Film della commedia francese da vedere

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Andare oltre la facciata della commedia francese è un atto necessario per chiunque ami il cinema. Il mondo conosce e apprezza le comédies populaires, quei successi da record al botteghino che, da Quasi Amici a Giù al Nord, hanno saputo esportare un umorismo confortevole e universale. Ma il vero cuore pulsante, l’anima critica e innovatrice, risiede anche altrove.

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Questa guida è un invito a esplorare quel territorio, un cinema che non cerca solo il consenso ma la riflessione. Le opere che seguono utilizzano la risata non come fine, ma come strumento: un bisturi affilato per sezionare le ansie della società contemporanea e le fragilità delle relazioni umane. È un “cinema del disagio” che, sulla scia di maestri come Jacques Tati, trova l’assurdo nel quotidiano e lo eleva a forma d’arte.

Attraverso questa selezione, scopriremo le derive surreali di visionari come Quentin Dupieux e ci addentreremo nella comédie sociale. Questo è un percorso che unisce i film più famosi al cinema d’autore più complesso. Questi non sono semplicemente film divertenti; sono opere formalmente inventive, intellettualmente stimolanti e, nel loro spirito più profondo, impenitentemente francesi.

Au poste!

AU POSTE ! - Bande annonce

Un uomo, Fugain, trova un cadavere nel suo palazzo e si reca alla stazione di polizia per testimoniare. Quello che dovrebbe essere un interrogatorio di routine con il commissario Buron si trasforma in un’estenuante e surreale seduta notturna. La logica si dissolve, la quarta parete si infrange e la realtà stessa dell’indagine viene messa in discussione in un crescendo di assurdità.

Au poste! è la porta d’accesso ideale all’universo di Quentin Dupieux, un regista che ha fatto della demolizione delle convenzioni narrative il suo marchio di fabbrica. Il film si presenta come un poliziesco da camera, confinato quasi interamente in un unico, squallido ufficio, ma usa questa cornice familiare solo per scardinarla dall’interno. La comicità non nasce da battute o gag tradizionali, ma dall’accettazione impassibile di eventi totalmente illogici da parte dei personaggi. Un testimone con un occhio di vetro che cade ripetutamente, dialoghi che si avvitano su se stessi fino a perdere ogni significato, e una clamorosa rottura della quarta parete che non è un semplice ammiccamento, ma una dichiarazione di poetica.

Dupieux si rivela un erede contemporaneo del surrealismo di Luis Buñuel, utilizzando l’assurdo non come puro esercizio di stile, ma come strumento critico. Au poste! è una satira feroce sulla vacuità del linguaggio e sulla fragilità delle strutture narrative che diamo per scontate. L’interrogatorio diventa una metafora del processo cinematografico stesso, con un regista-poliziotto che cerca di estorcere una storia coerente da un testimone-spettatore sempre più confuso. Il film è un’esilarante sfida all’intelligenza del pubblico, un invito a ridere del nostro stesso bisogno di trovare un senso dove, forse, non ce n’è alcuno.

Les Combattants

Les Combattants - Bande Annonce

Arnaud, un giovane tranquillo e senza grandi ambizioni, trascorre l’estate tra amici e lavoretti nell’azienda di famiglia. Tutto cambia quando incontra Madeleine, una ragazza tanto bella quanto paranoica, ossessionata dall’addestramento militare e convinta dell’imminente fine del mondo. Affascinato dalla sua intensità, Arnaud decide di seguirla in un durissimo stage di preparazione per l’esercito, dando vita a un’improbabile storia d’amore e sopravvivenza.

Vincitore del César come Migliore Opera Prima, Les Combattants è molto più di una semplice commedia romantica; è un manifesto generazionale che reinventa le regole del genere. Thomas Cailley crea una “commedia di sopravvivenza” che cattura perfettamente le ansie di una gioventù che guarda al futuro con un misto di disillusione e pragmatismo. L’umorismo del film scaturisce dal brillante contrasto tra la pacata normalità di Arnaud e l’apocalittica determinazione di Madeleine. Lei si prepara alla guerra, lui impara a costruire casette da giardino: da questo scontro di visioni del mondo nasce una dinamica tanto comica quanto profondamente toccante.

Il film è una metafora intelligente sull’amore ai tempi dell’incertezza. L’addestramento militare, con le sue prove estreme e le sue regole assurde, diventa il terreno su cui i due protagonisti non solo imparano a conoscersi, ma anche a definire il proprio posto nel mondo. Cailley riesce a fondere con maestria i toni della commedia, del dramma e del cinema d’avventura, creando un’opera originale e rinfrescante. È un film che parla di come, di fronte a un futuro che appare minaccioso, l’unico vero atto di sopravvivenza sia forse quello di trovare qualcuno con cui affrontarlo.

Petit paysan

Bande-annonce de "Petit paysan"

Pierre è un giovane e appassionato allevatore di mucche da latte, la cui intera esistenza ruota attorno alla sua fattoria. Quando in Francia scoppia un’epidemia bovina, la sua vita viene gettata nel caos. Dopo aver scoperto che una delle sue amate bestie potrebbe essere infetta, Pierre si rifiuta di affrontare la prospettiva di veder abbattuto l’intero gregge e inizia una disperata e paranoica lotta per nascondere la verità a tutti, inclusa sua sorella veterinaria.

Petit paysan è un’opera straordinaria che dimostra la capacità del cinema indipendente francese di trasformare un dramma sociale in un thriller rurale teso e angosciante, venato di un umorismo nero e quasi involontario. Il regista Hubert Charuel, lui stesso figlio di allevatori, dirige un film che è al tempo stesso un atto d’amore per il mondo contadino e una critica spietata alle sue fragilità. La comicità, qui, non è mai esplicita; emerge dalla tragica assurdità della situazione di Pierre, un uomo disposto a tutto pur di salvare l’unica cosa che dà senso alla sua vita.

La sua discesa nella paranoia è raccontata con una precisione quasi documentaristica, che rende le sue azioni, per quanto estreme, terribilmente comprensibili. Il film diventa così una potente allegoria della solitudine dell’individuo di fronte a un sistema burocratico impersonale e a una crisi che lo sovrasta. La performance di Swann Arlaud, premiata con il César, è monumentale nel catturare la disperazione silenziosa e la determinazione febbrile di un uomo che vede il suo mondo crollare. Petit paysan è un film che ti stringe lo stomaco, ma che sa anche far sorridere amaramente di fronte all’assurdità della condizione umana.

La Fille du 14 juillet

La Fille du 14 Julliet trailer

Durante i festeggiamenti del 14 luglio, Hector incontra Truquette e se ne innamora perdutamente. Per sedurla, decide di seguirla in una vacanza al mare con gli amici. Il loro viaggio si trasforma presto in un’odissea caotica e surreale attraverso una Francia in piena crisi economica, una crisi così grave che il governo ha deciso di anticipare la fine delle vacanze estive, creando una bizzarra divisione tra chi è ancora in ferie e chi è costretto a tornare al lavoro.

Antonin Peretjatko firma un’opera prima che è una boccata d’aria fresca, un’esplosione di anarchia e gioia cinematografica che evoca lo spirito più libero della Nouvelle Vague e la comicità fisica di Jacques Tati. La Fille du 14 juillet è una commedia burlesca e imprevedibile, che rifiuta ogni logica narrativa convenzionale per abbracciare il caos e l’assurdo. Il pretesto della crisi economica e delle vacanze accorciate diventa un geniale dispositivo satirico per raccontare le contraddizioni e le ansie di un paese smarrito.

Il film è un susseguirsi di gag visive, dialoghi nonsense e situazioni paradossali, tenuto insieme da un’energia contagiosa e da un amore palpabile per il cinema. Peretjatko gioca con i formati, i generi e le aspettative dello spettatore, creando un’opera che è al tempo stesso una critica sociale e una celebrazione della giovinezza e della libertà. È un cinema che non ha paura di essere sgangherato, imperfetto, ma proprio per questo incredibilmente vitale. Un road movie estivo che si trasforma in una fuga dalla razionalità, un inno alla possibilità di trovare la bellezza e l’amore anche nel mezzo del collasso.

Victoria

Extrait 1 VICTORIA de Justine Triet

Victoria Spick è un’avvocatessa penalista di successo, ma anche una madre single sull’orlo di una crisi di nervi. La sua vita è un caotico equilibrio tra udienze in tribunale, due figlie piccole, un ex marito che la denigra su un blog e una serie di appuntamenti sessuali fallimentari. L’equilibrio precario si spezza quando accetta di difendere un amico accusato di aggressione e assume come babysitter un suo ex cliente, un giovane spacciatore.

Con Victoria, la regista Justine Triet realizza una versione moderna, nevrotica e incredibilmente divertente della classica commedia screwball americana. Il film è un ritratto spietato e al tempo stesso empatico di una donna contemporanea che cerca disperatamente di tenere insieme i pezzi della sua vita professionale e privata. L’umorismo scaturisce dalla velocità vertiginosa dei dialoghi, dall’accumulo di situazioni imbarazzanti e dalla performance vulcanica di Virginie Efira, perfetta nel ruolo di una donna tanto competente sul lavoro quanto disastrosa nelle relazioni.

Sotto la superficie della commedia brillante, Triet costruisce una critica acuta e intelligente alle pressioni e alle aspettative imposte alle donne che cercano di conciliare carriera e famiglia. Victoria non è solo una macchina comica perfettamente oliata, ma anche un’analisi profonda della solitudine, della giustizia e della difficoltà di trovare un equilibrio emotivo nel caos della vita moderna. È un film che riesce a far ridere a crepapelle e, un attimo dopo, a toccare corde di autentica malinconia, confermando Justine Triet come una delle voci più originali del nuovo cinema francese.

Una visione curata da un regista, non da un algoritmo

In questo video ti spiego la nostra visione

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Le Daim

LE DAIM Bande Annonce (2019) Jean Dujardin, Quentin Dupieux

Georges, un uomo di mezza età appena lasciato dalla moglie, spende tutti i suoi risparmi per acquistare un giubbotto di camoscio con le frange, realizzando il sogno di una vita. Questa ossessione si trasforma rapidamente in follia quando il giubbotto inizia a parlargli, convincendolo a perseguire un obiettivo folle: essere l’unica persona al mondo a indossare una giacca. Per riuscirci, Georges si improvvisa regista e, con l’aiuto di una montatrice, inizia a derubare le persone delle loro giacche, con conseguenze sempre più violente.

Quentin Dupieux firma con Le Daim una delle sue opere più riuscite e inquietanti, una commedia nera che esplora con lucidità glaciale i temi della mascolinità tossica e del feticismo. Il film è un capolavoro di umorismo surreale, dove la risata nasce dal contrasto tra la normalità apparente delle situazioni e la logica delirante del protagonista. La discesa di Georges nella follia non è rappresentata come un crollo psicotico, ma come un percorso razionale e metodico verso un obiettivo assurdo, il che la rende ancora più disturbante e comicamente agghiacciante.

Jean Dujardin offre una performance magistrale, interpretando Georges con una serietà imperturbabile che rende la sua pazzia quasi credibile. Il film è una satira feroce sulla società dell’immagine e sul bisogno di definire la propria identità attraverso il possesso di oggetti. Il giubbotto di camoscio diventa il simbolo di un desiderio di unicità che si trasforma in un’ideologia totalitaria e omicida. Le Daim è un’opera che riesce a essere esilarante e terrificante allo stesso tempo, un piccolo gioiello di cinema indipendente che conferma Dupieux come un maestro dell’assurdo.

Adorabili amiche

Adorabili amiche
Ora disponibile

Commedia, di Benoît Pétré, Francia, 2012.
Tre amiche cinquantenni vengono invitate al matrimonio di Philippe, un loro comune amico di gioventù, che dopo molte avventure sentimentali sembra aver trovato la donna giusta, Tasha. Chantal è sola, la sua relazione con suo marito è in crisi ed il bizzarro lavoro di promotrice di cioccolata amara è un disastro. Gabrielle è una sua amica disinibita e libertina, convinta che fare sesso è l'unico modo per non invecchiare. E poi c'è Nelly, depressa e frigida, almeno così sembra. Tutte e tre hanno avuto in passato un flirt con Philippe, vorrebbero evitare di rivederlo, ma la curiosità vince e partono. Il viaggio è anche un pretesto per fare un bilancio di trent'anni di vita sulle ambizioni giovanili, i rapporti con gli uomini che hanno amato, le amarezze che hanno dovuto affrontare nella vita quotidiana, le delusioni sul posto di lavoro. Un'occasione per dare un taglio al passato e cambiare vita. Le tre donne scopriranno di avere tutte qualcosa in comune con Philippe. Una serie di rivelazioni, tra cui l'identità della misteriosa Tasha, le porterà a scoprire la vera natura dei loro rapporti amorosi. Una commedia amara, un road-movie con tre donne cinquantenni, tra gioia, rabbia, tristezza, divertimento e malinconia.

LINGUA: italiano

En liberté!

En Liberté ! - Bande-annonce

Yvonne, ispettrice di polizia e vedova di un eroico collega, scopre che il suo defunto marito non era affatto l’uomo integerrimo che tutti credevano, ma un poliziotto corrotto. Sconvolta, cerca di rimediare ai suoi misfatti, in particolare aiutando Antoine, un uomo che ha passato otto anni in prigione ingiustamente a causa sua. Ma il ritorno alla libertà di Antoine, ormai incline a scatti di violenza incontrollata, scatena una serie di eventi caotici e imprevedibili.

Pierre Salvadori dirige una commedia brillante e sofisticata, che gioca con i codici del genere poliziesco per creare qualcosa di completamente nuovo. En liberté! è un film dalla scrittura complessa e stratificata, che mescola farsa, romanticismo, azione e una riflessione meta-cinematografica sul potere del racconto. L’umorismo nasce dalle situazioni paradossali e dai dialoghi fulminanti, ma anche dalla profonda umanità dei suoi personaggi, tutti splendidamente imperfetti.

Il film è una celebrazione della narrazione come strumento per comprendere e reinventare la realtà. Yvonne racconta al figlio le gesta eroiche (e inventate) del padre, mentre Antoine cerca di dare un senso alla sua rabbia attraverso atti tanto violenti quanto comici. La pellicola, prodotta dalla casa indipendente Les Films Pelléas, si muove con agilità tra registri diversi, passando da scene di slapstick puro a momenti di inaspettata tenerezza. Adèle Haenel e Pio Marmaï formano una coppia irresistibile, la cui chimica esplosiva è il motore di una commedia intelligente, originale e piena di cuore, che ha conquistato la Quinzaine des Réalisateurs a Cannes.

Les Garçons et Guillaume, à table!

Les garçons et Guillaume à table ! - Bande annonce

Guillaume è un ragazzo cresciuto nell’adorazione di sua madre, una donna borghese dal carattere forte e autoritario. A causa dei suoi modi effeminati e della sua sensibilità, tutti, compresa la madre, lo considerano una ragazza. Convinto lui stesso di essere omosessuale, Guillaume passa l’adolescenza a imitare sua madre e a cercare la propria identità, in un percorso esilarante e commovente tra collegi inglesi, analisi e improbabili avventure.

Guillaume Gallienne adatta per il cinema la sua omonima pièce teatrale autobiografica, creando un’opera prima folgorante, premiata con ben cinque César. Il film è un’esplorazione unica e coraggiosa dei temi dell’identità di genere, della sessualità e del complesso rapporto madre-figlio. La genialità dell’operazione sta nella scelta di Gallienne di interpretare sia il ruolo di se stesso che quello di sua madre, una mossa che trasforma il film in un’analisi profonda e divertentissima del processo di identificazione e differenziazione.

Lo stile ibrido, che mescola la messinscena teatrale con il linguaggio cinematografico, permette di passare con fluidità dai ricordi d’infanzia alle riflessioni adulte, creando un racconto intimo e universale. L’umorismo, sempre intelligente e mai volgare, nasce dalle situazioni imbarazzanti, dai dialoghi brillanti e dalla capacità di Gallienne di ridere di se stesso con affetto e lucidità. Les Garçons et Guillaume, à table! è una commedia sofisticata e profondamente umana, un’opera che celebra la libertà di essere se stessi, al di là di ogni etichetta.

Adieu les cons

ADIEU LES CONS - Bande-annonce

Quando a Suze Trappet, una parrucchiera di 43 anni, viene diagnosticata una malattia terminale, decide di usare il tempo che le resta per ritrovare il figlio che fu costretta ad abbandonare quindici anni prima. La sua ricerca disperata la porta a imbattersi in JB, un funzionario di mezza età in pieno burnout che ha appena fallito un tentativo di suicidio, e in Monsieur Blin, un archivista cieco dall’entusiasmo contagioso. Insieme, questo improbabile trio si lancia in una folle e rocambolesca avventura contro la burocrazia.

Albert Dupontel, uno degli autori più originali e iconoclasti del cinema francese, dirige e interpreta una commedia travolgente, un’opera che mescola con maestria umorismo nero, satira sociale e una profonda malinconia. Trionfatore ai César con sette premi, tra cui Miglior Film e Miglior Regia, Adieu les cons è un film dal ritmo frenetico, quasi cartoonesco, che utilizza il linguaggio della farsa per denunciare la disumanità e l’indifferenza del mondo moderno.

La comicità di Dupontel è fisica, esplosiva, ma sempre al servizio di una storia profondamente umana. Dietro le gag e le situazioni surreali, si cela una critica feroce a una società che emargina i più deboli e li intrappola in un labirinto di regole assurde. Il film è un inno agli “scarti”, ai perdenti, a coloro che lottano per trovare un briciolo di calore e di senso in un mondo che sembra averli dimenticati. Con una Virginie Efira straordinaria, Adieu les cons è una favola moderna, amara e divertentissima, un’opera che riesce a far ridere e commuovere fino alle lacrime.

Mandibules

MANDIBULES Bande Annonce (Comédie, 2020) Palmashow, Quentin Dupieux

Jean-Gab e Manu, due amici non particolarmente brillanti, accettano un lavoro semplice: consegnare una valigetta in cambio di soldi facili. Durante il viaggio, scoprono nel bagagliaio della loro auto una mosca gigante. Invece di spaventarsi, Manu ha un’idea geniale: addestrare l’insetto per trasformarlo in un drone da rapina e diventare ricchi. La loro missione cambia radicalmente, dando il via a una serie di peripezie assurde e incontri surreali.

Con Mandibules, Quentin Dupieux abbandona in parte le atmosfere più cupe e nichiliste dei suoi film precedenti per abbracciare i toni di una commedia più solare e quasi tenera. Il film è un buddy movie strampalato, un’ode all’amicizia e alla stupidità, dove l’elemento surreale (la mosca gigante) non è più una minaccia, ma un’opportunità, un catalizzatore di avventure. L’umorismo nasce dalla serietà assoluta con cui i due protagonisti, magnificamente interpretati dal duo del Palmashow, Grégoire Ludig e David Marsais, affrontano il loro piano demenziale.

La loro logica è elementare, il loro motto “Taureau!” (“Toro!”) è un grido di battaglia insensato, ma la loro dedizione alla causa è totale. Dupieux costruisce un mondo in cui la loro idiozia è una forma di purezza, un modo per navigare un mondo altrettanto assurdo. Il film è costellato di personaggi memorabili, su tutti quello di Adèle Exarchopoulos, esilarante nel ruolo di una ragazza che, a causa di un incidente, può solo urlare. Mandibules è una commedia fresca, leggera e irresistibilmente divertente, un film che celebra la gioia di essere stupidi insieme.

L'amore fugge

L'amore fugge
Ora disponibile

Commedia, romantico, di Francois Truffaut, Francia, 1978.
Dopo sette anni Antoine e Christine divorziano, pur rimanendo buoni amici. Antoine ha una relazione con Liliane, amica di Christine, ha pubblicato un'autobiografia sui suoi amori e trova lavoro come correttore di bozze e inizia una relazione allegra, anche se tumultuosa, con Sabine, commessa in un negozio di dischi.

È il quinto e ultimo film della serie di 'Antoine Doinel', che segue la vita del protagonista dall'infanzia all'età adulta. Il film vinse il Premio della Giuria al Festival di Cannes di quell'anno. È una significativa rappresentazione dei rapporti umani, una riflessione intelligente e ironica sui temi dell'amore, della perdita e della crescita personale. È anche un omaggio al cinema francese degli anni '60 e '70, una sorta di sintesi di temi e stili cinematografici che Truffaut aveva esplorato nel corso della sua carriera. Léaud aveva interpretato il personaggio in tutti i film della serie "Antoine Doinel" e la sua interpretazione in "Love on the Run" era considerata una delle migliori della sua carriera. "Love on the Run" è stato ben accolto dalla critica ed è considerato uno dei migliori film di Truffaut.

LINGUA: francese
SOTTOTITOLI: italiano, inglese

L’amour flou

L'AMOUR FLOU - Bande-annonce

Romane e Philippe si separano. Dopo dieci anni di vita insieme, due figli e un cane, non sono più innamorati. Tuttavia, si vogliono ancora molto bene, troppo per una separazione tradizionale. Sotto lo sguardo perplesso di amici e parenti, inventano una soluzione abitativa rivoluzionaria: due appartamenti distinti, ma collegati dalla camera dei bambini. Inizia così un esperimento di vita post-coniugale tanto folle quanto commovente.

Romane Bohringer e Philippe Rebbot portano sullo schermo la loro vera storia di separazione, creando un’opera ibrida, a metà tra finzione e documentario, che è una delle commedie più originali, intelligenti e toccanti degli ultimi anni. Premiato come Migliore Opera Prima ai César, L’amour flou è un film che smonta con umorismo e sincerità tutti i cliché sulla fine di un amore. La loro idea del “sépartement” non è solo un’eccentrica trovata, ma una profonda riflessione su come si possa reinventare la famiglia al di fuori delle convenzioni sociali.

Il film è un meraviglioso equilibrio tra momenti di comicità irresistibile, nati dalle difficoltà pratiche e dalle gelosie della loro nuova vita, e scene di un’onestà disarmante. La regia, a quattro mani, cattura con freschezza e spontaneità la quotidianità di questa famiglia atipica, coinvolgendo i loro veri figli e amici (tra cui un esilarante Richard Bohringer). L’amour flou è un inno all’intelligenza emotiva, un’opera che dimostra come sia possibile trasformare il dolore di una rottura in un nuovo, creativo e amorevole modo di stare insieme. Un piccolo capolavoro di umanità.

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Un divan à Tunis

[PODCAST] Manele Labidi pour UN DIVAN A TUNIS

Dopo aver vissuto e lavorato per anni a Parigi, la psicanalista Selma decide di tornare nella sua natia Tunisi per aprire uno studio. Si stabilisce in una banlieue popolare, ma l’impresa si rivela più complicata del previsto. In una società ancora in bilico tra tradizione e modernità dopo la Rivoluzione dei Gelsomini, i suoi pazienti sono un campionario di nevrosi esilaranti e profonde, mentre lei stessa deve lottare contro una burocrazia kafkiana per ottenere l’autorizzazione a esercitare.

Manele Labidi firma un’opera prima brillante e acuta, una commedia che utilizza il “divano” della psicanalisi come lente d’ingrandimento per osservare le contraddizioni e le speranze della Tunisia contemporanea. Il film è un’analisi sociologica divertente e profonda, che evita i cliché per offrire un ritratto sfaccettato e pieno di vita di un paese in piena trasformazione. L’umorismo nasce dal cortocircuito culturale tra l’approccio freudiano di Selma e le resistenze dei suoi pazienti, che confondono l’analisi con la confessione religiosa o le prestazioni a pagamento.

Golshifteh Farahani è perfetta nel ruolo di Selma, una donna moderna e determinata che funge da catalizzatore per le storie di un’umanità varia e colorata: dall’imam che sogna abiti femminili alla parrucchiera che nasconde le sue insicurezze dietro una facciata di pettegolezzi. La regista riesce a trattare temi complessi come la libertà di espressione, il ruolo della donna e il peso della religione con una leggerezza e un’intelligenza rare. Un divan à Tunis è una commedia sociale che fa ridere e pensare, un’opera necessaria che celebra il potere della parola in una società che sta imparando a parlare di sé.

Rosalie Blum

ROSALIE BLUM - Bande-annonce

Vincent Machot è un parrucchiere la cui vita scorre monotona, divisa tra il lavoro, un cugino invadente e una madre oppressiva. Un giorno, incontra per caso Rosalie Blum, una donna solitaria e misteriosa, e ha la strana sensazione di averla già conosciuta. Intrigato, inizia a seguirla. Rosalie si accorge di essere pedinata e, a sua volta, chiede alla nipote Aude di investigare su Vincent. Si innesca così un’imprevedibile catena di pedinamenti e scoperte.

Adattando l’omonima graphic novel di Camille Jourdy, Julien Rappeneau realizza un’opera prima deliziosa e piena di fascino, una commedia corale sulla solitudine e sulla magia degli incontri inaspettati. Il film, premiato con il César, si distingue per la sua originale struttura narrativa, divisa in tre capitoli, ognuno dedicato al punto di vista di uno dei protagonisti. Questa scelta permette allo spettatore di ricomporre lentamente il puzzle della storia, scoprendo come le percezioni e i malintesi possano generare situazioni tanto comiche quanto toccanti.

La forza di Rosalie Blum risiede nella sua capacità di creare un’atmosfera sognante e malinconica, popolata da personaggi eccentrici e profondamente umani. La regia di Rappeneau è elegante e sensibile, capace di catturare la poesia nascosta nella banalità della vita di provincia. Il cast è perfetto, con Kyan Khojandi (creatore della serie Bref) che dona al suo personaggio una goffaggine commovente e Noémie Lvovsky che incarna una Rosalie enigmatica e fragile. È un film che scalda il cuore, un racconto gentile e intelligente su come il coraggio di uscire dalla propria routine possa portare a legami inattesi e meravigliosi.

La Lutte des classes

LA LUTTE DES CLASSES (2019) Bande Annonce

Sofia e Paul sono una coppia di “bobo” (bourgeois-bohème) parigini, ex musicista punk lui e avvocatessa lei, che vivono in un quartiere popolare della banlieue. Ferventi sostenitori della scuola pubblica e della mescolanza sociale, entrano in crisi quando il loro figlio Corentin, unico bianco della sua classe, inizia a sentirsi isolato. La coppia si trova di fronte a un dilemma lacerante: restare fedeli ai propri ideali o iscrivere il figlio alla vicina scuola privata cattolica, come tutti gli altri genitori borghesi del quartiere?

Michel Leclerc, già autore dell’acclamata commedia politica Le Nom des gens, torna a firmare una satira sociale tanto divertente quanto spietata. La Lutte des classes è un’analisi lucidissima delle contraddizioni della sinistra intellettuale francese, un film che mette in scena con umorismo caustico il conflitto tra i principi teorici e le scelte pratiche della vita quotidiana. La comicità nasce proprio da questo cortocircuito, dall’ipocrisia involontaria dei protagonisti che si trovano a tradire tutto ciò in cui credono per il “bene” del proprio figlio.

Il film, scritto insieme a Baya Kasmi, è un piccolo capolavoro di scrittura, con dialoghi brillanti e situazioni che espongono senza pietà le nevrosi e i pregiudizi di una certa classe sociale. Leïla Bekhti e Édouard Baer sono perfetti nel dare vita a una coppia credibile e complessa, in cui lo spettatore non può fare a meno di riconoscersi, anche nei suoi aspetti meno nobili. La Lutte des classes è una commedia intelligente e necessaria, che pone domande scomode sul significato di integrazione, uguaglianza e coerenza nell’Europa di oggi.

Tournee - Il vero burlesque

Tournee - Il vero burlesque
Ora disponibile

Commedia, drammatico, di Mathieu Amalric, Francia, 2010.
Joachim Zand, un produttore televisivo in crisi, torna in Francia dopo un lungo periodo trascorso negli Stati Uniti. Joachim aveva tagliato tutti i rapporti in Francia: amici, nemici, figli. Arriva con un gruppo di spogliarelliste californiane, in carne e chiassose, che fanno spettacoli burlesque e che vuole far esibire a Parigi. Fanno una tournee nelle città portuali della costa francese, esibendosi in teatri e locali di second'ordine, alloggiando in squallidi hotel e mangiando in ristoranti economici. Riscuotono un'ottimo gradimento del pubblico e puntano verso Parigi. Ma vecchi conflitti con le persone a cui era legato Joachim si ripropongono, e la vita da prestigiatore dello spettacolo dovrà fare i conti con la finzione e gli imbrogli del passato.

Il regista Mathieu Amalric si è ispirato per Tournee al cinema americano indipendente degli anni '70, in particolare ad Assassinio di un allibratore cinese di John Cassavetes. Il personaggio protagonista Joachim Sand è interpretato dallo stesso regista, che si dimostra un attore di alto livello, scelto già come interprete da registi come André Téchiné, Alain Resnais, Arnaud Desplechin: un attore con una grande consapevolezza della propria espressività e capacità di osservarsi anche dall'esterno come regista. Il gruppo di spogliarelliste è interpretato da autentiche artiste burlesque: Mimi Le Meaux, Kitten on the Keys, Dirty Martini, Julie Atlas Muz, Evie Lovelle e Roky Roulette. Tournee è un film on the road dove gli spettacoli di burlesque sono stati eseguiti realmente per un pubblico dal vivo durante la produzione del film. La storia è ispirata ad un libro del 1913 di Colette sull'esperienza nelle sale da ballo all'inizio del ventesimo secolo, The Other Side of Music-Hall. Presentato al Festival di Cannes 2010 dove ha vinto il premio Fipresci, il premio più importante dei critici cinematografici, ed il premio come miglior regista. Il finale è l'epilogo commuovente del ritratto di un uomo che ha smarrito le sue radici e deve fare i conti con la desolazione.

LINGUA: italiano

Effacer l’historique

Effacer l'historique (2020) - Trailer with French subtitles

In un quartiere residenziale di provincia, tre vicini di casa sono alle prese con i problemi della vita digitale. Marie è vittima di un ricatto per un sex tape. Bertrand scopre che sua figlia è vittima di cyberbullismo a scuola. Christine, autista VTC, non riesce a far decollare le sue valutazioni sull’app. Disperati e tecnologicamente inetti, decidono di unire le forze e dichiarare guerra ai giganti di Internet, imbarcandosi in un’impresa folle e apparentemente senza speranza.

Il duo di registi Gustave Kervern e Benoît Delépine, maestri di un cinema punk, surreale e profondamente umano, firma una commedia esilarante e attualissima sulla nostra dipendenza dalla tecnologia. Effacer l’historique è una satira grottesca e irresistibile del mondo contemporaneo, un ritratto impietoso di un’umanità alienata e sopraffatta da social network, call center e algoritmi incomprensibili. L’umorismo del film è corrosivo, a tratti malinconico, e nasce dalla rappresentazione di personaggi goffi e disperati che cercano di ribellarsi a un sistema più grande di loro.

Il film, premiato al Festival di Berlino, è un’opera che riesce a essere al tempo stesso profondamente radicata nella realtà (le truffe online, il bullismo, la precarietà del lavoro nella gig economy) e totalmente surreale nelle sue soluzioni narrative. Il trio di protagonisti, interpretato da Blanche Gardin, Denis Podalydès e Corinne Masiero, è semplicemente perfetto nel dare vita a degli antieroi moderni, tanto patetici quanto eroici nella loro lotta donchisciottesca. Una commedia intelligente, arrabbiata e incredibilmente divertente.

Le Grand Bain

LE GRAND BAIN Bande Annonce (2018)

Un gruppo di uomini di mezza età, tutti alle prese con depressione, disoccupazione e crisi esistenziali, trova un’improbabile via di fuga nella piscina comunale. Sotto la guida di due ex campionesse, decidono di formare la prima squadra francese di nuoto sincronizzato maschile. Nonostante lo scetticismo generale e la loro totale mancanza di grazia, l’obiettivo è uno solo: partecipare ai campionati del mondo.

Diretto dall’attore Gilles Lellouche, Le Grand Bain è un “feel-good movie” che trascende i limiti del genere grazie a una scrittura intelligente, un cast eccezionale e una profonda sensibilità. Sebbene abbia ottenuto un enorme successo di pubblico, il film mantiene uno spirito fieramente indipendente, prodotto da case come Les Productions du Trésor e Chi-Fou-Mi. È una commedia corale che affronta con umorismo e delicatezza il tema della fragilità maschile, un argomento ancora troppo spesso tabù.

La forza del film sta nella sua capacità di creare personaggi autentici e sfaccettati, ognuno con le proprie ferite e le proprie insicurezze. La piscina diventa uno spazio protetto, un luogo dove questi uomini possono finalmente abbassare le difese, mostrarsi vulnerabili e trovare nella solidarietà del gruppo la forza per rimettersi in gioco. L’umorismo non nasce dalla derisione dei loro corpi goffi, ma dalla tenerezza con cui vengono rappresentati i loro sforzi. Le Grand Bain è una celebrazione dell’amicizia e della seconda possibilità, un film che fa ridere, commuovere e, soprattutto, stare bene.

9 mois ferme

9 Mois ferme - Bande-Annonce (VF)

Ariane Felder è una giudice integerrima, una stacanovista single e moralmente irreprensibile. La sua vita ordinata viene sconvolta quando scopre di essere incinta di sei mesi, senza avere la minima idea di come sia potuto accadere. Gli esami di paternità rivelano una verità ancora più scioccante: il padre del bambino è Bob Nolan, un famigerato criminale accusato di un’aggressione efferata. Ariane dovrà ricostruire una notte di follia per capire cosa sia successo.

Albert Dupontel scrive, dirige e interpreta una commedia scatenata e irresistibile, un’opera che unisce il ritmo della farsa burlesca a una satira tagliente del sistema giudiziario e dei media. Vincitore di due premi César, tra cui quello per la Migliore Attrice a una strepitosa Sandrine Kiberlain, 9 mois ferme è un film che non concede un attimo di tregua allo spettatore, travolgendolo con un’energia comica inarrestabile. La comicità è fisica, verbale e di situazione, basata su un accumulo di gag, equivoci e colpi di scena.

Sotto la superficie della commedia slapstick, Dupontel inserisce una critica sociale feroce. Il mondo del tribunale è rappresentato come un teatro dell’assurdo, popolato da avvocati vanesi, periti bizzarri e un sistema che sembra aver perso ogni contatto con la realtà. La trasformazione di Ariane, da giudice algida a donna costretta a infrangere ogni regola, è il motore di un racconto che è al tempo stesso una critica al perbenismo borghese e un’inaspettata storia d’amore tra due opposti. Un film esilarante e intelligente.

Cette musique ne joue pour personne

CETTE MUSIQUE NE JOUE POUR PERSONNE Bande Annonce (2021) JoeyStarr, François Damiens

In una desolata città portuale del nord della Francia, un gruppo di gangster di mezza età conduce una vita di violenza e piccole estorsioni. La loro routine viene sconvolta quando l’amore e la poesia irrompono nelle loro esistenze. Jeff, il capo, si innamora di una cassiera e incarica i suoi scagnozzi di recapitarle goffi messaggi d’amore. Nel frattempo, uno dei suoi uomini più fidati si unisce a una compagnia teatrale per conquistare una donna, finendo per interpretare Jean-Paul Sartre.

Samuel Benchetrit dirige un’opera poetica e surreale, una commedia tenera e malinconica che trova la bellezza nell’assurdo e la grazia nella brutalità. Il film è un racconto corale popolato da personaggi indimenticabili, gangster dal cuore tenero che scoprono la forza trasformatrice dell’arte. L’umorismo, delicato e stralunato, nasce dal contrasto tra il mondo violento della criminalità e la delicatezza dei sentimenti che i protagonisti iniziano a provare.

Con un cast stellare che riunisce alcuni dei migliori attori del cinema francese e belga (François Damiens, Vanessa Paradis, Gustave Kervern, Bouli Lanners, JoeyStarr), Benchetrit crea un’atmosfera unica, a metà tra il realismo poetico di Marcel Carné e l’assurdismo di Aki Kaurismäki. Le scene in cui questi uomini rudi si cimentano con la recitazione o cercano di scrivere poesie sono esilaranti e commoventi allo stesso tempo. Cette musique ne joue pour personne è un film inclassificabile, una favola moderna sulla capacità dell’amore e della cultura di redimere anche le anime più indurite.

Zero in condotta

Zero in condotta
Ora disponibile

Commedia, di Jean Vigo, Francia, 1933.
Le vacanze sono terminate ed è il momento per i ragazzi di ritornare al terribile collegio, gestito da tutori ottusi e conformisti, incapaci di favorire la crescita di qualunque spirito di libertà e di creatività. L'unica cosa di cui sono capaci questi professori austeri è assegnare uno "zero" in condotta. Ma i ragazzi decidono di ribellarsi con la complicità del nuovo sorvegliante, Huguet, diverso da tutti gli altri. Si scatena così una vera e propria rivoluzione.

Jean Vigo descrive l'anelito alla libertà dei ragazzini con audacia e spirito sovversivo, con una critica spietata dell'istituzione scolastica, che somiglia molto a certe memorabili sequenza del cinema di Fellini. Forse il cineasta italiano aveva visto il film di Vigo? Sembra molto, molto probabile. Il film è stato messo al bando dalla censura francese e non ha avuto una proiezione pubblica fino al 1945.

Spunto di riflessione
I condizionamenti della famiglia, della scuola e dei mass media sono probabilmente i maggiori responsabili del fallimento esistenziale di milioni di persone. Sono nemici non ben identificati, da cui è difficile difendersi, che causano la perdita dell'autostima e della creatività necessaria per raggiungere obiettivi ambiziosi. I condizionamenti sociali, culturali e religiosi sono un tema fondamentale della vita di ogni essere umano, e uno dei principali argomenti delle filmografie di maestri del cinema come Fellini, Truffaut, e molti altri.

LINGUA: francese
SOTTOTITOLI: italiano, inglese

Fumer fait tousser

FUMER FAIT TOUSSER - Bande-annonce

La “Tabac Force” è una squadra di cinque supereroi i cui poteri derivano dalle sostanze nocive del tabacco: Benzene, Nicotina, Metanolo, Mercurio e Ammoniaca. Dopo aver sconfitto una tartaruga gigante, il loro capo, un topo bavoso di nome Didier, li manda in un ritiro forzato per rafforzare la coesione del gruppo, ormai logorata da litigi interni. Durante il ritiro, per passare il tempo, iniziano a raccontarsi storie dell’orrore attorno a un fuoco, mentre il malvagio imperatore Lézardin trama per distruggere la Terra.

Quentin Dupieux colpisce ancora con una parodia geniale e demenziale dei film di supereroi e delle serie sentai giapponesi come i Power Rangers. Fumer fait tousser è un’opera che decostruisce con umorismo iconoclasta tutti i cliché del genere. La vera genialità del film, però, risiede nella sua struttura a episodi, un film-contenitore in cui la trama principale (la minaccia di Lézardin) diventa un mero pretesto per una serie di racconti dell’orrore tanto macabri quanto esilaranti.

Dupieux si diverte a giocare con le aspettative dello spettatore, abbandonando la narrazione principale per perdersi in digressioni assurde e spassose. Il risultato è un’antologia comico-horror che celebra il piacere del racconto fine a se stesso. Il film è un concentrato del suo stile unico: dialoghi impassibili di fronte all’assurdo, violenza improvvisa e cartoonesca, e una libertà creativa totale. Con un cast di fedelissimi (Gilles Lellouche, Vincent Lacoste, Anaïs Demoustier), Dupieux firma una delle sue opere più divertenti e accessibili, una celebrazione del cinema come gioco puro.

Chien de la casse

CHIEN DE LA CASSE - Bande-annonce officielle

In un piccolo e sonnolento villaggio del sud della Francia, Dog e Mirales sono amici da sempre. Il loro legame, quasi fraterno ma profondamente tossico, è dominato dalla personalità esuberante e crudele di Mirales, che non perde occasione per umiliare il più mite Dog. Il loro equilibrio precario viene sconvolto dall’arrivo di Elsa, una giovane donna che inizia una relazione con Dog, scatenando la gelosia e il risentimento di Mirales.

Vincitore di due premi César, tra cui quello per la Migliore Opera Prima, Chien de la casse è il folgorante esordio di Jean-Baptiste Durand. Il film è un ritratto crudo, autentico e potente di un’amicizia maschile e della vita nella provincia francese, lontano dalle cartoline turistiche. Più che una commedia pura, è una commedia drammatica che trova l’umorismo nelle pieghe del reale, nei dialoghi taglienti e nelle dinamiche relazionali dei suoi protagonisti. La scrittura è precisa, capace di catturare il linguaggio e le tensioni di una gioventù che combatte la noia con la spavalderia.

Il film è sorretto da due interpretazioni straordinarie: Anthony Bajon nel ruolo di Dog e, soprattutto, Raphaël Quenard, vera rivelazione, che dona a Mirales una complessità incredibile, rendendolo al tempo stesso insopportabile e vulnerabile. La regia di Durand è immersiva, capace di cogliere la bellezza aspra dei paesaggi e la claustrofobia di un mondo dove tutti si conoscono. Chien de la casse è un’opera potente e sincera, un “coming of age” che racconta con lucidità e senza moralismi la difficoltà di crescere e di liberarsi dai legami che ci soffocano.

Les Pires

Les Pires (2022) - Bande annonce HD

Una troupe cinematografica arriva a Boulogne-Sur-Mer, nel nord della Francia, per girare un film. Per i ruoli principali, il regista decide di scegliere quattro adolescenti del quartiere popolare della Cité Picasso, ragazzi considerati “i peggiori” per la loro reputazione e le loro difficili storie familiari. Le riprese diventano un’esperienza intensa e destabilizzante, che confonde i confini tra la finzione del set e la dura realtà delle loro vite.

Vincitore del premio principale nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes, Les Pires è un’opera prima potente e complessa, che esplora con intelligenza e sensibilità le questioni etiche della rappresentazione cinematografica. Lise Akoka e Romane Gueret, con un passato da direttrici di casting, firmano un film meta-cinematografico che è al tempo stesso una commedia drammatica e un documentario sulla sua stessa creazione. L’umorismo, spesso amaro, nasce dalle situazioni imbarazzanti e dai conflitti che si creano sul set.

Il film pone domande fondamentali: è giusto chiedere a dei ragazzi vulnerabili di rivivere i propri traumi per esigenze di sceneggiatura? Dove finisce l’arte e dove inizia lo sfruttamento? Les Pires non offre risposte facili, ma mostra con grande onestà la complessità delle relazioni che si instaurano tra i registi e i loro giovani attori non professionisti, qui straordinari per naturalezza e intensità. È un film che fa ridere, arrabbiare e riflettere, un’opera necessaria che interroga il ruolo e la responsabilità del cinema nel raccontare le vite degli altri.

Oranges Sanguines

Bloody Oranges / Oranges sanguines (2021) - Trailer (English subs)

In Francia, nell’arco di una sola notte, si intrecciano le storie di diversi personaggi. Una coppia di anziani agricoltori, sommersa dai debiti, partecipa a un concorso rock per vincere il primo premio. Un potente ministro delle finanze è alle prese con uno scandalo di evasione fiscale. Un’adolescente si prepara per il suo primo appuntamento, ma l’incontro si rivela un incubo. Le loro traiettorie, apparentemente distanti, convergeranno in un’esplosione di violenza catartica.

Jean-Christophe Meurisse dirige una commedia nerissima, una satira feroce e senza compromessi che fa a pezzi la società francese contemporanea. Oranges Sanguines è un film scioccante, brutale e, allo stesso tempo, incredibilmente divertente. L’umorismo, corrosivo e politicamente scorretto, nasce dal ribaltamento delle aspettative e dalla rappresentazione grottesca dei mali della nostra epoca: la precarietà economica, la corruzione politica, la violenza sessuale e l’ipocrisia dilagante.

Il film è strutturato come un racconto corale che monta in un crescendo di tensione e assurdità, fino a un finale in cui i “deboli” si prendono una rivincita sanguinosa e liberatoria sui loro oppressori. La regia è affilata, i dialoghi sono taglienti e il cast è in stato di grazia nel dare vita a personaggi memorabili nella loro meschinità o nella loro ingenuità. Oranges Sanguines è un’opera estrema, non per tutti, ma di una lucidità e di una potenza rare. Un pugno nello stomaco che costringe a ridere delle nostre stesse miserie.

Yannick

YANNICK | Bande-annonce

Nel bel mezzo di una rappresentazione di una mediocre commedia da boulevard parigina, uno spettatore, Yannick, si alza in piedi e interrompe lo spettacolo. È un guardiano notturno, ha fatto un’ora di strada per vedere la pièce e la trova terribilmente noiosa. Decide quindi di prendere in ostaggio attori e pubblico per riscrivere lui stesso il finale, nel tentativo di trasformare una serata deludente in un momento di autentica condivisione artistica.

Girato in segreto e uscito a sorpresa, Yannick è l’ennesima gemma dell’inesauribile Quentin Dupieux. Il film è una commedia da camera geniale e tesissima, un’opera che si svolge quasi interamente in tempo reale sul palco di un teatro. Con questo dispositivo minimalista, Dupieux costruisce una riflessione profonda e divertentissima sul rapporto tra l’opera d’arte, l’artista e il suo pubblico. Chi ha il diritto di giudicare? Cosa succede quando lo spettatore, da fruitore passivo, diventa creatore attivo?

Raphaël Quenard, attore feticcio del nuovo cinema francese, offre una performance straordinaria, rendendo Yannick un personaggio complesso, al tempo stesso ridicolo, minaccioso e stranamente commovente. Il film è un tour de force di scrittura e di regia, un dialogo serrato e imprevedibile che tiene lo spettatore con il fiato sospeso. L’umorismo nasce dall’imbarazzo della situazione, dalla tensione crescente e dalla critica implicita a un certo tipo di arte borghese e autoreferenziale. Yannick è un’opera intelligente, provocatoria e incredibilmente attuale.

Comme un avion

Comme Un Avion - Bande-annonce

Michel, un grafico cinquantenne con la passione per l’aviazione, sogna una vita avventurosa come quella dei piloti dell’Aéropostale. Un giorno, ha un’illuminazione: un kayak, in fondo, assomiglia alla fusoliera di un aereo. Spinto da un impulso irrefrenabile, acquista un kayak e, incoraggiato dalla moglie, parte per un viaggio in solitaria lungo un fiume. La sua “grande spedizione” si trasformerà in un’avventura fatta di piccoli incontri e di una riscoperta di se stesso.

Bruno Podalydès, insieme al fratello Denis, è una delle figure più importanti della commedia d’autore francese. Comme un avion è forse il suo film più rappresentativo: un’opera gentile, bizzarra e profondamente umanista. La comicità non è mai chiassosa, ma nasce dalla delicatezza delle situazioni, dalla goffaggine del protagonista e dalla poesia degli incontri casuali. Il viaggio di Michel non è una fuga eroica, ma una modesta ribellione alla monotonia del quotidiano, un tentativo di ritrovare un senso di meraviglia.

Il film è una celebrazione delle piccole cose, un invito a rallentare e a guardare il mondo con occhi diversi. Podalydès, che interpreta anche il protagonista, ha un talento unico nel creare un’atmosfera sognante e leggermente surreale, popolata da personaggi eccentrici e adorabili (tra cui una magnifica Sandrine Kiberlain). La regia è contemplativa, attenta ai dettagli e ai paesaggi, e la sceneggiatura è piena di dialoghi brillanti e osservazioni acute sulla natura umana. Comme un avion è una commedia che fa sorridere e pensare, un piccolo gioiello di sensibilità e intelligenza.

Antoinette dans les Cévennes

ANTOINETTE DANS LES CÉVENNES - Bande-annonce

Antoinette, un’insegnante, aspetta con ansia le vacanze estive che ha programmato con il suo amante, Vladimir. Quando lui le comunica all’ultimo minuto che andrà in vacanza con la moglie e la figlia nelle Cévennes, Antoinette, disperata, decide di seguirlo. Si iscrive allo stesso trekking, un percorso sulle tracce dello scrittore Robert Louis Stevenson, e si ritrova ad affrontare le montagne in compagnia di un compagno di viaggio tanto inaspettato quanto testardo: un asino di nome Patrick.

Caroline Vignal dirige una commedia deliziosa, un road movie a passo d’asino che ha conquistato pubblico e critica, valendo a Laure Calamy un meritatissimo premio César come Migliore Attrice. Il film è un racconto di formazione divertente e toccante, che utilizza il viaggio come metafora di un percorso di emancipazione personale. La forza comica del film risiede principalmente nella straordinaria chimica tra la protagonista e il suo asino.

Patrick non è un semplice animale, ma un personaggio a tutti gli effetti, con un carattere forte e un’espressività irresistibile. Il loro rapporto, fatto di litigi, incomprensioni e momenti di profonda tenerezza, è il cuore pulsante di un film che celebra la resilienza e la capacità di trovare la felicità dove meno ce lo si aspetta. Laure Calamy è semplicemente perfetta nel ruolo di una donna inizialmente patetica nella sua ossessione amorosa, ma che gradualmente riscopre la propria forza e indipendenza. Antoinette dans les Cévennes è una boccata d’aria fresca, una commedia intelligente e piena di fascino.

Le Nom des gens

The Names of Love (2011) Official Trailer

Bahia Benmahmoud è una giovane donna estroversa e politicamente impegnata a sinistra. Ha una missione molto particolare: convertire gli uomini di destra alle sue idee, andando a letto con loro. La sua strategia, fino a quel momento infallibile, entra in crisi quando incontra Arthur Martin, un uomo dal nome banalissimo che, nonostante le apparenze, nasconde un passato complesso e una serie di nevrosi. Il loro incontro darà vita a una storia d’amore tanto improbabile quanto esilarante.

Vincitore di due César, per la Migliore Attrice (Sara Forestier) e la Migliore Sceneggiatura Originale, Le Nom des gens è una delle commedie politiche più intelligenti e audaci del cinema francese. Il regista Michel Leclerc affronta con umorismo e senza tabù temi complessi come l’identità nazionale, il peso della storia (in particolare la guerra d’Algeria) e la convivenza tra culture diverse. Il pretesto comico della “conversione sessuale” diventa un modo originale per esplorare le differenze ideologiche e per smontare i pregiudizi di ogni schieramento.

Il film è un fuoco d’artificio di dialoghi brillanti, situazioni politicamente scorrette e invenzioni visive sorprendenti. Sara Forestier è travolgente nel ruolo di Bahia, un personaggio pieno di energia e di contraddizioni, mentre Jacques Gamblin è perfetto nel ruolo di un uomo apparentemente noioso ma profondamente tormentato. Le Nom des gens è una commedia che non ha paura di essere complessa e provocatoria, un’opera che dimostra come si possa ridere delle fratture della società senza mai banalizzarle.

La Belle Époque

LA BELLE ÉPOQUE Trailer | TIFF 2019

Victor, un disegnatore sessantenne disilluso e in crisi con la moglie Marianne, viene cacciato di casa. Suo figlio gli offre un regalo insolito: la possibilità di rivivere un’epoca a sua scelta, grazie a un’agenzia specializzata che crea meticolose ricostruzioni storiche con attori e scenografie. Victor non ha dubbi e sceglie di tornare al 16 maggio 1974, il giorno in cui incontrò per la prima volta il grande amore della sua vita, Marianne.

Nicolas Bedos scrive e dirige una commedia romantica dal concetto brillante e dalla realizzazione impeccabile. La Belle Époque è un film che mescola con eleganza nostalgia, umorismo e una profonda riflessione sul tempo, la memoria e la natura dell’amore. L’idea di una “macchina del tempo” teatrale permette a Bedos di creare un gioco affascinante tra passato e presente, tra realtà e finzione, dove i ricordi vengono messi in scena e, forse, reinventati.

Il film è sorretto da un cast eccezionale. Daniel Auteuil è magnifico nel ruolo di un uomo che ritrova la gioia di vivere immergendosi nel passato, mentre Doria Tillier è luminosa nel doppio ruolo della giovane Marianne e dell’attrice che la interpreta. Guillaume Canet, nel ruolo del regista nevrotico della ricostruzione, aggiunge un tocco di comicità meta-cinematografica. La Belle Époque è una commedia sofisticata e commovente, un’opera che celebra il potere delle storie di farci innamorare di nuovo, non solo di una persona, ma della vita stessa.

Le Discours

LE DISCOURS | Bande-annonce

Adrien è a una cena di famiglia. La sua ragazza, Sonia, gli ha chiesto una “pausa” da 38 giorni e lui attende con ansia un suo messaggio. La serata, già di per sé un incubo, prende una piega ancora peggiore quando il suo futuro cognato gli chiede di tenere un discorso al suo matrimonio. Mentre il panico lo assale, Adrien si perde in un vortice di pensieri, ricordi, ansie e fantasie tragicomiche sul suo passato, presente e futuro.

Tratto dalla graphic novel di Fabcaro, Le Discours è una commedia geniale e innovativa, costruita quasi interamente sul flusso di coscienza del suo protagonista. Il regista Laurent Tirard riesce a tradurre in immagini il monologo interiore di Adrien, creando un film che è al tempo stesso esilarante e profondamente relatabile. L’umorismo nasce dalla nevrosi del personaggio, dalla sua tendenza a catastrofizzare ogni situazione e dalla sua spietata (e divertentissima) analisi delle dinamiche familiari e delle convenzioni sociali, come l’assurda tradizione della “chenille” (il trenino) ai matrimoni.

Benjamin Lavernhe, attore della Comédie-Française, è straordinario nel dare corpo e voce a un personaggio perennemente in bilico tra autocommiserazione e lucidità. Il film è un piccolo capolavoro di scrittura e di montaggio, che alterna con abilità i piani temporali e i registri narrativi, passando dalla commedia romantica alla farsa, fino a momenti di inaspettata tenerezza. Le Discours è una celebrazione dell’ansia come motore comico, un’opera che parla a chiunque si sia mai sentito fuori posto a una cena di famiglia.

Yves

YVES Bande Annonce (2019)

Jérem, un giovane rapper squattrinato, si trasferisce nella casa della nonna per provare a sfondare nel mondo della musica. La sua vita cambia quando una start-up gli offre di testare un nuovo frigorifero intelligente di nome Yves. Ben presto, scopre che Yves non solo è in grado di gestire la spesa e dare consigli dietetici, ma ha anche un talento eccezionale per la composizione musicale. Il frigo inizia a scrivere hit per Jérem, trasformandolo in una star, ma la loro collaborazione prenderà una piega inaspettata e surreale.

Benoît Forgeard dirige una commedia fantascientifica originale e spassosa, una satira intelligente sulla nostra dipendenza dalla tecnologia, sull’intelligenza artificiale e sul mondo dell’industria musicale. Yves è un film che parte da un presupposto totalmente assurdo e lo sviluppa con una logica impeccabile, creando situazioni esilaranti e riflessioni acute. L’umorismo nasce dal rapporto tra l’umano, imperfetto e ambizioso, e la macchina, efficiente, razionale e, alla fine, più creativa di lui.

Il film è una critica divertente alla società della performance e all’ossessione per il successo, dove anche un elettrodomestico può diventare un’icona pop. William Lebghil è perfetto nel ruolo del rapper mediocre che si lascia manipolare dal suo frigo, mentre Philippe Katerine, nel ruolo di un dirigente di start-up, è come sempre irresistibile nella sua stravaganza. Yves è una commedia che fa ridere di gusto, ma che lascia anche un retrogusto amaro, facendoci interrogare sul futuro della creatività in un mondo sempre più dominato dagli algoritmi. Un’opera bizzarra e geniale.

Apnée

APNEE - Bande annonce

Céline, Thomas e Maxence sono un trio inseparabile. Si amano, vivono insieme e vogliono sposarsi. Tutti e tre. Di fronte al rifiuto del sindaco di celebrare un matrimonio a tre, iniziano un viaggio picaresco e anarchico attraverso la Francia, alla ricerca di un posto nel mondo che accetti il loro modo di vivere non convenzionale. Il loro percorso è un susseguirsi di incontri bizzarri e situazioni surreali, una critica radicale a tutte le istituzioni della società.

Presentato alla Semaine de la Critique di Cannes, Apnée è l’esordio cinematografico di Jean-Christophe Meurisse e della sua compagnia teatrale, Les Chiens de Navarre. Il film è un’opera estrema, un concentrato di umorismo nero, provocatorio e politicamente scorretto. Strutturato come una serie di sketch apparentemente sconnessi, il film è in realtà una critica feroce e coerente alle norme sociali: il matrimonio, la proprietà privata, la famiglia, il lavoro.

La comicità di Apnée è abrasiva, spesso disturbante, e si basa sull’improvvisazione e sulla performance fisica degli attori. Il film non ha paura di essere sgradevole, di spingere lo spettatore fuori dalla sua zona di comfort. È un cinema che urla la sua rabbia contro un mondo percepito come assurdo e restrittivo. Sotto la superficie caotica e iconoclasta, però, si cela una profonda tenerezza per i suoi personaggi, tre anime perse che cercano solo di vivere il loro amore liberamente. Un’opera prima coraggiosa e indimenticabile, per chi ama il cinema che non fa sconti.

Una visione curata da un regista, non da un algoritmo

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Immagine di Fabio Del Greco

Fabio Del Greco