Intervista con Donato Leoni

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La nostra conversazione con l’autore di “Amistà”, apprezzatissimo cortometraggio in concorso alla terza edizione di Indiecinema Film Festival

Tra i 26 lavori inseriti nel ricchissimo e variegato concorso di Indiecinema Film Festival, terza edizione, vi è anche Amistà di Donato Leoni, che intendiamo proiettare prossimamente al Caffè Letterario di Roma. Un curriculum assai denso e interessante, quello del giovane cineasta. E lo dimostrano pure certi tratti specifici del corto in questione, laddove la musica si inserisce quale elemento diegetico, al posto delle parole, condensando efficacemente il senso del rapporto tra i due protagonisti.
Ne abbiamo parlato in questi giorni proprio con il regista!

Una formazione cinematografica ricca e l’amore per la (buona) musica

Prima di tutto, Donato, ci potresti parlare della tua formazione cinematografica? Abbiamo letto, ad esempio, che hai effettuato anche interviste con importanti personaggi dello spettacolo, prima di realizzare “Amistà”…

Ho un’ampia formazione in ambito artistico… sono laureato in Cinema, Produzione Televisive e Nuovi Media all’Università Roma Tre DAMS, sono diplomato all’Accademia D’Arte Drammatica Pietro Sharoff, diplomato anche Fotografo presso l’Accademia Italiana di Fotografia, insegno SOCOM come docente al Genio Militare della Cecchignola in Roma e canto persino da tenore lirico. Giro cortometraggi da quando ho 12 anni, sino ad ora ho realizzato più di 45 sceneggiature, girato 25 cortometraggi, 10 lungometraggi e 5 documentari, alcuni totalmente indipendenti e a zero budget, altri con sponsor e produzioni alle spalle. Ho intervistato in collaborazione con l’Università Bud Spencer a pochi mesi dalla sua dipartita, la mia è stata la sua ultima intervista tutt’oggi inedita, ho intervistato Lino Banfi, Leonardo Fioravanti, Michael Mann, Philip Michael Thomas e altri. Sempre in ambito di VIP, ho avuto il piacere di conoscere tutto il cast di Fast And Furious X, fra cui Charlize Theron, Vin Diesel e Michelle Rodriguez essendo stato invitato all’anteprima mondiale del loro ultimo film, sedendomi accanto al cast in sala, ho ricevuto i complimenti per la mia voce da tenore da Andrea Bocelli, Il Volo, Russell Crowe, Paolo Bonolis e Fiorello.

Nel corto che abbiamo selezionato, “Amistà”, la musica ha un ruolo di primissimo piano: accompagna magnificamente le emozioni dei due protagonisti, sembra persino guidarli nella loro esperienza di vita. Come ti è venuta l’idea di girare un corto senza dialoghi, in cui il rapporto tra i personaggi viene esposto sullo schermo solo attraverso i gesti, la musica e i versi delle canzoni?

Amistà nasce da un Mash up mentale di ricordi di esperienze vissute personalmente con le mie amiche nell’arco di 15 anni, tutte queste esperienze erano state caratterizzate dalla quasi totale assenza di dialogo, pertanto ho lasciato che i personaggi e le loro azioni fossero descritte dalla musica.

Sempre in ambito musicale

The Beach Boys, Simon and Garfunkel, Beatles, Procol Harum, solo per citarne alcuni. Sei un attore e regista decisamente giovane, ma le citazioni musicali di questo tuo lavoro cinematografico rimandano ad artisti immensi, di un’epoca che appare sempre più lontana…. come mai questa scelta (senz’altro di qualità) rispetto a ciò che offre il panorama musicale contemporaneo? Ed è stato “problematico” inserire brani di musicisti così famosi?

Non è complicato se si rimane nel fair use, senza scopi di lucro ma solo a scopi didattici, e anche se fosse complicato me ne fregherei, la musica è patrimonio mondiale, se non ci lucro sopra nessuno potrà mai vietarmi di usarla… ho scelto queste canzoni perché mi sono ispirato all’epoca vissuta dagli ultimi “hippie” quelli post Vietnam, io mi sono sempre considerato un Hippie travestito da Yuppie, motivo per il quale ho fatto sì che i personaggi fossero dei fan di quell’epoca, usassero lo stesso style a 360 gradi ma ambientandolo nell’era moderna. Non parliamo del panorama musicale odierno da cui sono profondamente schifato.

Restando in ambito musicale, Lucio Battisti cantava: “Può darsi ch’io non sappia cosa dico / Scegliendo te, una donna, per amico”.
Pensi di aver infranto un piccolo tabù, portando sullo schermo il rapporto tra un uomo e una donna ma ponendovi al centro, contrariamente a ciò che si vede solitamente, un discorso di amicizia pura e disinteressata?

Ho sempre creduto molto nell’amicizia fra uomo e donna, ho avuto tante amicizie femminili pure e disinteressate. Penso che possa sussistere un’attrazione estetica in uno dei due amici, ma se essa viene gestita, non diventa un ostacolo nell’amicizia anzi può funzionare da incentivo per avere un rapporto più profondo e intenso senza comunque coinvolgimenti sentimentali. Se ci fosse un sentimento, quest’ultimo a mio parere renderebbe l’amicizia stessa ancora più meritevole di onore simbolico, in quanto per mantenerla pura, si dovrebbe combattere con i propri impulsi istintuali e psichici appartenenti alle leggi dell’attrazione. Diventando quasi una battaglia eroica e mitica con il proprio sé più profondo, per un valore più elevato.

La realizzazione del corto

Non ti sei limitato a scrivere e dirigere il film, ma lo interpreti anche, al fianco di Marta Beccarini. C’è una grande naturalezza in voi, come avete impostato quindi la vostra interazione sul set?

Durante le scene non abbiamo recitato molto, abbiamo vissuto quelle esperienze con vero divertimento, ad esempio ridevamo davvero in auto, lei veramente si spaventava con le mie sgassate, così come per i gavettoni e la farina lanciata, per assurdo la parte più difficile da recitare è stata la litigata, c’era un copione ben preciso che abbiamo seguito, ma in maniera piuttosto spontanea. Nella vita reale siamo cognati, non siamo grandi amici e anzi ci frequentiamo pochissimo, abbiamo opinioni molto differenti, pertanto i nostri personaggi compiono azioni nel corto che noi non abbiamo mai avuto modo di sperimentare prima, forse è stato proprio per questo che “ci siamo concessi di viverle” in questa breve parentesi. È stato senza dubbio divertente, ma non vi so dire perché nella vita reale questo non accada e penso che neanche lei lo sappia dire, forse perché semplicemente non c’è stata mai l’occasione adatta, le circostanze, ci viviamo a malapena come parenti. 

Una didascalia, posta verso la fine, ci avverte che Amistà è stato realizzato con zero budget in meno di 24 h. Ci complimentiamo, intanto, per l’ottimizzazione dei tempi sul set, ma quanto è durato invece il lavoro di post-produzione? Lo stesso montaggio ci è parso molto curato.

L’idea l’avevo da molti anni, ho impiegato 4 mesi per scriverla, 1 mese a fare casting (poi abbiamo risolto con mia cognata) girato tutto in 24 h e montato in 12 ore di lavoro continuo al pc. La didascalia l’avevo messa perché al primo Festival dove partecipava il corto, c’erano alcuni miei colleghi che si vantavano di girare grandi corti in 72 ore… era nata poi una sorta di “sfida” fra colleghi, io ho battuto tutti. Dal 2021 a tutt’oggi Amistà ha ottenuto ben 8 Official Selection, 4 Finalist e 15 primi premi nelle categorie di appartenenza in Festival di tutto il mondo.

Riguardo al discorso “zero budget”, essendo la stessa situazione in cui opera il nostro festival, ti vorremmo chiedere quanto è stato difficile completare il corto con tali presupposti e cosa pensi, più in generale, delle possibilità offerte al cinema indipendente in Italia.

Non voglio essere populista ma l’ultimo Film Marvel è stato realizzato con 250 milioni di dollari… con lo stesso prezzo si sarebbero potuti costruire due ospedali pediatrici, perché spendere tutti questi soldi per opere di intrattenimento audiovisivo? Io penso che il nostro occhio sia diventato “impuro”, troppo ben abituato agli artefici della cinematografia, ormai riesce a nutrirsi solo di prodotti con budget così elevati, andando poi a snobbare lavori indipendenti o di serie b, c, z, diventando anzi intollerante verso tali opere e questo è molto sbagliato! Se voi prendete un anziano o un bambino, non avrà problemi a godere di un’opera audiovisiva realizzata con zero budget. Tanti mi dicono: “Allora è un occhio più stupido e non puro”, non sono d’accordo! Trovo più limitato e limitante un occhio che sia in grado di godere solo di opere iper costose, piuttosto di un occhio che sia in grado di emozionarsi con i corti di uno studente allo stesso modo di come si emozioni con quello hollywoodiani, sbaglio? In Italia abbiamo bravissimi Registi, Sceneggiatori, Attori e maestranze indipendenti che purtroppo non hanno respiro e dovrebbero averne di più! 

Per finire, una mera curiosità: le tue note biografiche parlano anche di alcuni omaggi molto sentiti a Miami Vice, puoi dirci qualcosa su come nasce questa tua passione, su come hai realizzato tali lavori e su come sono stati recepiti dal pubblico?

Sarebbe troppo lunga da scrivere qui, vi basti pensare che ho realizzato ben 9 remake della serie televisiva Miami Vice, ricevendo complimenti persino dai due attori protagonisti e dal regista originale della serie. Ci ho speso anni della mia vita, ci ho scritto la tesi di Laurea e ci ho basato il mio stile di vita. Per tali prodotti ho noleggiato una delle vere Ferrari guidate da Don Johnson nella serie televisiva, ho avuto la collaborazione della costumista originale della serie che in via telematica mi dava consigli, sono diventato specializzato nel cinema 80s e nel ricreare quelle atmosfere. Sono stato persino invitato all’anniversario ufficiale dei 40 anni di Miami Vice a Miami. I miei remake/reboot hanno avuto un ottimo riscontro fra il fandom della serie, distribuiti in streaming su varie piattaforme.

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Stefano Coccia

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