Intervista a Carlos Lerma

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Parla l’autore di “Treasure Haunt”, in concorso ad Indiecinema Film Festival nella sezione Animazione & Videoclip

Il cortometraggio Treasure Haunt è risultato uno dei lavori più apprezzati e anche più commoventi, toccanti, tra quelli proiettati nel corso dello speciale evento che Indiecinema Film Festival ha dedicato al Concorso Animazione & Videoclip, lo scorso 26 settembre, presso il Caffè Letterario di Roma.
Per questo lo staff del festival ha deciso di riproporlo oggi, 9 ottobre, sempre al Caffè Letterario, all’interno di una frizzante serata che culminerà poi, dopo la proiezione dei corti, con una performance di cabaret e stand-up comedy affidata ad artisti emergenti della capitale. Prima di questo succoso appuntamento, però, abbiamo voluto sondare il terreno oltreoceano intervistando proprio Carlos Lerma, regista di Treasure Haunt, che vive negli Stati Uniti ma è originario del Messico!

Un percorso di vita e artistico tra due paesi diversi

Cosa ha significato per la tua carriera artistica e per la tua stessa vita, Carlos, spostarti dal Messico agli Stati Uniti?

Insomma, ha voluto dire che la mia carriera poteva finalmente iniziare. Quando ero in Messico ho realizzato 11 cortometraggi. Alcuni live-action, altri animati. Credo che quei film siano stati la mia “scuola pre-cinematografica”, in un certo senso. Ho imparato da solo come realizzare un corto partendo da zero, così da creare quasi tutti i lavori con l’attrezzatura che trovavo in giro, ma ho imparato anche come commercializzarlo, cosa che spesso le persone trascurano quando promuovono un cortometraggio su Internet. Era una sfida incredibilmente spaventosa, ma allo stesso tempo era l’unica cosa che ero convinto di dover fare, per iniziare la mia carriera. Sono venuto negli Stati Uniti nel 2022 da Monterrey, in Messico. E da allora non ho più smesso di produrre lavori.

In “Treasure haunt” lo stile della tua animazione ci è parso adorabile, tradizionale e poetico. Cosa puoi dirci a riguardo? Tutti i tuoi lavori per il cinema hanno questa impronta o hai sperimentato anche altro?

La mia più grande ispirazione nell’animazione è rappresentata da Gravity Falls, Dio, adoro quello spettacolo. Anche nel film, grazie al libro che tiene il personaggio principale, vi è qualcosa di già codificato in Gravity Falls, e non posso credere che le persone non si siano per niente arrabbiate. Non lo vedo come un plagio, naturalmente ma più come un omaggio o una citazione. Un po’ come per generare un “aha!”

L’animazione e la passione sia per il racconto che per il disegno

Hai qualche modello nel cinema d’animazione, sia come opera che come autore, da cui ti sei sentito in qualche modo influenzato o ispirato?

Direi principalmente la Pixar. Non c’è una figura specifica nell’animazione che ammiro, tuttavia, uno dei miei obiettivi nella vita è realizzare un cortometraggio Pixar. Sono noti per come riescono a concentrare un pugno di emozioni, bellissime immagini e musica; cosa che adoro assolutamente.

Ma non sei solo un cineasta, sei anche un poeta, uno scrittore e un illustratore: cosa puoi dirci di tutte queste attività?

Secondo mia madre, ho imparato a leggere e scrivere molto precocemente quando ero bambino. Scrivevo tutto il tempo. Quando i genitori mi toglievano la DS perché fingevo di dormire, poi restavo sveglio e mi divertivo a scrivere, solo per me. Piccoli temi scritti da piccolo sul perché i compiti facessero schifo, i bambini fossero cattivi o su come avrei voluto vivere nello Spazio. Ho sempre tenuto un diario della mia vita, a volte per divertirmi, altre volte come meccanismo di difesa. In qualche modo questo si è trasformato nella possibile carriera che avrei voluto per me stesso. Da bambino volevo anche fare il fumettista. Quindi con l’animazione, o con i libri che pubblico, è stato naturale per me assumere quel ruolo.

Le emozioni, la musica e le prospettive future

Nel tuo corto lo spettatore non vede il volto della persona amata, che il protagonista è andato a trovare. Lo hai già detto in altre interviste, ma potresti raccontare anche al pubblico italiano il motivo di questa scelta?

I film che giro sono i miei diari. La maggior parte dei miei film vengono realizzati pensando a una persona specifica. Potrebbe essere per struggimento sentimentale, amore, desiderio, felicità o rabbia. Questo in particolare è stato realizzato pensando a una persona, sì, ma terrò segreta la sua identità. Ho due ragioni per farlo. Innanzitutto, vorrei che le persone che guardano possano immaginare chi è speciale per loro, all’interno nel film. Desidero inoltre che chiunque lo guardi si metta nei panni del personaggio principale e faccia di ciò la propria vita. Motivo numero due, sapevo che se ne avessi mostrato il volto non avrei avuto altra scelta che disegnare la persona che stavo immaginando. Dovevo. Se avessi mostrato il volto, e non fosse stato quello della persona cui stavo pensando, penso che avrei mentito a me stesso.

Come è nata la tua collaborazione con Holden Reid Magee, per quanto riguarda la musica?

Io e Holden abbiamo collaborato a una miriade di cortometraggi, ormai. Tutto è nato dal suo aiuto, quando ero nelle primissime fasi della mia carriera, penso poi che lo fossero anche lui. Ci siamo incontrati entrambi per dei tacos e abbiamo parlato di cosa avremmo potuto fare insieme. Ho proposto a Holden Faraway Fiesta e Firefly, lui ha detto di sì per chissà qualche motivo. Holden è una persona incredibilmente talentuosa, paziente e con cui è straordinario lavorare. Sono eternamente grato che mi abbia aiutato perché non so come sarebbero andati a finire i progetti che ho realizzato con lui, se non ci avesse lavorato.

Per finire, dal punto di vista produttivo, quanto è impegnativo realizzare opere di animazione come questa, negli Stati Uniti?

Lo è molto, utilizzo un iPad Pro, il mio MacBook, più il mio duro lavoro e il mio tempo. Passano ore muovendo in continuazione la mano destra in alto, a destra, a sinistra, in basso, per realizzare un cortometraggio del genere. Girando cortometraggi sia in live-action che con l’animazione, noti le aree in cui potresti migliorare, ma anche le aree in cui sei molto bravo. Ma il fare bene non basta per avere successo. Direi che la cosa più impegnativa al momento è stata trovare uno stile di animazione che mi si addicesse. Ma ancora una volta, non ho avuto difficoltà a farlo qui negli Stati Uniti, perché avevo già affrontato quel viaggio mentre giravo cortometraggi da solo prima della scuola di cinema!

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Stefano Coccia

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