Il cinema distopico opera su due livelli: ci mostra come appare un futuro spezzato e come ci si sente a viverci. L’immaginario collettivo è segnato da spettacoli grandiosi: città in rovina, ribellioni su larga scala e tecnologie futuristiche che dominano lo schermo. Ma la forza del genere risiede anche nell’esplorazione dell’angoscia silenziosa della vita quotidiana sotto il giogo di un controllo opprimente, che sia esso corporativo, burocratico o filosofico.
Questa guida è un viaggio attraverso le nostre ansie collettive, un percorso che traccia l’evoluzione delle nostre paure. Si parte dal terrore dello Stato totalitario e della paranoia della Guerra Fredda, per poi attraversare gli incubi generati dalla saturazione mediatica, dall’assurdità burocratica e dalla fusione tra carne e macchina. Infine, si approda alle nostre ossessioni più contemporanee: la frammentazione dell’identità nell’era digitale, la mercificazione del sé e l’abisso etico di una tecnologia senza controllo.
È un percorso che unisce i capolavori più celebri a un cinema indie più radicale. Questi non sono solo avvertimenti per il futuro; sono diagnosi spietate e vitali del nostro presente.
Le nuove paure di un mondo distopico

Non è un mistero che la distopia oggi è tornata all’attenzione del mondo. Il romanzo 1984 di George Orwell è di nuovo uno dei bestseller più letti dei paesi occidentali. La causa principale di queste nuove percezioni negative e paure è probabilmente la grande trasformazione tecnologica e digitale che stiamo vivendo e l’affermarsi di leader politici che non riescono a evitare le crisi di ogni tipo, che si succedono rapidamente.
A questi cambiamenti si è aggiunta la pandemia covid 19 che ha creato nelle strade del mondo quegli scenari che eravamo abituati a vedere solo nei film di fantascienza come L’ultimo uomo sulla Terra. Strade deserte e isolamento domiciliare per tutta la popolazione mondiale, coprifuoco, distanziamento sociale e paura dell’altro, alienazione e paura della malattia.
La nascita dei film distopici

Sono innumerevoli i film horror distopici che hanno utilizzato ambientazioni di questo tipo, a cominciare ad esempio dalle interpretazioni horror come La notte dei morti viventi di George Romero. O il più recente Contagion, che tratta in maniera più diretta il tema del virus. A confermare l’interesse e la fascinazione dei cineasti per un mondo distopico e negativo, carico di conflitti, è la grande quantità di cortometraggi e film distopici indipendenti realizzati negli ultimi due anni sul tema durante il lockdown globale.
L’uomo contro la società
Al contrario del teatro focalizzato, di più sul conflitto interpersonale tra i personaggi, diversamente della letteratura e del romanzo, capaci di profonde indagini interiori, il cinema dà il meglio di sé quando l’uomo lotta contro forze esterne. Ovviamente questo non è sempre vero.
Ci sono molti cineasti che hanno realizzato film completamente focalizzati sul conflitto interiore o interpersonale. Una buona sceneggiatura comprende nel suo sviluppo tutti e tre livelli di conflitto. Ma resta evidente che il conflitto esteriore, il protagonista che lotta contro il mondo esterno e la società, è quello più adatto all’opera cinematografica.
Molti grandi registi, a partire da Fritz Lang, hanno scolpito le loro testimonianze dentro film distopici che raccontano le loro esperienze nelle dittature del ventesimo secolo. Orrori e società distopiche che ora appartengono al passato e alla storia. Ma il mondo distopico nei film e nei romanzi è sempre qualcosa che deve ancora manifestarsi, un brutto presagio che appartiene al futuro.
1984, il romanzo di George Orwell

La più celebre opera d’arte distopica con cui il concetto stesso di distopia spesso viene identificato è 1984 di George Orwell. Il Grande fratello è diventato famoso in tutto il mondo e non smette mai di essere di un attualità impressionante. Forse perché Orwell ha centrato in questo romanzo uno dei nodi fondamentali dell’esistenza umana: l’istinto di sopraffazione dei poteri oscuri nei confronti dei cittadini. Un fenomeno che possiamo osservare a livello globale a tutte le latitudini.
Per fortuna è un fenomeno che ha anche una funzione positiva: quella di far crescere la ribellione e la consapevolezza delle persone nei confronti di chi vuole dominarle e sfruttarle. Più il mondo distopico e violento e più genera un mondo migliore. Nelle opere letterarie e cinematografiche però il lieto fine non è così frequente.
In 1984 Winston Smith si arrende al lavaggio del cervello del regime totalitario del Grande Fratello. In molti film il protagonista non sopravvive alla mostruosità della distopia. Ma per fortuna la realtà conferma che è vero il contrario. I tentativi di eliminare la dignità e la libertà dell’individuo falliscono e contribuiscono a creare un mondo migliore, anche se il prezzo da pagare è alto.
Recuperare il potere interiore
Se la libertà e il benessere non fossero già adesso in nostro potere, dovremmo sempre sperare in qualcuno disposto a concedercele. E anche se le cose andassero bene, vivremmo comunque nella paura di perdere ricchezza e libertà a causa di un cambiamento sfavorevole di chi detiene il potere. Questa è la vita che conduce alla schiavitù e allo psico-penitenziario: la speranza di avere qualcosa di meglio e la paura di perdere ciò che si crede di possedere già. Ma consegnare libertà e ricchezza nelle mani del mondo esterno, costituisce già di per sé uno stato di schiavitù.
Ecco la guida ai film distopici da vedere assolutamente.
Il dottor Mabuse (1922)
È un film muto tedesco del 1922 diretto da Fritz Lang. Il film è stato prodotto in due parti, “Il grande giocatore: Un gioco per il destino” e “Inferno: Un gioco per il mondo”, con una durata complessiva di circa quattro ore.
La trama del film segue le attività del dottor Mabuse, un geniale criminale e ipnotizzatore che usa i suoi poteri per manipolare le persone a suo piacimento. Mabuse è anche un abile giocatore d’azzardo, e la sua abilità gli consente di manipolare i risultati delle partite per il suo vantaggio personale. Il film segue anche il detective Wenk, che cerca di fermare le attività di Mabuse.
Il film è stato un grande successo commerciale e di critica al momento della sua uscita. È stato particolarmente apprezzato per la sua regia innovativa, le immagini stilistiche e la trama complessa e coinvolgente. Il personaggio di Mabuse ha ispirato numerose altre opere, tra cui altri film e romanzi.
Il film è considerato un capolavoro del cinema muto tedesco e ha avuto un impatto duraturo sulla cultura popolare. È stato restaurato e rimasterizzato in diverse occasioni ed è ancora ampiamente studiato e apprezzato dagli appassionati di cinema di tutto il mondo.
Metropolis (1927)
Metropolis” è un film distopico muto del 1927 diretto da Fritz Lang. È considerato un capolavoro del cinema espressionista tedesco e un’opera pionieristica della fantascienza.
La trama del film si svolge in un futuro distopico in cui una città futuristica è divisa in due parti: la città alta, dove vivono le persone più ricche, e la città bassa, dove vivono i lavoratori. La città è governata da un uomo potente, Joh Fredersen, che cerca di controllare la popolazione attraverso la tecnologia e la repressione.
Il protagonista del film è Freder, il figlio di Joh Fredersen, che scopre il duro lavoro e le condizioni di vita dei lavoratori della città bassa. Incontra anche una giovane donna di nome Maria, che sta cercando di portare la pace tra i lavoratori e la classe dirigente. Tuttavia, il padre di Freder cerca di fermare Maria e la rivolta dei lavoratori, e a sua volta cerca di uccidere Freder.
Il film è noto per le sue straordinarie immagini futuristiche e la sua narrazione visivamente potente. Lang utilizzò molte tecniche innovative per la sua epoca, tra cui l’uso di effetti speciali, la creazione di set enormi e la messa in scena di massa.
Il film ha avuto un enorme impatto sulla cultura popolare, influenzando molti registi e artisti successivi. È stato anche fonte di ispirazione per molte opere di fantascienza successive, tra cui “Blade Runner” di Ridley Scott. “Metropolis” è stato restaurato nel corso degli anni e oggi è considerato uno dei film più importanti e influenti della storia del cinema.
La Jetée (1962)
“La Jetée” è un film francese distopico del 1962 diretto da Chris Marker. È un film di fantascienza molto particolare in quanto si compone quasi interamente di una sequenza di fotografie fisse, intervallate da brevi scene in movimento e senza alcun dialogo.
La trama del film segue un uomo che, in un futuro post-apocalittico, viene scelto per partecipare ad un esperimento scientifico volto a viaggiare nel tempo. L’uomo è stato traumatizzato dall’esperienza dell’infanzia della morte di una donna, e si scopre che il suo obiettivo è quello di cercare di trovare una soluzione per salvare il suo mondo dal disastro.
Ciò che rende “La Jetée” unico è la sua capacità di creare una forte connessione emotiva con lo spettatore nonostante l’utilizzo di foto fisse. La colonna sonora, composta da musica e suoni ambientali, aiuta a creare l’atmosfera del film, mentre la narrazione è sostenuta dalla voce fuori campo.
Il film è stato lodato per la sua originalità e per la sua capacità di trasmettere l’angoscia, la speranza e la nostalgia attraverso le immagini e i suoni. È stato anche una grande influenza per altri registi di fantascienza, tra cui Terry Gilliam per il suo film “L’esercito delle 12 scimmie.
In sintesi, “La Jetée” è un’opera cinematografica molto particolare che ha influenzato la fantascienza moderna e continua ad essere apprezzato per la sua originalità e potenza emotiva.
Una visione curata da un regista, non da un algoritmo
In questo video ti spiego la nostra visione
Il processo (1962)
È un film del 1962 diretto da Orson Welles e basato sul romanzo omonimo di Franz Kafka. La trama segue Josef K. (interpretato da Anthony Perkins), un impiegato di banca che viene arrestato e processato per un crimine sconosciuto. Mentre cerca di scoprire i motivi del suo arresto, Josef K. si imbatte in una serie di personaggi misteriosi e bizzarri che sembrano essere coinvolti nella sua situazione.
Il film di Welles è famoso per la sua estetica surreale e inquietante, che riflette perfettamente l’atmosfera opprimente del romanzo di Kafka. La fotografia in bianco e nero è intensa e spesso claustrofobica, e la colonna sonora, composta da Jean Ledrut, contribuisce a creare un’atmosfera di tensione e di paranoia.
Nonostante sia stato un insuccesso al botteghino al momento della sua uscita, il film è stato successivamente rivalutato come un capolavoro del cinema surrealista e come una fedele interpretazione del romanzo di Kafka. Il film è stato anche lodato per le performance degli attori, in particolare quella di Perkins, che offre un’interpretazione intensa e inquietante del protagonista Josef K.
1984

Fantascienza, di Rudolph Cartier, Regno Unito, 1956.
La trasposizione cinematografica più controversa di 1984 di Orwell, che ha provocato interrogazioni al Parlamento inglese sulla sua presunta natura sovversiva. Film per la TV valutato dal British Film Institute tra i migliori programmi televisivi britannici del 20° secolo. Il pianeta è diviso in 3 stati: Oceania, Eurasia ed Estasia, da sempre in conflitto. A Londra il dittatore dello stato di Oceania è il Grande Fratello, che controlla la popolazione attraverso una politica di repressione violenta e videocamere dislocate ovunque. Winston e Julia si innamorano, ma l'amore è severamente proibito e punito con la morte. Ambientazioni cupe che rendono alla perfezione la disperazione di questa famosa opera distopica.
Spunto di riflessione
Chi esercita il potere politico in modo tirannico ha un profondo complesso di inferiorità. Molti politici soffrono di questo complesso di inferiorità e hanno bisogno di cure psicologiche. Sono gravemente malati ed a causa di questi malati il mondo intero ha sofferto tantissimo. Non c'è fine alla malattia di chi cerca il potere sugli altri, ci sono sempre nuove persone da assoggettare.
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano
La Decima Vittima (1965)
È un film di fantascienza e azione del 1965 diretto da Elio Petri e interpretato da Marcello Mastroianni e Ursula Andress.
La trama del film è ambientata in un futuro non specificato in cui la società ha istituito un gioco mortale chiamato “La Caccia” (The Hunt), in cui i partecipanti cercano di uccidere l’altro per vincere. Il gioco si svolge tra un cacciatore e una vittima, che si alternano ruoli dopo aver completato un certo numero di missioni. La vittima finale, ovvero la decima, vince un premio in denaro e il titolo di “grande cacciatore”.
Marcello Mastroianni interpreta Marcello Poletti, un cacciatore professionista che deve uccidere la sua decima vittima, Ursula Andress, che a sua volta cerca di uccidere lui. La trama segue le vicende dei due personaggi mentre cercano di attirarsi reciprocamente in trappole e inganni.
Il film è stato ben accolto dalla critica per il suo stile innovativo e la sua visione satirica del futuro della società. La pellicola ha anche influenzato altri lavori come la serie televisiva britannica “The Prisoner” e il film “The Running Man” di Stephen King.
Alphaville (1965)
“Alphaville” è un film francese di fantascienza distopico del 1965, diretto da Jean-Luc Godard. Ambientato in un futuro distopico, il film racconta la storia di un agente segreto del governo che viene inviato nella città di Alphaville, una megalopoli che si trova su un pianeta lontano, per trovare e uccidere il creatore del supercomputer Alpha 60, che ha preso il controllo della città e dei suoi abitanti.
Il film è famoso per la sua atmosfera surreale e per l’utilizzo di riprese in bianco e nero, che conferiscono al film un aspetto cupo e distopico. Godard esplora molti temi importanti, tra cui la natura della libertà, il controllo statale, l’importanza dell’amore e della poesia, e la tensione tra la tecnologia e l’umanità.
Il film è stato un grande successo di critica e ha influenzato molti altri film di fantascienza successivi. È stato anche considerato un importante contributo al genere del cinema d’avanguardia e sperimentale.
2002: la seconda odissea (Silent Running, 1972)
È un film distopico di fantascienza del 1972, diretto da Douglas Trumbull e interpretato da Bruce Dern. Il film è ambientato in un futuro in cui la Terra è diventata un deserto ecologico e l’unica speranza per la vita vegetale rimasta è rappresentata da quattro enormi serre spaziali in cui sono conservate piante e alberi.
Bruce Dern interpreta Freeman Lowell, uno degli ultimi astronauti a bordo di una di queste serre spaziali. Quando la Terra decide di distruggere le serre per recuperare i costosi materiali utilizzati per la loro costruzione, Lowell decide di ribellarsi e di salvare le piante e gli animali a bordo della sua nave. Con l’aiuto di tre piccoli robot chiamati Huey, Dewey e Louie, Lowell cerca di portare le piante in un luogo sicuro, lontano dal controllo della Terra.
Il film ha ricevuto recensioni contrastanti al momento della sua uscita, ma nel corso degli anni è diventato un cult della fantascienza, amato per il suo ritratto emotivo della solitudine umana nello spazio e per la sua riflessione sull’importanza della conservazione della natura. La colonna sonora, composta da Peter Schickele, e gli effetti speciali, curati dal regista Douglas Trumbull, sono stati anche molto apprezzati.
Idaho Transfer (1973)
Idaho Transfer è un film distopico di fantascienza del 1973 diretto da Peter Fonda, scritto e prodotto da Thomas Matthiesen. Il film, con un budget limitato, è ambientato in un futuro prossimo e segue un gruppo di giovani scienziati che scoprono di avere la possibilità di viaggiare nel tempo e decidono di utilizzare questa tecnologia per cercare di salvare il loro mondo.
La trama del film si svolge in Idaho, dove un gruppo di giovani studenti universitari sta lavorando su un progetto scientifico segreto. Scoprono che il loro mondo è stato devastato da una guerra nucleare e che l’unica soluzione per la sopravvivenza dell’umanità è quella di viaggiare indietro nel tempo, verso un’epoca in cui la Terra era ancora incontaminata.
I giovani, sotto la guida del loro professore, decidono di utilizzare questa tecnologia per cercare di salvare l’umanità. Si trasferiscono in un luogo remoto dell’Idaho dove hanno creato una piattaforma di viaggio nel tempo. Sfortunatamente, le cose non vanno come previsto e i viaggiatori del tempo scoprono che la loro missione potrebbe avere conseguenze inattese e pericolose.
Il film esplora temi come l’ecologia, il futuro dell’umanità, l’importanza della scienza e della tecnologia, e il ruolo dell’individuo nel determinare il proprio destino. .
Children Of A Darker Dawn

Dramma, horror, sci-fi, di Jason Figgis, Stati Uniti, 2012.
In un’Irlanda post-apocalittica, una pandemia ha sterminato gli adulti, colpiti da un'influenza mutante che li rende paranoici e violenti prima di ucciderli. Nove mesi dopo, i bambini sopravvissuti vagano tra edifici abbandonati, in cerca di cibo e rifugio. Tra questi ci sono Evie e la sorellina Fran, che cercano di sopravvivere evitando gruppi di ragazzi potenzialmente pericolosi. La loro unica consolazione è *The Railway Children*, il libro che la madre leggeva loro. L’incontro con Alice, una ragazza fuggita da una gang guidata dalla sorella Kate, cambia il loro destino. Dopo un tradimento da parte della gang, Evie decide di affrontarli, dando il via a una serie di eventi che culmineranno in tensioni e conflitti interni al gruppo.
Il film, diretto da Jason Figgis con pochi mezzi ma grande sensibilità, è un dramma post-apocalittico che va oltre l’horror, concentrandosi sull’elaborazione del lutto e sulla fragilità emotiva dei protagonisti. Il tono è cupo, dominato da malinconia, tra flashback disturbanti e relazioni instabili. Pur ricordando opere come *28 Days Later*, *The Road* o *Il signore delle mosche*, *Children of a Darker Dawn* trova una voce propria grazie all’approfondimento psicologico dei personaggi e all’interpretazione intensa del giovane cast.
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano
Zardoz (1974)
Zardoz è un film di fantascienza del 1974 diretto da John Boorman e interpretato da Sean Connery. Il film è ambientato in un futuro post-apocalittico in cui la civiltà umana è divisa in due gruppi: gli “Eterni”, un’élite immortale che vive in una città tecnologicamente avanzata, e i “Brutali”, una popolazione primitiva che vive al di fuori della città in un ambiente ostile.
Connery interpreta il personaggio di Zed, uno dei Brutali, che attraverso una serie di eventi misteriosi viene trasportato nella città degli Eterni, dove viene accolto da una donna di nome Consuella. Qui scopre che la città è governata da un supercomputer chiamato “Tabernacolo” che mantiene la vita eterna degli Eterni e li controlla attraverso la manipolazione dei loro pensieri e delle loro emozioni.
Zed inizia a esplorare la città e scopre una serie di verità sconvolgenti sulle origini degli Eterni e sulla vera natura del Tabernacolo. In seguito si unisce a un gruppo di ribelli che cercano di distruggere il Tabernacolo e liberare gli Eterni dalla loro immortalità forzata.
Il film è stato considerato polarizzante al momento della sua uscita e ha ricevuto critiche contrastanti. Tuttavia, nel corso degli anni è diventato un film di culto per i fan di fantascienza e ha guadagnato una certa reputazione per il suo stile visivo unico e la sua trama complessa.
L’uomo che cadde sulla Terra (The Man Who Fell to Earth, 1976)
È un film distopico del 1976 diretto da Nicolas Roeg, con David Bowie nel ruolo del protagonista Thomas Jerome Newton, un alieno proveniente dal pianeta Anthea che arriva sulla Terra in cerca di una soluzione per salvare il suo popolo dalla siccità e dalla morte.
Il film segue le vicende di Newton, che cerca di costruire una grande impresa industriale per raccogliere fondi per il suo popolo, ma che alla fine viene ostacolato dal governo degli Stati Uniti e dal suo stesso declino fisico e psicologico a causa dell’esposizione al mondo terrestre. Nel corso della sua permanenza sulla Terra, Newton sviluppa una relazione con Mary-Lou (Candy Clark), una giovane donna che diventa la sua compagna e aiuto.
Il film è stato acclamato dalla critica per l’interpretazione di Bowie, che ha contribuito a consolidare la sua immagine di artista innovativo e avanguardista, e per la regia di Roeg, che ha utilizzato un montaggio non lineare e suggestivi effetti visivi per creare un’atmosfera surreale e onirica.
Il film è stato anche considerato un film di culto e ha influenzato diverse opere successive, tra cui la musica di Bowie, la letteratura e il cinema di fantascienza.
Stalker (1979)
Stalker” è un film distopico sovietico del 1979, diretto dal celebre regista Andrei Tarkovsky, basato sul romanzo “Picnic sul ciglio della strada” dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij.
Il film è ambientato in un futuro post-apocalittico, in una zona proibita chiamata “La Zona”, dove si dice che un antico meteorite abbia lasciato dei poteri misteriosi. Un “Stalker”, ovvero una guida specializzata, conduce due uomini, il professore, un fisico teorico e lo scrittore, in un viaggio attraverso la Zona, alla ricerca di una stanza in cui si dice che i desideri si avverino.
Il film è famoso per la sua lentezza e il suo stile onirico, in cui la narrazione è spesso interrotta da scene di dialogo e monologhi che toccano temi esistenziali e filosofici come la fede, la ragione, la verità, la libertà e la natura umana.
La fotografia di “Stalker” è considerata una delle più belle della storia del cinema, con immagini iconiche come quella della “Strada della vita”, un percorso di pietre che sembra fluttuare sull’acqua, o quella del “Traghetto”, una barca a vapore che attraversa un fiume in un paesaggio spettrale.
Il film ha ricevuto recensioni entusiastiche da critici e pubblico ed è considerato uno dei capolavori del cinema d’autore, non solo sovietico ma mondiale. Stalker” ha influenzato molti registi e artisti visivi, tra cui David Lynch, Guillermo del Toro, Darren Aronofsky, Christopher Nolan e molti altri.
Fuga da New York (1981)
È un film distopico di fantascienza del 1981, diretto da John Carpenter e interpretato da Kurt Russell, Lee Van Cleef, Ernest Borgnine, Donald Pleasence e Adrienne Barbeau. La trama si svolge in un futuro distopico, nel 1997, in cui New York City è stata trasformata in una prigione di massima sicurezza, circondata da mura e reticolati elettrificati. Quando l’aereo del presidente degli Stati Uniti viene dirottato e costretto ad atterrare all’interno della prigione, il governo invia il criminale Snake Plissken (Kurt Russell) per recuperare il presidente e portarlo in salvo.
Il film è diventato un classico del genere distopico, grazie alla sua ambientazione unica e alla performance iconica di Russell nel ruolo di Snake Plissken. La pellicola ha anche avuto un sequel nel 1996 intitolato “Escape from L.A.”, ma non è stato accolto con lo stesso entusiasmo del primo capitolo.
Comme un miroir

Cortometraggio, di Antonello Matarazzo, Italia.
Non c’è modo di sottrarsi alla rappresentazione, in fondo la vita stessa è un’impostura.
senza dialoghi
Scanners (1981)
Scanners è un film distopico di fantascienza horror del 1981, diretto da David Cronenberg. La trama segue un gruppo di persone con poteri psichici noti come “scanners”, che sono in grado di leggere e controllare le menti degli altri. Il film segue in particolare il personaggio di Cameron Vale, uno scanner che viene reclutato da una organizzazione segreta per catturare un altro scanner che sta causando caos e distruzione.
Il film è noto per le sue scene di violenza esplicita e di effetti speciali, in particolare per la famosa scena in cui un scanner fa esplodere la testa di un’altra persona. Il film ha anche una colonna sonora memorabile, composta da Howard Shore.
Scanners è diventato un classico del genere, ed è stato seguito da una serie di sequel e remake. È stato lodato per la sua innovazione e la sua rappresentazione visiva degli effetti dei poteri psichici, che ha ispirato molti altri film e programmi televisivi successivi.
Blade Runner (1982)
Blade Runner è un film di fantascienza distopica del 1982, diretto da Ridley Scott e ispirato al romanzo di Philip K. Dick “Do Androids Dream of Electric Sheep?. Il film è ambientato nel futuro (all’epoca in cui è stato realizzato, cioè nel 2019), in un mondo in cui le città sono sovraffollate e inquinanti, e l’umanità ha colonizzato altri pianeti.
Il protagonista del film è Rick Deckard, un ex-poliziotto che viene richiamato in servizio per catturare un gruppo di androidi, detti “replicanti”, che si sono ribellati e stanno cercando di fuggire dalla Terra. Deckard si ritrova coinvolto in una complessa indagine che lo porta a mettere in discussione la propria umanità e il suo ruolo all’interno di una società che sembra aver perso ogni valore morale.
Il film è diventato famoso per la sua atmosfera cupa e surreale, per la colonna sonora di Vangelis e per le eccezionali performance di attori come Harrison Ford, Rutger Hauer e Sean Young. È stato accolto positivamente dalla critica per la sua regia innovativa, gli effetti speciali all’avanguardia per l’epoca e la complessità tematica.
Blade Runner è considerato un capolavoro del genere sci-fi e uno dei film più influenti della storia del cinema, tanto da avere avuto un seguito diretto da Denis Villeneuve, “Blade Runner 2049”, nel 2017.
Videodrome (1983)
Videodrome è un film di fantascienza-horror del 1983 diretto da David Cronenberg e interpretato da James Woods, Debbie Harry e Sonja Smits.
La trama segue Max Renn (interpretato da James Woods), un magnate televisivo alla ricerca di nuovi programmi sensazionali. Viene poi introdotto a un programma televisivo pirata chiamato Videodrome, che sembra mostrare immagini di violenza e tortura estrema. Max diventa ossessionato dal programma e comincia a sperimentare strani effetti collaterali sulla sua mente e sul suo corpo.
Il film esplora temi come l’alienazione, la realtà virtuale, la tecnologia e la natura umana. In particolare, mette in discussione la relazione tra media e violenza, suggerendo che l’eccessiva esposizione a immagini violente possa portare a una desensibilizzazione e ad una perdita di contatto con la realtà.
Videodrome è stato un film molto controverso al momento della sua uscita, soprattutto per le scene di violenza estrema e di sesso esplicito. Tuttavia, il film è diventato un classico cult, grazie alla sua atmosfera inquietante e alla sua visione avveniristica della tecnologia e della società.
Brazil (1985)
Brazil” è un film del 1985 diretto dal regista inglese Terry Gilliam. Il film è ambientato in un futuro distopico in cui lo stato totalitario controlla ogni aspetto della vita dei suoi cittadini attraverso una burocrazia iper-efficiente e invasiva. Il protagonista del film è Sam Lowry (interpretato da Jonathan Pryce), un funzionario pubblico che sogna di fuggire dalla sua vita grigia e anonima.
La trama del film segue le vicende di Sam mentre si trova coinvolto in un errore burocratico che lo porta ad avere un’interazione con una donna di nome Jill Layton (interpretata da Kim Greist). Sam inizia a cercare di aiutare Jill a fuggire dalla città e dalla sua vita opprimente, ma incontra ostacoli in ogni direzione.
Il film è una commedia nera che mescola elementi di fantascienza, horror e dramma. È stato particolarmente apprezzato per la sua estetica unica e visionaria, il suo umorismo nero e la sua critica acuta alla burocrazia e al totalitarismo. Il cast include anche Robert De Niro, Katherine Helmond e Ian Holm.
Nonostante “Brazil” non abbia avuto un grande successo commerciale quando è stato rilasciato, è diventato un classico del cinema di fantascienza e un cult movie. Il film ha ricevuto diversi premi, tra cui il BAFTA per il miglior design dei costumi e la miglior scenografia.
Corona days

Film drammatico, di Fabio Del Greco, Italia, 2020.
Un uomo resta in casa solo, a causa delle misure d'emergenza Corona virus. La solitudine, il tempo e lo spazio diventano i suoi nemici, l'immaginazione, i ricordi e la voglia di libertà i suoi alleati. Il regista Fabio Del Greco documenta i giorni di isolamento del corona virus in maniera intima e personale, girando gli esterni esclusivamente con uno smartphone. La cronaca di questi strani giorni diventa spunto per una riflessione sulla relatività del tempo e dello spazio e di come la libertà sia qualcosa che può trascendere la realtà per trovare casa nella nostra anima.
In tempi di Corona virus, un regista genuino e istintivo come Del Greco ha raccolto i frutti del suo eccentrico "cinediario" realizzato durante le settimane di quarantena. Ha catturato la sua stessa solitudine da vicino e, da una distanza sicura, quella dei suoi amici e parenti. Soprattutto, ha colto le scarse "ore d'aria" concesse dalle autorità per girare in un mondo svuotato di umanità e sottoposto a rigorosi controlli di polizia. Tutto visto attraverso lo sguardo di un autore che, come consueto, è giocoso, disincantato e sottilmente ironico, anche quando si mette in scena come attore. Procedendo nell'esplorazione della realtà, tra spunti malinconici e lampi di ironia, Fabio Del Greco supera questa iniziale e trasforma il suo lungometraggio in un gioco di scatole cinesi, dove convergono contributi audiovisivi diversificati, cronologicamente difformi ma tutti profondamente stimolanti e carichi di significato. L'intreccio tra presente e passato, abilmente orchestrato anche nel montaggio, crea un cortocircuito in cui il passato non è soltanto un almanacco di ricordi, ma un'altra fuga nel regno dell'immaginario. Mentre emerge una critica socio-politica, pur legittima, il racconto si sposta gradualmente verso un quadro esistenziale più ampio.
LINGUA: italiano
SOTTOTITOLI: inglese, spagnolo, francese, tedesco, portoghese
Quell’ultimo giorno – Lettere di un uomo morto (1986)
È un film post-apocalittico del 1986, diretto dal regista sovietico Konstantin Lopushansky.
Il film è ambientato in un futuro distopico in cui la Terra è stata distrutta da una guerra nucleare. Il protagonista, un scienziato di nome Kann, vive in una città sotterranea insieme alla sua famiglia e a una comunità di sopravvissuti. In questo mondo post-apocalittico, la vita è difficile e le risorse scarseggiano, il che spinge la gente a commettere atti disperati.
Kann, che ha perso la speranza nel futuro dell’umanità, lavora su una macchina del tempo con la quale vuole inviare delle lettere nel passato per prevenire la catastrofe nucleare. Nel corso del film, lo vediamo confrontarsi con le proprie convinzioni e le proprie paure, mentre l’intera comunità viene messa alla prova da eventi tragici e dalle difficoltà della sopravvivenza.
Si tratta di un film che offre un’immagine molto cupa del futuro dell’umanità. La città sotterranea in cui si svolge gran parte della storia è oppressiva e claustrofobica, e i personaggi sembrano vivere in uno stato di costante angoscia. Tuttavia, il film è anche una riflessione sulle possibilità e i limiti dell’uomo, sulla natura umana e sulla necessità di speranza. Il film ha ricevuto un’accoglienza positiva dalla critica internazionale e ha vinto numerosi premi in vari festival cinematografici.
Essi vivono (1988)
È un film di fantascienza distopico del 1988 diretto da John Carpenter e interpretato da Roddy Piper e Keith David. Il film è diventato un classico cult, grazie alla sua trama originale e alla sua critica sociale.
La storia segue un operaio di nome John Nada (interpretato da Piper) che si ritrova senza lavoro e senza casa in una Los Angeles squallida e degradata. Dopo aver trovato lavoro in un cantiere edile, Nada scopre casualmente un paio di occhiali che gli permettono di vedere la vera natura del mondo intorno a lui: la maggior parte delle persone sono in realtà creature aliene che controllano la società e che hanno infiltrato ogni aspetto della vita umana.
Con il passare del tempo, Nada scopre che le creature aliene hanno creato una società basata sul consumismo e sul controllo della mente, e che stanno pianificando di invadere la Terra in modo definitivo. Nada si unisce ad un gruppo di ribelli che cercano di fermare gli alieni e di risvegliare l’umanità dalla loro assuefazione.
Il film è noto per la sua critica al capitalismo e alla società consumistica americana, che Carpenter vede come una forma di controllo mentale che impedisce alle persone di vedere la realtà. Inoltre, il film presenta una satira sulla politica americana dell’epoca e sui media di massa, che Carpenter vede come strumenti di propaganda per mantenere il controllo sugli individui. È diventato un film di culto grazie alla sua trama originale, alla regia di Carpenter e alla performance di Piper.
EXistenZ (1997)
Existenz è un film distopico del 1999 diretto da David Cronenberg, noto per la sua capacità di esplorare i temi della tecnologia e della biologia in modo innovativo ed estremo.
Il film è ambientato in un futuro non specificato e segue la storia di Allegra Geller (interpretata da Jennifer Jason Leigh), una famosa game designer che ha appena creato un gioco virtuale chiamato “eXistenZ. Il gioco è così avanzato che i giocatori devono collegarsi direttamente al sistema nervoso centrale attraverso un dispositivo bio-meccanico chiamato “pod”. Geller è impegnata nella presentazione del gioco ad un pubblico selezionato, quando un attentato le viene messo alle spalle da un gruppo di fanatici contrari ai giochi virtuali. Allegra è costretta a fuggire con il suo guardaspalle Ted Pikul (Jude Law) e, per evitare di essere individuati, deve entrare nel gioco “eXistenZ” insieme a Pikul.
Il resto del film segue le avventure di Allegra e Ted all’interno del gioco, dove incontrano personaggi misteriosi e affrontano una serie di minacce. Con il passare del tempo, Allegra e Ted iniziano a dubitare di ciò che è reale e di cosa sia solo parte del gioco.
Il film è molto attento alla rappresentazione di una realtà virtuale immersiva e Cronenberg utilizza la sua abilità nel creare atmosfere disturbanti per mantenere la tensione del film. La storia si sviluppa in modo imprevedibile, con colpi di scena che rendono il film ancora più coinvolgente.
In sintesi, “Existenz” è un film fantascientifico psicologico che esplora i confini tra realtà e finzione, tecnologia e biologia, e identità umana e artificiale.
La Jetée (1962)
In una Parigi devastata dalla Terza Guerra Mondiale, i sopravvissuti vivono sottoterra. Un prigioniero è ossessionato da un’immagine della sua infanzia: il volto di una donna sulla banchina dell’aeroporto di Orly. Questa potente memoria lo rende il candidato ideale per un esperimento di viaggio nel tempo, un disperato tentativo di contattare il passato e il futuro per salvare il presente.
Il capolavoro di Chris Marker non è semplicemente un film, è un saggio filosofico sulla natura del tempo e della memoria. Realizzato quasi interamente con fotografie fisse, La Jetée traduce la sua tesi centrale direttamente nel linguaggio cinematografico. La memoria non è un flusso continuo, ma una collezione di istanti congelati, di frammenti indelebili. La forma statica del film costringe lo spettatore a vivere il tempo come il protagonista, intrappolato tra il ricordo di un’immagine e la speranza di un futuro che possa redimerla. È un’opera di una bellezza struggente che ha influenzato decenni di cinema a venire, gettando le basi per film come 12 Monkeys.
Giorno 122

Fantascienza, dramma, di Fulvio Ottaviano, Stefano Soli, Italia, 2016.
Un gruppo di sopravvissuti a un incidente ferroviario si ritrova isolato sull’Appennino tosco-emiliano. Dopo aver atteso invano i soccorsi, i superstiti si mettono in cammino nella foresta innevata, alla ricerca di viveri e di un riparo. Ma cosa sono quelle strane strisce arancio che solcano il cielo? Pian piano uomini e donne si rendono conto che qualcosa di grave è accaduto, qualcosa di definitivo. Concepita nei convulsi giorni successivi alla catastrofe che ha precipitato il pianeta nel caos e nell’anarchia, MIA vive un’adolescenza solitaria e inquieta sotto il ferreo controllo della Madre. La mancanza della figura paterna la spingerà verso una difficile ricerca, le pagine di un diario le dischiuderanno le porte di un passato oscuro e misterioso. “Giorno 122” è un occhio puntato sull’animo umano: egoismo, brutalità e interessi personali portano il pianeta al collasso e l’uomo ritorna la belva delle origini.
LINGUA: italiano
Alphaville (1965)
L’agente segreto Lemmy Caution arriva nella città futuristica di Alphaville, governata dal computer senziente Alpha 60. In questa metropoli tecnocratica, ogni forma di emozione, amore e poesia è stata bandita in nome della logica pura. La missione di Caution è distruggere il computer e liberare la città dalla sua tirannia razionale, ma l’incontro con la misteriosa Natacha von Braun complica i suoi piani.
Jean-Luc Godard decostruisce la fantascienza e il film noir con un’opera audace e intellettualmente provocatoria. Il genio di Alphaville risiede nella sua capacità di creare un futuro distopico senza effetti speciali, utilizzando semplicemente l’architettura modernista e impersonale della Parigi degli anni ’60. Godard ci mostra che la distopia non è un’astrazione lontana, ma è già presente nei “non-luoghi” delle nostre città, negli spazi freddi e anonimi costruiti dalla logica. Il film è un duello tra la poesia irrazionale dell’essere umano e la logica binaria della macchina, un conflitto che svela come la soppressione dell’emozione porti inevitabilmente alla disumanizzazione.
Fahrenheit 451 (1966)
In un futuro oppressivo, i libri sono illegali e i pompieri hanno il compito di bruciarli. Guy Montag è uno di loro, un funzionario zelante che esegue il suo dovere senza porsi domande. L’incontro con Clarisse, una giovane insegnante che ama la conoscenza proibita, innesca in lui un dubbio profondo, spingendolo a mettere in discussione il sistema e a rischiare tutto per un futuro che potrebbe non esistere.
François Truffaut, maestro della Nouvelle Vague francese, adatta il classico romanzo di Ray Bradbury con uno stile unico e malinconico. Invece di puntare sull’azione spettacolare, il film si affida a una quiete quasi spettrale, a lunghi silenzi e a una colonna sonora inquietante per trasmettere l’orrore della censura. La distopia di Truffaut non è urlata, ma sussurrata. È un mondo di conformismo apatico, dove la soppressione della cultura avviene in modo burocratico e insidioso. Il film esplora la perdita dell’individualità e il potere sovversivo della parola scritta, trasformando la lotta per la conoscenza in un atto di resistenza poetica e disperata.
THX 1138 (1971)
In una città sotterranea del XXV secolo, l’umanità è ridotta a una massa di lavoratori sedati, con teste rasate e nomi alfanumerici. Le emozioni sono soppresse da farmaci obbligatori e ogni aspetto della vita è controllato da una polizia di androidi. L’operaio THX 1138, spinto dalla sua coinquilina LUH 3417, smette di assumere i sedativi e commette il crimine supremo: l’amore.
Prima della saga di Star Wars, George Lucas ha diretto questo film indipendente, una visione cruda e senza compromessi di una società totalitaria. THX 1138 è una distopia di privazione sensoriale, dove il controllo sociale si manifesta attraverso l’uniformità estetica e la repressione chimica. Gli ambienti bianchi e sterili, la sorveglianza onnipresente e i confessionali computerizzati dedicati alla divinità OMM creano un’atmosfera di oppressione clinica. È un’opera che critica la perdita di individualità, il consumismo che si fa religione e la disumanizzazione in una società tecnologicamente avanzata ma spiritualmente vuota.
Stalker (1979)
Uno “Stalker” guida due clienti, uno Scrittore in cerca di ispirazione e un Professore in cerca di scoperte scientifiche, attraverso la misteriosa e proibita “Zona”. Si dice che al centro di questo paesaggio desolato e pericoloso ci sia una Stanza in grado di esaudire i desideri più intimi di chi vi entra. Il viaggio, tuttavia, si rivela un percorso interiore che mette a nudo le loro speranze, i loro dubbi e la loro fede.
Andrei Tarkovsky trascende la fantascienza per creare una parabola metafisica di straordinaria potenza visiva e filosofica. Stalker non è un film su un luogo, ma su uno stato dell’anima. La Zona non è un’ambientazione aliena, ma uno spazio metafisico, un crogiolo in cui fede e cinismo si scontrano. Il contrasto cromatico tra il mondo esterno, girato in un seppia desaturato che evoca la crisi spirituale della modernità, e la Zona, lussureggiante e piena di colore, è la chiave visiva del film. È un’opera lenta, contemplativa e profondamente enigmatica, che interroga lo spettatore sulla natura del desiderio, sul significato della speranza e sulla possibilità di trovare il miracoloso in un mondo desolato.
Il poeta perduto

Dramma, di Fabio Del Greco, Italia, 2024.
Dante Mezzadri vuole rivedere un vecchio amico, soprannominato l'Iguana, che ha perso di vista da molti anni, e che è riuscito a far diventare la loro comune passione giovanile per la poesia in un lavoro, diventando scrittore e poeta famoso. L'uomo fugge dalla sua vita borghese e dalla moglie per vivere senza fissa dimora sul litorale romano, stampa e tenta di vendere le sue raccolte poetiche. La notte dorme in un parco di vecchi carri allegorici di carnevale, dentro carro armato di cartapesta, e attende l'occasione per incontrare il vecchio amico, il quale però non si presenta mai agli appuntamenti nei luoghi che frequentavano da giovani, ora in rovina. I libretti di poesia di Dante non interessano nessuno e per sostentarsi è costretto a "cambiare prodotto": inizia a vendere per conto di giovani spacciatori la famigerata "pillola del cannibale", una nuova droga che va a ruba e che provoca estasi sensoriali e consumistiche. Si rende conto però che questa potente droga è molto pericolosa per chi la assume, entra in conflitto con la sua coscienza etica e butta tutte le pillole in mare. Gli spacciatori però vogliono riscuotere i loro soldi.
Girato nell'arco di 2 anni, il film è una riflessione sulle macerie culturali ed artistiche della società in cui vive il protagonista, in un mondo sempre più meccanizzato, consumista e arido. Dante Mezzadri è l'ennesimo essere umano che ha rinunciato alla sua ispirazione ed alla sua creatività, ma al contrario di molti non è disposto a regalare la propria vita ad un sistema che lo allontana dalla sua vera identità. Il mondo fisico che lo circonda, però, sembra costruito in modo che sembra impossibile fuggire da questa "gabbia invisibile". L'entusiasmo delle persone che incontra si accende solo di fronte all'appagamento sensoriale, alle visioni irreali dell'affermazione personale e del successo, ai "metaversi" che offrono una fuga in una realtà illusoria e distruttiva. La casa del poeta sul litorale, dove si incontrava da giovane con i suoi amici, è solo un cumulo di macerie abbandonate. Che fine hanno fatto tutti quelli che volevano diventare poeti e sono finiti nel diventare qualcos'altro? Esistono forze interiori con cui quella casa può essere "ricostruita"?
LINGUA: italiano
Videodrome (1983)
Max Renn, presidente di un canale televisivo via cavo specializzato in programmazione sensazionalistica, scopre un segnale pirata che trasmette “Videodrome”, uno show snuff che mostra torture e omicidi reali. Ossessionato dalla sua brutalità, Max cerca di scoprirne l’origine, ma si ritrova intrappolato in un incubo di allucinazioni, cospirazioni e mutazioni corporee che fondono la carne con la tecnologia.
Con Videodrome, David Cronenberg profetizza l’era della saturazione mediatica e firma uno dei manifesti del body horror. Il film esplora l’idea terrificante che i media non si limitino a influenzare la mente, ma possano fisicamente penetrare e trasformare il corpo, diventando una nuova, grottesca forma di realtà. La distopia qui non è imposta da uno stato, ma trasmessa via etere. Il corpo diventa l’ultima frontiera del controllo, un campo di battaglia dove la percezione viene alterata e la carne diventa malleabile. “Lunga vita alla nuova carne” non è solo uno slogan, ma la terrificante promessa di un futuro in cui l’umanità si fonde con le sue stesse macchine di intrattenimento.
Brazil (1985)
In un futuro retro-tecnologico, soffocato da una burocrazia onnipresente e inefficiente, il modesto impiegato Sam Lowry evade dalla sua monotona esistenza sognando di essere un guerriero alato che salva una damigella in pericolo. Un banale errore burocratico lo porta a incontrare la donna dei suoi sogni nella vita reale, trascinandolo in una spirale di eventi caotici che lo mettono contro il sistema che ha sempre servito.
Terry Gilliam firma una satira geniale e visivamente strabiliante. A differenza della fredda ed efficiente tirannia di 1984, la distopia di Brazil è un incubo di comica e desolante incompetenza. L’orrore non nasce da un piano diabolico, ma da un “errore senza testa” fatto di scartoffie, macchinari difettosi e regolamenti assurdi. Il film critica una società in cui la procedura è più importante delle persone e dove l’unica forma di ribellione possibile è la fuga nella fantasia. Con la sua estetica unica, che mescola elementi futuristici e design degli anni ’40, Brazil è un’opera visionaria e senza tempo sull’alienazione e la lotta per l’individualità.
Akira (1988)
Nel 2019, la metropoli di Neo-Tokyo è una polveriera di corruzione, violenza tra gang e fermento sociale, costruita sulle ceneri della vecchia Tokyo distrutta da una misteriosa esplosione. Durante uno scontro, Tetsuo, membro di una banda di motociclisti, acquisisce poteri telecinetici devastanti dopo un incidente. La sua crescente instabilità minaccia di risvegliare “Akira”, l’entità che ha già distrutto il mondo una volta.
Capolavoro dell’animazione cyberpunk, Akira di Katsuhiro Otomo è un’epopea di una potenza visiva e tematica sconvolgente. Il film esplora il collasso sociale, la ribellione giovanile e la trascendenza post-umana con una complessità rara. Neo-Tokyo non è solo uno sfondo, ma un personaggio vivo, un organismo urbano in putrefazione che riflette la decadenza morale dei suoi abitanti. La trasformazione di Tetsuo da adolescente frustrato a divinità distruttiva è una metafora terrificante del potere incontrollato e dell’alienazione in una società sull’orlo del baratro. Akira ha definito l’estetica di un intero genere e rimane un punto di riferimento insuperato.
Tetsuo: The Iron Man (1989)
Un “feticista del metallo” si ferisce deliberatamente inserendosi dei rottami nel corpo. Dopo essere stato investito da un impiegato, quest’ultimo inizia a subire una terrificante metamorfosi: la sua carne si trasforma in un groviglio di cavi, tubi e metallo arrugginito. La sua trasformazione lo porta a uno scontro inevitabile con il feticista, in un incubo industriale che fonde uomo e macchina.
Shinya Tsukamoto scatena un’aggressione sensoriale con questo film cult, un’opera di body horror industriale girata in un bianco e nero granuloso e febbrile. Tetsuo è la rappresentazione letterale dell’assorbimento dell’individuo nel caos urbano e tecnologico. La distopia qui non è sociale o politica, ma biologica e psicologica. È l’incubo di una Tokyo industriale che non si limita a circondare i suoi abitanti, ma li invade, li contamina e li trasforma in mostruose appendici di se stessa. Un’esperienza cinematografica estrema, frenetica e indimenticabile, che esplora la perdita di umanità attraverso la mutazione della carne.
La Quinta Stagione

Dramma, di Peter Brosens, Jessica Woodworth, Belgio, 2012.
In un piccolo paese delle Ardenne vive una comunità che sta per festeggiare la fine dell'inverno con il tradizionale falò. Un ragazzo ed una ragazza stanno scoprendo l'amore ed il desiderio. Nel villaggio arriva anche Pol, un apicoltore nomade, che si insedia al centro del paese nella sua roulotte, insieme al figlio disabile. L'allegria della festa svanisce quando avviene un fatto strano, interpretato dai paesani come un cattivo presagio: il fuoco del rogo non si accende. Il villaggio diventa in breve tempo a una terra desolata, la natura sembra impazzita. Le api di Pol scompaiono, il terreno non produce più i suoi frutti, gli alberi muoiono e cadono. I galli non cantano più e le vacche non fanno più latte. Gli uomini cercano invano i germogli affondando le mani nella terra. L'esercito tenta di porre rimedio salvando il bestiame. I paesani, disperati, incolpano il nuovo arrivato, Pol, e non ascoltano il consiglio dell'apicoltore che vorrebbe dividere equamente le provviste per garantire la sopravvivenza di tutti. Il panico e l'aggressività dilagano e il villaggio si trasforma in un inferno.
Di fronte ad una natura che si ribella e non vuole più seguire il ciclo delle stagioni, i protagonisti de La quinta stagione sono intrappolati in un eterno inverno. Uno scenario apocalittico, nel quale le api rifiutano di produrre miele, le mucche non danno più latte. Tutto sembra immobile, congelato, destinato a rimanere sotto l'ombra della stagione fredda. Terzo capitolo di una trilogia nata nel 2006 con Khadak, girato in Mongolia, e Altiplano, girato in Perù, La quinta stagione è ambientato in un villaggio rurale del Belgio, luogo di provenienza dei due registi. L'idea di partenza è geniale. Ne viene fuori un film antropologico e filosofico, diviso in quattro capitoli, con una splendida fotografia ispirata ai dipinti fiamminghi. La neve ricopre ogni cosa, anche le chiacchiere dei paesani, che lasciano spazio a lunghi silenzi metafisici. La quinta stagione è un film allegorico, carico di simboli e metafore potenti, nel quale la natura è la vera protagonista. Essa guarda minacciosa gli uomini, pieni di contraddizioni e arroganza. Una situazione umana, metafora di una realtà globale, senza via di uscita, che ci porta a vivere emozioni antiche ed ancestrali legate alla Terra.
LINGUA: italiano
Delicatessen (1991)
In un fatiscente condominio di una Francia post-apocalittica, il cibo è così scarso che i chicchi di mais sono usati come valuta. Il padrone di casa, che è anche il macellaio del negozio al piano terra, ha un modo ingegnoso per rifornire i suoi inquilini di carne prelibata: assume tuttofare ignari per poi… macellarli. L’arrivo di un ex clown in cerca di lavoro, che si innamora della figlia del macellaio, minaccia di sconvolgere questo precario equilibrio.
Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro creano una commedia nera tanto macabra quanto deliziosa. Delicatessen è una favola surreale che trova l’umorismo e la poesia nell’orrore della sopravvivenza. L’ambientazione claustrofobica del condominio diventa un microcosmo di una società che ha perso la sua bussola morale, dove il cannibalismo è accettato come una triste necessità. Con la sua estetica retrò, i suoi personaggi eccentrici e il suo umorismo slapstick, il film trasforma una premessa agghiacciante in un racconto visivamente incantevole e bizzarramente romantico sulla speranza e la resilienza umana.
Cube (1997)
Sei sconosciuti si risvegliano in una stanza cubica senza alcun ricordo di come siano arrivati lì. Ogni faccia del cubo ha una porta che conduce a una stanza identica, ma alcune di esse sono dotate di trappole mortali. Mentre cercano una via d’uscita, le diverse abilità e personalità del gruppo entrano in conflitto, rivelando che il vero pericolo potrebbe non essere la struttura, ma la natura umana stessa.
Realizzato con un budget incredibilmente basso, Cube è un thriller psicologico geniale che trasforma la sua limitazione produttiva nel suo più grande punto di forza. L’unica, claustrofobica ambientazione diventa una potente metafora della burocrazia, della società e dell’esistenza stessa: un sistema incomprensibile e apparentemente senza scopo, creato da un’entità sconosciuta, che intrappola gli individui e li mette l’uno contro l’altro. Il film è un esercizio di tensione pura, un incubo esistenziale che esplora la paranoia, la disperazione e la fragilità delle alleanze umane di fronte a un’oppressione astratta e ineluttabile.
Gattaca (1997)
In un futuro prossimo, la società è divisa tra i “Validi”, concepiti tramite ingegneria genetica, e gli “Non-Validi”, nati naturalmente e considerati geneticamente inferiori. Vincent Freeman, un “Non-Valido” con un grave difetto cardiaco, sogna di viaggiare nello spazio, un privilegio riservato solo ai Validi. Per farlo, assume l’identità di un Valido paralizzato, entrando in un pericoloso gioco di inganni per sfuggire al determinismo genetico.
Gattaca presenta una delle distopie più eleganti e inquietanti del cinema. Non è un mondo di violenza e oppressione palese, ma di discriminazione silenziosa e scientificamente ratificata. La tirannia qui è inscritta nel DNA. Il film di Andrew Niccol è una potente riflessione sulla natura umana, sul libero arbitrio e sulla resilienza dello spirito. In un mondo che crede che la genetica sia destino, la lotta di Vincent per superare i suoi limiti imposti diventa un inno alla forza della volontà e alla convinzione che non siamo semplicemente la somma dei nostri geni.
Dark City (1998)
John Murdoch si risveglia in una vasca da bagno senza memoria, in una città perpetuamente avvolta dalla notte. Sospettato di una serie di omicidi, scopre che la città è controllata dagli “Stranieri”, esseri misteriosi che ogni notte fermano il tempo per alterare la realtà e i ricordi degli abitanti. Murdoch, immune al loro potere, inizia una disperata ricerca della verità sulla sua identità e sulla natura del mondo che lo circonda.
Uscito un anno prima di The Matrix, il film di Alex Proyas esplora temi simili con un’estetica film noir e un’atmosfera da incubo espressionista. Dark City è un thriller filosofico che indaga la natura della realtà, della memoria e dell’anima umana. La città stessa è un labirinto mentale, una prigione costruita con ricordi artificiali. La lotta di Murdoch non è solo per la sopravvivenza, ma per l’autodeterminazione, per dimostrare che l’identità è qualcosa di più di una semplice raccolta di esperienze impiantate. È un’opera visionaria che ha gettato le basi per gran parte della fantascienza del decennio successivo.
L'ultimo uomo sulla terra

Horror, sci-fi, di Ubaldo Ragona, Sidney Salkow, Stati Uniti/Italia, 1964.
Robert Morgan (Vincent Price) è uno scienziato, unico sopravvissuto a una pandemia globale che ha sterminato l’intera umanità. Ma il virus non uccide soltanto: trasforma le persone in morti viventi vampiri. Morgan trascorre le giornate uscendo solo di giorno e andando a caccia degli zombie quando sono inoffensivi a causa della luce solare. Li uccide con dei paletti di legno che egli stesso costruisce. Tenta continuamente di trovare altri esseri umani sopravvissuti tramite la sua stazione radio, ma nessuno risponde ai suoi messaggi. Di notte gli zombie escono dai loro rifugi e vagano per la città, in cerca di carne umana. Morgan si chiude in casa sigillando porte e finestre e cerca di dormire mentre i vampiri affamati tentano di entrare. Gli incubi del passato lo ttormentano. Morgan era uno scienziato in cerca di un vaccino per sconfiggere la pandemia del virus. L'esercito proibisce di seppellire normalmente i corpi che invece devono essere portati in una fossa comune e bruciati. Sam Corman, il suo giovane assistente è convinto che le autorità bruciano i cadaveri per impedire che essi tornino in vita come vampiri, ma Morgan non gli crede. Cambierà idea quando il virus ucciderà sua moglie e sua figlia. Nei giorni seguenti Morgan trova un cane con cui lenire la propria solitudine. Ma anche l'animale è contagiato dal virus ed è costretto ad ucciderlo. Poi finalmente incontra una donna.
Inosservato al tempo della sua uscita e considerato oggi un film cult, è il primo e migliore adattamento cinematografico del racconto Io sono leggenda di Richard Matheson, uscito nel 1954. Dallo stesso romanzo sono stati tratti in seguito altri film horror: nel 1975 Occhi bianchi sul pianeta Terra (The Omega Man, 1971), nel 2007 Io sono leggenda e I Am Omega. Girato nel 1964, a Roma, con una co-produzione italo-americana, questo film è il capostipite del filone dei film sugli zombie, e precede il successivo e più celebre "La notte dei morti viventi".
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano, spagnolo, tedesco, portoghese
Battle Royale (2000)
In un Giappone totalitario del futuro, il governo approva una legge per combattere la delinquenza giovanile: ogni anno, una classe di liceali viene scelta a caso, portata su un’isola deserta e costretta a uccidersi a vicenda finché non ne rimarrà solo uno. Armati con oggetti casuali, gli studenti devono affrontare i loro amici e compagni in un gioco mortale di sopravvivenza.
Prima di The Hunger Games, c’era Battle Royale. Il controverso capolavoro di Kinji Fukasaku è una critica sociale spietata e una satira brutale sull’autorità, il conflitto generazionale e la violenza mediatica. A differenza dei suoi successori hollywoodiani, il film non addolcisce la sua premessa. È un’opera viscerale e psicologicamente devastante che esplora come le strutture sociali e l’amicizia si disintegrino sotto una pressione estrema. Battle Royale è il capostipite non celebrato di un intero genere, un film che ha avuto il coraggio di mostrare la violenza della sua premessa senza filtri, rendendola una potente allegoria dell’alienazione giovanile.
Donnie Darko (2001)
Donnie Darko è un adolescente problematico che soffre di sonnambulismo e di visioni di un uomo in un inquietante costume da coniglio di nome Frank. Frank lo salva da un bizzarro incidente quando un motore di aereo si schianta nella sua camera da letto, e gli rivela che il mondo finirà in 28 giorni. Guidato da Frank, Donnie compie una serie di atti che sconvolgono la sua tranquilla cittadina suburbana.
Donnie Darko trasforma la periferia americana in una distopia psicologica. Il film di Richard Kelly è un labirinto di filosofia, fisica quantistica e angoscia adolescenziale che esplora i temi del destino e del libero arbitrio. La normalità opprimente della vita suburbana, con le sue regole ipocrite e le sue figure autoritarie, diventa lo sfondo di una crisi esistenziale cosmica. È un’opera di culto enigmatica e malinconica, che si interroga sulla sanità mentale, sul sacrificio e sulla possibilità di trovare un significato in un universo apparentemente caotico.
Le temps du loup (Time of the Wolf) (2003)
In seguito a un disastro non specificato che ha fatto collassare la civiltà, una famiglia cerca rifugio nella sua casa di campagna, solo per trovarla occupata da estranei. Dopo una violenta tragedia, la madre e i suoi due figli sono costretti a vagare in un mondo senza legge, dove la sopravvivenza ha cancellato ogni traccia di umanità e compassione, cercando un barlume di speranza in una stazione ferroviaria abbandonata.
. Le temps du loup è una distopia del silenzio e dell’indifferenza. Il regista non spiega mai la causa del disastro, concentrandosi invece sulla cruda e realistica disintegrazione dei legami sociali. Senza governo, senza regole, senza informazioni, gli esseri umani regrediscono a uno stato primordiale, governato dalla paura e dall’istinto di sopravvivenza. È un’analisi agghiacciante e senza compromessi della fragilità della nostra civiltà.
Primer (2004)
Due ingegneri, lavorando a un progetto imprenditoriale nel loro garage, scoprono accidentalmente un modo per viaggiare nel tempo. Inizialmente usano la loro invenzione per guadagnare in borsa, ma presto si rendono conto che alterare il passato ha conseguenze complesse e pericolose. La loro collaborazione si incrina sotto il peso della paranoia, della sfiducia e dei paradossi che la loro stessa creazione ha scatenato.
Realizzato con un budget di soli 7.000 dollari, Primer è un trionfo del cinema indipendente e una delle rappresentazioni più realistiche e intellettualmente rigorose del viaggio nel tempo. La sua forza non risiede negli effetti speciali, ma nella sua complessa struttura narrativa e nel suo dialogo tecnico e denso. Il film di Shane Carruth dimostra come i vincoli di budget possano stimolare un’incredibile innovazione. La distopia qui è intima e intellettuale: non è il mondo a essere corrotto, ma la capacità umana di gestire un potere che non può comprendere, portando alla disintegrazione delle relazioni e dell’identità.
Mistero di un impiegato

Film drammatico, thriller, di Fabio Del Greco, Italia, 2019.
Qualcuno vuole controllare la vita dell’impiegato Giuseppe Russo: i prodotti che acquista, la sua fede politica e religiosa, la sua vita privata, persino i suoi sogni. Ma farà di tutto per sfuggire al controllo e trovare il suo vero io. Giuseppe è un uomo sui 45 anni, sposato, con un lavoro stabile e una casa di proprietà. La sua vita scorre apparentemente tranquilla, quando incontra un vagabondo misterioso gli consegna delle vecchie videocassette VHS. Giuseppe inizia a vedere i nastri video in cui è filmato in alcuni momenti della sua vita fin da bambino, poi da adolescente e da giovane. Chi ha girato quei video di cui non ricorda nulla? Giuseppe ha la strana sensazione di essere costantemente osservato e inizia a indagare su ciò che sta accadendo. Attraverso la sua indagine, inizia a riscoprire la sua vera identità e a prendere coscienza di chi è veramente.
Mistero di un impiegato è un film mette in luce il pericolo del controllo sociale e mostra una società in cui tutti sono costantemente sorvegliati e condizionati nel loro io più profondo. Il film è anche un'analisi della natura umana e sull'identità. Fabio Del Greco, che interpreta Giuseppe, offre una performance coinvolgente. Altrettanto brava è Chiara Pavoni, nel ruolo di Giada Rubin e Roberto Pensa nel ruolo del vagabondo. Mistero di un impiegato è un film che affronta temi importanti in modo originale, un thriller psicologico che mantiene lo spettatore incollato allo schermo fino alla fine: una metafora della società contemporanea, in cui le persone sono sempre più sorvegliate e condizionate dai media e dalle tecnologie. E' un un'opera coraggiosa e provocatoria, che affronta temi importanti in modo originale.
LINGUA: italiano
SOTTOTITOLI: inglese, spagnolo, francese, tedesco, portoghese
A Scanner Darkly (2006)
In una California del futuro prossimo, l’America ha perso la guerra alla droga. Un poliziotto sotto copertura, Bob Arctor, si infiltra in una comunità di tossicodipendenti per indagare sulla diffusione di una nuova e potente sostanza chiamata “Sostanza M”. Diventato lui stesso dipendente, la sua identità inizia a frammentarsi, al punto che, come agente “Fred”, riceve l’ordine di spiare… se stesso.
Richard Linklater adatta il romanzo di Philip K. Dick utilizzando la tecnica del rotoscoping, in cui l’animazione viene disegnata sopra le riprese dal vivo. Questa scelta stilistica non è un semplice vezzo, ma una perfetta metafora visiva della paranoia, della sorveglianza e della perdita di identità che permeano il film. Il mondo di A Scanner Darkly è una distopia allucinata, dove la realtà è costantemente mediata e distorta dalla tecnologia e dalle droghe. L’animazione crea una patina surreale che rende impossibile distinguere tra ciò che è reale e ciò che è percepito, trascinando lo spettatore nella stessa spirale di confusione del protagonista.
Children of Men (2006)
Nel 2027, il mondo è precipitato nel caos dopo quasi due decenni di infertilità umana. L’umanità è sull’orlo dell’estinzione. In una Gran Bretagna diventata uno stato di polizia che dà la caccia ai rifugiati, un disilluso burocrate viene incaricato di proteggere una giovane donna miracolosamente incinta e di scortarla in un luogo sicuro, diventando l’improbabile custode dell’ultima speranza per il futuro.
Alfonso Cuarón dirige un’opera di una potenza e di un’urgenza sconvolgenti. Children of Men è una distopia del presente, un film che utilizza la sua premessa fantascientifica come una metafora straziante della perdita di speranza e della crisi dei rifugiati. Girato con uno stile quasi documentaristico, con lunghi e virtuosistici piani sequenza che immergono lo spettatore nel caos, il film è un’esperienza viscerale. La sua rappresentazione di un mondo senza futuro è un monito potente sulla fragilità della nostra civiltà e sulla necessità di proteggere la speranza, anche quando sembra perduta.
District 9 (2009)
Quando un’astronave aliena si ferma sopra Johannesburg, gli umani scoprono a bordo una popolazione di extraterrestri malnutriti. Confinati in un ghetto chiamato District 9, gli alieni, soprannominati “gamberoni”, vengono trattati con disprezzo e sfruttati. Un burocrate incaricato del loro trasferimento viene accidentalmente esposto a una sostanza aliena e inizia a trasformarsi, diventando l’uomo più ricercato e l’unico in grado di comprendere la loro situazione.
Prodotto da Peter Jackson, il film di Neill Blomkamp è una potente e originale allegoria dell’apartheid e della xenofobia. Utilizzando uno stile mockumentary e un realismo da reportage, District 9 fonde azione e commento sociale in modo impeccabile. La distopia qui è radicata nella storia reale della segregazione, e la sofferenza degli alieni riflette quella di innumerevoli popolazioni oppresse. È un film intelligente e spettacolare che usa la fantascienza per parlare del nostro mondo, costringendoci a confrontarci con i nostri pregiudizi e con la disumanità di cui siamo capaci.
Monsters (2010)
Sei anni dopo che una sonda della NASA si è schiantata in Messico, metà del paese è stata messa in quarantena come “Zona Infetta” a causa della comparsa di gigantesche creature aliene. Un fotoreporter americano accetta di scortare la figlia del suo capo attraverso la zona pericolosa per riportarla sana e salva negli Stati Uniti. Il loro viaggio si trasforma in un’odissea attraverso un paesaggio tanto meraviglioso quanto letale.
Gareth Edwards dimostra che con un budget minimo si può creare un cinema di grande impatto emotivo e visivo. . Invece di concentrarsi sullo spettacolo dei mostri, il film mette in primo piano la relazione tra i due protagonisti. Le creature rimangono sullo sfondo, una presenza costante ma spesso invisibile, che serve come potente allegoria dei confini, dell’immigrazione e della paura dell’ “altro”. Il vero “mostro” del titolo non è la creatura aliena, ma il muro che divide due mondi.
Occidente

Film drammatico, di Jorge Acebo Canedo, 2019, Spagna.
Torino Underground Cinefest 2020, Ponferrada International Film Festival 2019. Un regista fuggitivo in esilio di nome H ritorna nella città industriale da cui era fuggito molto tempo prima, in un tempo e in un luogo sconosciuti. Gloria, l’operaia che si è lasciato alle spalle e che amava, lotta per sopravvivere alla monotonia. Ma H, incapace di conformarsi, la convince a fuggire oltre la civiltà, un posto che nessuno ricorda.
Spunto di riflessione
Il progresso e la rivoluzione industriale dovevano portare un maggiore grado di civiltà, ma è andata davvero così? L'idea di essere una società civile ed evoluta è pericolosa perché impedisce di diventarla davvero. I politici sono in grado di prendere in considerazione solo il prodotto interno lordo e la crescita economica. Tutto il mondo si muove nella direzione di una "presunta" civiltà. Ma se non si riesce a vedere la malattia dell'inciviltà allora è impossibile iniziare il processo di guarigione.
LINGUA: spagnolo
SOTTOTITOLI: italiano, inglese, francese, tedesco, portoghese
Never Let Me Go (2010)
Kathy, Tommy e Ruth crescono insieme in un idilliaco collegio inglese, Hailsham. La loro vita è protetta e apparentemente normale, ma presto scoprono una verità agghiacciante: sono cloni, creati con il solo scopo di donare i loro organi una volta raggiunta la giovane età adulta. Mentre affrontano il loro destino, il loro legame di amicizia e amore viene messo a dura prova.
Basato sul romanzo di Kazuo Ishiguro, Never Let Me Go è una distopia di una tristezza e di una delicatezza strazianti. L’orrore non è nella violenza fisica, ma nella rassegnazione silenziosa a un destino crudele. Il film esplora temi profondi come l’identità, l’anima e il significato di una vita vissuta sapendo che è destinata a essere breve e strumentale. È una critica potente a una società utilitaristica che mercifica l’esistenza stessa, e una riflessione commovente sulla fragilità dei legami umani di fronte all’inevitabile.
Beyond the Black Rainbow (2010)
Nel 1983, all’interno del misterioso Istituto Arboria, una giovane donna dotata di poteri psichici, Elena, è tenuta prigioniera dal sinistro Dr. Barry Nyle. Sottoposta a sessioni di terapia che sono in realtà sadici esperimenti, Elena cerca di fuggire da questa prigione psichedelica, mentre il passato oscuro di Nyle e dell’istituto viene lentamente a galla, rivelando un incubo di controllo mentale e trascendenza fallita.
Il debutto di Panos Cosmatos è un’esperienza visiva ipnotica e terrificante, un omaggio al cinema di fantascienza e horror degli anni ’70 e ’80. Beyond the Black Rainbow è una distopia retro-futuristica, un trip psichedelico che immerge lo spettatore in un’atmosfera onirica e opprimente. Con la sua estetica satura di colori, il ritmo lento e contemplativo e la colonna sonora synth, il film crea un mondo unico e inquietante. È un’esplorazione del controllo, della coscienza e dei pericoli di una ricerca spirituale che si trasforma in tirannia.
Antiviral (2012)
In un futuro ossessionato dalla fama, una clinica vende ai fan le malattie delle loro celebrità preferite. Syd March è un impiegato che, per arrotondare, contrabbanda questi virus nel proprio corpo per venderli al mercato nero. Quando si inietta il virus che ha appena ucciso la superstar Hannah Geist, si ritrova con una malattia mortale e diventa l’obiettivo di collezionisti e fanatici, costretto a svelare il mistero della morte di Hannah per salvare se stesso.
Brandon Cronenberg, figlio d’arte, dirige un’opera che è degna erede del cinema paterno. Antiviral è una satira glaciale e disturbante sulla cultura della celebrità e sulla mercificazione del corpo. In questa distopia, il culto dell’immagine diventa una patologia letterale. Il corpo non è più privato, ma un prodotto la cui biologia stessa – i suoi virus, le sue cellule – può essere acquistata e consumata. È un’analisi spietata di una società in cui il desiderio di connessione si trasforma in una forma di cannibalismo biologico.
Snowpiercer (2013)
Nel 2031, un esperimento fallito per fermare il riscaldamento globale ha gettato il mondo in una nuova era glaciale. Gli unici sopravvissuti viaggiano a bordo dello Snowpiercer, un treno in perpetuo movimento che compie il giro del globo. All’interno, una rigida gerarchia sociale vede i poveri ammassati in condizioni disumane in coda, mentre l’élite vive nel lusso in testa. Una rivolta è inevitabile.
Il regista sudcoreano Bong Joon-ho (Parasite) crea un’allegoria di classe potente e visivamente spettacolare. Lo spazio lineare e claustrofobico del treno diventa un microcosmo della società capitalista, con ogni vagone che rappresenta un diverso strato sociale. La lotta per avanzare verso la testa del treno è una rappresentazione letterale della lotta di classe. Snowpiercer è un film d’azione intelligente e brutale, che unisce una narrazione avvincente a una critica sociale affilata, interrogandosi sulla natura del potere, del controllo e della rivoluzione.
Tao

Cortometraggio, sci-fi, di Edo Tagliavini, Italia.
In un futuro prossimo, Europa e America hanno unito le loro frontiere nella “Federazione Democratica”: l’unica via per diventarne membri è quella di partecipare allo show televisivo chiamato “Tao”, e combattere contro l’avversario per vincere il permesso di soggiorno.
Spunto di riflessione
Tao significa "la via", ma non in riferimento a una meta. Non c'è niente da raggiungere, devi solo essere qui e ora, e celebrare la vita. La vita non ha scopo né meta. Il Tao si riferisce alle leggi universali, non quelle fatte dall'uomo. Il Tao è l'unica vera legge, il principio che tiene insieme l'esistenza. È un Cosmo che tiene insieme un immenso ordine intrinseco, l'armonia del Tutto. Il sinonimo più adatto alla parola Tao è Natura con la N maiuscola.
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano
Under the Skin (2013)
Un’entità aliena assume le sembianze di una donna attraente e percorre le strade della Scozia a bordo di un furgone, adescando uomini soli. Le sue vittime vengono condotte in un luogo surreale e oscuro, dove vengono consumate. Tuttavia, attraverso le sue interazioni con gli umani, l’aliena inizia a sperimentare frammenti di empatia e a mettere in discussione la sua stessa natura e la sua missione.
Jonathan Glazer dirige un’opera di fantascienza enigmatica e visivamente sbalorditiva. Under the Skin adotta uno sguardo alieno per esaminare l’umanità da una prospettiva esterna e spietata. Girato in parte con telecamere nascoste e attori non professionisti, il film cattura la banalità, la crudeltà e la vulnerabilità della nostra specie. È una meditazione profonda sull’identità, la solitudine e la natura dell’empatia, un’esperienza cinematografica sensoriale che si insinua sotto la pelle e lascia lo spettatore a interrogarsi su cosa significhi veramente essere umani.
Coherence (2013)
Durante una cena tra amici, il passaggio di una cometa provoca un blackout e una serie di eventi inspiegabili. Quando scoprono che l’unica altra casa illuminata nel quartiere è una copia esatta della loro, con dentro delle loro versioni alternative, la serata si trasforma in un incubo di paranoia e sfiducia. Le relazioni si frantumano mentre i personaggi si confrontano con le infinite possibilità della fisica quantistica.
Coherence è un capolavoro di fantascienza a micro-budget che dimostra come una grande idea e una sceneggiatura brillante possano superare qualsiasi limite produttivo. Girato quasi interamente in una sola location e basato sull’improvvisazione degli attori, il film trasforma una normale cena in un labirinto di realtà parallele. È un thriller psicologico teso e intelligente che esplora i temi dell’identità, delle scelte e della natura fragile della realtà, dimostrando che la distopia più terrificante può nascere dalle crepe del nostro mondo familiare.
The Lobster (2015)
In una società distopica, essere single è illegale. Le persone sole vengono arrestate e trasferite in un hotel dove hanno 45 giorni per trovare un partner. Se falliscono, vengono trasformate in un animale a loro scelta. Un uomo, abbandonato dalla moglie, cerca di sopravvivere in questo sistema assurdo, prima tentando di conformarsi e poi fuggendo per unirsi a un gruppo di ribelli solitari nel bosco, dove però vige la regola opposta: l’amore è proibito.
Il regista greco Yorgos Lanthimos crea una satira surreale e acutissima sulle convenzioni sociali e sulla pressione di conformarsi. Il genio di The Lobster sta nel presentare due distopie opposte ma ugualmente tiranniche: quella dell’accoppiamento forzato e quella della solitudine forzata. Con il suo stile impassibile e il suo umorismo nero, il film critica non una singola ideologia, ma la natura stessa dei sistemi sociali rigidi che soffocano l’individualità e la complessità delle emozioni umane. È una riflessione brillante e bizzarra sull’amore, la solitudine e l’assurdità delle regole che governano le nostre vite.
Possessor (2020)
Tasya Vos è un’assassina che lavora per un’organizzazione segreta che utilizza una tecnologia di impianti cerebrali per “possedere” i corpi di altre persone e usarli per commettere omicidi. Tuttavia, ogni missione la allontana sempre di più dalla sua vera identità. Quando un incarico di routine va storto, si ritrova intrappolata nella mente di un uomo che inizia a combattere per riprendere il controllo del proprio corpo.
Brandon Cronenberg prosegue l’eredità paterna con un thriller fantascientifico che è la terrificante evoluzione delle ansie contemporanee sulla sorveglianza aziendale e la perdita di identità. Possessor rappresenta il punto finale del controllo distopico: il corpo non è più solo monitorato o mercificato, ma diventa un semplice hardware, un veicolo che può essere dirottato. L’orrore qui è l’annientamento totale del sé da parte di un’entità corporativa. Con la sua violenza viscerale e la sua fotografia fredda e sterile, il film è un’analisi agghiacciante della disumanizzazione nell’era della tecnologia invasiva.
Vesper (2022)
In un futuro post-apocalittico, l’ecosistema terrestre è collassato. L’umanità sopravvive in cittadelle fortificate, mentre i pochi rimasti all’esterno lottano per la sopravvivenza in un mondo ostile. Vesper, una ragazza di 13 anni dotata di straordinarie capacità di bio-hacking, si prende cura del padre paralizzato. L’incontro con una misteriosa donna proveniente da una cittadella le offre la possibilità di un futuro diverso, ma la trascina in un pericoloso intrigo.
Vesper è un’opera di fantascienza “bio-punk” visivamente sbalorditiva e tematicamente ricca. A differenza di molte distopie post-apocalittiche, il film non si concentra sulla desolazione, ma su un mondo in cui la natura, sebbene tossica e strana, è rigogliosa e piena di una nuova, bizzarra vita. È una favola ecologica che esplora la disuguaglianza di classe e il potere della conoscenza scientifica come strumento di ribellione. L’estetica organica e fiabesca del film lo rende una delle visioni più originali e affascinanti della fantascienza recente.
Una visione curata da un regista, non da un algoritmo
In questo video ti spiego la nostra visione

