Emiliano Dante è nato a L’Aquila nel 1974. È professore di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Cassino e all’Università dell’Aquila. Ha diretto anche il Festival del Documentario d’Abruzzo di Pescara. Prima di iniziare a fare cinema si è interessato ad altre Arti come la fotografia, la musica, la scrittura ed il teatro. Dal 2003 al 2005 realizza The Home Sequence Series, una serie di cortometraggi sperimentali in cui filma i luoghi della propria casa.
Into the Blue
Nel 2009 documenta la sua esperienza nella tendopoli post terremoto dell’Aquila con il documentario Into the blue, presentato in concorso al Torino Film Festival. Emiliano, Valentina, Paolo, Elisabetta e Stefano vivono nella tendopoli della città dell’Aquila dopo il disastroso terremoto del 6 aprile 2009. Sono artisti, aspiranti musicisti, attori. Nonostante la situazione e la strumentalizzazione dei media vorrebbero continuare a vivere la propria vita serenamente, a cercare di raggiungere i propri obiettivi.
Come succede spesso nei casi di emergenza gli eventi uniscono le persone che vivevano separate. L’esperienza nella tendopoli unisce le loro vite che prima erano divise dai muri e dagli appartamenti della città vecchia. Into the blue è un film in cui il regista Emiliano Dante trasforma la sua esperienza di terremotato in momenti di ispirata creatività. Una docu-fiction ottimista che guarda al futuro.
Limen
Nel 2013 presenta in alcuni festival il film Limen (Omission), dopo una lavorazione durata 6 anni. Un thriller sperimentale, difficilmente classificabile in un genere, dai significati stratificati e ambigui. Non è un film di facile comprensione. Lo stile visivo e sonoro, pieno di accensioni improvvise e inserti sonori perturbanti, ricorda il cinema di Chris Marker e David Lynch.
Limen è girato in bianco e nero, con inquadrature che improvvisamente si accendono di rosso, mentre il protagonista sprofonda nel suo abisso interiore. È un film che va alla ricerca di nuovi orizzonti del linguaggio cinematografico, lontanissimo dai codici standard del cinema commerciale che piace tanto al pubblico di oggi. Limen ha vinto il premio della giuria giovani al Trento Film Festival del 2013.
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Habitat
Alla fine del 2014 completa il suo secondo film sull’esperienza del terremoto dell’Aquila. S’intitola Habitat – Note personali e viene presentato al Torino Film Festival. Habitat racconta la crisi interiore di alcune persone a causa del terremoto e del forzato trasferimento nei prefabbricati fuori dalla città.
Non si tratta assolutamente di documentario nel suo senso classico. È la narrazione dell’evoluzione delle coscienze di un gruppo di amici che sono costretti a cambiare. Il protagonista e narratore è lo stesso Emiliano Dante. Emiliano Dante regista che filma Emiliano Dante che vive. Mentre i luoghi dell’Appennino vengono trasformati dal terremoto e della politica di Berlusconi, anche le vite di Dante e dei suoi amici sono costrette a trasformarsi.
Dal centro storico dell’antica città dell’Aquila a case prefabbricate che sembrano fatte di plastica, tutte uguali. Case attraverso cui Berlusconi promette alla popolazione aquilana una nuova vita. Il presidente del consiglio ne approfitta per fare propaganda politica, descrivendo le unità abitative in una specie di televendita immobiliare.
La perdita delle radici ed il senso di precarietà provocati dal terremoto sembrano non essere la causa diretta di una catastrofe naturale, ma lo stile di vita di un’intera Nazione. Come nel film Mondo folle di un altro regista indipendente che usa il cinema come autore totale, Fabio Del Greco.
Un senso di precarietà e di instabilità generate da uno stile di vita consumistico privo di basi solide che sembra essere il tema dominante di un’intera generazione di registi indipendenti, quella nata negli anni 70 e nei primi anni 80. Che è quella di Dante, di Del Greco, di Luca Ferri. Una tematica meno presente nel cinema mainstream.
Autori di un cinema indipendente radicale che racconta personaggi che hanno perso completamente la loro identità. Come nel film di avanguardia Abacuc, perché fanno parte di un tessuto sociale ormai inesistente. Habitat di Emiliano Dante sembra ricordaci che, nel bene e nel male, non siamo entità separate ma facciamo parte del tutto.
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Appennino
Nel 2017 realizza Appennino, un film-documentario che continua un profondo percorso di riflessione e introspezione sulla vita del post terremoto. Il film è un vero e proprio diario intimo che inizia dalla ricostruzione della città distrutta, e prosegue con un secondo terremoto in aree limitrofe. Prosegue poi con la vita in albergo delle persone che hanno perso la casa. Appennino è uno specchio in cui il regista Emiliano Dante si guarda con totale autenticità. Più che un film è un affascinante strumento di crescita personale attraverso il cinema.
Il terremoto diventa per Emiliano Dante una manifestazione della potenza della natura che rimescola e trasforma i destini degli uomini. L’Abruzzo, in particolare la città dell’Aquila e la sua provincia, è una regione dove la popolazione deve da sempre fare i conti con un ambiente difficile. Luoghi impervi ed aspri fin dai tempi dello scrittore del romanzo Fontamara, di Ignazio Silone, dove i cafoni della Marsica devono lottare persino per avere l’acqua.
Lo spirito con cui le popolazioni dell’Appennino convivono con la possibilità delle calamità naturali ricorda la filosofia dei cittadini di Stromboli. Il vulcano è come un Dio che decide i destini degli uomini. Accettare la possibilità di una catastrofe naturale come un grande disegno superiore. Un disegno che però nel film di Emiliano Dante non si rivela come Male, ma semplicemente come evento di trasformazione. Il film è stato selezionato in diversi importanti festival come Torino, Annecy, Istanbul.
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Emiliano Dante è anche fotografo, alcune sue mostre personali sono state organizzate in Europa e America Latina. La visione di cinema indipendente di Emiliano Dante e quella di un autore totale, unico creatore dell’opera. E’ scrittore, regista, attore, musicista, e in alcuni casi anche creatore delle animazioni dei propri film. Fatta eccezione per Limen, che è un film di finzione, Emiliano Dante usa il cinema per riflettere sulla sua vita e sulle trasformazioni della società che lo circonda.