vitale, fatto di amore, tradimento e profonda affinità artistica. Ma il film chiarisce che Frida non è mai stata “la moglie di”. È stata un’artista a pieno titolo, una rivoluzionaria che ha usato la sua vita e il suo corpo come una tela per creare un’opera d’arte unica e immortale, un simbolo di forza e di anticonformismo.

Spencer

SPENCER Trailer (2021)

È il Natale del 1991 e la famiglia reale è riunita nella tenuta di Sandringham. Per la Principessa Diana, questi tre giorni sono un incubo di rituali soffocanti e tensioni familiari. Il suo matrimonio con il Principe Carlo è ormai al capolinea. Perseguitata dai paparazzi, tormentata dalla bulimia e intrappolata in un ruolo che la sta distruggendo, Diana combatte una battaglia interiore per la propria sanità mentale e per la propria identità, trovando conforto solo nei suoi figli e nel fantasma di Anna Bolena.

Pablo Larraín non realizza un biopic tradizionale, ma una “favola tratta da una vera tragedia”. Spencer è un horror psicologico, un’immersione claustrofobica nella mente di una donna sull’orlo del baratro. Il film non si interessa alla cronaca, ma all’esperienza emotiva della prigionia. Sandringham non è un palazzo, ma una prigione dorata, dove ogni gesto è controllato, ogni abito imposto, ogni pasto un’ordalia.

La forza di Diana, in questo film, è la sua ribellione interiore. . La sua lotta contro le tradizioni reali, il suo rifiuto di indossare gli abiti scelti per lei, le sue fughe notturne nella sua casa d’infanzia abbandonata, sono atti di resistenza contro un sistema che la vuole annullare.

La performance di Kristen Stewart è straordinaria nel catturare la fragilità, l’ansia e la rabbia repressa di Diana. Il film la ritrae come una donna profondamente sola, la cui unica alleanza è con altre figure femminili “sacrificate”, come Anna Bolena. Spencer è il ritratto di una donna che lotta non per una corona, ma per il diritto di essere semplicemente sé stessa, un atto di ribellione che, in quel contesto, è il più radicale di tutti.

Promising Young Woman

PROMISING YOUNG WOMAN - Official Trailer [HD] - This Christmas

Cassie era una promettente studentessa di medicina, ma ha abbandonato tutto dopo che la sua migliore amica, Nina, è stata vittima di uno stupro che ha distrutto la sua vita. Ora, Cassie vive una doppia esistenza: di giorno lavora in una caffetteria, di notte frequenta i bar, fingendosi ubriaca per smascherare i “bravi ragazzi” che cercano di approfittarsi di lei. La sua missione di vendetta prende una nuova piega quando un ex compagno di corso rientra nella sua vita.

Emerald Fennell firma un’opera audace e spiazzante, un thriller sulla vendetta che sovverte i cliché del genere e della commedia romantica per lanciare una critica feroce alla cultura dello stupro. Promising Young Woman è un film scomodo, che utilizza un’estetica pop e colorata per raccontare una storia di trauma, rabbia e lutto.

La forza di Cassie è la sua intelligenza strategica e la sua rabbia incrollabile. Non è una vittima passiva; è una cacciatrice, un angelo vendicatore che mette in scena un rituale settimanale per costringere gli uomini a confrontarsi con la loro stessa natura predatoria. Il film smonta brillantemente il mito del “bravo ragazzo”, mostrando come la complicità, il silenzio e la minimizzazione della violenza siano altrettanto dannosi dell’atto stesso.

La narrazione esplora la complessità del trauma. La missione di Cassie non è solo vendetta, ma anche un modo per elaborare un dolore che l’ha paralizzata. Il film non offre facili catarsi. Il suo percorso è solitario e pericoloso, e il finale, scioccante e brutale, sottolinea la realtà di un sistema che protegge i colpevoli e punisce le donne che osano sfidarlo. È un’opera potente che costringe lo spettatore a guardare in faccia una verità che preferirebbe ignorare.

Cuore fedele

Cuore fedele
Ora disponibile

Dramma, di Jean Epstein, Francia, 1923.
Marie è un'orfana sfruttata duramente da un barista nel porto di Marsiglia. Vogliono darla in sposa a Petit Paul, un fannullone ubriacone. Ma Jean, un uomo che lavora nel porto, è innamorato di lei e Marie ricambia il suo sentimento. Marie è costretta a partire con Petit Paul, ma Jean li segue in un luna park dove i due uomini litigano. Nella rissa un poliziotto viene accoltellato e, mentre Petit Paul scappa, Jean viene arrestato. Un anno dopo, uscito di prigione, Jean scopre che Marie ora ha un bambino e vive con Petit Paul, che spende tutti i loro soldi per bere. Il bambino è malato e Jean cerca di dare una mano a Marie, aiutato da una donna storpia, che abita alla porta accanto.

Capolavoro dimenticato del cinema impressionista, un emozionante melodramma pieno di sperimentazioni visive. Dopo il film L’albergo rosso, del 1923, Epstein continua la sua ricerca artistica scrivendo questa volta la sceneggiatura originale, senza ispirarsi ad un testo letterario già esistente. Come altri registi della sua epoca come Abel Gance, Delluc, Dulac, L’Herbier, utilizza il cinema ed il melodramma per fare un discorso basato sulle teorie estetiche della fotogenia, teorizzata insieme a Delluc, e sulle sue personali speculazioni filosofiche. Gina Manès e Léon Mathot, la coppia di amanti che erano già protagonisti del film precedente (L'albergo rosso, 1923), diventano in Cuore Fedele i personaggi di una storia molto semplice, scritta in una sola notte. Un teorema filosofico e stilistico brutale. Cuore fedele si svolge in esterni in zone malfamate e reali come il porto, l'osteria, i sobborghi proletari e malfamati, in scenografie naturali di confine tra terra e mare. Gli ambienti reali diventano immagini simboliche dei sentimenti dei personaggi e materia prima dello stile del regista. Epstein non credeva nel realismo e si rifiutò di definire Cuore Fedele un film realista, come alcuni critici cinematografici avevano affermato. Il realismo nell’arte per Epstein non esiste: secondo la sua visione un’arte non simbolica non è arte. Immagini, volti e ambientazioni di rara poesia e bellezza.

LINGUA: francese (didascalie)
SOTTOTITOLI: italiano

Anatomia di una caduta

Anatomia di una caduta - Trailer

Sandra, una scrittrice tedesca, vive in uno chalet isolato sulle Alpi francesi con il marito Samuel e il figlio ipovedente Daniel. Quando Samuel viene trovato morto alla base della casa, la caduta sembra sospetta. Suicidio o omicidio? Sandra diventa la principale indiziata e il processo che ne segue non è solo un’indagine sulla morte del marito, ma una spietata dissezione della loro relazione, della loro vita di coppia e della personalità complessa e ambigua di Sandra stessa.

La Palma d’Oro di Justine Triet è un legal thriller teso e avvincente che trascende i confini del genere per diventare una profonda riflessione sulla natura inafferrabile della verità e sulla difficoltà di giudicare una vita dall’esterno. Il tribunale non processa solo un presunto crimine, ma un’intera relazione, mettendo alla sbarra le ambizioni, le frustrazioni, i tradimenti e le dinamiche di potere di una coppia.

La forza di Sandra, interpretata magistralmente da Sandra Hüller, è la sua impenetrabilità. È una donna intelligente, di successo, sessualmente libera, ma anche fredda, a tratti egoista. Rifiuta di conformarsi al ruolo della vedova affranta o della vittima. Durante il processo, ogni aspetto della sua vita viene usato contro di lei: la sua lingua (il tedesco, in un tribunale francese), la sua bisessualità, il suo successo professionale che metteva in ombra quello del marito.

Il film mette in crisi la nostra capacità di arrivare a una verità oggettiva. Ascoltiamo testimonianze contraddittorie, registrazioni di litigi violenti, interpretazioni psicologiche. Alla fine, non sappiamo cosa sia successo davvero. Anatomia di una caduta ci mostra come una donna che non si conforma alle aspettative sociali possa essere facilmente trasformata in un mostro, e come ogni relazione sia un abisso di complessità che nessun processo potrà mai veramente illuminare.

Elle

ELLE by Paul Verhoeven | Official Trailer - Cannes Film Festival 2016 [HD]

Michèle Leblanc, una donna d’affari di successo a capo di una società di videogiochi, viene violentata in casa sua da un aggressore mascherato. Invece di denunciare l’accaduto alla polizia o di crollare sotto il peso del trauma, Michèle reagisce in modo del tutto inaspettato. Con freddezza e pragmatismo, continua la sua vita, cercando di scoprire l’identità del suo aggressore e ingaggiando con lui un perverso e pericoloso gioco psicologico.

Paul Verhoeven dirige un thriller provocatorio e moralmente ambiguo che demolisce ogni stereotipo sulla vittimizzazione femminile. Elle è un film che sfida costantemente lo spettatore, costringendolo a mettere in discussione le proprie aspettative su come una donna “dovrebbe” reagire a una violenza. La reazione di Michèle non è né di paura né di sottomissione; è di curiosità, di controllo, quasi di sfida.

La performance di Isabelle Huppert è, ancora una volta, magistrale. La sua Michèle è una donna complessa, segnata da un trauma infantile che l’ha resa dura e impenetrabile. È una figura di potere, abituata a gestire situazioni difficili sia sul lavoro che nella sua complicata vita privata. La violenza subita non la definisce; diventa un altro elemento caotico in un’esistenza già piena di conflitti, che lei affronta con la stessa attitudine spietata che applica agli affari.

Il film esplora le zone grigie del desiderio, del potere e della perversione. La relazione che si instaura tra Michèle e il suo aggressore è un torbido intreccio di paura e attrazione, un gioco di ruolo in cui i confini tra vittima e carnefice diventano labili. Elle è un’opera radicale che rifiuta di offrire facili risposte morali, regalandoci il ritratto di una donna indomabile, la cui forza risiede nella sua assoluta e sconcertante libertà dalle convenzioni.

La Favorita

La Favorita - Trailer Italiano HD

All’inizio del XVIII secolo, l’Inghilterra è in guerra con la Francia. La fragile e instabile Regina Anna siede sul trono, ma il paese è di fatto governato dalla sua amica intima e consigliera, Lady Sarah. L’arrivo a corte di Abigail, cugina di Sarah caduta in disgrazia, sconvolge gli equilibri. Abigail usa il suo fascino per ingraziarsi la Regina, scatenando una spietata rivalità con Sarah per diventare la nuova “favorita”.

Yorgos Lanthimos trasforma il dramma in costume in una commedia nera, acida e grottesca sulle dinamiche del potere. La Favorita è un film in cui gli uomini sono figure marginali, pedine in un gioco di scacchi spietato condotto interamente da tre donne. Il potere non è un’astrazione politica, ma una lotta personale, combattuta con l’astuzia, la manipolazione, il sesso e la crudeltà psicologica.

Il film offre un ritratto complesso e non idealizzato delle relazioni femminili. Non c’è traccia di sorellanza; al contrario, la rivalità tra Sarah e Abigail è feroce e senza esclusione di colpi. Sarah esercita il suo potere con onestà brutale, mentre Abigail usa l’adulazione e la seduzione. La Regina Anna, con il suo corpo malato e il suo dolore per i figli perduti, è il centro emotivo e politico di questo triangolo, un vuoto di potere da riempire e controllare.

Lanthimos utilizza il suo stile distintivo – dialoghi surreali, grandangoli deformanti, un’atmosfera tragicomica – per creare un mondo chiuso e claustrofobico. La corte è una gabbia dorata in cui l’amore è inestricabilmente legato al potere e la lealtà è solo una strategia. La Favorita è una riflessione cinica e brillante sulla vanità del potere e sulla solitudine che ne deriva, mostrando come le donne, quando ne hanno l’opportunità, possano essere altrettanto spietate degli uomini.

Io, Tonya

I, Tonya Trailer #1 (2017) | Movieclips Trailers

Il film racconta la vera, assurda e tragica storia della pattinatrice artistica Tonya Harding. Cresciuta in un ambiente di povertà e abusi, sotto il controllo di una madre violenta e anaffettiva, Tonya emerge come un talento straordinario, la prima donna americana a eseguire un triplo axel in competizione. La sua carriera, però, viene irrimediabilmente compromessa dal suo coinvolgimento nell’aggressione alla rivale Nancy Kerrigan.

Io, Tonya non è un biopic convenzionale. Utilizzando uno stile da mockumentary, con interviste contraddittorie ai protagonisti che rompono la quarta parete, il film di Craig Gillespie esplora la natura soggettiva della verità e critica ferocemente il modo in cui i media e la società costruiscono e distruggono i loro idoli.

Il film è una potente accusa al classismo americano. Tonya, con i suoi costumi fatti in casa, la sua musica rock e i suoi modi rozzi, non si adattava all’immagine di “principessa del ghiaccio” che lo sport richiedeva. Era un talento puro in un mondo che privilegiava l’apparenza e la provenienza sociale. La sua forza non era solo la sua abilità atletica, ma la sua ostinazione a competere in un sistema che la rifiutava.

Allo stesso tempo, Io, Tonya è un ritratto devastante di un ciclo di abusi. La violenza che Tonya subisce dalla madre e poi dal marito è presentata con un umorismo nero che ne sottolinea la tragica normalità nella sua vita. Il film non la assolve, ma la contestualizza, mostrandola come il prodotto di un ambiente tossico. È il ritratto di una donna la cui forza e il cui talento non sono bastati a salvarla da un mondo che prima l’ha sfruttata e poi l’ha trasformata in una barzelletta nazionale.

Dementia

Dementia
Ora disponibile

Horror, noir, di John Parker, Stati Uniti, 1955.
E' notte. Una donna si sveglia improvvisamente da un incubo in uno squallido hotel dei sobborghi di Los Angeles. Esce dalla stanza e vaga nel quartiere. Incontra un nano che vende giornali con il titolo "Misterioso accoltellamento". In un vicolo buio, un ubriacone la molesta e un poliziotto la salva. Poi incontra un uomo vestito elegantemente con baffi sottili. L'uomo le regala un fiore e la convince a salire sulla limousine con un tizio ricco e grasso. Mentre attraversano la città in automobile l'uomo ripensa ai suoi traumi infantili e al padre violento che lo pugnalò con un coltello dopo che aveva sparato alla madre infedele. Il ricco la porta a divertirsi in diversi locali notturni e poi nel suo appartamento. Prima ignora la donna mentre si ingozza con un pasto abbondante. Lei lo seduce, e lui si avvicina a lei eccitato.

Un incubo visionario ed allucinato, senza dialoghi, durante una notte di una donna sola a Los Angeles. Tra horror, film noir e film espressionista, concepito inizialmente come un cortometraggio da Parker basandosi su un sogno raccontatogli dalla sua segretaria, Barrett, che è diventata anche l'interprete del film. Il film è stato bloccato dal New York State Film Board prima di poter uscire nelle sale cinematografiche nel 1955. Successivamente Jack H. Harris lo ha acquistato e ne ha creato una nuova versione, con un diverso taglio di montaggio, aggiungendo anche una voce fuori campo e cambiando il titolo. Questa è la versione originale.

Senza dialoghi

Arrival

Arrival Trailer (2016) - Paramount Pictures

Quando dodici misteriose astronavi aliene atterrano in diversi punti del globo, l’esercito americano recluta la dottoressa Louise Banks, un’esperta linguista, per stabilire una comunicazione. Mentre il mondo è sull’orlo di una guerra globale, Louise deve decifrare il loro linguaggio complesso e non lineare, un processo che non solo svelerà lo scopo della loro visita, ma cambierà per sempre la sua percezione del tempo e della vita.

Arrival è un film di fantascienza che mette al centro non l’azione o la tecnologia, ma l’intelligenza, l’empatia e la comunicazione. La protagonista, la dottoressa Louise Banks, è un’eroina radicalmente diversa dagli standard del genere. La sua forza non è fisica, ma intellettuale ed emotiva. Non salva il mondo con le armi, ma con le parole, con la sua capacità di ascoltare, di comprendere e di costruire un ponte tra due specie.

. L’ipotesi di Sapir-Whorf, secondo cui la lingua che parliamo influenza la nostra visione del mondo, è il cuore narrativo del film. Imparando il linguaggio circolare degli alieni, Louise inizia a percepire il tempo in modo non lineare, sperimentando passato, presente e futuro simultaneamente.

Questa abilità le conferisce un potere immenso, ma anche un fardello terribile. La sua scelta finale, legata al futuro di sua figlia, è un atto di amore e di coraggio di una potenza straordinaria. Arrival è un inno alla collaborazione e alla comprensione in un mondo dominato dalla paura e dalla divisione. È un film che celebra una forma di eroismo femminile basata sulla vulnerabilità, sull’intelletto e sulla profonda consapevolezza che la comunicazione è l’arma più potente che abbiamo.

Nomadland

NOMADLAND | Official Trailer | Searchlight Pictures

Dopo aver perso tutto nella Grande Recessione, Fern, una donna sulla sessantina, decide di lasciare la sua città fantasma in Nevada e di imbarcarsi in un viaggio attraverso l’Ovest americano. Vivendo nel suo furgone, che chiama “Vanguard”, si unisce a una comunità di nomadi moderni, persone che hanno abbandonato la vita convenzionale per cercare lavoro stagionale e una nuova forma di libertà e di comunità sulla strada.

Il film di Chloé Zhao, vincitore dell’Oscar, è un ritratto poetico e malinconico di una donna che cerca di ricostruirsi una vita ai margini del sogno americano infranto. Girato con uno stile quasi documentaristico e con la partecipazione di veri nomadi che interpretano sé stessi, Nomadland è un’opera di un’autenticità rara, che esplora la perdita, la resilienza e la ricerca di un nuovo significato di “casa.

La forza di Fern, interpretata con straordinaria intensità da Frances McDormand, è silenziosa e tenace. Non è una ribelle, ma una sopravvissuta. Il suo nomadismo non è una scelta ideologica, ma una necessità che si trasforma in una forma di liberazione. Impara a essere autosufficiente, a riparare il suo furgone, a trovare lavoro in luoghi come i magazzini di Amazon, simbolo di un’economia che sfrutta e scarta.

Il film non romanticizza la durezza di questa vita, ma ne celebra la bellezza. . La vera scoperta del suo viaggio, però, è la comunità. Nei raduni con altri nomadi, Fern trova solidarietà, condivisione e un senso di appartenenza che la società stanziale le aveva negato. Nomadland è un inno alla dignità umana e alla capacità di trovare casa non in un luogo, ma nei legami che creiamo lungo il cammino.

Toni Erdmann

Vi presento Toni Erdmann | Nuove Clip - Candidato Miglior Film Straniero Oscar 2017

Winfried, un insegnante di musica in pensione con un debole per gli scherzi, è preoccupato per sua figlia Ines, una consulente aziendale ambiziosa e maniaca del lavoro che vive a Bucarest. Sentendo che ha perso il suo senso dell’umorismo e la sua gioia di vivere, Winfried decide di farle una visita a sorpresa. Dopo un primo tentativo fallito, si reinventa come “Toni Erdmann“, un eccentrico life coach con parrucca e denti finti, iniziando a perseguitarla nelle sue riunioni di lavoro e uscite sociali.

Il film di Maren Ade è una commedia tanto esilarante quanto profondamente commovente sulla disconnessione tra un padre e una figlia e una critica tagliente alla disumanità del mondo aziendale moderno. La narrazione, lunga e digressiva, si prende il tempo di esplorare le complesse dinamiche di una relazione familiare logorata dalla distanza e da stili di vita opposti.

Ines è un personaggio femminile straordinariamente complesso. È una donna di successo in un ambiente maschilista, costretta a sopprimere ogni emozione e vulnerabilità per sopravvivere. La sua vita è un susseguirsi di riunioni, presentazioni in PowerPoint e socialità forzata. Ha sacrificato la sua vita personale e la sua felicità sull’altare della carriera. La sua forza è la sua corazza, una maschera di professionalità che nasconde un profondo vuoto.

L’arrivo di Toni Erdmann è un atto d’amore assurdo e dirompente. Con i suoi scherzi imbarazzanti, Winfried costringe Ines a uscire dalla sua bolla, a confrontarsi con l’assurdità della sua esistenza. Il film culmina in due scene catartiche e indimenticabili: Ines che canta “Greatest Love of All” di Whitney Houston e la sua “festa nuda” improvvisata. Sono momenti di liberazione in cui la corazza finalmente si spezza, rivelando la donna fragile e bisognosa di connessione che si nascondeva sotto la consulente aziendale.

A Girl Walks Home Alone at Night

A Girl Walks Home Alone at Night Official Trailer #1 (2014) HD

Nella desolata e spettrale cittadina iraniana di Bad City, una vampira solitaria, vestita con un chador che fluttua come un mantello, si aggira di notte. Prende di mira gli uomini che mancano di rispetto alle donne: spacciatori, papponi, uomini violenti. La sua esistenza immortale e solitaria viene scossa dall’incontro con Arash, un giovane gentile e malinconico, anche lui un’anima persa in quel luogo senza speranza.

Definito “il primo western vampiresco iraniano”, il film d’esordio di Ana Lily Amirpour è un’opera di culto, un gioiello stilistico in bianco e nero che mescola generi e influenze per creare qualcosa di unico. La vampira, conosciuta solo come “la Ragazza”, è una figura affascinante e potente, una metafora femminista di vendetta e protezione.

In una società patriarcale, la Ragazza sovverte le dinamiche di potere. È lei che caccia, che incute terrore. Il suo chador, simbolo di modestia e oppressione in alcuni contesti, viene qui trasformato in un’icona di potere soprannaturale, un mantello da supereroina che si aggira per le strade buie. È un angelo vendicatore che punisce il lato peggiore della mascolinità tossica.

Ma sotto la sua facciata minacciosa, la Ragazza è profondamente sola. La sua stanza è piena di poster di icone pop e ascolta musica, rivelando un desiderio di normalità e di connessione. L’incontro con Arash introduce una possibilità di amore e di redenzione. Il film non è solo una storia di vendetta, ma anche una riflessione sulla solitudine e sulla possibilità di trovare un’altra anima affine nel luogo più improbabile, creando un’atmosfera unica di malinconia, pericolo e romanticismo.

Elegia di Osaka

Elegia di Osaka
Ora disponibile

Dramma, di Kenji Mizoguchi, Giappone, 1936.
Ayako Murai è una operatrice telefonica per la ditta farmaceutica Asai, nella città di Osaka del 1930. Per pagare i debiti di suo padre, disoccupato e minacciato di arresto per non aver restituito un prestito, accetta di diventare l'amante del suo datore di lavoro. Dopo aver pagato i debiti di suo padre, la relazione col signor Asai viene interrotta a causa della gelosia della moglie di quest'ultimo, Sonosuke, che vieta categoricamente a suo marito di vedersi nuovamente con la sua amante. Tuttavia Ayako, nel tentativo di contribuire a pagare le tasse universitarie del fratello Hiroshi, continua a fare l'amante mantenuta a spese di un altro ammiratore della ditta, il signor Fujino.

Film sulla condizione della donna, come grande parte della filmografia di Mizoguchi. La protagonista è una vittima di una società patriarcale e maschilista dove il denaro è il valore dominante. Film magistrale per la descrizione realistica della città di Osaka, lirico e lucidità nella sua critica sociale. Mizoguchi riferendosi a questo film, disse: "Solo verso i quarant'anni ho trovato la mia strada". La semplicità del racconto e dello stile è, in Elegia di Osaka, esemplare. Il film fu proibito dopo il 1940 dai militaristi, è un capolavoro impareggiabile di realismo cinematografico.

LINGUA: giapponese
SOTTOTITOLI: italiano, inglese

Fish Tank

Mia, una quindicenne irascibile e isolata, vive in un complesso residenziale popolare nell’Essex con la madre single e la sorellina. Espulsa da scuola e allontanata dalle sue ex amiche, la sua unica passione e via di fuga è la danza hip-hop, che pratica da sola in un appartamento vuoto. La sua vita monotona e conflittuale viene sconvolta dall’arrivo di Connor, il nuovo e affascinante fidanzato della madre, che sembra essere il primo a notarla e a incoraggiare il suo talento.

Il cinema di Andrea Arnold è caratterizzato da un realismo crudo e da una profonda empatia per i suoi personaggi, specialmente per le giovani donne che vivono ai margini. Fish Tank è un ritratto potente e senza filtri di un’adolescenza difficile, un’immersione in un mondo di opportunità limitate e di affetti disfunzionali.

La forza di Mia è la sua energia grezza, la sua rabbia, la sua disperata ricerca di un modo per esprimersi. La danza è il suo linguaggio, l’unico spazio in cui può essere sé stessa, libera dal giudizio e dalla trascuratezza che la circondano. Il film, girato con una macchina da presa a mano che segue Mia da vicino, ci fa sentire la sua claustrofobia, la sensazione di essere intrappolata in un “acquario” (fish tank), appunto.

La relazione con Connor è il cuore complesso e problematico del film. Per la prima volta, Mia si sente vista, apprezzata. Ma l’attenzione di Connor si rivela ambigua e pericolosa, confondendo i confini tra affetto paterno e desiderio sessuale. Fish Tank è un’analisi spietata di come la vulnerabilità adolescenziale possa essere sfruttata e di come i fallimenti degli adulti ricadano inevitabilmente sui figli. È un film che non offre facili soluzioni, ma che lascia un’impressione indelebile per la sua onestà e la sua potenza emotiva.

Pane e tulipani

PANE E TULIPANI | Trailer italiano

Rosalba, una casalinga di Pescara, viene dimenticata in un autogrill durante una gita di famiglia. Invece di aspettare che il marito e i figli tornino a prenderla, in un impeto di ribellione impulsiva, decide di fare l’autostop e si ritrova a Venezia. Lì, inizia una nuova vita, trovando lavoro da un fioraio, un alloggio da un cameriere islandese malinconico e una nuova cerchia di amici eccentrici. La sua fuga si trasforma in un viaggio di riscoperta di sé.

Il film di Silvio Soldini è una commedia delicata e poetica, una favola moderna sulla possibilità di reinventarsi. Pane e tulipani racconta una rivoluzione silenziosa, quella di una donna che per anni è stata invisibile agli occhi della sua famiglia, data per scontata, ridotta al ruolo di moglie e madre. L’incidente all’autogrill è la scintilla che le permette di vedersi di nuovo come individuo.

La forza di Rosalba è la sua capacità di abbracciare il caso e di riscoprire desideri e talenti sopiti, come suonare la fisarmonica. A Venezia, una città labirintica e sognante, si perde per poi ritrovarsi. La sua trasformazione non è un grande gesto eroico, ma un accumulo di piccole scelte coraggiose: accettare un lavoro, stringere nuove amicizie, permettersi di essere felice.

Il film è un inno alla gentilezza e ai legami umani che possono salvarci. La relazione tra Rosalba e il cameriere Fernando, interpretato da un magnifico Bruno Ganz, è una storia d’amore matura, fatta di silenzi, di comprensione e di rispetto. Pane e tulipani è un film che scalda il cuore, un promemoria che non è mai troppo tardi per cambiare vita e per trovare la bellezza nelle cose semplici.

Mustang

Mustang - Official Trailer

In un remoto villaggio turco, cinque sorelle orfane vivono con la nonna e lo zio. Dopo essere state viste giocare innocentemente in spiaggia con dei ragazzi, la loro famiglia conservatrice reagisce con brutalità. La casa viene trasformata in una prigione: le ragazze vengono ritirate da scuola, costrette a imparare le faccende domestiche e preparate per matrimoni combinati. Ma le sorelle, unite da un legame indissolubile, non si arrendono e lottano per la loro libertà.

Mustang è un film potente e straziante, un racconto di formazione che assume i toni di un thriller sulla fuga. Il film di Deniz Gamze Ergüven è una denuncia feroce dell’oppressione patriarcale e religiosa, che vede la vitalità e la sessualità femminile come una minaccia da controllare e reprimere. Le cinque sorelle, come i cavalli selvaggi del titolo, rappresentano un’energia vitale che si rifiuta di essere domata.

La vera forza delle protagoniste è la loro sorellanza. Di fronte a un mondo esterno che le vuole isolate e sottomesse, il loro legame diventa l’unica arma di resistenza. Sono un corpo unico, un’entità collettiva che condivide sogni, paure e strategie di ribellione. Il film è raccontato dal punto di vista della più giovane, Lale, il cui sguardo innocente ma determinato ci guida attraverso l’orrore della loro prigionia.

La narrazione è un crescendo di tensione. Man mano che le sorelle maggiori vengono date in sposa, una dopo l’altra, la speranza di fuga si concentra su Lale. Il film non è solo una critica a una società specifica, ma una riflessione universale sul desiderio di libertà e sulla brutalità di un sistema che cerca di spegnere la luce delle giovani donne. È un’opera indimenticabile, piena di vita, di rabbia e di speranza.

Zero Dark Thirty

ZERO DARK THIRTY - Official US Trailer - In Theaters 12/19

Dopo gli attacchi dell’11 settembre, la CIA inizia una caccia all’uomo decennale per trovare Osama bin Laden. Al centro di questa operazione c’è Maya, una giovane e brillante analista che dedica la sua intera esistenza a questa missione. Lavorando in un ambiente dominato da uomini e confrontandosi con la brutalità della tortura e i vicoli ciechi burocratici, Maya segue con ossessiva determinazione una traccia che la porterà fino al nascondiglio del leader di Al-Qaeda.

Il film di Kathryn Bigelow è un thriller teso e meticoloso che offre un ritratto complesso e non convenzionale di una donna al potere. Maya non è un’eroina tradizionale. È un personaggio difficile, quasi un’antieroina. È fredda, monomaniacale, la sua umanità quasi completamente consumata dalla sua missione. La sua forza non è empatica o compassionevole; è una forza intellettuale, una determinazione glaciale e una fiducia incrollabile nelle proprie capacità.

Zero Dark Thirty esplora il costo personale di una tale dedizione. Maya non ha una vita al di fuori del suo lavoro. Non ha amici, non ha relazioni, non ha interessi. La sua identità si fonde completamente con la sua caccia. Il film la mostra in un ambiente, quello dell’intelligence e delle operazioni speciali, che è l’apoteosi del mondo maschile. Lei non cerca di adattarsi o di essere “una dei ragazzi”; si impone con la sua competenza, costringendo i suoi superiori scettici a prenderla sul serio.

La scena finale è emblematica. Dopo che la missione ha avuto successo, Maya si siede da sola su un aereo militare vuoto. Il pilota le chiede dove vuole andare. Lei non risponde e inizia a piangere. Sono le prime lacrime che le vediamo versare. Sono lacrime di trionfo, di sfinimento, di vuoto. Ha raggiunto il suo obiettivo, ma ha sacrificato tutto il resto. Il film ci lascia con una domanda potente: ne è valsa la pena?

Festival in Cannes

Festival in Cannes
Ora disponibile

Commedia sentimentale, di Henry Jaglom, Stati Uniti, 2001.
Cannes, 1999 . Alice, un'attrice, vuole dirigere un film indipendente, ed è in cerca di finanziatori. Conosce Kaz, un affarista chiacchierone, che le promette 3 milioni di dollari se userà Millie, una star francese che ha oltrepassato la sua giovinezza e non trova più ruoli interessanti. Alice racconta la storia del film a Millie e l'attrice si innamora del progetto. Ma Rick, un importante produttore che lavora per un grande Studio di Hollywood, ha bisogno di Millie per una piccola parte in un film che deve girare in autunno, altrimenti perderà la sua star, Tom Hanks. Kaz è un vero produttore o è un ciarlatano? Rick in realtà non è più ricco come in passato e deve assolutamente convincere Alice a rinunciare a Millie per concludere l'affare del grosso progetto con Tom Hanks. Millie è indecisa su cosa scegliere: un film indipendente che ama ma senza grossi guadagni o una piccola parte nel film hollywoodiano pagata molto bene? Intanto una giovane attrice di nome Blue diventa la star del festival e Kaz scopre un nuovo amore. La ruota della vita, e dello show business, gira, tra sentimenti, bilanci esistenziali e affari cinematografici. Un film girato con grande libertà stilistica, come un documentario, durante l'edizione del festival del 1999, che si concentra sulle performance degli attori con un metodo di improvvisazione spontaneo e fluido, ispirato dal cinema di Cassavetes. Una commedia sentimentale leggera e commuovente, dove i conflitti e le fragilità delle star dello show business emergono progressivamente, portando a galla i temi importanti della vita.

Spunto di riflessione
Lavorare come ingranaggio di un sistema o per la propria visione? Dipendenza o indipendenza? Entrambe non sono completamente reali: la realtà che accade ovunque, in qualsiasi settore, in qualsiasi evento naturale, è l'interdipendenza. Noi tutti siamo assolutamente interdipendenti, non solo tra uomini, non solo tra nazioni, ma tra alberi e esseri umani, tra animali e alberi, tra uccelli e sole, tra luna e oceani, tutto è intrecciato con ogni altra cosa. L'umanità del passato non ha compreso questa legge fondamentale, ed ha creato grossi problemi.

LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano

Roma

ROMA | Official Trailer | Netflix

Città del Messico, primi anni ’70. Il film segue un anno nella vita di una famiglia borghese del quartiere di Roma, attraverso lo sguardo di Cleo, la loro domestica di origine mixteca. Mentre la famiglia affronta la crisi causata dall’abbandono del padre, Cleo vive le sue gioie e i suoi dolori personali, tra un amore che si rivela un tradimento e una gravidanza inaspettata. Le loro vite si intrecciano sullo sfondo dei tumulti sociali e politici dell’epoca.

Il capolavoro autobiografico di Alfonso Cuarón, girato in uno splendido bianco e nero, è una lettera d’amore alle donne che lo hanno cresciuto e un omaggio alla loro forza silenziosa e resiliente. Roma non è un film di grandi eventi, ma di piccoli gesti quotidiani, di rituali domestici che diventano l’ancora di salvezza in un mondo in subbuglio.

Il film è costruito su due figure femminili centrali: Cleo e la madre di famiglia, Sofía. Entrambe vengono abbandonate dagli uomini della loro vita e devono trovare un modo per andare avanti. Nonostante le differenze di classe e di etnia, tra loro si crea un legame di solidarietà, una famiglia non convenzionale basata sulla cura reciproca. La forza di queste donne non è urlata, ma vissuta. È la forza di chi si alza ogni mattina per prendersi cura degli altri, di chi affronta il dolore con dignità, di chi continua a lavare i panni mentre il mondo intorno crolla.

La performance di Yalitza Aparicio nel ruolo di Cleo è di una potenza straordinaria. Il suo personaggio, spesso silenzioso e ai margini dell’inquadratura, è il vero centro emotivo del film. La scena culminante al mare, in cui Cleo salva i bambini rischiando la vita, è una catarsi devastante, un momento in cui il suo dolore represso finalmente esplode. Roma è un’opera d’arte che celebra l’invisibile, la forza delle donne che, senza fare rumore, tengono insieme il mondo.

Il colore viola

IL COLORE VIOLA (2024) | Trailer italiano del film di Blitz Bazawule

All’inizio del XX secolo, nel sud degli Stati Uniti, Celie è una giovane donna afroamericana che subisce abusi indicibili dal padre e poi dal marito, il brutale “Mister”. Separata dall’amata sorella Nettie, Celie vive un’esistenza di sottomissione e silenzio, scrivendo lettere a Dio per sopravvivere. La sua vita cambia con l’arrivo di due donne straordinarie: la ribelle Sofia e la cantante blues Shug Avery, che le insegneranno a trovare la sua voce, la sua dignità e la sua forza.

Tratto dal romanzo premio Pulitzer di Alice Walker, Il colore viola è una storia epica di sofferenza e di riscatto, un potente inno alla resilienza dello spirito umano e, soprattutto, alla forza della sorellanza. Il viaggio di Celie è uno dei più strazianti e alla fine trionfali della storia del cinema. Da oggetto passivo di abusi, si trasforma in un soggetto consapevole del proprio valore e del proprio diritto alla felicità.

Il film mostra come la salvezza di Celie passi interamente attraverso i legami con le altre donne. Sofia, con la sua indomabile fierezza, le mostra che è possibile dire “no” al dominio maschile, anche se a un prezzo terribile. Shug Avery, sensuale e indipendente, le insegna ad amare il proprio corpo, a scoprire il piacere e a trovare una nuova forma di spiritualità, un Dio che non è più solo un’entità maschile e distante.

La trasformazione di Celie culmina nella celebre scena della cena, in cui finalmente si ribella a Mister, rivendicando la sua indipendenza. Il suo percorso di emancipazione è completo quando apre il suo negozio di pantaloni, diventando economicamente autonoma e creando uno spazio tutto suo. .

Million Dollar Baby

MILLION DOLLAR BABY Trailer (2005)

Maggie Fitzgerald, una cameriera trentenne proveniente da un ambiente disagiato, ha un sogno: diventare una pugile professionista. Con una determinazione incrollabile, convince il burbero e anziano allenatore Frankie Dunn a prenderla sotto la sua ala. Tra i due nasce un profondo legame, simile a quello tra un padre e una figlia. Sotto la guida di Frankie, Maggie inizia una rapida e trionfale ascesa nel mondo della boxe, ma un tragico incidente sul ring cambierà per sempre le loro vite.

. Million Dollar Baby è la storia di una donna che lotta con tutte le sue forze per sfuggire a un destino di povertà e insignificanza, cercando nel ring non solo la vittoria, ma anche il riscatto e il rispetto.

La forza di Maggie non è solo la sua tenacia fisica, ma la sua purezza di spirito. Nonostante le umiliazioni e le difficoltà, non perde mai la sua fame di vita e la sua gratitudine verso Frankie. La loro relazione è il cuore del film. Frankie, tormentato dal rapporto interrotto con la sua vera figlia, trova in Maggie una seconda possibilità di amare e di prendersi cura di qualcuno. Lei, a sua volta, trova in lui la figura paterna che non ha mai avuto.

Il film prende una svolta tragica e inaspettata, trasformandosi in una profonda riflessione etica sul significato della vita e della morte. La scelta finale che Frankie è chiamato a compiere è una delle più difficili e controverse della storia del cinema. Million Dollar Baby non è un film edificante; è una tragedia classica, un pugno allo stomaco che ci costringe a confrontarci con il dolore, l’amore e le responsabilità che abbiamo verso le persone che amiamo.

Jackie

JACKIE | OFFICIAL TRAILER | FOX Searchlight

Nei giorni immediatamente successivi all’assassinio del presidente John F. Kennedy, la First Lady Jacqueline Kennedy deve affrontare il suo immenso dolore privato sotto lo sguardo implacabile del mondo intero. Mentre lotta per consolare i suoi figli e per organizzare un funerale che sia all’altezza del mito del marito, Jackie concede un’intervista a un giornalista, prendendo in mano la narrazione e costruendo consapevolmente la leggenda di “Camelot.

Pablo Larraín realizza un anti-biopic, un ritratto psicologico intimo e frammentato che si concentra non sui fatti, ma sullo stato d’animo di una donna in stato di shock. Jackie è un film sulla gestione del trauma e sulla costruzione della memoria. La performance di Natalie Portman è straordinaria nel catturare la dualità di Jackie: la donna fragile e distrutta dal dolore e la figura pubblica determinata e calcolatrice.

La forza di Jackie, in questo film, è la sua consapevolezza del potere delle immagini e della narrazione. Capisce che il modo in cui il mondo ricorderà suo marito dipende da lei. In un momento di vulnerabilità estrema, trova la forza di diventare l’autrice della propria storia e di quella della presidenza Kennedy. La sua insistenza per un funerale grandioso, modellato su quello di Lincoln, non è un atto di vanità, ma una lucida operazione politica e mitopoietica.

Il film esplora la dicotomia tra la persona privata e il personaggio pubblico. Vediamo Jackie vagare da sola per le stanze vuote della Casa Bianca, bere, fumare, provare abiti, alternando momenti di disperazione a lampi di lucidità strategica. Jackie è il ritratto di una donna che, nel momento più buio della sua vita, ha usato la sua intelligenza e la sua volontà per trasformare una tragedia nazionale in un mito immortale, assicurando il suo posto e quello del marito nella storia.

Il bacio perverso

Il bacio perverso
Ora disponibile

Drama, Noir, di Samuel Fuller, 1967, Stati Uniti.
Kelly è una prostituta che arriva in autobus nella piccola cittadina di Grantville, dopo essersi allontanata dalla grande città per sfuggire al suo ex protettore. Incontra il capitano della polizia locale Griff che la ospita nel suo appartamento, ma poi la invita ad abbandonare la città. Kelly invece vuole abbandonare la sua vita precedente e diventare infermiera in un ospedale per bambini disabili. Griff pensa che sia opportunismo, non si fida e continua a cercare di mandarla fuori città. Kelly si innamora di Grant, il ricco rampollo della famiglia più importante della città, amico di un suo amico, Griff. Dopo un corteggiamento straordinario in cui nemmeno il racconto di Kelly del suo oscuro passato può scoraggiare Grant, i due decidono di sposarsi. Kelly riesce a convincere Griff che lei ama davvero Grant e ha rinunciato definitivamente alla prostituzione, e il suo amico acconsente ad essere il loro testimone di nozze.

Spunto di riflessione
A volte si sceglie di cambiare vita perché la nostra esistenza non appaga più, e scegliamo di perseguire qualcosa che ci piace o che ci renda le giornate più semplici. Ma dopo aver apportato il cambiamento ci rendiamo conto che nascono nuovi conflitti e differenti problemi. Spesso il cambiamento migliore non è ciò che più ti piace, ma la scelta di un nuovo stile di vita supportati da valori reali. Un cambiamento di vita etico. Ci saranno nuovi problemi, nuove difficoltà, ma l'appagamento sarà immediato.

LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano

The Hours

The Hours (2002) Official Trailer # 1 - Nicole Kidman HD

Il film intreccia le storie di tre donne in tre epoche diverse, tutte collegate dal romanzo “Mrs Dalloway” di Virginia Woolf. Nel 1923, Virginia Woolf stessa lotta con la depressione mentre inizia a scrivere il libro. Nel 1951, Laura Brown, una casalinga incinta e infelice, trova nella lettura del romanzo una via di fuga dalla sua vita soffocante. Nel 2001, Clarissa Vaughan, una moderna Mrs. Dalloway, organizza una festa per il suo amico poeta malato di AIDS.

The Hours è una meditazione complessa e struggente sulla condizione femminile, sulla depressione, sulla ricerca di significato e sulle scelte che definiscono una vita. Il film, basato sull’omonimo romanzo di Michael Cunningham, utilizza la struttura narrativa di “Mrs Dalloway” per esplorare come le donne, a distanza di decenni, si confrontino con le stesse domande esistenziali e le stesse costrizioni sociali.

Le tre protagoniste, interpretate magistralmente da Nicole Kidman, Julianne Moore e Meryl Streep, rappresentano diverse sfaccettature della repressione femminile. Virginia è intrappolata dalla sua malattia mentale e dalle aspettative di una vita “normale”. Laura è prigioniera del ruolo di moglie e madre perfetta nella periferia americana del dopoguerra. Clarissa, pur vivendo in un’epoca più libera, si rende conto di aver vissuto la sua vita in funzione degli altri.

La forza del film risiede nel modo in cui mostra come l’arte, in questo caso un romanzo, possa essere un’ancora di salvezza, uno specchio in cui riconoscere il proprio dolore e trovare la forza di fare una scelta. Tutte e tre le donne sono a un bivio, di fronte alla decisione di vivere o morire, di restare o fuggire. The Hours è un’opera profondamente commovente che dà voce al tormento interiore e alla silenziosa lotta di donne che cercano uno spazio per la propria anima in un mondo che spesso non le comprende.

La linea di Antonia

1995 Antonia's Line Official Trailer 1 Bard Entertainments

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la volitiva e indipendente Antonia torna al suo villaggio natale olandese con la figlia Danielle. Lì, fonda una comunità matriarcale non convenzionale, una sorta di grande famiglia allargata che accoglie personaggi eccentrici, emarginati e spiriti liberi. Attraverso cinque generazioni di donne, il film celebra la vita, l’amore, la morte e la continuità del lignaggio femminile, in un racconto magico e pieno di vita.

Vincitore dell’Oscar come miglior film straniero, La linea di Antonia è una saga familiare unica, un’utopia femminista che celebra la forza, la saggezza e l’indipendenza delle donne. Antonia non è una ribelle che lotta contro il sistema; semplicemente, crea un sistema alternativo, un mondo basato sulle sue regole, fondato sulla tolleranza, l’accettazione e un profondo legame con la natura.

Il film è un inno alla vita in tutte le sue forme. Affronta con la stessa serenità la nascita e la morte, la gioia e il dolore, la filosofia e la sensualità. La comunità di Antonia è un microcosmo in cui le donne sono il centro, il motore di tutto. Scelgono i loro partner, decidono quando e come avere figli (Danielle, ad esempio, sceglie di avere una figlia senza un marito), e trasmettono la loro conoscenza e la loro forza alle generazioni successive.

Gli uomini non sono esclusi, ma il loro ruolo è ridefinito. Non sono più i patriarchi, ma compagni, amici, amanti, che trovano il loro posto all’interno di un ordine matriarcale. La linea di Antonia è un film gioioso, eccentrico e profondamente saggio, un racconto che immagina un mondo diverso, un mondo in cui la linea di successione e di potere è, senza discussioni, femminile.

Una visione curata da un regista, non da un algoritmo

In questo video ti spiego la nostra visione

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Immagine di Fabio Del Greco

Fabio Del Greco

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