Intervista con Andrew Short

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Apprezzatissimo dal pubblico della Bottega dell’Attore a Roma, “Fragile Reflections” è in concorso alla terza edizione di Indiecinema Film Festival

Venerdì 17 maggio, presso la Bottega dell’Attore a Roma, è stata proiettata una delle opere del Concorso Cortometraggi di Indiecinema Film Festival che hanno riscosso, quest’anno, maggiori consensi da parte di pubblico e critica: Fragile Reflections di Andrew Short. A discuterne in sala con gli spettatori del festival vi era Veronica Orciari, giornalista, organizzatrice di festival e film-maker, reduce peraltro proprio dal set del corto.
In seconda battuta, però, si è sviluppato un interessantissimo confronto a distanza con il regista britannico, il cordialissimo Andy, da cui la nostra intervista!

I condizionamenti del Covid e la genesi del cortometraggio

Nel film si parla ancora di Covid; come sono cambiati in generale i rapporti interpersonali alla fine dell’isolamento coatto nel Regno Unito? È stato facile o complesso tornare alla normalità?

Nel film il Covid è legato ad una situazione lavorativa stressante e ovviamente al rapporto tra i due personaggi, Arthur e Charlotte. Direi che probabilmente questi sono due degli aspetti principali che hanno risentito delle restrizioni pandemiche: i luoghi di lavoro e i rapporti di coppia. Dopo che le cose hanno iniziato a tornare alla normalità, le persone hanno lentamente dimenticato come ci si sentiva veramente nel periodo Covid e tutto ora sembra molto distante guardando indietro. Quindi si potrebbe dire che è stato facile e complesso allo stesso tempo, perché ha sicuramente lasciato un segno nella storia della vita delle persone. Fragile Reflections non è un film sul Covid, ma ho pensato che accennarlo avrebbe aiutato a entrare ancora di più nella storia.

Quanto ne hanno risentito i rapporti di coppia? Quanto è facile che una lunga convivenza coatta faccia emergere i contrasti inespressi? Nel cortometraggio basta un piccolo episodio – un bicchiere sporco – a dar la stura ad un confronto troppo a lungo represso, in cui vengono messi in discussione i fondamenti di amore e rispetto, le singole responsabilità nei confronti della coppia.

Il Covid sembrava far emergere il peggio delle persone nelle relazioni. Tuttavia, coloro che avevano relazioni sane sono stati in grado di rispondere agli ostacoli, come la lunga convivenza forzata dovuta al Covid, e hanno permesso alle loro relazioni di fiorire. I protagonisti di Fragile Reflections avevano problemi nella loro relazione prima degli eventi di Covid. Le loro erano questioni legate a valori sottostanti come fiducia, rispetto, amore e sostegno. Il Covid ha esacerbato i sentimenti di ansia e di sfiducia nella coppia. Atti semplici, come non pulire un bicchiere sporco, possono intensificare le discussioni che possono far emergere problemi più ampi tra una coppia. Spero che questo film risuoni con il pubblico che ha sperimentato aspettative non corrispondenti in una relazione.

La crisi di coppia: due interpreti davvero magnifici


Come è cambiato secondo lei il rapporto uomo/donna negli ultimi anni? Nel film si vede come i due – fondamentalmente – non riescano più a capirsi, parlano due linguaggi differenti, lui pragmatico, lei istintiva, lui si preoccupa del lato materiale, di tenere tutto pulito ed ordinato, ma il disordine di lei deriva da una sua insoddisfazione interiore, dalla mancanza di un supporto emotivo. Pensa che oggi sia venuto meno il confronto tra le due parti, sostituito piuttosto da un graduale distacco emotivo che porta le crisi al punto di non ritorno?

Penso che il confronto tra le due parti possa o non possa continuare, a seconda che ciascuna parte decida di ascoltarsi a vicenda, superare il risentimento e lavorare sulla relazione. Penso che non sia solo una questione di essere diversi e avere approcci contrastanti in sé, ma è più una questione di essere in grado di impegnarsi nella relazione per cercare di farla funzionare, quando possibile. Non penso che dipenda dal periodo in cui viviamo necessariamente, ma circostanze esterne possono peggiorare o migliorare le cose, come detto prima. Ho girato la fine del film lasciandola deliberatamente vaga sulla continuazione o meno della relazione. In realtà ho girato la scena chiedendo agli attori di interpretarla da 4 prospettive diverse I) Entrambi sono disposti a far funzionare la relazione II) Lui è disposto a far funzionare la relazione ma lei no III) Lei è disposta a far funzionare la relazione ma lui non lo è IV) Nessuno dei due è disposto a far funzionare la relazione. Ho modificato ogni versione in ciò che costituisce la scena finale. Spetta al pubblico interpretare il modo in cui vedono la relazione andare avanti.

In una manciata di minuti è riuscito a dar vita ad un piccolo dramma quotidiano dal valore universale: la storia raccontata, infatti, è tanto semplice quanto diffusa, un piccolo episodio che è la miccia scatenante di un fiume in piena di incomprensioni e risentimento. Si è basato su una storia accaduta realmente, a lei o a qualcuno a lei vicino, o piuttosto sull’osservazione generica di coppie incontrate per caso?

La storia era basata sulla mia esperienza personale. È stato un matrimonio iniziato con le migliori intenzioni, come tutti i matrimoni, ma si è deteriorato in qualcosa che va oltre il nostro controllo. Credo che il mio film possa rappresentare molte coppie che hanno attraversato situazioni simili e spero che venga visto come una storia in grado di parlare a un vasto pubblico.

I due protagonisti, Dan Plumb e Charlotte Barnes, interpretano i loro personaggi con molta professionalità ed intensità; come li ha scelti? Li conosceva già o ha fatto un casting?

Ho fatto un casting per trovare i miei attori. Come regista-studente, per me è stata la prima esperienza, allontanandomi dalla rete di sicurezza della scuola di cinema. Ho dato a ciascun attore una piccola sezione della sceneggiatura come parte del suo provino, chiedendo loro di rifare la scena due volte. La prima volta ho chiesto loro di interpretare il personaggio da soli, senza alcuna indicazione. La seconda volta ho dato loro indicazioni su come vedevo il personaggio e mi sono concentrato su come interpretavano il mio feedback. Dan è stato bravissimo nel porre molte domande sulla direzione che gli stavo fornendo, interrogandomi sulle motivazioni del personaggio “Arthur”. Charlotte ha fatto un provino perfetto al primo tentativo; avevo pochissime indicazioni da fornirle!

Per la sequenza centrale, che è stata girata come una ripresa continua di 10 minuti, ho chiesto agli attori di fare 15 riprese. Cercavo di aumentare continuamente l’intensità della scena cercando allo stesso tempo di ottenere il meglio dagli attori. Alla fine abbiamo utilizzato la ripresa 15 nel montaggio finale del film.

Cinema indipendente in UK e prospettive per i corti

Qual è la situazione per i film indipendenti nel Regno Unito? Ci sono fondi specifici, facilitazioni, bandi o è tutto in mano all’autore/regista, onori ed oneri?

Ci sono molte opzioni per i fondi e i concorsi a cui puoi partecipare, poiché il Regno Unito ha notoriamente un’ottima produzione cinematografica. Il problema è che anche molte persone lavorano nel settore, quindi c’è anche molta domanda. Cercherò di non essere ostacolato dalla potenziale mancanza di fondi nei miei prossimi progetti. Credo fortemente in essi e sono disposto a sostenerli anche economicamente, per quanto posso.

Qual è il percorso dei cortometraggi nel Regno Unito, hanno un loro circuito al di fuori dei festival o sono piuttosto un ‘trampolino’ per farsi conoscere e trovare una produzione per un successivo lungometraggio?

Per essere un regista di lungometraggi nel Regno Unito, la tendenza è quella di sviluppare un portfolio di cortometraggi di qualità costantemente elevata per farsi notare. Ciò significa mostrarli nel circuito dei festival per ottenere finanziamenti sufficienti per il prossimo cortometraggio. Ora che ho completato il mio primo cortometraggio, il mio piano è produrre e dirigere una serie di cortometraggi per vedere dove mi porteranno le cose in seguito.

Fragile reflections sta avendo un bel successo nei festival; sta già lavorando ad un progetto successivo o pensa di trarne un film più articolato?

Ho collegamenti con l’Italia, quindi il mio piano è quello di fare collaborazioni congiunte nel vostro meraviglioso paese! Ho già scritto una sceneggiatura per un cortometraggio da ambientare in Toscana, per attori e troupe italiani, e sto lavorando ad una sceneggiatura per un cortometraggio da ambientare a Venezia. Ho intenzione di girarli entrambi uno dopo l’altro entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo anno. Voglio anche rimanere fedele alle mie radici nel Regno Unito e sto progettando una serie di cortometraggi a Londra e dintorni. Per quanto riguarda Fragile Reflections, sono felice per il successo che ha ricevuto ai festival ma, dato il suo profondo legame con parti della mia vita, lo vedo come un modo per concludere e ho chiuso quel capitolo di quella storia.

Michela Aloisi

Il pubblico della Bottega dell’Attore a Roma



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Stefano Coccia

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