L’Oriente ha sempre tenuto molto più in considerazione l’inconscio e le parti della mente meno accessibili. In Occidente invece la società ha dato molta più importanza alla mente cosciente, all’aspetto razionale. Si è trascurata l’importanza di dare ascolto all’inconscio. Negli ultimi decenni però anche in Occidente la crescita personale e i temi legati alle zone più profonde della nostra psiche ha acquisito importanza.
L’inconscio è un enorme serbatoio di memorie dimenticate, aspetti repressi della nostra personalità e comunicazione con dimensioni invisibili. Chi più chi meno, siamo tutti in contatto con il nostro inconscio ma lo stile di vita predominante non gli dà molta importanza.
L’inconscio sembra a molte persone un territorio riservato agli artisti e agli psicologi. Il mondo misterioso dell’irrazionale sembra appartenere solo agli individui che vivono fuori dalle norme sociali: che non hanno i piedi piantati per terra.
La realtà invece è che l’inconscio comprende il 95% del nostro essere. Appena il 5% appartiene la mente razionale e il suo potere è molto, molto inferiore. Per quanto possiamo fare una vita fatta di cose pratiche e lavori razionali, per quanto possiamo pianificare in maniera logica tutti gli aspetti della nostra esistenza, è la grande corrente dell’inconscio che dirige i nostri destini. Questo aspetto è stato compreso in Oriente da millenni, e per questo lì troviamo ogni tipo di scuola e disciplina che riguarda la dimensione interiore.
L’inconscio crea la realtà esteriore

Molti non sono disposti ad ammetterlo: daranno la colpa al mondo esterno, al partner, alla crisi, alla competizione, e a mille altre cose esteriori. Ma con un’auto analisi più approfondita, tecniche di meditazione e maggior contatto con se stessi ci si rende conto che la maggior parte degli eventi che si manifestano nella nostra vita sono frutto del lavoro continuo dell’inconscio. Un lavoro che dura 24 ore su 24 per tutta la vita.
L’inconscio è la parte di noi che ci connette a remote esperienze dimenticate ma di cui abbiamo elaborato, senza rendersene conto, l’utilità. Quando ci si presenta una nuova situazione con emozioni ed eventi dello stesso tipo è il nostro inconscio che ci dice come agire, e lo facciamo in maniera automatica, proprio come quando abbiamo imparato a guidare la macchina o a camminare.
Nell’inconscio c’è il 95% delle percezioni del momento presente, del qui e ora. Quello che noi percepiamo attraverso i sensi, pensiamo, sentiamo non è altro che una piccola parte. Se riusciamo a radicare noi stessi per un po’ di tempo nel momento presente, dimenticando i pensieri, il passato e il futuro su cui immaginiamo in continuazione, allora ci rendiamo conto della potenza dell’inconscio.
L’esperienza del momento presente appare allora ricchissima, e per qualche istante riusciamo a percepire il mondo come quando eravamo bambini, senza il filtro della mente razionale. Un filtro che inizia il suo processo di separazione dell’individuo dalla realtà con l’apprendimento del linguaggio e cresce in maniera significativa con la formazione scolastica. L’università e il mondo del lavoro di solito rappresentano la separazione definitiva con questa magia della realtà.
L’inconscio collettivo

Ma l’inconscio non siamo solo noi, comprende anche un inconscio collettivo. La mente che ci portiamo dietro si è formata nel corso dei secoli e dei millenni. Si porta con sé l’intera esperienza dell’umanità, degli animali, degli uccelli, delle piante. In qualche modo l’inconscio collettivo conosce tutte queste esperienze, è una dimensione di noi stessi che non è solo nostra ma universale.
L’inconscio comprende, secondo le teorie della fisica quantistica, tutte le potenzialità presenti e future che non si sono concretizzato ma sono in uno stato potenziale. Entrare in contatto con il proprio inconscio può avere un valore enorme per affinare il nostro intuito e guardare oltre la realtà contingente. Riuscire cioè a cogliere le potenzialità dei mondi che non si sono concretizzato, o che forse semplicemente vivono in altre dimensioni parallele alla nostra.
Non esisto quindi solo per quello che sono o che penso di essere ora. Esistono tanti altri io, che hanno fatto scelte differenti. Quello che magari ha scelto di vivere all’estero, quello che ha scelto un’altra professione o un altro partner, un io che si è formato convinzioni molto lontane da quelle che abbiamo… Ogni scelta è una potenziale porta su un altra dimensione. Se accadono determinate condizioni si concretizza un mondo, altrimenti si realizzerà una sua altra potenzialità.
L’inconscio quindi rappresenta il 95% del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro, e possiamo considerarlo il regista del film della vita. Ma allora perché nella società occidentale e così sottovalutato, e la maggior parte delle potenzialità scoperte rappresentano solo storie fantasiose? Perché senza la nascita e il rafforzamento continuo di una mente logica e della nostra parte cosciente razionale l’individuo non si può integrare nella società, non può far parte di nessun gruppo, associazione, scuola o famiglia.
Inconscio e regole sociali
L’inconscio è un’esperienza di profondità individuale e non può integrarsi con le strutture sociali e le regole: è anarchia allo stato puro. Ma è un’anarchia che può rivelarci il vero flusso delle cose. Molte persone non sono disposti ad avventurarsi nel ignoto dell’inconscio: questo significherebbe restare sempre più soli e non poter appartenere ai gruppi e alle associazioni. L’inconscio è una forza che ci porta alla verità ma che rende impossibile seguire le regole esterne. Il prezzo da pagare può essere quindi l’isolamento e la solitudine.
L’inconscio a che fare con l’ignoto e l’inconoscibile e questo fa paura. La sua potenza è che quello che è noto oggi ieri era sconosciuto, È stato possibile conoscerlo addentrandosi nel inconoscibile. La scienza crede che l’esistenza possa essere interpretata ad ogni livello, ma c’è una parte dell’ignoto che non può essere spiegata con nessun punto di vista scientifico.
Molti artisti infatti non sono integrati con le regole sociali e sentono il problema della solitudine e dell’emarginazione, del conflitto tra società e individuo. La logica dell’uomo creativo è proprio quella di restare continuamente a contatto con il proprio inconscio e le correnti più inconoscibili del suo animo. Tutto questo lo trasporta inesorabilmente lontano dalla esteriorità e dalle sue regole, dalla superficialità dei gruppi sociali. L’uomo creativo sente inesorabilmente che appartiene solo a se stesso e che può trovare quello che cerca solo nella propria mente.
Inconscio e verità individuale

Questo momento però, prima o poi arriva per tutti. Si può rimandare per molti anni questa discesa nelle profondità di se stessi ma prima o poi arriva il momento che la superficialità del mondo esterno non ci basta più. Dopo aver rimandato per tanto tempo saremo costretti a confrontarci con il nostro inconscio, la forza che in qualche modo ha plasmato la nostra vita. Saremo costretti ad andare a cercare quella verità su noi stessi anche se ci siamo occupati tutta la vita di cose semplici e pratiche.
Ma si può vivere allora solo nel mondo dell’inconscio? Moltissimi artisti lo hanno fatto ma sono finiti per avere grossi problemi. Le potenzialità dell’inconscio infatti hanno bisogno di un contenitore razionale dentro le quali possono essere raccontate. Senza questo contenitore si rischia la frammentazione e la follia. Un io frammentato esplode in tanti pezzettini e perde il contatto con la realtà: è quello che è successo a tanti artisti. Tanti altri invece hanno avuto fortuna anche nel mondo esteriore e nella società: sono riusciti ad integrare inconscio e coscienza, mondo razionale e irrazionale, intuizione e logica, mistero e concretezza.
E sicuramente questa la vera strada da percorrere per sfruttare la ricchezza dell’ inconscio personale e collettivo, come spiegato dai maestri della psicologia Freud e Jung. Comprendere che la maggior parte di noi è formata da questi sconfinati mondi irrazionali ma non trascurare o negare le regole e la logica, che ci consentono di trarre davvero profitto da essi. Senza una logica e una narrazione razionale e coerente i tesori sommersi dell’inconscio non vengono portati a galla.
Cinema e inconscio
Il cinema e la psicoanalisi sono nati quasi in contemporanea, due discipline gemelle affacciatesi sull’orlo del Ventesimo secolo per offrire all’umanità strumenti inediti per indagare il proprio mondo interiore. Mentre Sigmund Freud a Vienna mappava le oscure geografie della psiche, i fratelli Lumière a Parigi proiettavano le prime immagini in movimento, dando vita a un’arte che si sarebbe rivelata un apparato quasi perfetto per visualizzare la struttura stessa dell’inconscio. Non si tratta solo di film che raccontano storie psicologiche, ma di un cinema che, nella sua forma più pura e audace, diventa il linguaggio dell’inconscio.
Le avanguardie, e in particolare il Surrealismo, compresero immediatamente il potenziale del cinema di mimare la logica dei sogni. Tecniche come il montaggio non lineare, la sovrapposizione di immagini e la narrazione frammentata non sono meri vezzi stilistici, ma la grammatica stessa della dream logic, la logica del sogno. Questo linguaggio permette ai registi di aggirare le difese della razionalità e dialogare direttamente con lo spettatore a un livello subliminale, portando in superficie desideri repressi, paure ataviche e fantasie inconfessate. L’esperienza della sala buia, con lo spettatore passivo di fronte al fascio di luce, replica le condizioni di uno stato pre-cosciente, rendendo il cinema una vera e propria macchina psicoanalitica.
In questa esplorazione radicale, il cinema indipendente e d’autore ha sempre svolto un ruolo pionieristico. Libero dalle pressioni commerciali e dalle formule narrative imposte dai grandi studios, il cinema indipendente è il territorio in cui gli autori possono avventurarsi senza mappa nei territori liminali tra realtà e illusione, sanità e follia, tra l’Io cosciente e l’Altro represso. I film che seguono non sono semplici “thriller psicologici“, ma tappe di un viaggio curato attraverso opere che usano la forma e il linguaggio cinematografico per sezionare, rappresentare e, in definitiva, incarnare l’inconscio.
Un Chien Andalou (1929)
Un Chien Andalou (1929) rimane un testo fondamentale per comprendere la rappresentazione cinematografica dell’inconscio. Questo cortometraggio muto rinuncia a qualsiasi parvenza di trama convenzionale, presentando invece una serie di immagini oniriche e spesso scioccanti che seguono una logica interamente propria. La scena iconica di apertura, che raffigura il taglio di un occhio con un rasoio, funge da metafora viscerale per penetrare la superficie della realtà e accedere all’inconscio. Nel corso del film, si susseguono sequenze apparentemente non correlate, popolati da immagini inquietanti come formiche che strisciano da una mano e un uomo che trascina pianoforti carichi di asini morti. Queste scene, pur sfidando l’interpretazione razionale, risuonano con il linguaggio simbolico dei sogni, dove condensazione e spostamento spesso combinano elementi disparati in potenti metafore visive. La priorità di Un Chien Andalou all’impatto viscerale rispetto alla coerenza narrativa ha stabilito un approccio radicale al fare cinema, uno che coinvolge direttamente l’inconscio dello spettatore a un livello primordiale.
L’Age d’Or (1930)
L’Age d’Or (1930), un’altra collaborazione tra Buñuel e Dalí, ha ulteriormente approfondito l’esplorazione surrealista dell’inconscio affrontando direttamente le norme sociali e i desideri repressi. Questo film presenta una serie di vignette che descrivono la frustrante e spesso violenta ricerca dell’amore erotico, costantemente interrotta dai vincoli e dalle ipocrisie della società borghese e delle istituzioni religiose. Il contenuto controverso del film, che include immagini blasfeme e la rappresentazione di impulsi primordiali in conflitto con le convenzioni sociali, si allinea con i concetti freudiani dell’id e delle forze sociali che cercano di reprimerlo. Sfogliando le aspettative del pubblico riguardo al decoro e alla progressione narrativa, L’Age d’Or puntava a provocare una reazione viscerale e a esporre i desideri spesso non riconosciuti che guidano il comportamento umano.
Una visione curata da un regista, non da un algoritmo
In questo video ti spiego la nostra visione
Wild Strawberries (1957)
Ingmar Bergman, il celebre regista svedese, ha spesso utilizzato sogni, incubi e dialoghi introspettivi per esplorare la vita interiore dei suoi personaggi. Il posto delle fragole (1957) è un esempio emblematico della sua esplorazione del subconscio. Il film segue un anziano professore in viaggio per ricevere una laurea honoris causa, durante il quale è tormentato da sogni vividi e ricordi che lo costringono ad affrontare i rimpianti del passato e la sua freddezza emotiva. Bergman utilizza magistralmente queste sequenze oniriche come mezzo narrativo, intrecciandole abilmente nel viaggio del protagonista per rivelare i suoi desideri inconsci e il bagaglio emotivo che ha portato con sé per tutta la vita. La natura introspettiva del film e il suo focus sul paesaggio interiore del protagonista creano un’esperienza cinematografica commovente e profondamente risonante.
Alla conquista del polo

Cortometraggio, avventura, fantasy, di Georges Méliès, Francia, 1912.
Forse il miglior film realizzato da Méliès, pieno di stravaganti effetti speciali. Il professor Maboul, interpretato dallo steeso Méliès e altre sei persone cercano di raggiungere il Polo nord. Mentre l'uomo si serve di un aereo e attraversa le costellazioni gli altri viaggiano in automobile. Raggiunto il Polo incontreranno un terribile e gigantesco mostro dei ghiacci.
Solaris (1972)
Andrei Tarkovsky, il venerato regista russo, era noto per il suo uso di immagini oniriche, simbolismo potente e un ritmo deliberato e lento per creare un senso di immersione nei mondi interiori dei suoi personaggi. Solaris (1972) serve come un’esplorazione profonda della memoria, della perdita e delle inquietanti manifestazioni dell’inconscio in un’ambientazione di fantascienza. Il film si concentra su uno psicologo inviato a una stazione spaziale in orbita attorno al pianeta Solaris, un’entità misteriosa capace di materializzare i pensieri e i ricordi più intimi dell’equipaggio della stazione. Tarkovsky utilizza il genere della fantascienza come una struttura per esplorare temi profondamente umani di colpa, desiderio e l’opprimente potere dell’inconscio di plasmare la realtà. Il pianeta Solaris agisce come un catalizzatore, portando alla luce le emozioni e i desideri repressi dei personaggi, sfumando i confini tra la realtà obiettiva e gli stati interiori soggettivi.
Mulholland Drive (2001)
David Lynch si erge come un maestro contemporaneo del surrealismo, impiegando costantemente narrazioni non lineari, logica onirica e immagini spesso inquietanti per rappresentare l’enigmatico paesaggio dell’inconscio. Mulholland Drive (2001) esemplifica la sua complessa esplorazione dei sogni, dell’identità e dei desideri repressi all’interno del mondo seducente e spesso sinistro di Hollywood. Le realtà mutevoli del film, il simbolismo ambiguo e la struttura onirica sondano i desideri, le paure e la natura costruita del sé del protagonista. L’uso magistrale di Lynch dell’atmosfera e delle immagini inquietanti crea un’esperienza cinematografica che rispecchia la natura fluida e spesso illogica dei sogni e dell’inconscio.
Lost Highway (1997)
Lynch esplora ulteriormente identità fratturate e realtà oniriche in Lost Highway (1997). Quest’opera diventa sempre più astratta, superando i confini della narrazione tradizionale e immergendo completamente lo spettatore nella logica disorientante e spesso terrificante dell’inconscio. La narrazione non lineare, gli eventi surreali e il simbolismo ambiguo in questo film rispecchiano direttamente la natura frammentata ed elusiva del pensiero inconscio.
Inland Empire (2006)
Lynch esplora ulteriormente identità fratturate e realtà oniriche in Inland Empire (2006). Quest’ultima opera diventa sempre più astratta, spingendo i confini della narrazione tradizionale e immergendo completamente lo spettatore nella logica disorientante e spesso terrificante dell’inconscio. La narrazione non lineare, gli eventi surreali e il simbolismo ambiguo in questo film rispecchiano direttamente la natura frammentata ed elusiva del pensiero inconscio.
Altin in città

Film drammatico, thriller, di Fabio Del Greco, Italia, 2017.
Altin, aspirante scrittore albanese sbarcato in Italia a bordo di un grande traghetto negli anni ’90, lavora in una macelleria quando viene selezionato ad un provino di un reality per scrittori e vede finalmente la possibilità di avere successo con il suo libro “il viaggio di Ismail”. È invece il momento in cui iniziano le sue disavventure che lo porteranno a conoscere la vendetta, la solitudine, la povertà, fino al lato oscuro della ricchezza e del successo.
La tematica di Altin in città non deve indurre a pensare che sia solo la storia di un giovane immigrato che cerca di integrarsi. In realtà, È un racconto in cui avidità, sete di potere e successo, cinismo e arrivismo si intrecciano, creando una sorta di Faust moderno e un nuovo "patto col diavolo" appartenente al XXII secolo, che potremmo sintetizzare come: show business. Il reality-show diventa la Mecca, la chiave di volta e il trampolino per chi desidera raggiungere il successo senza sforzo. Del Greco ci presenta questo mondo con una sottile ironia, caratterizzata da sfumature kitsch e toni parodistici. Tuttavia, il successo senza sforzo ha un prezzo: Altin ha venduto la sua anima al diavolo e, da facile preda dello showbiz televisivo, presto diventerà vittima di se stesso.
LINGUA: italiano
SOTTOTITOLI: inglese, spagnolo, francese, tedesco
El Topo (1970)
Alejandro Jodorowsky, il regista cileno-francese, è rinomato per il suo uso di immagini surreali e spesso scioccanti, simbolismo spirituale e narrazioni ritualistiche per esplorare temi di trasformazione e il subconscio. El Topo (1970) si addentra in viaggi psichedelici e spirituali attraverso il paesaggio spesso trasgressivo dell’inconscio. I film di Jodorowsky sono intensamente simbolici, mirati a provocare un risveglio viscerale e spirituale nello spettatore coinvolgendo direttamente le profondità nascoste della mente. Il suo uso di sequenze oniriche, immagini bizzarre e narrazioni allegoriche crea un’esperienza cinematografica che supera il pensiero razionale e attinge a livelli psicologici e spirituali più profondi.
Santa Sangre (1989)
Santa Sangre (1989) è un altro esempio dell’unica miscela di surrealismo e esplorazione psicologica di Jodorowsky. Questo film combina elementi di horror, melodramma e bizzarro per esplorare temi di trauma, ossessione e le oscure correnti sotterranee delle relazioni familiari. L’immaginario inquietante del film e lo stato psicologico frammentato del protagonista riflettono vividamente il contenuto distorto e spesso inquietante dell’inconscio.
Eternal Sunshine of the Spotless Mind (2004)
Se Mi Lasci Ti Cancello (2004) esplora l’intricato rapporto tra memoria, amore e il tentativo subconscio di cancellare esperienze indesiderate. Il film di Michel Gondry visualizza splendidamente il paesaggio frammentato e carico di emozioni della memoria mentre un uomo si sottopone a una procedura per cancellare dalla sua mente la sua ex fidanzata. L’uso innovativo degli effetti visivi e della narrazione non lineare del film riflette direttamente la natura soggettiva e spesso caotica della memoria e dell’inconscio, sollevando profonde domande sull’identità e sul significato delle nostre esperienze.
Paprika (2006)
Il capolavoro animato di Satoshi Kon, Paprika (2006), offre una rappresentazione vivace e immaginativa dei sogni e dei confini sfocati tra realtà e inconscio. Il film segue un team di scienziati che ha sviluppato un dispositivo che permette loro di entrare nei sogni delle persone, portando a una serie di eventi fantastici e spesso inquietanti quando il dispositivo viene rubato. L’animazione di Kon consente una rappresentazione letterale e visivamente sorprendente del mondo dei sogni e della sua potente influenza sulla realtà di veglia, creando un’esplorazione concettualmente ricca dei potenziali pericoli e meraviglie dell’inconscio.
Carnival of soul

Horror, di Herk Harvey, Stati Uniti, 1962.
Mary Henry esce indenne da un incidente automobilistico che ha causato la morte dei suoi due compagni, e parte per una strana avventura a Salt Lake City, dove si ritrova attratta da un fatiscente padiglione in riva al lago e perseguitata da una figura spettrale (interpretata dallo stesso regista). Capolavoro horror a basso budget ($ 30.000) passato inosservato all'epoca della sua uscita, è diventato un film cult negli Stati Uniti dalla fine degli anni '80. Suoni e immagini che hanno ispirato registi come George Romero e David Lynch (l'uomo mascherato di "Strade perdute"). Mai doppiato e distribuito nelle sale cinematografiche in Italia.
LINGUA: inglese
SOTTOTITOLI: italiano
Come True (2020)
Come True (2020) presenta un’esplorazione atmosferica e inquietante degli incubi condivisi e dell’inconscio collettivo. Questo film indipendente segue una adolescente in fuga che partecipa a uno studio sul sonno, solo per trovarsi intrappolata in un mondo da incubo che sembra essere collegato ai sogni degli altri. Il film attinge alle ansie contemporanee e all’affascinante possibilità di esperienze inconsce condivise, creando una narrativa visivamente sorprendente e stimolante sugli aspetti più oscuri del mondo interiore.
Repulsion (1965)
Repulsion di Roman Polanski (1965) offre una rappresentazione claustrofobica e profondamente inquietante della discesa nella follia di una giovane donna e l’esteriorizzazione terrificante delle sue paure interiori. Ambientato principalmente all’interno di un appartamento, il film utilizza una prospettiva soggettiva per trasmettere potentemente lo stato mentale deteriorante della protagonista e le manifestazioni sempre più da incubo delle sue ansie inconsce. L’atmosfera oppressiva del film e il suo focus sull’isolamento della protagonista riflettono direttamente la disintegrazione della sua mente conscia e l’emergere di paure profondamente represse.
The Science of Sleep (2006)
Michel Gondry torna a esplorare i confini permeabili tra sogni e vita da svegli in L’arte del sogno (2006). Questo film capriccioso e visivamente inventivo riflette il mondo interiore di un giovane uomo che lotta per distinguere tra i suoi sogni e la realtà. Gondry utilizza il suo caratteristico stile immaginativo per creare un’esplorazione leggera ma comunque approfondita della natura creativa e, a volte, caotica dell’inconscio, dove le linee tra il tangibile e l’immaginato si confondono costantemente.
Persona
Enigmatico capolavoro di Ingmar Bergman, il film racconta di un’attrice, Elisabet, che improvvisamente smette di parlare, e dell’infermiera, Alma, che viene incaricata di assisterla in una villa isolata su un’isola. Nel silenzio e nell’isolamento, le identità delle due donne iniziano a fondersi e a confondersi, in una profonda e disturbante esplorazione del sé, della maschera sociale e dei confini porosi della psiche umana.
Bergman non si limita a raccontare una storia sul crollo dell’identità; struttura il film stesso affinché subisca un simile collasso. Il titolo fa riferimento al concetto junghiano di “persona”, la maschera che indossiamo per il mondo. Il mutismo di Elisabet è un rifiuto radicale di questa maschera, un collasso psicologico che costringe Alma a confrontarsi con la fragilità della propria identità. La celebre inquadratura dei volti sovrapposti è la tesi centrale del film: la dissoluzione del confine tra sé e altro, tra Io e Ombra. La cornice metacinematografica, con il proiettore che si rompe all’inizio e la pellicola che brucia alla fine, suggerisce che la narrazione stessa è una “persona” fragile, una maschera che nasconde la caotica meccanica inconscia del cinema.
Dementia

Horror, noir, di John Parker, Stati Uniti, 1955.
E' notte. Una donna si sveglia improvvisamente da un incubo in uno squallido hotel dei sobborghi di Los Angeles. Esce dalla stanza e vaga nel quartiere. Incontra un nano che vende giornali con il titolo "Misterioso accoltellamento". In un vicolo buio, un ubriacone la molesta e un poliziotto la salva. Poi incontra un uomo vestito elegantemente con baffi sottili. L'uomo le regala un fiore e la convince a salire sulla limousine con un tizio ricco e grasso. Mentre attraversano la città in automobile l'uomo ripensa ai suoi traumi infantili e al padre violento che lo pugnalò con un coltello dopo che aveva sparato alla madre infedele. Il ricco la porta a divertirsi in diversi locali notturni e poi nel suo appartamento. Prima ignora la donna mentre si ingozza con un pasto abbondante. Lei lo seduce, e lui si avvicina a lei eccitato.
Un incubo visionario ed allucinato, senza dialoghi, durante una notte di una donna sola a Los Angeles. Tra horror, film noir e film espressionista, concepito inizialmente come un cortometraggio da Parker basandosi su un sogno raccontatogli dalla sua segretaria, Barrett, che è diventata anche l'interprete del film. Il film è stato bloccato dal New York State Film Board prima di poter uscire nelle sale cinematografiche nel 1955. Successivamente Jack H. Harris lo ha acquistato e ne ha creato una nuova versione, con un diverso taglio di montaggio, aggiungendo anche una voce fuori campo e cambiando il titolo. Questa è la versione originale.
Senza dialoghi
Last Year at Marienbad
In un lussuoso e labirintico hotel barocco, un uomo si avvicina a una donna, insistendo sul fatto che si sono incontrati e hanno avuto una relazione l’anno precedente. Lei non ricorda nulla. Il film di Alain Resnais è un’ipnotica e misteriosa esplorazione della memoria, della percezione e della natura soggettiva della realtà, dove passato, presente e immaginazione si fondono in un’architettura mentale senza tempo.
L’anno scorso a Marienbad è un film sulla costruzione della realtà attraverso la memoria e il desiderio. La narrazione non offre una verità oggettiva, ma presenta la realtà come un costrutto mentale, malleabile e incerto. L’hotel stesso, con i suoi corridoi infiniti e i suoi giardini geometrici, funziona come una metafora della mente, un labirinto di ricordi potenziali e di percorsi dimenticati. Lo spettatore è posto nella stessa posizione della donna: costretto a navigare in un flusso di affermazioni e immagini contraddittorie, senza mai poter distinguere il ricordo autentico dalla fantasia imposta. Il film è un’indagine radicale su come l’inconscio possa plasmare e persino creare il nostro passato.
Valerie and Her Week of Wonders
Fiaba gotica e surreale della New Wave cecoslovacca, il film segue la tredicenne Valerie attraverso una settimana di eventi fantastici e disorientanti che coincidono con il suo risveglio sessuale. Il suo mondo si popola di vampiri, preti lascivi e figure misteriose, in un turbine onirico che fonde amore, paura, erotismo e religione, esplorando le ansie e le meraviglie dell’adolescenza.
Quest’opera utilizza la logica del sogno per rappresentare la transizione psicologica dalla fanciullezza all’età adulta. Il mondo di Valerie è un paesaggio dell’inconscio, dove le paure e i desideri legati alla sessualità e al cambiamento del corpo prendono forma di creature mitologiche e archetipi fiabeschi. Il vampiro, che è sia una figura paterna che un seduttore, incarna le ambivalenze del desiderio edipico. La narrazione procede per associazioni visive e simboliche, non per causalità, riflettendo perfettamente come la psiche di un’adolescente elabori le trasformazioni profonde e spesso spaventose della pubertà.
Eraserhead
Il film d’esordio di David Lynch è un incubo surrealista in bianco e nero. Il mite Henry Spencer naviga in un desolato paesaggio industriale, affrontando una relazione tormentata e la terrificante responsabilità di prendersi cura del suo bambino mostruosamente deforme. È un’immersione totale in uno stato mentale di ansia, paura e isolamento, dove la realtà esterna è una proiezione diretta dell’orrore interiore.
Eraserhead è forse la più pura rappresentazione cinematografica di uno stato d’ansia. L’intero film opera secondo una logica onirica, dove il mondo esterno è la manifestazione fisica del terrore inconscio di Henry, in particolare le sue paure legate alla paternità, alla sessualità e al decadimento biologico. Il paesaggio industriale non è un commento sociale, ma una metafora della meccanica interna di una psiche traumatizzata: i tubi sibilanti e i macchinari cigolanti rappresentano i processi involontari e terrificanti del corpo. Il “bambino” è il simbolo definitivo del senso di colpa represso, del fardello creativo e dell’orrore dell’imperativo biologico.
Stalker
In un futuro indefinito, una guida nota come “Stalker” conduce due clienti, uno Scrittore e un Professore, attraverso un territorio misterioso e proibito chiamato la Zona. Si dice che al centro della Zona esista una Stanza in grado di esaudire i desideri più intimi e reconditi di chi vi entra. Il viaggio, tuttavia, è più un percorso spirituale e psicologico che fisico, che mette alla prova la fede, il cinismo e la vera natura dei desideri dei protagonisti.
La Zona di Andrej Tarkovskij è un paesaggio dell’anima, uno spazio fisico che reagisce e si conforma agli stati psicologici di chi lo attraversa. Non è un luogo di meraviglie fantascientifiche, ma uno specchio che riflette l’inconscio dei personaggi. La Stanza non esaudisce ciò che si chiede, ma ciò che si desidera veramente, nel profondo, costringendo i personaggi a confrontarsi con la terrificante possibilità di non conoscere se stessi. Il film è una profonda meditazione sulla fede, sulla disperazione e sulla natura inesplorabile del desiderio umano, suggerendo che il viaggio più importante è quello all’interno della propria psiche.
Haxan, la stregoneria attraverso i secoli

Documentario, di Benjamin Christensen, Svezia, 1922.
Profanazione di tombe, torture, suore indemoniate e sabba di streghe: Haxan, La stregoneria attraverso i secoli è un film incredibilmente originale e fuori dagli schemi che nel tempo è diventato leggendario. Tra documentario e finzione drammatica il film ci guida attraverso l'ipotesi scientifica che le streghe del Medioevo soffrivano degli stessi mali dei malati di mente dell'era moderna. Un horror gotico spaventoso e allo stesso tempo umoristico, con la creazione di sequenze documentaristiche e saggistiche che anticipano le innovazioni della Nouvelle Vague. Qualcosa di assolutamente unico nella storia del cinema.
Spunto di riflessione
In sanscrito Diavolo e Divino provengono dalla stessa radice, dev. La follia è la parte oscura dell'uomo ed è naturale come la parte luminosa. Quando sei in grado di dire a un matto che non solo lui è matto ma che lo sei anche tu, immediatamente si crea un ponte, ed è possibile aiutarlo. La natura della vita non è logica né razionale. La vita è illogica, selvaggia e contraddittoria.
LINGUA: inglese, svedese
SOTTOTITOLI: italiano
Altered States
Uno scienziato ossessionato, Eddie Jessup, studia gli stati alterati di coscienza utilizzando vasche di deprivazione sensoriale e potenti droghe allucinogene. Le sue sperimentazioni lo portano a regredire fisicamente e mentalmente, prima a uno stato di uomo primitivo e poi a pura energia primordiale, in un’esplorazione terrificante dei confini tra scienza, misticismo e inconscio collettivo.
Diretto da Ken Russell, questo film è un’esplosiva incursione nel concetto junghiano di inconscio collettivo. Le regressioni di Jessup non sono semplici allucinazioni, ma viaggi reali attraverso la memoria genetica ed evolutiva dell’umanità. La deprivazione sensoriale e le droghe agiscono come catalizzatori per sbloccare gli archetipi e le memorie primordiali sepolte nella psiche di ogni individuo. Il film utilizza un linguaggio visivo psichedelico e un potente body horror per rappresentare la terrificante idea che la nostra identità individuale sia solo un sottile strato sopra un abisso di storia biologica e psichica condivisa.
Alice
L’adattamento di Jan Švankmajer del classico di Lewis Carroll è un’opera di surrealismo in stop-motion che si allontana da ogni rappresentazione edulcorata. Raccontata interamente dalla prospettiva di una bambina, la sua discesa nella tana del coniglio è un viaggio in un mondo tattile e inquietante, popolato da creature fatte di oggetti quotidiani, animali impagliati e ossa, che riflette la logica bizzarra e talvolta crudele dell’immaginazione infantile.
Questa non è la Wonderland della Disney, ma un paesaggio dell’inconscio infantile. Švankmajer utilizza l’animazione per dare vita agli oggetti in un modo che cattura perfettamente come un bambino percepisce il mondo: un luogo dove il confine tra animato e inanimato è fluido. Il coniglio bianco che perde la sua segatura e si ricuce è un’immagine potente della fragilità e della mortalità, vista attraverso occhi infantili. Il film celebra la natura selvaggia e non addomesticata dell’immaginazione, mostrando come i sogni di un bambino possano essere un miscuglio di meraviglia e terrore.
Jacob’s Ladder
Un veterano del Vietnam, Jacob Singer, è tormentato da flashback frammentati della sua esperienza in guerra e della perdita del suo giovane figlio. La sua realtà a New York inizia a sgretolarsi, popolata da visioni demoniache e eventi inspiegabili che confondono i confini tra passato e presente, sanità e follia. Jacob lotta per capire cosa sia reale, mentre la sua vita diventa un labirinto psicologico.
. La struttura narrativa non lineare e le allucinazioni di Jacob riflettono lo stato mentale di una persona la cui psiche è fratturata dal dolore e dalla colpa. Le figure demoniache possono essere interpretate come manifestazioni del suo trauma irrisolto. Il film esplora magistralmente l’ambiguità, lasciando lo spettatore, come Jacob, incerto se ciò che vede sia il risultato di una cospirazione governativa, di un crollo mentale o di un’esperienza spirituale al confine tra la vita e la morte.
Naked Lunch
Ispirato al romanzo “infilmabile” di William S. Burroughs, il film di David Cronenberg segue Bill Lee, uno sterminatore di insetti dipendente dalla sua stessa polvere insetticida. Dopo aver ucciso accidentalmente la moglie, fugge in un luogo surreale chiamato Interzona, dove le macchine da scrivere si trasformano in scarafaggi parlanti e la realtà si dissolve in un incubo paranoico alimentato dalla droga, dalla scrittura e dalla cospirazione.
Cronenberg non adatta il romanzo, ma ne esplora la psicologia, fondendo la vita di Burroughs con la sua opera. Il film è una rappresentazione radicale di come la dipendenza e il processo creativo possano alterare la percezione della realtà. L’Interzona è una proiezione della mente di Lee, un paesaggio dell’inconscio dove la paranoia, il desiderio sessuale represso e il senso di colpa prendono forme grottesche e organiche. La scrittura non è un atto di controllo, ma di sottomissione a forze inconsce, simboleggiate dalle macchine da scrivere-insetto che dettano a Lee la sua stessa storia.
Il gabinetto del dottor Caligari

Horror, fantasy, di Robert Wiene, Germania, 1920.
Il film simbolo dell'espressionismo cinematografico. Francis racconta una storia a un uomo: nel 1830, in un piccolo paese, un tizio di nome Caligari, fa l'imbonitore alla fiera per presentare la sua attrazione, un sonnambulo che tiene sotto ipnosi in una cassa da morto. Il dottore sostiene che il sonnambulo è in grado di conoscere il passato e di predire il futuro. Atmosfere irreali e scenografie deformate, recitazione stilizzata, sdoppiamento di personalità, confusione tra sogno e realtà.
Spunto di riflessione
Personalità dal greco persona significa maschera. Persona deriva dalla parola personalità. L'individualità è un dono dell'esistenza, la personalità è imposta dalla società. La personalità segue il gregge di pecore, l'individualità è un leone che si muove da solo. Finché non lasci andare la tua personalità non sarai in grado di trovare la tua individualità.
LINGUA: tedesco (didascalie)
SOTTOTITOLI: italiano
Pi
Nel suo debutto in bianco e nero a basso budget, Darren Aronofsky racconta la storia di Max Cohen, un genio matematico solitario e paranoico che crede che tutto in natura possa essere compreso attraverso i numeri. La sua ricerca di uno schema matematico nel mercato azionario lo porta a scoprire un misterioso numero di 216 cifre, che attira l’attenzione di una potente società di Wall Street e di un gruppo di cabalisti ebrei, spingendolo sull’orlo della follia.
Pi è un thriller psicologico sulla linea sottile che separa il genio dalla pazzia. La fotografia granulosa e ad alto contrasto e la colonna sonora martellante ci immergono nella mente ossessiva e paranoica di Max. Il suo mondo è un riflesso della sua lotta interiore: un tentativo disperato di imporre un ordine razionale (la matematica) a un universo caotico. Le sue allucinazioni e i suoi mal di testa lancinanti sono la manifestazione fisica del conflitto tra la sua ricerca della trascendenza e i limiti della mente umana. Il film suggerisce che l’ossessione per la conoscenza assoluta può diventare una forma di auto-distruzione, un percorso che conduce non all’illuminazione, ma alla disintegrazione del sé.
Waking Life
Un giovane uomo si ritrova intrappolato in uno stato di sogno lucido perpetuo, incapace di svegliarsi. Vaga attraverso una serie di incontri onirici con filosofi, artisti e persone comuni, che discutono di temi come la realtà, il libero arbitrio, la coscienza e il significato della vita. Realizzato con la tecnica del rotoscoping, che anima digitalmente le riprese dal vivo, il film ha un’estetica fluida e sognante che rispecchia perfettamente il suo contenuto.
Il film di Richard Linklater è un’indagine filosofica sulla natura della coscienza, presentata attraverso la lente del sogno lucido. L’animazione in rotoscoping dissolve visivamente i confini tra i personaggi e il loro ambiente, creando un mondo in costante flusso, proprio come la mente in uno stato onirico. Il protagonista non è un eroe attivo, ma un ricettacolo di idee, un’incarnazione della coscienza che esplora se stessa. .
Paprika
In un futuro prossimo, una rivoluzionaria tecnologia chiamata DC Mini permette agli psicoterapeuti di entrare nei sogni dei loro pazienti. Quando il dispositivo viene rubato da un “terrorista dei sogni”, la realtà e il mondo onirico iniziano a fondersi in un caos spettacolare e surreale. La dottoressa Atsuko Chiba e il suo alter ego onirico, la vivace Paprika, devono navigare in questo paesaggio mentale per fermare la distruzione.
L’ultimo capolavoro del compianto Satoshi Kon è una celebrazione vertiginosa del potere dei sogni e del cinema. Il film esplora l’idea di un inconscio collettivo che può essere violato e manipolato, dove i sogni individuali si riversano l’uno nell’altro creando una parata caotica e inarrestabile. Kon utilizza il mezzo dell’animazione per spingere i confini della rappresentazione visiva, creando sequenze oniriche che sarebbero impossibili nel cinema dal vivo. Paprika è anche una riflessione metacinematografica: il sogno, con i suoi salti temporali e le sue trasformazioni, è l’essenza stessa del montaggio e del linguaggio cinematografico.
Enter the Void
Girato interamente in soggettiva, il film segue Oscar, un giovane spacciatore americano che vive a Tokyo. Dopo essere stato ucciso in un’operazione di polizia, il suo spirito si stacca dal corpo e fluttua sopra la città, osservando la vita della sorella, rivivendo ricordi traumatici e intraprendendo un viaggio psichedelico attraverso la morte, la memoria e la reincarnazione, ispirato al Libro Tibetano dei Morti.
L’opera di Gaspar Noé è un’esperienza cinematografica immersiva e sensoriale, un tentativo di simulare un’esperienza psichedelica e extracorporea. L’uso della soggettiva e delle luci stroboscopiche al neon crea uno stato di trance visiva, trascinando lo spettatore nel flusso di coscienza di Oscar. Il film non si limita a rappresentare un “trip”, ma esplora come il trauma, in particolare la morte dei genitori, modelli la psiche e il desiderio. Il viaggio di Oscar è una ricerca disperata di connessione e di ritorno a uno stato pre-traumatico, un ciclo di morte e rinascita che riflette la natura ineluttabile dei nostri schemi psicologici.
Il poeta perduto

Dramma, di Fabio Del Greco, Italia, 2024.
Dante Mezzadri vuole rivedere un vecchio amico, soprannominato l'Iguana, che ha perso di vista da molti anni, e che è riuscito a far diventare la loro comune passione giovanile per la poesia in un lavoro, diventando scrittore e poeta famoso. L'uomo fugge dalla sua vita borghese e dalla moglie per vivere senza fissa dimora sul litorale romano, stampa e tenta di vendere le sue raccolte poetiche. La notte dorme in un parco di vecchi carri allegorici di carnevale, dentro carro armato di cartapesta, e attende l'occasione per incontrare il vecchio amico, il quale però non si presenta mai agli appuntamenti nei luoghi che frequentavano da giovani, ora in rovina. I libretti di poesia di Dante non interessano nessuno e per sostentarsi è costretto a "cambiare prodotto": inizia a vendere per conto di giovani spacciatori la famigerata "pillola del cannibale", una nuova droga che va a ruba e che provoca estasi sensoriali e consumistiche. Si rende conto però che questa potente droga è molto pericolosa per chi la assume, entra in conflitto con la sua coscienza etica e butta tutte le pillole in mare. Gli spacciatori però vogliono riscuotere i loro soldi.
Girato nell'arco di 2 anni, il film è una riflessione sulle macerie culturali ed artistiche della società in cui vive il protagonista, in un mondo sempre più meccanizzato, consumista e arido. Dante Mezzadri è l'ennesimo essere umano che ha rinunciato alla sua ispirazione ed alla sua creatività, ma al contrario di molti non è disposto a regalare la propria vita ad un sistema che lo allontana dalla sua vera identità. Il mondo fisico che lo circonda, però, sembra costruito in modo che sembra impossibile fuggire da questa "gabbia invisibile". L'entusiasmo delle persone che incontra si accende solo di fronte all'appagamento sensoriale, alle visioni irreali dell'affermazione personale e del successo, ai "metaversi" che offrono una fuga in una realtà illusoria e distruttiva. La casa del poeta sul litorale, dove si incontrava da giovane con i suoi amici, è solo un cumulo di macerie abbandonate. Che fine hanno fatto tutti quelli che volevano diventare poeti e sono finiti nel diventare qualcos'altro? Esistono forze interiori con cui quella casa può essere "ricostruita"?
LINGUA: italiano
Antichrist
Dopo la tragica morte del loro unico figlio, una coppia si ritira in una baita isolata nel bosco chiamata “Eden” per elaborare il lutto. Lui, un terapista, cerca di curare la moglie con la terapia dell’esposizione, ma la loro permanenza nella natura selvaggia si trasforma in un incubo psicologico e fisico, scatenando violenza, misoginia interiorizzata e orrori primordiali.
Il controverso film di Lars von Trier è una discesa brutale negli abissi del dolore e della colpa. La natura non è uno sfondo idilliaco, ma la manifestazione esterna della psiche tormentata dei protagonisti, un luogo dove regnano il caos e la crudeltà. Il film esplora come il dolore estremo possa far regredire la mente a uno stato primordiale e selvaggio. Attraverso un simbolismo potente e spesso disturbante, Von Trier affronta temi come la misoginia interiorizzata (la donna che arriva a credere che la sua natura sia malvagia) e il fallimento della razionalità maschile di fronte al caos dell’emozione.
Beyond the Black Rainbow
In un istituto di ricerca retro-futuristico del 1983, una giovane donna dotata di poteri psichici è tenuta prigioniera da uno scienziato squilibrato. La sua mente è controllata da una sinistra tecnologia che induce stati di trance. Il film è un’esperienza visiva ipnotica e febbrile, un’immersione in un’estetica psichedelica che fonde fantascienza, horror e critica alla cultura New Age.
L’opera di Panos Cosmatos è un “trance film” che mette lo spettatore nello stesso stato alterato dei suoi personaggi. Lo stile visivo, con i suoi colori saturi e il ritmo lento e meditativo, è progettato per essere opprimente e disorientante. L’Arboria Institute, con la sua promessa di pace interiore attraverso il controllo della mente, è una metafora delle ideologie e delle terapie che cercano di sopprimere l’inconscio invece di integrarlo. Il film è un viaggio surreale nel fallimento di un’utopia, dove la ricerca della trascendenza si trasforma in una prigione psicologica.
Melancholia
Diviso in due parti, il film segue due sorelle, Justine e Claire, mentre un pianeta misterioso chiamato Melancholia si avvicina minacciosamente alla Terra. La prima parte si concentra sul catastrofico ricevimento di nozze di Justine, la cui profonda depressione sabota l’evento. La seconda parte mostra come, di fronte all’imminente apocalisse, i ruoli si invertano: la razionale Claire crolla nel panico, mentre Justine, già avvezza alla disperazione, trova una strana calma e lucidità.
Lars von Trier utilizza l’apocalisse come una potente metafora della depressione. Per Justine, la fine del mondo esterno non è altro che un riflesso del suo mondo interiore, già devastato. Il film esplora il concetto di “realismo depressivo”, l’idea che le persone depresse abbiano una visione più lucida e meno illusoria della realtà. Mentre il mondo “sano” si aggrappa a false speranze, Justine accetta l’inevitabile con una sorta di grazia nichilista. Melancholia è una rappresentazione visivamente sontuosa e psicologicamente profonda di come uno stato mentale possa alterare radicalmente la percezione della realtà esistenziale.
Berberian Sound Studio
Un timido ingegnere del suono inglese, Gilderoy, si reca in Italia per lavorare al missaggio di un film horror “giallo”. Lontano da casa e immerso in un ambiente di lavoro sempre più ostile e surreale, Gilderoy è costretto a creare suoni raccapriccianti per scene di tortura che non vede mai. Lentamente, il confine tra il suo lavoro e la realtà inizia a dissolversi, trascinandolo in un incubo psicologico.
Il film di Peter Strickland è un capolavoro di horror psicologico che esplora il potere del suono di influenzare la mente. Non vediamo mai la violenza del film nel film, ma la sentiamo attraverso il lavoro di Gilderoy, costringendo lo spettatore a usare la propria immaginazione per creare l’orrore. Questa dissociazione tra suono e immagine rispecchia la frammentazione psicologica del protagonista. Lo studio di registrazione diventa un’arena della sua psiche, dove le sue ansie e la sua repressione vengono amplificate e distorte fino a fargli perdere il contatto con la realtà.
Il sogno di Omero

Documentario, di Emiliano Aiello, Italia, 2018.
Cosa fa sognare chi vive senza vedere? Che tipo di immagini e figure popolano la sua immaginazione e i suoi sogni? The Dream of Homer è un documentario onirico sui sogni di Rosa, Domenico, Gabriel, Daniela e Fabio: ciechi dalla nascita, accomunati dalla loro condizione e dall'abitudine di narrare i propri sogni a un registratore, un diario orale che ognuno di loro registra ogni mattina dopo essersi alzati dal letto.
LINGUA: italiano
SOTTOTITOLI: inglese
Climax
A metà degli anni ’90, una compagnia di ballerini si riunisce in un edificio isolato per una prova. Dopo un’elettrizzante esibizione, festeggiano con una sangria che, a loro insaputa, è stata drogata con LSD. Quella che inizia come una celebrazione gioiosa si trasforma rapidamente in un incubo paranoico e violento, una discesa collettiva nel caos e nell’isteria primordiale.
Gaspar Noé orchestra una rappresentazione viscerale del collasso dell’ordine sociale e della liberazione delle pulsioni più oscure dell’inconscio. La droga agisce come un catalizzatore che dissolve le inibizioni del Super-Io, lasciando che le rivalità, le gelosie e i desideri repressi esplodano senza controllo. La telecamera, con i suoi lunghi piani sequenza e i suoi movimenti fluidi e disorientanti, ci immerge nell’esperienza collettiva, facendoci sentire parte del trip e della discesa agli inferi. Climax è un’esplorazione terrificante di come la fragile facciata della civiltà possa sgretolarsi, rivelando l’animale che si nasconde sotto la superficie.
Una visione curata da un regista, non da un algoritmo
In questo video ti spiego la nostra visione

