La vita di Yasujirō Ozu
Ozu è tra i migliori registi di sempre. Nato nel quartiere Fukagawa di Tokyo, secondo figlio di 5 fratelli e sorelle. Evitava regolarmente le lezioni a scuola per vedere film come Quo Vadis o Gli ultimi giorni di Pompei. Nel 1917 vide il film Civilization e decise di voler diventare un regista. All’età di 17 anni fu sbattuto fuori dalla stanza del dormitorio dopo essere stato accusato di aver scritto una lettera d’amore a un ragazzo di una classe inferiore.
Ozu fu assunto dalla Shochiku Film Company, come assistente nel dipartimento di cinematografia, il 1 agosto 1923, contro i desideri di suo padre. La sua casa fu distrutta dal terremoto del 1923, tuttavia nessun membro della sua famiglia fu ferito. Il 12 dicembre 1924, Ozu iniziò un anno di servizio militare. Completò il servizio militare il 30 novembre 1925, partendo come caporale.
Nel 1927 fu coinvolto in una rissa in cui prese a pugni un altro membro dello staff al bar dello studio. Fu chiamato sul posto di lavoro del regista dello studio e Ozu ne approfittò per fornire una sceneggiatura cinematografica che aveva scritto. Nel settembre 1927, fu promosso regista e diresse il suo primo film, Sword of Penitence, che è andato perduto. Il 25 settembre è stato chiamato in servizio militare fino a novembre, e il film dovette essere completato da un altro regista.
Il film Body Beautiful, lanciato il 1 dicembre 1928, è stato il primo film di Ozu a utilizzare una posizione bassa della cinepresa, che sarebbe diventata il suo segno distintivo. Il suo film Young Miss, con un cast stellare, è stata la prima volta che ha utilizzato lo pseudonimo James Maki, ed è stato anche il suo primo film ad apparire nella pubblicazione cinematografica “Best Ten” di Kinema Jumpo in terza posizione. Nel 1932, il suo I Was Born, But …, un divertente film sulla giovinezza, è stato ritenuto dai critici cinematografici come il primo lavoro degno di vera di critica sociale nel cinema giapponese, donando una grande fama ad Ozu.
Nel 1935 Ozu realizzò un breve documentario con musica intitolato Kagami Jishi, in cui Kikugoro VI eseguiva una danza Kabuki dallo stesso nome del titolo. Come il resto del mercato cinematografico giapponese, Ozu ha tardato a passare alla produzione di film sonori: il suo primissimo film con una colonna sonora è stato The Only Son nel 1936, 5 anni dopo il primissimo film sonoro giapponese, Il film di Heinosuke Gosho La mia e la moglie del vicino.
Ozu in tempo di guerra
Il 9 settembre 1937, in un momento in cui Shochiku non raccoglieva successo al botteghino con i film di Ozu, indipendentemente dall’apprezzamento che riceveva dalla critica, il trentaquattrenne Ozu fu arruolato nell’esercito imperiale giapponese. Ha investito 2 anni in Cina nella seconda guerra sino-giapponese. Nel 1939, Ozu fu inviato ad Hankou, dove combatté nella battaglia di Nanchang e nella battaglia del fiume Xiushui.
Nel 1939, ha composto la prima bozza della sceneggiatura per Il sapore del tè verde, ma l’ha accantonata a causa di modifiche su cui insisteva fermamente la censura militare. Il primo film che Ozu realizzò al suo ritorno fu Brothers and Sisters of the Toda Family, il suo primo vero successo, nel 1941.
Nel 1943, Ozu fu nuovamente arruolato nell’esercito per fare un film di propaganda in Birmania. Durante la sua permanenza a Singapore, avendo poca sintonia con quel tipo di lavoro, ha perso tempo un anno intero leggendo, giocando a tennis e guardando film americani forniti dell’esercito. Alla fine della seconda guerra mondiale, nell’agosto del 1945, Ozu danneggiò la sceneggiatura e tutte le riprese del film.
Ozu ha avuto una carriera lunga trentacinque anni, dal 1927 alla sua morte nel 1963, e raramente ha fatto un brutti film. E’ stato sempre conosciuto in Giappone, ma ha avuto un seguito globale dopo la sua scomparsa grazie a fan e critici come Paul Schrader e David Bordwell. Oggi, i suoi film sono spesso estremamente importanti nei sondaggi della critica di tutto il mondo, con Tokyo Story in particolare chiamato in genere tra i migliori film mai realizzati nella storia del cinema.
Ozu ha realizzato, come molti altri autori puri, lo stesso identico film più e più volte: drammi pacifici e minimizzati che in genere sembravano variazioni sullo stesso stile, utilizzando il suo caratteristico sguardo austero e distaccato. I suoi fan potrebbero forse essere d’accordo con la valutazione, ma indicherebbero allo stesso modo l’illimitata sottigliezza e l’umanità nel lavoro di Ozu che rende i suoi film commoventi e piacevoli.
Yasujirô Ozu non ha mai evitato di raccontare lo stesso identico tipo di storia due volte, specialmente quando quella storia includeva l’amarezza del passaggio da una generazione all’altra. Le sottili variazioni da film a film assumono toni nuovi mentre lo spettatore si addentra nella filmografia di Ozu.
I film di Ozu da non perdere
Ecco i film di Ozu da vedere assolutamente, importanti punti di ingresso nell’immaginario del regista.
Sono nato ma… (1932)
I primi film di Ozu, per lo più commedie, sono andati persi a causa delle devastazioni della guerra. Student Romance: Days Of Youth del 1929 è il primo a sopravvivere, mentre alcuni realizzati fino a tardi devono ancora essere trovati.
Uno dei suoi ultimi film muti, è interpretato da Hideo Sugawara e Tomio Aoki (l’ultimo dei quali aveva recitato nel cortometraggio di Ozu A Straightforward Boy qualche anno prima nei panni di Ryoichi e Keiji Yoshi, la cui famiglia si è trasferita nei sobborghi di Tokyo per il nuovo lavoro del padre salariato (Tatsuo Saitō).
Sono nato ma… (1932) è il settimo film del regista, ed è considerato uno dei suoi capolavori.
Il film racconta la storia di un gruppo di studenti di una scuola elementare che stanno affrontando la transizione dall’infanzia all’adolescenza. I ragazzi sono alle prese con i cambiamenti fisici e psicologici che stanno vivendo, e devono imparare a fare i conti con le aspettative della società.
Il film è ambientato in un Giappone in via di modernizzazione, e affronta temi come la crescita, il cambiamento e la pressione sociale. È un film intimo e commovente che esplora le emozioni universali che tutti possono provare.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Ricezione
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Venezia 1932, dove ha vinto il premio per la migliore regia.
Una donna di Tokyo (1933)
Trama
Una donna di Tokyo è un film drammatico giapponese del 1933 diretto da Yasujirō Ozu. Il film racconta la storia di Chiyo (Yoshiko Okada), una giovane donna che lavora come geisha a Tokyo.
Chiyo è una donna gentile e compassionevole, ma sta anche lottando per sbarcare il lunario. È innamorata di un uomo di nome Shohei (Takeshi Sakamoto), ma lui non può sposarla perché è già sposato.
La vita di Chiyo è ulteriormente complicata quando incontra un giovane di nome Koji (Chishū Ryū). Koji è un uomo sensibile e intelligente, e si innamora di Chiyo. Tuttavia, Chiyo è ancora innamorata di Shohei, e non è in grado di ricambiare i sentimenti di Koji.
Il film è un ritratto bello e commovente di una donna che sta cercando il suo posto nel mondo. È anche un’esplorazione complessa e sfumata dell’amore, della perdita e del sacrificio.
Temi
Il film esplora una serie di temi, tra cui:
- Amore: L’amore è il tema centrale del film. Chiyo è divisa tra il suo amore per Shohei e il suo amore per Koji.
- Perdita: Chiyo sperimenta una serie di perdite nel corso del film, tra cui la perdita dei suoi genitori, il suo amante e i suoi sogni per il futuro.
- Sacrificio: Chiyo è disposta a sacrificare la propria felicità per il bene delle persone che ama.
Stile
Ozu è noto per il suo stile minimalista e l’uso di inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che contrasta con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Accoglienza
Una donna di Tokyo è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicata e sfumata rappresentazione delle relazioni umane. Il film è stato poi riconosciuto come una delle opere più grandi di Ozu, ed è considerato un classico del cinema giapponese.
C’era un padre (1942)
C’era un padre (1942) è un film giapponese diretto da Yasujirō Ozu. È il decimo film del regista, ed è considerato uno dei suoi capolavori.
Il film racconta la storia di un maestro di scuola elementare vedovo che deve affrontare la morte accidentale di un suo allievo. Il maestro si sente responsabile della tragedia e decide di lasciare l’insegnamento. Si trasferisce in una piccola città e inizia a lavorare come impiegato, ma non riesce a trovare la felicità.
Il film è ambientato in un Giappone in guerra, e affronta temi come la perdita, la colpa e la ricerca di un nuovo inizio. È un film intimo e commovente che esplora le emozioni universali che tutti possono provare.
Temi principali
I temi principali del film sono la perdita, la colpa e la ricerca di un nuovo inizio.
- La perdita è il tema centrale del film. Il maestro perde il suo allievo e la sua moglie, e questo lo porta a un profondo senso di perdita.
- La colpa è un altro tema importante del film. Il maestro si sente in colpa per la morte dell’allievo, e questo lo porta a un senso di colpa che lo tormenta.
- La ricerca di un nuovo inizio è un tema che è presente nel film, e che il maestro cerca di trovare. Il maestro si trasferisce in una nuova città e inizia una nuova vita, ma non riesce a trovare la felicità.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Ricezione
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Venezia 1942, dove ha vinto il premio per la migliore regia.
Tarda primavera (1948)
Tarda primavera (1948) è un film giapponese diretto da Yasujirō Ozu. È il nono film del regista, ed è considerato uno dei suoi capolavori.
Il film racconta la storia di un uomo rimasto vedovo che teme che la figlia, ormai adulta, rimanga una “zitella” derisa e cerchi di convincerla a sposarsi. Tuttavia la ragazza è felice di vivere con il padre, e entrambi sanno che l’uomo sarebbe perduto senza qualcuno in casa che si prenda cura di lui.
Il film è ambientato in un Giappone che sta uscendo dalla seconda guerra mondiale, e affronta temi come il lutto, la famiglia e il cambiamento. È un film intimo e commovente che esplora le emozioni universali che tutti possono provare.
Temi principali
I temi principali del film sono il lutto, la famiglia e il cambiamento.
- Il lutto è il tema centrale del film. L’uomo è ancora in lutto per la morte della moglie, e questo lo porta a cercare un modo per riempire il vuoto nella sua vita.
- La famiglia è un altro tema importante del film. Il rapporto tra padre e figlia è al centro della storia, e il film esplora i temi dell’amore, della cura e della perdita.
- Il cambiamento è un tema che è presente nel film, sia a livello personale che sociale. Il Giappone sta uscendo dalla guerra e sta cambiando, e questo cambiamento ha un impatto sulla vita dei personaggi.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Ricezione
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 1948, dove ha vinto il premio per la migliore regia.
Il tempo del raccolto del grano (1951)
Il tempo del raccolto del grano (1951), noto anche come Il tempo della mietitura, è un film giapponese diretto da Yasujirō Ozu. È il decimo film del regista, e fa parte della Trilogia di Noriko, insieme a Primavera tarda (1949) e Tokyo Story (1953).
Trama
Noriko è una giovane donna di 28 anni che vive con i suoi genitori a Kamakura, in Giappone. La famiglia è in cerca di un marito per lei, ma Noriko non è interessata a sposarsi.
I genitori di Noriko sono preoccupati per il suo futuro. Temono che, se non si sposa, finirà per vivere da sola e sarà sola nella vecchiaia.
Noriko è una donna indipendente e moderna. Non crede nel matrimonio per convenienza, e vuole trovare un uomo che ami davvero.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità.
Accoglienza
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film ha ricevuto il premio della critica al Festival di Cannes 1951.
Alcune differenze tra “Late Spring” e “Il tempo del raccolto del grano”
I due film sono molto simili, ma ci sono alcune differenze importanti.
- Il tempo del raccolto del grano è ambientato in un Giappone che sta uscendo dalla seconda guerra mondiale, mentre Late Spring è ambientato in un Giappone che è già in pace. Questo cambiamento di contesto ha un impatto sul film, rendendolo più cupo e malinconico.
- Il tempo del raccolto del grano si concentra maggiormente sul tema del cambiamento, mentre Late Spring si concentra maggiormente sul tema della famiglia.
- Il tempo del raccolto del grano ha un finale più aperto e ambiguo, mentre Late Spring ha un finale più deciso.
Il sapore del riso al tè verde (1952)
Il sapore del riso al tè verde (1952) è un film giapponese diretto da Yasujirō Ozu. È il dodicesimo film del regista, e fa parte della Trilogia di Noriko, insieme a Tarda Primavera (1949) e Tokyo Story (1953).
Trama
Taeko e Mokichi sono sposati da molti anni e non hanno figli. Taeko è una donna egoista e viziata e rimprovera continuamente il marito per la sua presunta pigrizia e le sue origini umili.
Un giorno, Taeko decide di lasciare il marito per andare a vivere da sola a Tokyo. Mokichi è sconvolto dalla decisione della moglie, ma la lascia andare.
Taeko si trasferisce in un appartamento a Tokyo e inizia a lavorare come segretaria. Tuttavia, si sente sola e infelice.
Un giorno, Taeko incontra un uomo di nome Hiroshi, che è innamorato di lei. Taeko inizia a ricambiare i suoi sentimenti, ma è ancora indecisa se lasciare il marito per lui.
Temi
Il film esplora i temi dell’amore, del matrimonio, del tradimento e del cambiamento.
L’amore è il tema centrale del film. Taeko è alla ricerca dell’amore vero, ma è bloccata in un matrimonio infelice.
Il matrimonio è un altro tema importante del film. Taeko e Mokichi sono sposati da molti anni, ma il loro matrimonio è in crisi.
Il tradimento è un tema che emerge nel film, quando Taeko inizia a ricambiare i sentimenti di Hiroshi.
Il cambiamento è un tema che è presente nel film, sia a livello personale che sociale. Taeko è in un periodo di cambiamento, e il Giappone sta uscendo dalla seconda guerra mondiale.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Come sempre in Ozu, c’è la stilizzazione dell’inquadratura cinematografica, come se gli attori si mettessero in posa per una foto. Un film sublime e penetrante su una relazione coniugale che si distrugge silenziosamente.
Inganni e trucchi mettono a dura prova la relazione tra una coppia di mezza età senza figli in una città di provincia mentre avviene un cambio generazionale totale.
Viaggio a Tokyo (1953)
Viaggio a Tokyo è un film giapponese del 1953 diretto da Yasujirō Ozu. Il film è considerato uno dei suoi capolavori ed è spesso indicato come uno dei migliori film mai realizzati.
Trama
Il film racconta la storia di due anziani coniugi, Shukichi e Tomi Hirayama, che decidono di fare un viaggio a Tokyo per visitare i loro figli adulti. I figli sono tutti occupati con il lavoro e la vita familiare, e non hanno molto tempo per i loro genitori. I Hirayama sono delusi dall’accoglienza che ricevono dai figli e alla fine tornano a casa soli e amareggiati.
Temi
Il film esplora i temi della famiglia, dell’invecchiamento e del cambiamento.
La famiglia è il tema centrale del film. I Hirayama sono una coppia amorevole, ma la loro relazione è messa alla prova dal viaggio a Tokyo.
L’invecchiamento è un altro tema importante del film. I Hirayama stanno invecchiando e si rendono conto che il mondo sta cambiando intorno a loro.
Il cambiamento è un tema che è presente nel film, sia a livello personale che sociale. I Hirayama stanno cambiando, così come il Giappone.
Stile
Ozu è noto per il suo stile minimalista e il suo uso di inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che contrasta con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Accoglienza
Viaggio a Tokyo è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Viaggio a Tokyo ha ricevuto il premio della giuria al Festival di Cannes 1953 ed è stato candidato a due premi Oscar: miglior film straniero e miglior sceneggiatura originale.
Guarda il film
Inizio di primavera (1956)
Inizio di primavera (1956) è un film giapponese diretto da Yasujirō Ozu. È il decimo film del regista, ed è considerato uno dei suoi capolavori.
Il film racconta la storia di Shoji Sugiyama, un impiegato di Tokyo che perde il suo unico figlio in un incidente. Shoji si trasferisce in una piccola città per ricominciare una nuova vita, ma deve affrontare il dolore della perdita e il senso di colpa per non essere stato un padre migliore.
Il film è ambientato in un Giappone in via di industrializzazione, e affronta temi come il lutto, la colpa e il cambiamento. È un film intimo e commovente che esplora le emozioni universali che tutti possono provare.
Temi principali
I temi principali del film sono il lutto, la colpa e il cambiamento.
- Il lutto è il tema centrale del film. Shoji è un uomo distrutto dal dolore per la perdita del figlio.
- La colpa è un altro tema importante del film. Shoji si sente in colpa per non essere stato un padre migliore.
- Il cambiamento è un tema che è presente nel film, sia a livello personale che sociale. Shoji deve affrontare il cambiamento della sua vita dopo la perdita del figlio, e il Giappone sta attraversando un periodo di rapidi cambiamenti sociali.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Ricezione
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 1956, dove ha vinto il premio per la migliore regia.
Confronto con altri film di Ozu
“Inizio di primavera” è un film che si inserisce nel filone dei film di Ozu sul lutto. Altri film di Ozu che trattano questo tema sono:
- Tokyo Story (1953)
- Viaggio a Tokyo (1953)
- La storia di erbe fluttuanti (1959)
Influenze
Il film è stato influenzato da due film di Ozu precedenti: Tokyo Story (1953) e Viaggio a Tokyo (1953). In particolare, il film riprende il tema del lutto di un padre per la perdita di un figlio.
Eredità
“Inizio di primavera” è considerato uno dei capolavori di Yasujirō Ozu. Il film è stato apprezzato dalla critica e dal pubblico, e ha avuto un impatto significativo sul cinema giapponese e internazionale.
Crepuscolo di Tokyo (1957)
Crepuscolo di Tokyo è un film del 1957 diretto da Yasujirō Ozu. È il penultimo film del regista, ed è l’unico prodotto dalla Takarazuka. È stato presentato in concorso al dodicesimo Festival internazionale del cinema di Berlino, in cui Ozu ottenne la candidatura all’Orso d’oro.
Il film racconta la storia di due sorelle, Takako e Akiko, che vivono con il padre, un uomo anziano e malato. Takako è sposata con un uomo alcolizzato, mentre Akiko è incinta di un uomo che ha abbandonato la città.
La storia è ambientata a Tokyo, in un periodo di rapidi cambiamenti sociali ed economici. Il padre di Takako e Akiko è un uomo tradizionale che si sente a disagio nel mondo moderno. Le sorelle, invece, sono più aperte alle novità, ma sono anche alle prese con i propri problemi e le proprie aspirazioni.
Il film è un ritratto intimo e commovente della famiglia e dei rapporti umani. È un film che è ancora attuale oggi, perché affronta temi universali come la crescita, il cambiamento e la perdita.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Recensioni
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 1957, dove ha vinto il Premio FIPRESCI. È stato anche candidato al Golden Bear al Festival internazionale del cinema di Berlino.
Analisi
Crepuscolo di Tokyo è un film che esplora i temi della famiglia, della morte e del cambiamento. Il film è ambientato a Tokyo, in un periodo di rapidi cambiamenti sociali ed economici. Il padre di Takako e Akiko è un uomo tradizionale che si sente a disagio nel mondo moderno. Le sorelle, invece, sono più aperte alle novità, ma sono anche alle prese con i propri problemi e le proprie aspirazioni.
Il film è un ritratto intimo e commovente della famiglia e dei rapporti umani. È un film che è ancora attuale oggi, perché affronta temi universali come la crescita, il cambiamento e la perdita.
Il film è stato girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Fiori d’equinozio (1958)
“Fiori d’equinozio” (1958) è un film giapponese diretto da Yasujirō Ozu. È il primo film a colori girato dal regista ed è considerato uno dei suoi capolavori.
Il film racconta la storia di una famiglia di classe media giapponese in un momento di cambiamento e transizione. Il patriarca, Wataru Hirayama, è un uomo anziano e malandato che sta cercando di venire a patti con la propria mortalità. La moglie, Fumiko Hirayama, è una donna forte e indipendente che cerca di tenere unita la famiglia. I figli, Setsuko e Hisako, sono entrambi alle prese con i propri problemi e le proprie aspirazioni.
Il film è ambientato in una piccola città del Giappone, in un periodo in cui il paese sta attraversando una rapida modernizzazione. Wataru Hirayama è un uomo tradizionale che si sente a disagio nel mondo moderno. Fumiko Hirayama è invece più aperta alle novità, ma è anche consapevole dei rischi che la modernizzazione comporta per la famiglia. I figli del signor Hirayama sono invece rappresentati come figure di transizione, che stanno cercando di trovare un equilibrio tra il passato e il futuro.
“Fiori d’equinozio” è un film intimo e commovente che esplora le complessità della famiglia e dei rapporti umani. È un film che è ancora attuale oggi, perché affronta temi universali come la crescita, il cambiamento e la perdita.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Recensioni
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Venezia 1958, dove ha vinto il Premio FIPRESCI. È stato anche candidato al Golden Bear al Festival internazionale del cinema di Berlino.
Storia di erbe fluttuanti (1959)
Storia di erbe fluttuanti (1959) è un film giapponese diretto da Yasujirō Ozu. È un remake del film del 1934 dello stesso regista, intitolato Storia di erbe fluttuanti.
Il film racconta la storia di Komajuro Arashi, un capocomico di teatro kabuki. Un giorno d’estate la compagnia giunge in un villaggio di pescatori dove risiede Oyoshi, ex amante del capo da cui ha avuto un figlio naturale (Kiyoshi) che lo crede suo zio.
Il film è ambientato in un Giappone tradizionale, in cui il teatro kabuki è ancora una forma d’arte popolare. Komajuro è un uomo di successo, ma è anche un uomo inquieto che cerca di trovare un equilibrio tra la sua vita professionale e la sua vita privata. Oyoshi è una donna semplice e gentile che ha sempre amato Komajuro, anche se non è mai stata in grado di vivere con lui. Kiyoshi è un ragazzo timido e introverso che cerca di trovare il suo posto nel mondo.
Storia di erbe fluttuanti è un film intimo e commovente che esplora i temi dell’amore, della perdita e della ricerca di un equilibrio tra la tradizione e la modernità. È un film che è ancora attuale oggi, perché parla di emozioni universali che tutti possono provare.
Temi principali
I temi principali del film sono l’amore, la perdita e la ricerca di un equilibrio tra la tradizione e la modernità.
- L’amore è il tema centrale del film. Komajuro e Oyoshi sono legati da un amore profondo, ma questo amore è ostacolato dalle convenzioni sociali. Kiyoshi è alla ricerca dell’amore, ma ha difficoltà a trovare qualcuno che lo accetti per quello che è.
- La perdita è un altro tema importante del film. Komajuro ha perso la sua prima moglie e il suo figlio, e Oyoshi ha perso la sua possibilità di vivere con l’uomo che ama. Kiyoshi ha perso la sua infanzia e la sua adolescenza, e sta cercando di trovare un nuovo inizio.
- La ricerca di un equilibrio tra la tradizione e la modernità è il terzo tema importante del film. Komajuro è un uomo tradizionale che si trova a vivere in un mondo che sta cambiando rapidamente. Oyoshi è una donna che ha sempre vissuto secondo le tradizioni, ma è anche disposta ad accettare il cambiamento. Kiyoshi è un ragazzo che sta cercando di trovare il suo posto nel mondo moderno.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Ricezione
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Venezia 1959, dove ha vinto il Premio Pasinetti.
Confronto con il film del 1934
Il film del 1959 è un remake del film del 1934 dello stesso regista. I due film sono molto simili, ma ci sono anche alcune differenze.
La differenza più evidente è che il film del 1959 è a colori, mentre il film del 1934 è in bianco e nero. La differenza dei colori conferisce al film del 1959 un senso di vivacità e di speranza che non è presente nel film del 1934.
Un’altra differenza è che il film del 1959 è più incentrato sui personaggi femminili. Il personaggio di Oyoshi è più sviluppato e complesso nel film del 1959.
In conclusione, il film del 1959 è un remake fedele del film del 1934, ma è anche un film che ha una sua identità distintiva.
Buongiorno (1959)
“Buongiorno” (1959) è una commedia giapponese diretta da Yasujirō Ozu. Racconta la storia di due giovani fratelli, Minoru e Isamu, che decidono di scioperare del silenzio per protestare contro il rifiuto dei genitori di comprare loro un televisore.
Il film è ambientato in un quartiere suburbano di Tokyo alla fine degli anni ’50. Minoru e Isamu sono tipici ragazzi giapponesi dell’epoca. Sono ossessionati dal baseball, dai fumetti e dai film. Amano anche guardare la televisione, ma i loro genitori sono riluttanti a comprargliene una perché credono che sarà una distrazione dai compiti scolastici.
Un giorno, Minoru e Isamu decidono che ne hanno avuto abbastanza. Promettono di rimanere in silenzio finché i loro genitori non gli compreranno un televisore. All’inizio, i loro genitori pensano che i ragazzi stiano solo scherzando. Ma col passare dei giorni, i ragazzi rimangono in silenzio, anche a scuola e con i loro amici.
Il silenzio dei ragazzi inizia a causare problemi ai loro genitori e alle altre persone della loro vita. Il loro insegnante è preoccupato per loro e i loro genitori iniziano a sentirsi in colpa per la loro decisione di non comprare loro un televisore.
Finalmente, dopo una settimana di silenzio, i genitori dei ragazzi cedono. Accettano di comprare ai ragazzi un televisore. I ragazzi sono felicissimi e rompono immediatamente il silenzio.
“Buongiorno” è un film affascinante e commovente sull’importanza della famiglia e della comunicazione. È anche una satira gentile della società giapponese alla fine degli anni ’50.
Il film è stato un successo di critica e di pubblico al momento della sua uscita. È stato elogiato per il suo umorismo, il calore e le intuizioni sulla cultura giapponese. Da allora è diventato uno dei film più amati di Ozu.
Temi principali
I temi principali del film sono la famiglia, la comunicazione e il cambiamento.
La famiglia è il centro del film. Minoru e Isamu sono legati ai loro genitori da un profondo affetto, anche se a volte litigano. Il film esplora i modi in cui la famiglia può essere un luogo di amore, supporto e conflitto.
La comunicazione è un altro tema importante del film. Minoru e Isamu si rendono conto che il silenzio non è la soluzione ai loro problemi. Il film suggerisce che la comunicazione è essenziale per costruire relazioni forti e durature.
Il cambiamento è il terzo tema importante del film. Il Giappone sta attraversando un periodo di rapidi cambiamenti sociali ed economici. Il film esplora il modo in cui questi cambiamenti stanno influenzando la famiglia giapponese.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Recensioni
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 1959, dove ha vinto il Premio FIPRESCI. È stato anche candidato al Golden Bear al Festival internazionale del cinema di Berlino.
L’autunno della famiglia Kohayagawa (1961)
L’autunno della famiglia Kohayagawa è un film del 1961 diretto da Yasujirō Ozu. È il penultimo film del regista, nonché unico prodotto dalla Takarazuka e, a differenza di gran parte dei film di Ozu, girato ed ambientato nella regione del Kansai anziché a Tokyo. È stato presentato in concorso al dodicesimo Festival internazionale del cinema di Berlino, in cui Ozu ottenne la candidatura all’Orso d’oro.
Il film racconta la storia di una famiglia di classe media giapponese in un momento di cambiamento e transizione. Il patriarca, il signor Kohayagawa, è un uomo anziano e malandato che sta cercando di venire a patti con la propria mortalità. La moglie, la signora Kohayagawa, è una donna forte e indipendente che cerca di tenere unita la famiglia. I figli, il signor Kohayagawa Jr., una donna single di mezza età, e la signorina Kohayagawa, una giovane donna che sta per sposarsi, sono tutti alle prese con i propri problemi e le proprie aspirazioni.
Il film è ambientato in una piccola città del Kansai, in un periodo in cui il Giappone sta attraversando una rapida modernizzazione. Il signor Kohayagawa è un uomo tradizionale che si sente a disagio nel mondo moderno. La signora Kohayagawa è invece più aperta alle novità, ma è anche consapevole dei rischi che la modernizzazione comporta per la famiglia. I figli del signor Kohayagawa sono invece rappresentati come figure di transizione, che stanno cercando di trovare un equilibrio tra il passato e il futuro.
L’autunno della famiglia Kohayagawa è un film intimo e commovente che esplora le complessità della famiglia e dei rapporti umani. È un film che è ancora attuale oggi, perché affronta temi universali come la crescita, il cambiamento e la perdita.
Temi principali
I temi principali del film sono la famiglia, la morte e il cambiamento.
La famiglia è il centro del film. La famiglia Kohayagawa è una famiglia tradizionale giapponese, ma è anche una famiglia che sta cambiando. Il signor Kohayagawa è un uomo anziano e malandato, e la sua morte è un evento inevitabile. La signora Kohayagawa è una donna forte e indipendente, ma deve anche affrontare la sfida di mantenere unita la famiglia dopo la morte del marito. I figli del signor Kohayagawa sono tutti alle prese con i propri problemi e le proprie aspirazioni, ma sono anche legati l’uno all’altro da un profondo amore familiare.
La morte è un altro tema importante del film. Il signor Kohayagawa è un uomo che sta affrontando la propria mortalità. È un tema che Ozu ha esplorato in molti dei suoi film, e in questo caso è affrontato con un tono di delicatezza e compassione.
Il cambiamento è il terzo tema importante del film. Il Giappone sta attraversando una rapida modernizzazione, e questa modernizzazione sta avendo un impatto sulla famiglia Kohayagawa. Il signor Kohayagawa è un uomo tradizionale che si sente a disagio nel mondo moderno. La signora Kohayagawa è invece più aperta alle novità, ma è anche consapevole dei rischi che la modernizzazione comporta per la famiglia. I figli del signor Kohayagawa sono invece rappresentati come figure di transizione, che stanno cercando di trovare un equilibrio tra il passato e il futuro.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Recensioni
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al dodicesimo Festival internazionale del cinema di Berlino, in cui Ozu ottenne la candidatura all’Orso d’oro.
Il gusto del sake (1962)
Il gusto del sake (1962) è un film giapponese diretto da Yasujirō Ozu. È il penultimo film del regista, ed è considerato uno dei suoi capolavori.
Il film racconta la storia di un uomo vedovo di nome Hirayama, che vive con la figlia Michiko. Hirayama è un uomo tradizionale che sente il peso dell’età e della solitudine. Michiko è una giovane donna che è alle prese con la scelta di sposarsi o di rimanere single.
Il film è ambientato in una piccola città del Giappone, in un periodo di rapidi cambiamenti sociali. Hirayama è un uomo che si sente a disagio nel mondo moderno, e Michiko è una donna che deve trovare il suo posto in questo mondo.
Il gusto del sake è un film intimo e commovente che esplora i temi della crescita, del cambiamento e della perdita. È un film che è ancora attuale oggi, perché parla di emozioni universali che tutti possono provare.
Temi principali
I temi principali del film sono la crescita, il cambiamento e la perdita.
- La crescita è il tema centrale del film. Hirayama è un uomo che deve imparare a lasciare andare il passato e ad accettare il cambiamento. Michiko è una donna che deve trovare la sua strada nella vita.
- Il cambiamento è un altro tema importante del film. Il Giappone sta attraversando un periodo di rapidi cambiamenti sociali, e questi cambiamenti hanno un impatto sulla vita di Hirayama e Michiko.
- La perdita è un tema che è presente in tutto il film. Hirayama ha perso la moglie, e Michiko deve affrontare la perdita della sua giovinezza.
Stile
Il film è girato con il classico stile di Ozu, con inquadrature statiche e riprese dall’alto. Questo stile conferisce al film un senso di calma e tranquillità, che è in contrasto con i temi profondi e talvolta tragici del film.
Ricezione
Il film è stato accolto con grande favore dalla critica. È stato elogiato per la sua delicatezza, la sua profondità e il suo stile visivo.
Riconoscimenti
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Venezia 1962, dove ha vinto il Premio Pasinetti.
Confronto con altri film di Ozu
“Il gusto del sake” è un film che si inserisce nel filone dei film di Ozu sulla famiglia. Altri film di Ozu che trattano questo tema sono:
- Primavera tarda (1949)
- Viaggio a Tokyo (1953)
- Tarda primavera (1955)
Influenze
Il film è stato influenzato da due film di Ozu precedenti: La storia di erbe fluttuanti (1959) e Tokyo Story (1953). In particolare, il film riprende il tema della relazione tra un padre e una figlia che si trovano a dover affrontare il cambiamento.
Eredità
“Il gusto del sake” è considerato uno dei capolavori di Yasujirō Ozu. Il film è stato apprezzato dalla critica e dal pubblico, e ha avuto un impatto significativo sul cinema giapponese e internazionale.