L’Oriente ha sempre tenuto molto più in considerazione l’inconscio e le parti della mente meno accessibili. In Occidente invece la società ha dato molta più importanza alla mente cosciente, all’aspetto razionale. Si è trascurata l’importanza di dare ascolto all’inconscio. Negli ultimi decenni però anche in Occidente la crescita personale e i temi legati alle zone più profonde della nostra psiche ha acquisito importanza.
L’inconscio è un enorme serbatoio di memorie dimenticate, aspetti repressi della nostra personalità e comunicazione con dimensioni invisibili. Chi più chi meno, siamo tutti in contatto con il nostro inconscio ma lo stile di vita predominante non gli dà molta importanza.
L’inconscio sembra a molte persone un territorio riservato agli artisti e agli psicologi. Il mondo misterioso dell’irrazionale sembra appartenere solo agli individui che vivono fuori dalle norme sociali: che non hanno i piedi piantati per terra.
La realtà invece è che l’inconscio comprende il 95% del nostro essere. Appena il 5% appartiene la mente razionale e il suo potere è molto, molto inferiore. Per quanto possiamo fare una vita fatta di cose pratiche e lavori razionali, per quanto possiamo pianificare in maniera logica tutti gli aspetti della nostra esistenza, è la grande corrente dell’inconscio che dirige i nostri destini. Questo aspetto è stato compreso in Oriente da millenni, e per questo lì troviamo ogni tipo di scuola e disciplina che riguarda la dimensione interiore.
L’inconscio crea la realtà esteriore
Molti non sono disposti ad ammetterlo: daranno la colpa al mondo esterno, al partner, alla crisi, alla competizione, e a mille altre cose esteriori. Ma con un’auto analisi più approfondita, tecniche di meditazione e maggior contatto con se stessi ci si rende conto che la maggior parte degli eventi che si manifestano nella nostra vita sono frutto del lavoro continuo dell’inconscio. Un lavoro che dura 24 ore su 24 per tutta la vita.
L’inconscio è la parte di noi che ci connette a remote esperienze dimenticate ma di cui abbiamo elaborato, senza rendersene conto, l’utilità. Quando ci si presenta una nuova situazione con emozioni ed eventi dello stesso tipo è il nostro inconscio che ci dice come agire, e lo facciamo in maniera automatica, proprio come quando abbiamo imparato a guidare la macchina o a camminare.
Nell’inconscio c’è il 95% delle percezioni del momento presente, del qui e ora. Quello che noi percepiamo attraverso i sensi, pensiamo, sentiamo non è altro che una piccola parte. Se riusciamo a radicare noi stessi per un po’ di tempo nel momento presente, dimenticando i pensieri, il passato e il futuro su cui immaginiamo in continuazione, allora ci rendiamo conto della potenza dell’inconscio.
L’esperienza del momento presente appare allora ricchissima, e per qualche istante riusciamo a percepire il mondo come quando eravamo bambini, senza il filtro della mente razionale. Un filtro che inizia il suo processo di separazione dell’individuo dalla realtà con l’apprendimento del linguaggio e cresce in maniera significativa con la formazione scolastica. L’università e il mondo del lavoro di solito rappresentano la separazione definitiva con questa magia della realtà.
L’inconscio collettivo
Ma l’inconscio non siamo solo noi, comprende anche un inconscio collettivo. La mente che ci portiamo dietro si è formata nel corso dei secoli e dei millenni. Si porta con sé l’intera esperienza dell’umanità, degli animali, degli uccelli, delle piante. In qualche modo l’inconscio collettivo conosce tutte queste esperienze, è una dimensione di noi stessi che non è solo nostra ma universale.
L’inconscio comprende, secondo le teorie della fisica quantistica, tutte le potenzialità presenti e future che non si sono concretizzato ma sono in uno stato potenziale. Entrare in contatto con il proprio inconscio può avere un valore enorme per affinare il nostro intuito e guardare oltre la realtà contingente. Riuscire cioè a cogliere le potenzialità dei mondi che non si sono concretizzato, o che forse semplicemente vivono in altre dimensioni parallele alla nostra.
Non esisto quindi solo per quello che sono o che penso di essere ora. Esistono tanti altri io, che hanno fatto scelte differenti. Quello che magari ha scelto di vivere all’estero, quello che ha scelto un’altra professione o un altro partner, un io che si è formato convinzioni molto lontane da quelle che abbiamo… Ogni scelta è una potenziale porta su un altra dimensione. Se accadono determinate condizioni si concretizza un mondo, altrimenti si realizzerà una sua altra potenzialità.
L’inconscio quindi rappresenta il 95% del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro, e possiamo considerarlo il regista del film della vita. Ma allora perché nella società occidentale e così sottovalutato, e la maggior parte delle potenzialità scoperte rappresentano solo storie fantasiose? Perché senza la nascita e il rafforzamento continuo di una mente logica e della nostra parte cosciente razionale l’individuo non si può integrare nella società, non può far parte di nessun gruppo, associazione, scuola o famiglia.
Inconscio e regole sociali
L’inconscio è un’esperienza di profondità individuale e non può integrarsi con le strutture sociali e le regole: è anarchia allo stato puro. Ma è un’anarchia che può rivelarci il vero flusso delle cose. Molte persone non sono disposti ad avventurarsi nel ignoto dell’inconscio: questo significherebbe restare sempre più soli e non poter appartenere ai gruppi e alle associazioni. L’inconscio è una forza che ci porta alla verità ma che rende impossibile seguire le regole esterne. Il prezzo da pagare può essere quindi l’isolamento e la solitudine.
L’inconscio a che fare con l’ignoto e l’inconoscibile e questo fa paura. La sua potenza è che quello che è noto oggi ieri era sconosciuto, È stato possibile conoscerlo addentrandosi nel inconoscibile. La scienza crede che l’esistenza possa essere interpretata ad ogni livello, ma c’è una parte dell’ignoto che non può essere spiegata con nessun punto di vista scientifico.
Molti artisti infatti non sono integrati con le regole sociali e sentono il problema della solitudine e dell’emarginazione, del conflitto tra società e individuo. La logica dell’uomo creativo è proprio quella di restare continuamente a contatto con il proprio inconscio e le correnti più inconoscibili del suo animo. Tutto questo lo trasporta inesorabilmente lontano dalla esteriorità e dalle sue regole, dalla superficialità dei gruppi sociali. L’uomo creativo sente inesorabilmente che appartiene solo a se stesso e che può trovare quello che cerca solo nella propria mente.
Inconscio e verità individuale
Questo momento però, prima o poi arriva per tutti. Si può rimandare per molti anni questa discesa nelle profondità di se stessi ma prima o poi arriva il momento che la superficialità del mondo esterno non ci basta più. Dopo aver rimandato per tanto tempo saremo costretti a confrontarci con il nostro inconscio, la forza che in qualche modo ha plasmato la nostra vita. Saremo costretti ad andare a cercare quella verità su noi stessi anche se ci siamo occupati tutta la vita di cose semplici e pratiche.
Ma si può vivere allora solo nel mondo dell’inconscio? Moltissimi artisti lo hanno fatto ma sono finiti per avere grossi problemi. Le potenzialità dell’inconscio infatti hanno bisogno di un contenitore razionale dentro le quali possono essere raccontate. Senza questo contenitore si rischia la frammentazione e la follia. Un io frammentato esplode in tanti pezzettini e perde il contatto con la realtà: è quello che è successo a tanti artisti. Tanti altri invece hanno avuto fortuna anche nel mondo esteriore e nella società: sono riusciti ad integrare inconscio e coscienza, mondo razionale e irrazionale, intuizione e logica, mistero e concretezza.
E sicuramente questa la vera strada da percorrere per sfruttare la ricchezza dell’ inconscio personale e collettivo, come spiegato dai maestri della psicologia Freud e Jung. Comprendere che la maggior parte di noi è formata da questi sconfinati mondi irrazionali ma non trascurare o negare le regole e la logica, che ci consentono di trarre davvero profitto da essi. Senza una logica e una narrazione razionale e coerente i tesori sommersi dell’inconscio non vengono portati a galla.
Cinema e inconscio
Il cinema e l’inconscio hanno un legame strettissimo e indissolubile. Comunicano con noi con lo stesso mezzo: le immagini. Da molti punti di vista il cinema sembra nato proprio per sondare gli spazi dell’ignoto, dell’inconoscibile e dell’inconscio. Tra tutte le arti e quella che funziona in maniera più simile alla nostra mente: produce immagini in movimento. Il cinema è un mezzo straordinario per il cineasta e per il pubblico per entrare in contatto con quella parte di noi sommersa nelle profondità del nostro essere.
Il surrealismo ha riaffermato l’importanza dell’inconscio e dell’irrazionale nei film e nell’arte. L’espressionismo ha esplorato il lato oscuro della nostra psiche e le sue paure. L’impressionismo ha raccontato storie soggettive dove la percezione del mondo era quella interiore dell’artista. Molti movimenti di avanguardia non sono stati altro che tentativi di riaffermare la forza degli aspetti inconsci della vita.
Molti registi lo hanno fatto esplorando le loro paure più irrazionali, altri dando più importanza alle parti più luminose. Ma il fatto che il cinema fantastico si sia affermato molto di più nella storia del cinema del reale è la prova che al pubblico piace, attraverso un film, mettersi in contatto con il suo mondo irrazionale e sconosciuto.
Ecco alcuni film che ci consentono di esplorare le profondità dell’inconscio.
Dementia
Ina notte interminabile a Los Angeles di una donna sola in balia delle paure del proprio inconscio. Un film sperimentale diventato negli anni un cult, un mix di horror, noir e film espressionista, basato su un sogno della segretaria del regista. Un film che parla esclusivamente con le immagini i simboli, proprio come la nostra parte più irrazionale
Le mani dell’altro
Un pianista famoso, Orlac, dopo un incidente ferroviario è costretto a sostituire le sue preziose mani con un trapianto. Gli capiteranno le mani di un assassino. Un film che è un percorso di riflessione sulle parti più oscure di noi che non riusciamo ad accettare. Uno degli ultimi capolavori del cinema espressionista che più di ogni altra avanguardia ha saputo rappresentare sul grande schermo le paure più profonde dell’inconscio e dell’irrazionale. Un film sulla doppia personalità e sulla forza distruttiva delle forze inconsce quando non sono usate in modo creativo.
Haxan
Stregoneria, profanazione di tombe, torture e streghe in questo film leggendario, che visto oggi sembra molto più all’avanguardia della maggior parte dei film dell’orrore e del fantastico contemporanei. Il regista svedese Benjamin Christensen ci racconta come l’inconscio che non è accettato dalla parte razionale dell’uomo può trasformarsi in follia. E può addirittura essere interpretato dagli uomini più ottusi come forza del male demoniaca.
Il gabinetto del dottor Caligari
Il film dell’orrore espressionista numero uno, scritto e girato con il linguaggio simbolico dell’inconscio. In un piccolo paese Caligari fa l’imbonitore nelle fiere per presentare il suo fenomeno: un sonnambulo che dorme in una cassa da morto. Il dottore sostiene che il sonnambulo è in grado di conoscere il passato e di predire il futuro. Il più importante film espressionista non è altro che una grande messa in scena dell’inconscio, sia per le scenografie che per suoi personaggi. Atmosfere oniriche e paesaggi deformati come nei sogni, dialoghi rarefatti e doppie personalità. Il sonnambulo rappresenta in un certo senso quella parte di noi inconscia che sta oltre la maschera sociale e la personalità.
Il sogno di Omero
Quali sono le immagine oniriche di chi vive senza vedere? Il sogno di Omero è un documentario onirico sui sogni di 5 persone cieche dalla nascita che hanno stabilito una forte relazione con il proprio inconscio con l’abitudine di ricordarsi e raccontare i propri sogni attraverso un registratore vocale. Appunti orali che ognuno di loro registra ogni giorno al proprio risveglio e che compongono la voce narrante del film.
The shout
I poteri paranormali dell’inconscio sono raccontati in questo cortometraggio dove un giovane aspirante scienziato fa un sogno condiviso con la propria donna e incontra un misterioso personaggio che afferma di avere la facoltà di uccidere con la forza del suo urlo.
Il testamento di un poeta
L’ultimo film del poeta e cineasta Jean Cocteau. Tutto il suo percorso poetico e cinematografico potrebbe essere interpretato come una ricerca dell’illuminazione attraverso la creatività e la poesia. Ambientazioni oniriche e personaggi simbolici che sono anime perdute che provocano morte e resurrezione. Con un cast eccezionale formato dagli amici del pittore che si sono offerti di lavorare gratuitamente nel film. Una ricerca sul rapporto tra arte e vita e sul senso ultimo dell’esistenza.
Altin in città
Un giovane immigrato albanese lavora in una macelleria ma sogna di diventare un famoso scrittore. Il film è continuamente percorso da accensioni oniriche. I sogni di Altin sono segnali di un inconscio sofferente che cerca di comunicare per metterlo in guardia sulla sua vita. Il rapporto con le proprie radici e con la madre, l’ambizione ed i sogni di gloria, la paura di perdere qualsiasi punto di riferimento. Un film che mescola un linguaggio realistico con sequenze oniriche e visionarie. Tra cui uno strano, surreale e memorabile finale.
Carnevale di anime
Un horror cult che vale assolutamente la pena di vedere. Dopo un incidente automobilistico Mary esce indenne mentre tutti i suoi amici muoiono. Trova un nuovo lavoro come organista in una chiesa vicino alla quale c’è uno strano padiglione in riva ad un lago da cui si sente attratta. Le apparizioni di una figura spettrale (interpretata dallo stesso regista) la perseguitano. Film molto particolare e originale che ha influenzato anche David Lynch. Un’atmosfera sospesa ed irreale. Un mondo che esiste solo nell’inconscio della protagonista.
Il sangue di un poeta
Tutta l’opera di Jean Cocteau non è altro che una profonda discesa nell’inconscio attraverso la poesia e l’immaginazione. Nella sua opera prima Il sangue di un poeta la poesia diventa cinema. Jean Cocteau e uno di quei cineasti rari che utilizzano l’arte cinematografica come mezzo di espressione artistica personale. Film che può essere definito solo in parte surrealista: è un racconto dove il regista si mette in gioco in prima persona e riflette sulle sue intuizioni, su un mondo ignoto e inconoscibile che caratterizzerà tutta la sua carriera.
Alla conquista del polo
In questo straordinario capolavoro di George Melies il viaggio in terre lontane, come in altri suoi film, diventa un viaggio nell’abisso dell’inconscio. Un mondo fantastico e surreale dove possono apparire improvvisamente creature mostruose: la scena dell’apparizione del gigantesco mostro di ghiacci è una delle scene della storia del cinema che bisogna assolutamente vedere.